venerdì 31 luglio 2020

CIANO GALEAZZO

CIANO GALEAZZO

Livorno 18 marzo 1903
Verona 11 gennaio1944

Nacque a Livorno il 18 marzo 1903. Figlio dell'Ammiraglio Costanzo Ciano, medaglia d'onore nella 1° guerra mondiale. Nell'ottobre del 1922 partecipò alla marcia su Roma. Dopo aver lavorato nel campo del giornalismo, nel 1925 entrò in politica. Tra i primi incarichi ci fu quello di ambasciatore a Peking,  Rio de Janiero e Buenos Aires. Nel 1930 sposò  Edda,  figlia di Benito Mussolini. Pilota volontario dello squadrone di bombardieri "La Disperata" durante la guerra in Etiopia (1935), fu decorato con due medaglie d'argento al valore di guerra. Nel giugno di 1936  fu nominato ministro degli esteri, incarico che  mantenne fino alla fine di febbraio del 1943. Il 22 maggio 1939 firmò assieme a Ribbentrop, ministro degli esteri tedesco, il " Patto d''Acciaio" tra Italia  e Germania. In principio Ciano fu tra i fautori dell'asse con i tedeschi, ma dopo la riunione a Saltzburg nel 1939 con Hitler e Ribbentrop, cominciò ad opporsi alla loro politica di guerra. Quando la Germania invase la Polonia, riuscì a convincere Mussolini a dichiarare lo stato di "non-belligeranza".  Ma quando il 10 giugno del '40 Mussolini dichiarò guerra a Francia e Inghilterra, Ciano continuò a servirlo con zelo. Nel '42, però, cominciò a dubitare sulla possibilità di vincere la guerra; l'anno dopo fu sollevato dalla carica di ministro degli esteri e designato ambasciatore. Il 24 luglio del '43, alla riunione del Gran Consiglio del fascismo,  fu tra i sostenitori della mozione Grandi, che portò alla caduta di Mussolini. Si trasferì con la famiglia in Germania, nella speranza di poter trovare ospitalità  in Spagna. Dopo l'armistizio e la costituzione della Repubblica Sociale, fu arrestato e tradotto nelle carceri di Verona. Processato davanti al tribunale speciale per alto tradimento, fu condannato a morte e fucilato il 11 gennaio 1944 a San Procolo vicino a Verona. La moglie tentò invano varie volte di salvargli la vita. Mussolini non intervenne.

Link:
http://www.treccani.it/enciclopedia/galeazzo-ciano_(Dizionario-Biografico)/ 

https://it.wikipedia.org/wiki/Galeazzo_Ciano

http://www.storiaxxisecolo.it/fascismo/fascismo12e.htm

ALBINI UMBERTO

 ALBINI UMBERTO

Portomaggiore (Fe), 26 agosto 1895
Roma, 28 novembre 1973 

Laureato in Scienze politiche e sociali, prese parte alla prima guerra mondiale come tenente di fanteria. Dopo l'iscrizione al PNF nel 1921 e la partecipazione alla marcia su Roma, fu nominato questore di La Spezia dal 1923 al 1925 e prefetto di diverse città, tra le quali Teramo (1925), Taranto (1926), Bari (1928), Palermo (1929), Genova (1933) e Napoli (1941).
Console generale della MVSN, nel 1943 divenne Consigliere nazionale della Camera dei fasci e delle corporazioni in quanto nominato sottosegretario agli interni del governo Mussolini, dal febbraio al luglio 1943.
Partecipò come invitato alla seduta del Gran Consiglio del Fascismo del 25 luglio 1943 e votò a favore dell'ordine del giorno Grandi. Fu condannato a morte in contumacia dal tribunale di Verona. 

