mercoledì 24 giugno 2020

DUE BANCHIERI NELLA RESISTENZA ROMANA - RAFFAELE MATTIOLI E STEFANO SIGLIENTI

DUE BANCHIERI NELLA RESISTENZA ROMANA 

RAFFAELE MATTIOLI E STEFANO SIGLIENTI 
 


Abbiamo completato sul sito piazzascala.it il libro dell’Archivio Storico “Due banchieri nella Resistenza Romana: Raffaele Mattioli e Stefano Siglienti” ; ritenendo di fare cosa gradita, abbiamo pensato di inviarlo via mail agli ex Comit; cliccate sul link sottostante per visualizzare l’indice:

 http://www.piazzascala2018.altervista.org/mondocomit/fatti/libro/index.html

Piazzascala.it

Lavoro molto interessante. 32 pagine piene di storia. 

NonnoKucco, ex Comit

mercoledì 10 giugno 2020

10 GIUGNO 1924 - UCCISIONE DI GIACOMO MATTEOTTI

10 GIUGNO 1924 - UCCISIONE DI GIACOMO MATTEOTTI

Giacomo Matteotti fu aggredito da un gruppo di persone guidate da Amerigo Dumini poco dopo le quattro del pomeriggio del 10 giugno 1924 sul lungotevere Arnaldo da Brescia, mentre si recava dalla propria abitazione a Montecitorio. Si difese disperatamente, ma fu percosso e, quasi tramortito, caricato a forza su un'auto, una Lancia nera, che si allontanò a grande velocità. Diverse persone assistettero al ratto e ne fornirono testimonianza. Certamente la colluttazione fra Matteotti e suoi rapitori continuò all'interno dell'auto, tanto che il rapito riuscì a gettare dal finestrino la sua tessera di deputato, poi rinvenuta in strada da un passante, per cui, con tutta probabilità, il deputato fu pugnalato a morte poco dopo essere stato assalito, come confermano le macchie di sangue rinvenute all'interno della macchina. L'auto girovagò a lungo, finché il corpo fu scaricato e sepolto alla meglio nel comune di Riano, a una ventina di chilometri da Roma, mel bosco della Quartarella. Quando vi sia stato sepolto è uno dei tanti punti non chiari della vicenda. Al momento del rinvenimento, sessantasei giorni dopo il rapimento, il 16 agosto, era nudo, ormai scarnificato e ridotto a poco più dello scheletro.



















UN ITALIANO DIVERSO Giacomo Matteotti, Gianpaolo Romanato, Longanesi, pag. 262 e segg.






10 GIUGNO 1940 -ENTRATA IN GUERRA DELL'ITALIA

10 giugno 1940

L'Italia entra in guerra al fianco della Germania, contro Francia e Gran Bretagna.
La politica del ventennio fascista giunge così al suo punto culminante, trascinando l'Italia in un conflitto per il quale non è pronta né da un punto di vista militare né da un punto di vista economico.
Discorso di Mussolini dal balcone di PalazzoVenezia:

"Combattenti di terra, di mare e dell'aria! Camicie nere della rivoluzione e delle legioni! Uomini e donne d'Italia, dell'Impero e del regno d'Albania! Ascoltate!
L'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L'ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia.
Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell'Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia, e spesso insidiato l'esistenza medesima del popolo italiano.
Alcuni lustri della storia più recente si possono riassumere in queste parole: frasi, promesse, minacce, ricatti e, alla fine, quale coronamento dell'edificio, l'ignobile assedio societario di cinquantadue stati. La nostra coscienza è assolutamente tranquilla. Con voi il mondo intero è testimone che l'Italia del Littorio ha fatto quanto era umanamente possibile per evitare la tormenta che sconvolge l'Europa; ma tutto fu vano.
Bastava rivedere i trattati per adeguarli alle mutevoli esigenze della vita delle nazioni e non considerarli intangibili per l'eternità; bastava non iniziare la stolta politica delle garanzie, che si è palesata soprattutto micidiale per coloro che le hanno accettate; bastava non respingere la proposta che il Führer fece il 6 ottobre dell'anno scorso, dopo finita la campagna di Polonia. Oramai tutto ciò appartiene al passato. Se noi oggi siamo decisi ad affrontare i rischi ed i sacrifici di una guerra, gli è che l'onore, gli interessi, l'avvenire ferreamente lo impongono, poiché un grande popolo è veramente tale se considera sacri i suoi impegni e se non evade dalle prove supreme che determinano il corso della storia.
Noi impugniamo le armi per risolvere, dopo il problema risolto delle nostre frontiere continentali, il problema delle nostre frontiere marittime; noi vogliamo spezzare le catene di ordine territoriale e militare che ci soffocano nel nostro mare, poiché un popolo di quarantacinque milioni di anime non è veramente libero se non ha libero l'accesso all'Oceano. Questa lotta gigantesca non è che una fase dello sviluppo logico della nostra rivoluzione; è la lotta dei popoli poveri e numerosi di braccia contro gli affamatori che detengono ferocemente il monopolio di tutte le ricchezze e di tutto l'oro della terra; è la lotta dei popoli fecondi e giovani contro i popoli isteriliti e volgenti al tramonto, è la lotta tra due secoli e due idee. Ora che i dadi sono gettati e la nostra volontà ha bruciato alle nostre spalle i vascelli, io dichiaro solennemente che l'Italia non intende trascinare altri popoli nel conflitto con essa confinanti per mare o per terra. Svizzera, Jugoslavia, Grecia, Turchia, Egitto prendano atto di queste mie parole e dipende da loro, soltanto da loro, se esse saranno o no rigorosamente confermate.
Italiani!
In una memorabile adunata, quella di Berlino, io dissi che, secondo le leggi della morale fascista, quando si ha un amico si marcia con lui sino in fondo. Questo abbiamo fatto e faremo con la Germania, col suo popolo, con le sue meravigliose Forze armate. In questa vigilia di un evento di una portata secolare, rivolgiamo il nostro pensiero alla maestà del re imperatore, che, come sempre, ha interpretato l'anima della patria. E salutiamo alla voce il Führer, il capo della grande Germania alleata.
L'Italia, proletaria e fascista, è per la terza volta in piedi, forte, fiera e compatta come non mai. La parola d'ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti. Essa già trasvola ed accende i cuori dalle Alpi all'Oceano Indiano: vincere! E vinceremo!, per dare finalmente un lungo periodo di pace con la giustizia all'Italia, all'Europa, al mondo.
Popolo italiano, corri alle armi! e dimostra la tua tenacia, il tuo coraggio, il tuo valore!"