sabato 30 ottobre 2010

Considerazioni

Nulla v'è per una città più nemico che un tiranno, quando non vi siano anzitutto leggi generali, e un uomo solo ha il potere, facendo la legge egli stesso a se stesso.

Euripide

LussuriaÈ lussurioso chi si fa travolgere dal sesso, chi è malato di desiderio e riesce perfino a dedicare al piacere carnale il tempo che dovrebbe dedicare alle faccende quotidiane. 
 

DA WIKIPEDIA:

La lussuria è l'abbandono lascivo al piacere sessuale. Una persona lussuriosa agisce solo con lo scopo di sedurre altri per avere rapporti. Spesso un lussurioso tende a mettere in mostra tutte le sue doti che giudica "attraenti" e si offre in maniera diretta (tentando di sedurre) o indiretta (ad esempio tenendo la camicia eccessivamente sbottonata). Chi è afflitto da questo peccato, per sedurre, punta solo sulla dimostrazione delle sue doti fisiche o intellettuali, non potendo contare su un' intesa sentimentale, infatti tende e svalutare i partners, da lui considerati solo degli oggetti utili a raggiungere il piacere. Oltre che per la ricerca del piacere l'atto sessuale è per una persona lussuriosa anche dimostrazione di forza. Nella società occidentale il termine lussuria non è più molto usato, in quanto si ritengono normalmente accettabili i comportamenti sessuali che coinvolgono adulti consenzienti.

San Bartolomeo in Bosco (Ferrara)


La guerra è ancora lontana, ma ben presto arriverà anche nel nostro piccolo paese. Il 1943 è un anno denso di avvenimenti. Il 28 giugno si celebra solennemente a Ferrara il terzo anniversario della morte di Italo Balbo, scomparso in Africa solo diciotto giorni dopo l’entrata in guerra dell’Italia; la presenza di personalità politiche e militari è massiccia e ben otto di loro, il 24 luglio, durante l’ultima  riunione del  Gran Consiglio, avrebbero votato l’ordine  del  giorno Grandi che portò alla caduta di Mussolini. I firmatari dell’o.d.g. Grandi[1] presenti a Ferrara  erano: lo stesso Grandi, i quadrumviri De Bono[2] e De Vecchi[3] ed i fascisti ferraresi Gottardi[4], Pareschi[5], Rossoni[6], Bignardi[7] ed Albini[8].

A San Bartolomeo sarebbero successi dei fatti gravi ma già da tempo il piccolo paese era stato teatro di avvenimenti ricordati anche nei libri di storia del fascismo. Come scrive Alessandro Roveri, nel suo libro Le origini del fascismo a Ferrara 1918/1921, “….. Il 27 febbraio 1921, domenica,  si verificò il primo passaggio di una lega, quella di San Bartolomeo in Bosco, al “sindacalismo” fascista: fatto “clamoroso” che, dal Chiurlo ( o Chiurco?) [9] in poi, è apparso con doveroso rilievo in tutte le storie del fascismo. Ma di clamoroso il fatto non aveva proprio nulla, se non in rapporto all’inguaribile ottimismo (ottimismo dell’intelligenza, purtroppo per loro, più che della volontà) dei dirigenti del movimento operaio di ogni tendenza.  Dal dicembre 1920 la lega di San Bartolomeo in Bosco si trovava decapitata essendosi sottratto con la latitanza il capolega Vancini alla condanna per estorsione poi intervenuta il 17 gennaio 1921; in mezzo all’infuriare della violenza fascista , ben protetta dalla forza pubblica, nessuno ebbe il coraggio di sostituire Vancini; mentre dal canto suo il “sindacato” fascista prometteva la terra ai contadini. I poveri braccianti di San Bartolomeo in Bosco, abituati per anni, anche durante i periodi di predominio del sindacalismo rivoluzionario, ad ottenere occupazione attraverso il potere contrattuale della lega e i lavori pubblici procurati dal ministerialismo riformista, fecero un ragionamento molto semplice: il riformismo non poteva ora dare più nulla, la rivoluzione non sarebbe più venuta, l’occupazione la promettevano i fascisti, a non andare con i quali c’era solo da rischiare bastonate e revolverate senza possibilità di difesa. Perché dunque fare gli eroi e non provare? Per queste ragioni l’ex sindacalista rivoluzionario Pilo Ruggeri, recatosi a San Bartolomeo in Bosco, parlò e “guadagnò al fascio il sindacato operaio.”  Fu un facile veni, vidi, vici.” [10]

Già nell’agosto del 1919, Alfredo Volta, un possidente della frazione del comune di Ferrara, denominata San Bartolomeo in Bosco, vi fondava, di sua iniziativa, all’indomani del suo congedo dall’esercito, il circolo antibracciantile Patria e Libertà, ottenendo l’adesione di una quarantina di piccoli proprietari e piccoli affittuari. Ma il tentativo era prematuro: la locale lega reagì energicamente, boicottando gli aderenti al circolo, che dovette sciogliersi con la stessa rapidità con la quale si era costituito.[11]
 Lo strascico di reciproco risentimento determinato da questo episodio farà di San Bartolomeo in Bosco un terreno particolarmente fertile per il dinamismo fascista. 
 