Link:
https://it.wikipedia.org/wiki/Umberto_Albini_(politico)

25 LUGLIO 1943


L'Ordine del giorno Grandi - 25 luglio 1943

domenica 26 luglio 2020

CIANETTI TULLIO

CIANETTI TULLIO

Assisi 1899
Maputo, 7 agosto 1976

Nacque ad Assisi nel 1899, partecipò alla Grande guerra e si iscrisse al Partito nazio­nale fascista nel 1921. Dopo avere fondato il fascio della sua città e partecipato alla marcia su Roma, divenne sindacalista e fece una carrie­ra abbastanza rapida. Verso la metà degli anni Venti era il principale sindacalista fa­scista dell’Umbria, e dieci an­ni dopo, nel 1934, era già presidente della Confedera­zione nazionale dei sindaca­ti. Nel sistema corporativo i sindacalisti potevano essere contemporaneamente al go­verno e Cianetti divenne co­sì, in quello stesso anno, sot­tosegretario al ministero del­le Corporazioni. Era insom­ma un fascista di sinistra, molto vicino alle posizioni anticapitaliste del filosofo Ugo Spirito sulla «corpora­zione proprietaria», la for­mula che avrebbe permesso di pubblicizzare le imprese e di realizzare una sorta di fu­sione tra capitale e lavoro. Dette una prova delle sue convinzioni dopo gli sciope­ri di Milano e Torino del­l’aprile e del marzo 1943 quando denunciò le infiltra­zioni comuniste, ma sosten­ne la causa degli aumenti sa­lariali. Nel giugno, dopo es­sere diventato ministro del­le Corporazioni, sottopose a Mussolini un decreto legge che prevedeva la gestione speciale delle imprese di par­ticolare importanza bellica. Il presidente del Consiglio di amministrazione sarebbe stato designato dalla Confe­derazione generale dei dato­ri di lavoro, ma la Confedera­zione dei lavoratori avrebbe designato un sindaco e un terzo degli amministratori. Il provvedimento piacque al capo del governo, ma susci­tò l’opposizione dei ministri più conservatori fra cui quel­lo di Grazia e giustizia. Per non aggiungere altre difficol­tà a quelle che già stava af­frontando, Mussolini preferì accantonarlo, ma promise a Cianetti che lo avrebbe fir­mato in ottobre. In un certo senso, con la fondazione del­la Repubblica sociale man­tenne, almeno sulla carta, la sua promessa.
Notizie tratte da:


Al fine di evitare eventuali processi e condanne, si rifugiò nell'allora Mozambico portoghese, dove riuscì per lungo tempo a far perdere le sue tracce. Morì a Maputo, già Lourenço Marques, nel Mozambico da poco diventato indipendente in seguito alla Rivoluzione dei Garofani. 

Per approfondire:
https://it.wikipedia.org/wiki/Tullio_Cianetti

BOTTAI GIUSEPPE

BOTTAI GIUSEPPE

Roma 1985
Roma 1959

Nato a Roma nel 1895 da una famiglia con una salda tradizione politica (il padre Luigi era un repubblicano, mentre lo zio Alfredo, trasferitosi a Parma, frequentava i socialisti e i sindacalisti rivoluzionari tra cui un giovane Benito Mussolini), Giuseppe Bottai conseguì la maturità classica presso il Liceo Tasso e si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza. Interruppe gli studi per poter partire volontario, come soldato semplice, allo scoppio della Prima guerra mondiale. In poco tempo divenne ufficiale negli arditi e venne ferito in battaglia, cosa che gli fece conferire una medaglia di bronzo al valore militare.
Il 24 luglio 1943 aderì all’Ordine del giorno Grandi, che mise in minoranza Mussolini
Dopo la destituzione del duce Bottai fu costretto a vivere qualche mese nascosto in un convento a Roma. Visto il suo “tradimento” venne condannato a morte in contumacia nel 1944 durante il Processo di Verona dal tribunale della neocostituita Repubblica sociale italiana. Si arruolò con il consenso delle autorità politiche francesi, con lo pseudonimo Andrea Battaglia, nella Legione straniera e combatté contro i tedeschi dallo sbarco in Provenza fino ad arrivare in Germania. Rimarrà nella legione fino al 1948, quando venne congedato come sergente. Dopo l’amnistia Togliatti, la condanna all’ergastolo per le imputazioni post belliche connesse alla partecipazione avuta nella costituzione del regime fascista cadde e nel 1951 tornò in Italia. Fondò nel 1953 la rivista “ABC” di cui fu il direttore fino alla morte, avvenuta a Roma nel gennaio 1959.

