Giuseppe Ungaretti.
San Martino del Carso
Valloncello dell'Albero Isolato il 27 agosto 1916
Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
Ma nel cuore
nessuna croce manca
È il mio cuore
il paese più straziato
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Soldati
Bosco di Courton luglio 1918
Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie
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Un blog molto bello:
frammenti di natura, vita, colori, luce.....
da vedere.
Foto impressionanti di una
strage inutile.....
per non dimenticare
domenica 24 maggio 2015
venerdì 22 maggio 2015
Ferrara - frammenti di storia - Palazzo Bevilacqua Costabili.
Palazzo Bevilacqua Costabili
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
È stato inaugurato nel 2006 dopo i nuovi restauri atti ad ospitare la nuova sede della Facoltà di Economia dell'Università di Ferrara.
Cenni storici
Il palazzo è stato fatto erigere dalla famiglia Bevilacqua-Aldobrandini nel 1430 dopo che la famiglia Bevilacqua si trasferì da Verona a Ferrara in occasione delle nozze fra Cristin Francesco Bevilacqua e Lucia Ariosti.
Dopo che il palazzo fu battezzato ufficialmente come "palazzo Bevilacqua" nel 1602 su concessione del pontefice, il Cardindale Bonifacio Bevilacqua ne fece modificare la facciata ornandolo con trofei militari per essere poi completato e modificato, nel 1710, da Ercole Bevilacqua, nominato da poco Giudice dei Savi, il quale fece erigere una scalinata monumentale e ne modificò il cortile interno.
Nel 1830 il palazzo passa nelle mani del marchese Giovan Battista Costaibili Containi che lo acquistò, ne modificò i soffitti del piano nobile
e ci trasferì la propria collezione di codici antichi, libri e dipinti.
Alla morte del Costabili Containi il palazzo viene ereditato nel 1841 da Giovanni Costabili Containi insieme all'intera collezione il quale a sua volta lo cede ai figli nel 1871
che, censensdo tutti i beni che il palazzo conteneva, decisero di
vendere gli oggetti più preziosi al fine di sanare i debiti di famiglia.
Nel 1916 il conte Francesco Mazza
acquista il palazzo dalla famiglia Costabili Containi adibendolo a
convitto femminile il quale divenne poi clinica privata per malattie
mentali fino ad essere adibito a supermercato, cinema, residenze e
uffici fra il 1930 e il 1979 fino a divenire la sede della Facoltà di Economia dell'Università di Ferrara.
Architettura
La facciata del palazzo viene attribuita a Giovan Battista Aleotti
il quale eseguì in precedenza un lavoro ornamentale sulla facciata di
palazzo Bentivoglio a Ferrara e dal quale il Cardinale Bevilacqua trae
ispirazione desiderando che fosse ornato e abbellito allo stesso modo.
La parte centrale del prospetto è caratterizzata dal portone di ingresso
sormontato da un balcone sorretto da mensole a voluta tra le quali si collocano le sculture ritraenti la "Concordia" e la "Verità".
Le finestre sono disposte su due ordini regolari mentre il resto
della facciata è decorato con nicchie rotondeggianti ritraenti busti di
imperatori romani e antichi filosofi, da decorazioni plastiche in arenaria
raffigurante armature e trofei militari sostenuti da teste leonine
oltre che da tabelle incise con motti latini decorate in oro.
Superato l'androne di ingresso, decorato con soffitto a volta e sormontato da lunette sorrette da peducci in stucco, si accede alla loggia interna del cortile costituita da cinque arcate sorrette da colonne con capitelli e ghiere. La loggia dà accesso alla "Sala dei canestri di fiori e frutti" ubicata al piano terra la quale presenta un soffitto cassettonato
ad incavi esagonali diviso in nove campi con composizioni centrali di
fiori, frutti e verdure e decorato con pitture risalenti al XVII secolo. Alla fine del loggiato si accede allo scalone d'onore fatto erigere nel 1710, costituito da tre ordini di arcate sorrette da colonne e da un pianerottolo con balaustra, che dà accesso al piano nobile del palazzo, in prevalenza decorato con interventi risalenti al XIX secolo.
Salito lo scalone d'onore si accede all'antico "Saloned'Onore" del
quale oggi non rimane nessuna traccia storica. Il grande ambiente nel XVIII secolo era suddiviso nel gabinetto decorato a scagliola
con attiguo retrè ed ospitava importanti pezzi della collezione del
marchese Giovan Battista Costabili. Segue il "Salone degli antichi" il
cui soffitto a volta è stato dipinto da Francesco Saraceni con la simbologia araldica delle più importanti signorie italiane tra cui gli Este, gli Sforza, gli Scaligeri, i Gonzaga e i Visconti.
Segue la "Sala della mitologia" la cui volta ritrae alcune scene a carattere mitologiche le quali mostrano Giove intento a scacciare dall'Olimpo le Furie Aletto e Megera. Alla destra di Giove siede Minerva e alla sua sinistra la Vittoria. Una seconda scena ritrae Mercurio che impugna il caduceo mentre è intento a trasmettere un messaggio di Giove a Venere in compagnia di due ninfe mentre Amore assiste alla scena.
Nell'adiacente "Sala di Amore e Psiche" sono decorati al soffitto quattro tondi che illustrano alcuni momenti della storia di Amore e Psiche. Infine si accede all'ultima stanza del palazzo, la "Stanza della biblioteca".
venerdì 15 maggio 2015
Monumento a Kesserling
Albert Kesselring, che durante il secondo conflitto mondiale fu il comandante delle forze armate germaniche in Italia, a fine conflitto (1947) fu processato e condannato a morte per i numerosi eccidi che l'esercito nazista aveva commesso ai suoi ordini (Fosse Ardeatine, Strage di Marzabotto e molte altre). Successivamente la condanna fu commutata in ergastolo, ma egli venne rilasciato nel 1952 per le sue presunte gravi condizioni di salute. Tale gravità fu smentita dal fatto che Kesselring visse altri otto anni libero nel suo Paese, ove divenne quasi oggetto di culto negli ambienti neonazisti della Baviera.
Tornato libero, Kesselring sostenne di non essere affatto pentito di ciò che aveva fatto durante i 18 mesi nei quali tenne il comando in Italia ed anzi dichiarò che gli italiani, per il bene che secondo lui aveva loro fatto, avrebbero dovuto erigergli un monumento. In risposta a queste affermazioni Piero Calamandrei scrisse la celebre epigrafe, dedicata a Duccio Galimberti, "Lo avrai, camerata Kesselring...", il cui testo venne posto sotto una lapide ad ignominia di Kesselring stesso, deposta dal comune di Cuneo, e poi affissa anche a Montepulciano, in località Sant'Agnese, a Sant'Anna di Stazzema, ad Aosta, ai piedi del faro di Prarostino, all'ingresso delle cascate delle Marmore e a Borgo San Lorenzo, sull'antico palazzo del Podestà.
Lo avrai, camerata Kesselring... |
Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio dei torturati
più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA
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Resistenza - Donne e uomini della Resistenza
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