 [1] Dino Grandi, conte di Mordano (Mordano, 4 giugno 1895 – Bologna, 21 maggio 1988)
 [2] Emilio De Bono (Cassano d'Adda, 19 marzo 1866 – Verona, 11 gennaio 1944)
 [3] Cesare Maria De Vecchi (Casale Monferrato, 14 novembre 1884 – Roma, 23 giugno 1959)
 [4] Luciano Gottardi (San Bartolomeo in Bosco, 19 febbraio 1899 – Verona, 11 gennaio 1944)
 [5] Carluccio Pareschi (Poggio Renatico, 19 agosto 1898 – Verona, 11 gennaio 1944)
 [6] Edmondo Rossoni (Tresigallo, 6 maggio 1884 – Roma, 8 giugno 1965)
 [7] Annio Bignardi
 [8] Umberto Albini
 [9] Giorgio Alberto Chiurco 1896/?
[10]  Cfr. A.Roveri, Le origini del fascismo a Ferrara, Feltrinelli 1974, pag. 166

domenica 24 ottobre 2010

Trilussa - Nummeri

- Conterò poco, è vero:
- diceva l'Uno ar Zero -
ma tu che vali? Gnente: proprio gnente.
Sia ne l'azzione come ner pensiero
rimani un coso voto e inconcrudente.
Io, invece, se me metto a capofila
de cinque zeri tale e quale a te,
lo sai quanto divento? Centomila.
E' questione de nummeri. A un dipresso
è quello che succede ar dittatore
che cresce de potenza e de valore
più so' li zeri che je vanno appresso.

(1944)
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sabato 2 ottobre 2010

Antonio Rinaldi

Antonio Rinaldi (Potenza 1914 - Firenze 1982)  poeta del gruppo fiorentino legato a Oreste Macri'. Molto attivo nell'Italia culturale del dopoguerra , si dedicò all'insegnamento  ( e' lui il giovane supplente del Liceo Galvani di Bologna a cui fa riferimento P.P. Pasolini nella sua biografia) e al giornalismo (collaborò con L'Unità, La Nazione e Il Resto del Carlino). Opere: La valletta (1939), periodo dell' dell'ermetismo; La notte (1949).  Poesie (1958), Antologia in cui confluiscono i libri precedenti assieme a nuovi versi. La sua opera principale è L'età della poesia  (1969). L'incontro con Tontodonati avviene grazie all'amico comune Amedeo Ratta. Rinaldi da subito si appassiona alla poesia di T. Nell'estate del 1967, Rinaldi, Ratta e Tontodonati fanno un viaggio in Abruzzo; Rinaldi è desideroso di vedere i luoghi di cui T. scrive con tanta passione. Al rientro la colloborazione continua, anzi si intensifica fino a quando decide di accettare la proposta di Tontodonati di curare la prefazione dell'opera prima di Tontodonati, quelle "Storie Paesane" (1968) destinate a diventare un punto di riferimento nella storia della letteratura dialettale abruzzese.
 Abruzzo 1967 - primo da sin. Amedeo Ratta, al centro Antonio Rinaldi, ultimo a destra Giuseppe Tontodonati.

Notizie tratte dal sito:
http://www.giuseppetontodonati.it/public/cms

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Biblioteca di Codigoro (Fe)

ARCHIVIO BASSANI:
ELENCO DEI TESTI CON DEDICA AUTOGRAFA
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(INVENTARIO PROVVISORIO A CURA DI 
MICAELA RINALDI (UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FERRARA)

Nell'Archivio Bassani sono indicate queste opere:

RINALDI ANTONIO, Poesie, Milano, Mondadori, 1958
RINALDI ANTONIO, Testimonianza di Antonio Rinaldi, estratto da La Resistenza a Bologna. Testimonianze e Documenti, Istituto per la storia di Bologna, 1967

Notizie tratte dal sito:
http://www.comune.codigoro.fe.it/bassani/biblio_dediche.htm

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Da una intervista a Pasolini

Galeotta fu la poesia e chi la lesse
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Lei Pasolini, come se la cavava con le adunate col moschetto?
 Da una parte ne ho un ricordo spaventosamente deprimente: si stava per ore fermi in certe viuzze battute dal sole, e allora lì i ragazzi, presi dalla noia, dalla frenesia, cominciavano a dire delle stupidaggini, delle follie: quei discorsi che si fanno tra adolescenti che mi deprimevano in modo atroce. 
Però, d'altra parte ricordo che una volta siamo andati a sciare a Cortina in una specie di campeggio spaventoso, miserando. Facevamo spesso dei discorsi antifascisti. Il mio antifascismo è nato grazie ad Antonio Rinaldi, un poeta, che venne a fare il supplente di Storia dell'Arte. Non sapendo che cosa fare con noi, che cosa dire - era un ragazzo anche lui - ci lesse una poesia di Rimbaud: ecco, in quel momento lì è scattato per me l'antifascismo.

Notizie tratte dal sito:
http://www.rai.it/RAInet/societa/Rpub/raiRSoPubArticolo2/0,,canale=societa%5Eid=0%5Eid_obj=%5Esezione=pasolini%5Esubsezione=123,00.html

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Negli anni 1958 e 1959 ebbi come professore di Italiano, all' Istituto Tecnico Commerciale "Vincenzo Monti", sezione C, Rinaldi Antonio.
Solo ora scopro che il mio prof. era un poeta e politicamente impegnato.
Questa modesta ricerca è un piccolo riconoscimento ad una persona che avrebbe dovuto ricevere  più attenzione e considerazione da parte dei suoi alunni.

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Trilussa - La Vipera convertita

La Vipera convertita.

Appena che la Vipera s'accorse
d'esser vecchia e sdentata, cambiò vita.
S'era pentita? Forse.
Lo disse ar Pipistrello: - Me ritiro
in un orto de monache qui intorno,
e farò penitenza fino ar giorno
che m'esce fori l'ultimo respiro.
Così riparerò, con un bell'atto,
a tanto male inutile ch'ho fatto....

- Capisco: - je rispose er Pipistrello -
la crisi de coscenza è sufficente
per aggiustà li sbaji der cervello:
ma er veleno ch'hai sparso fra la gente,
crisi o nun crisi, resta sempre quello.
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