Notizie tratte da:
http://www.montesca.eu/dbm/bottai-giuseppe/

BIGNARDI ANNIO

BIGNARDI ANNIO

Bondeno - Stellata Po (Fe) 18 aprile 1907
Ferrara  giugno 1985

 E' stato un politico e dirigente sportivo italiano. Nel 1941 divenne presidente della Confederazione fascista dei lavoratori dell'agricoltura. Nella riunione del Gran Consiglio del Fascismo del 25 luglio 1943 votò a favore dell'ordine del giorno Grandi. 
Fu condannato a morte in contumacia dal tribunale di Verona.
Nel dopoguerra ha ricoperto cariche in associazioni sportive dopo essere stato, dal 1939 al 1941, presidente della SPAL. 

Notizie tratte da:
https://it.wikipedia.org/wiki/Annio_Bignardi

BASTIANINI GIUSEPPE

BASTIANINI GIUSEPPE

Perugia 8 marzo 1899
Milano 17 dicembre 1961

...........Dall'agosto 1922 in poi Bastianini ebbe parte notevole nella preparazione della "marcia su Roma"; a Roma il 29 settembre fu tra i pochi capi fascisti informati da Mussolini della prossima insurrezione; il 24 ottobre a Napoli - dove si trovava per il congresso del S. Carlo - partecipò alla riunione ristrettissima all'Hótel Vesuvio, nel corso della quale Mussolini, i quadrumviri e i tre vicesegretari del partito approvarono il piano definitivo della insurrezione stessa. Da Napoli, la sera del 25,  raggiunse Perugia, scelta a sede del comando generale della "marcia", con l'ordine per i fascisti locali di occupare nella notte tra il 27 e il 28 la città. Da Perugia il 28 e il 29 lanciò, con altri esponenti fascisti locali, due proclami ai cittadini di Perugia e umbri in genere, per invitarli col primo a riconoscere l'autorità dell'esercito, che aveva assunto i poteri, e, col secondo, dopo l'invito del re a Mussolini a formare il govemo, per annunciare la vittoria fascista.
L'11 giugno 1936 Mussolini riorganizzò il ministero degli Affari esteri; al posto del "duce", che sino allora aveva retto personalmente il dicastero, fu chiamato Galeazzo Ciano, cui fu affiancato, come sottosegretario, il Bastianini.
Dichiarata dall'Italia, il 10 giugno 1940, la guerra all'Inghilterra e alla Francia,  rientrò in Italia a disposizione del ministero. Nell'inverno 1940-41 (nel frattempo, dal marzo 1939, era stato nominato consigliere nazionale alla Camera dei fasci e delle corporazioni) partecipò alle operazioni militari sul fronte, greco-albanese guadagnandosi una decorazione al v.m. Infine, conquistata con l'aiuto dei Tedeschi la Iugoslavia, il 7 giugno 1941 fu nominato governatore della Dalmazia e poco dopo ispettore del partito per le province dalmate. Come govematore,  si dimostrò nel complesso uomo capace e realista, alieno da inutili violenze, disposto, quando possibile, ad aiutare le popolazioni locali e gli ebrei. In particolare nell'anno e mezzo che fu in Dalmazia si rese direttamente conto della gravissima situazione militare in cui si trovavano le forze armate italiane nei Balcani, dei metodi dei Tedeschi e della difficoltà di trattare con essi. Un'esperienza questa che gli riuscì preziosa quando, il 6 febbraio 1943, fu improvvisamente noininato da Mussolini, che, licenziato Ciano, riassunse personalmente la direzione della politica estera, sottosegretario agli Affari Esteri.  
In questo frangente  fu tra coloro che il 16 luglio si recarono da Mussolini per indurlo a fare qualcosa, ottenendo la convocazione del Gran Consiglio, e nei giorni immediatamente successivi si schierò sulle stesse posizioni di Dino Grandi. Alla seduta del Gran Consiglio della notte del 24-25 luglio 1943 , che giuridicamente non faceva più  parte da oltre un quindicennio di quel supremo organo fascista e costituzionale, intervenne come invitato; ciononostante vi prese la parola. Constatata l'esistenza di una profonda frattura tra il paese e il partito fascista, sostenne - conformemente all'o.d.g. Grandi, che poi votò la necessità di "sostare un momento nella sfera ideologica e accantonarla per far fronte-al nemico con tutte le forze dello spirito nazionale", investendo personalmente il re dell'effettivo comando delle forze armate.
............sapendosi ricercato dalla questura di Perugia, si diede alla macchia, rifugiandosi in Toscana. Da qui verso la fine dell'anno - essendo ricercato dalla Repubblica sociale per essere processato con gli altri "traditori" del 25 luglio (dal Tribunale speciale straordinario di Verona - davanti al quale fu esibita una lettera-memoriale da lui scritta il 9, nov. 1943 a Mussolini per spiegare il suo voto in sede di Gran Consiglio - fu condannato a morte in contumacia il 10 gennaio 1944) espatriò clandestinamente in Svizzera, donde, nell'aprile successivo, rientrò in Italia, sempre clandestinamente, per rifugiarsi in Calabria.
Terminato il conflitto, nel novembre 1947 fu sottoposto a giudizio dalla Corte d'Assise speciale di Roma e assolto e così pure dalla Commissione per le sanzioni contro il fascismo; una richiesta iugoslava per processarlo come "criminale di guerra" non ebbe seguìto; nel gennaio 1961, in seguito all'accettazione da parte dei Consiglio di Stato di un suo ricorso fu collocato a riposo dal ministero degli Affari Esteri con le indennità di ambasciatore.
Negli, ultimi anni della sua vita  fu amministratore delegato della SIACE, (Società industriale agricola per la produzione di cellulosa da eucalipto), operante in Sicilia. Nel 1959 pubblicò a Milano un volume di memorie, Uomini, cose, fatti, parzialmente anticipate in Settimo giorno (13 marzo-1° maggio 1958).

Notizie tratte da:
http://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-bastianini_(Dizionario-Biografico)/

BALELLA GIOVANNI

Giovanni Balella 

Ravenna, 12 luglio 1893
Ravenna, 20 gennaio 1988








 

..............Laureatosi in scienze economiche e commerciali, divenne Libero docente di diritto del lavoro all'Università di Roma e successivamente presso l'Università di Firenze diresse la Scuola di perfezionamento degli studi corporativi. Ricoprì incarichi nei consigli di amministrazione di alcune società industriali, finanziarie ed assicurative, svolgendo il ruolo di presidente della società Sviluppo, una delle principali della Borsa di Milano; partecipa al Consiglio di amministrazione di numerose società industriali, finanziarie e assicurative.
La carriera di Giovanni Balella si svolse principalmente in Confindustria, ininterrottamente dal 1919 al 1943, dove per 7 anni, dal 1936 al 1943 ricoprì l'incarico di direttore generale, durante la presidenza di Giuseppe Volpi. Il 30 aprile 1943 fu eletto Presidente della Confindustria e pertanto come tale chiamato a sostituire il conte Giuseppe Volpi nel Gran Consiglio del Fascismo. Nella notte del 25 luglio votò l'ordine del giorno Grandi, contribuendo a determinare la caduta di Benito Mussolini. Fu condannato a morte nel processo di Verona, ma in contumacia, poiché era riuscito a riparare in Svizzera grazie a un passaporto falsificato fornitogli dal ministro dell'Interno Guido Buffarini Guidi.
Contribuì poi alla ricostituzione della Confederazione degli industriali, per la quale ricoprì il ruolo di responsabile dei rapporti esterni, occupandosi anche del rilancio del quotidiano romano «Il Giornale d'Italia». Balella infatti creò la Stec (Società tipografico-editoriale capitolina) e diede il via alla costruzione della nuova sede del giornale, dopo aver acquistato un'area edificabile a piazza Indipendenza, in zona Castro Pretorio.
Successivamente prese il posto di Furio Cicogna al CNEL, in rappresentanza della Confindustria, e continuò ad occuparsi del settore delle Fibre chimiche, ricoprendo sia ruoli nell'associazione industriale del settore sia nelle società operative, in particolare nella Italviscosa e nella Chatillon. 

Notizie tratte da:
https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Balella 

ALFIERI EDOARDO detto DINO

ALFIERI EDOARDO detto DINO

Bologna, 8 dicembre 1886
Milano, 2 gennaio 1966

..............I dispacci che inviò dalla capitale del Terzo Reich nel corso del conflitto furono sempre improntati all'ottimismo - cosa di cui Ciano si lagnò nei suoi Diari - fino all'ottobre del 1942, quando iniziò un mutamento di rotta. Membro del Gran Consiglio del Fascismo, nella storica seduta del 25 luglio 1943 votò favorevolmente all'ordine del giorno Grandi, che mise Mussolini in minoranza e causò la fine del regime. Temendo rappresaglie naziste, non tornò più a Berlino ed il 31 luglio il nuovo Ministero degli Esteri Raffaele Guariglia accettò le sue dimissioni da ambasciatore.
Alfieri si nascose inizialmente a Milano ma, con la nascita della Repubblica Sociale Italiana, per evitare ritorsioni fuggì in Svizzera, entrando dal valico di Astano grazie ai contatti del parroco don Isidoro Marcionetti. Condannato a morte in contumacia nel processo di Verona il 10 gennaio 1944, venne collocato a riposo come ambasciatore il 1º agosto dello stesso anno (il regime di Salò aveva preso analoga decisione il 5 novembre 1943).
Nel dopoguerra venne deferito presso l'Alta corte di giustizia per le sanzioni contro il fascismo, ma il 12 novembre 1946 fu prosciolto in istruttoria "perché la sua azione non integrava i termini del reato rispetto all'accusa maggiore e per amnistia per quelle minori". Uguale sorte ebbe, il 6 febbraio 1947, il procedimento dinanzi alla Commissione per l'epurazione del personale del ministero degli Esteri; in entrambi i casi decisivo per l'assoluzione di Alfieri fu il comportamento di Alcide de Gasperi che, chiamato dal tribunale ad esprimere un parere, scrisse:
«Certo è, in linea generale, esatto che l'Alfieri, che di politica estera era peraltro digiuno e che non possedeva le qualità necessarie ad un mestiere che gli era completamente nuovo, fu germanofilo; che fu per questo designato dai tedeschi come persona gradita; che si adoperò, nella sua veste di ambasciatore, a rafforzare le relazioni tra Roma e Berlino. È peraltro anche esatto che, nel corso della guerra, tali suoi sentimenti e propositi subirono oscillazioni varie, come, tra l'altro, il diario Ciano documenta. L'Alfieri, fu comunque in questa, come nelle altre sue capacità, al di sotto della mediocrità. Sarebbe certamente sopravalutarlo, attribuirgli responsabilità di decisione o di iniziativa in materia di politica estera, che indubbiamente non ebbe.»
(Alcide de Gasperi)
Nel 1947 Alfieri tornò in Italia e un anno dopo pubblicò il libro Due dittatori a fronte (ovvero Benito Mussolini e Adolf Hitler). Pensionato come ambasciatore, negli anni cinquanta Alfieri aderì al Partito Nazionale Monarchico ed ebbe presidenze in organismi economici a carattere internazionale. Riposa in un’edicola Bonomi nella necropoli del Cimitero Monumentale di Milano. 

Notizie tratte da:
https://it.wikipedia.org/wiki/Dino_Alfieri 

ACERBO GIACOMO

ACERBO GIACOMO
25 luglio 1888 - Loreto Aprutino
9 gennaio 1969 - Roma

...............Nel 1935 venne eletto alla presidenza dell'Istituto internazionale dell'agricoltura, che resse fino al 1943. Continuò inoltre ad influire nella vita politica italiana come membro sia del Gran Consiglio del fascismo, sia della Camera dei deputati, della cui trasformazione in Camera dei Fasci e delle Corporazioni fu relatore nel 1938.
Partecipò alla seconda guerra mondiale, richiamato alle armi su domanda nel 1940 e destinato, come colonnello di Stato Maggiore, prima sul fronte alpino, poi su quello balcanico.
Il 6 febbraio 1943 venne nominato ministro delle Finanze. Il 25 luglio 1943 votò l'ordine del giorno Grandi nella storica seduta del Gran Consiglio del fascismo.
Dopo l'8 settembre 1943, riparato in Abruzzo e condannato a morte in contumacia il 10 gennaio 1944 dal Tribunale speciale straordinario di Verona della Repubblica sociale,  trascorse alcuni mesi alla macchia fino alla Liberazione. Catturato dalla polizia e dai partigiani abruzzesi a seguito di una delazione, venne sottoposto a giudizio dell'Alta Corte di giustizia, istituita con il d. l. luogotenenziale 27 luglio 1944, n. 159, imputato per la sua attività di organizzatore delle squadre e di promotore della marcia su Roma, per esser stato promotore e responsabile degli atti che avevano sovvertito il regime costituzionale e mantenuto in vita il fascismo, per aver tradito e compromesso le sorti del paese portandolo alla catastrofe: scampò la pena di morte, ma fu condannato a quarantotto anni di reclusione con sentenza del gennaio 1945, estromesso dall'insegnamento e recluso a Procida. Il 27 luglio 1947 la Corte suprema di cassazione, a sezioni unite, annullò la condanna e ciò preluse alla sua riabilitazione: ad opera della Commissione provinciale per le sanzioni contro il fascismo, fu riammesso al voto il 15 aprile 1948; su conforme decisione del Consiglio di Stato, fu riammesso all'insegnamento universitario nel 1951.
Nel 1953 fu candidato in Abruzzo al Senato per il Partito nazionale monarchico e nel 1958, sempre in Abruzzo, per il Partito monarchico popolare: in entrambe le occasioni senza successo. Morì a Roma il 9 gennaio 1969.

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sabato 18 luglio 2020

PER CHI SUONA LA CAMPANA - FOR WHOM THE BELL TOLLS

PER CHI SUONA LA CAMPANA
FOR WHOM THE BELL TOLLS

Nessun uomo è un' Isola, intero in se stesso.
Ogni uomo è un pezzo del Continente, una
parte della Terra. Se una zolla viene portata
dall' onda del Mare, l' Europa ne è diminuita,
come se un Promontorio fosse stato al suo posto,
o una Magione amica, o la tua stessa Casa.
Ogni morte d'uomo mi diminuisce, perchè io 
partecipo dell'umanità.
E così non mandare mai a chiedere per chi
suona la campana: Essa suona per te.

                               John Donne  (1573-1651)

No man is an island, whole in itself.
Each man is a piece of the Continent, one
part of the Earth. If a sod is brought
from the wave of the Sea, Europe has diminished,
as if a Promontory had been in its place,
or a friendly mansion, or your own house.
Every human death diminishes me, because I do
I participate in humanity.
And so never send to ask for whom
the bell rings: It rings for you.