Perugia 8 marzo 1899
Milano 17 dicembre 1961
...........Dall'agosto 1922 in poi Bastianini ebbe parte notevole nella preparazione
della "marcia su Roma"; a Roma il 29 settembre fu tra i pochi capi
fascisti informati da Mussolini della prossima insurrezione; il 24
ottobre a Napoli - dove si trovava per il congresso del S. Carlo -
partecipò alla riunione ristrettissima all'Hótel Vesuvio, nel corso
della quale Mussolini, i quadrumviri e i tre vicesegretari del partito
approvarono il piano definitivo della insurrezione stessa. Da Napoli, la
sera del 25, raggiunse Perugia, scelta a sede del comando
generale della "marcia", con l'ordine per i fascisti locali di occupare
nella notte tra il 27 e il 28 la città. Da Perugia il 28 e il 29 lanciò,
con altri esponenti fascisti locali, due proclami ai cittadini di
Perugia e umbri in genere, per invitarli col primo a riconoscere
l'autorità dell'esercito, che aveva assunto i poteri, e, col secondo,
dopo l'invito del re a Mussolini a formare il govemo, per annunciare la
vittoria fascista.
L'11 giugno 1936 Mussolini riorganizzò il ministero degli Affari esteri;
al posto del "duce", che sino allora aveva retto personalmente il
dicastero, fu chiamato Galeazzo Ciano, cui fu affiancato, come
sottosegretario, il Bastianini.
Dichiarata dall'Italia, il 10 giugno 1940, la guerra all'Inghilterra e
alla Francia, rientrò in Italia a disposizione del ministero.
Nell'inverno 1940-41 (nel frattempo, dal marzo 1939, era stato nominato
consigliere nazionale alla Camera dei fasci e delle corporazioni)
partecipò alle operazioni militari sul fronte, greco-albanese
guadagnandosi una decorazione al v.m. Infine, conquistata con l'aiuto
dei Tedeschi la Iugoslavia, il 7 giugno 1941 fu nominato governatore
della Dalmazia e poco dopo ispettore del partito per le province
dalmate. Come govematore, si dimostrò nel complesso uomo capace e
realista, alieno da inutili violenze, disposto, quando possibile, ad
aiutare le popolazioni locali e gli ebrei. In particolare nell'anno e
mezzo che fu in Dalmazia si rese direttamente conto della gravissima
situazione militare in cui si trovavano le forze armate italiane nei
Balcani, dei metodi dei Tedeschi e della difficoltà di trattare con
essi. Un'esperienza questa che gli riuscì preziosa quando, il 6 febbraio
1943, fu improvvisamente noininato da Mussolini, che, licenziato Ciano,
riassunse personalmente la direzione della politica estera,
sottosegretario agli Affari Esteri.
In questo frangente fu tra coloro che il 16 luglio si recarono da
Mussolini per indurlo a fare qualcosa, ottenendo la convocazione del
Gran Consiglio, e nei giorni immediatamente successivi si schierò sulle
stesse posizioni di Dino Grandi. Alla seduta del Gran Consiglio della
notte del 24-25 luglio 1943 , che giuridicamente non faceva
più parte da oltre un quindicennio di quel supremo organo fascista e
costituzionale, intervenne come invitato; ciononostante vi prese la
parola. Constatata l'esistenza di una profonda frattura tra il paese e
il partito fascista, sostenne - conformemente all'o.d.g. Grandi, che poi
votò la necessità di "sostare un momento nella sfera ideologica e
accantonarla per far fronte-al nemico con tutte le forze dello spirito
nazionale", investendo personalmente il re dell'effettivo comando delle
forze armate.
............sapendosi ricercato dalla questura di Perugia, si diede alla macchia,
rifugiandosi in Toscana. Da qui verso la fine dell'anno - essendo
ricercato dalla Repubblica sociale per essere processato con gli altri
"traditori" del 25 luglio (dal Tribunale speciale straordinario di
Verona - davanti al quale fu esibita una lettera-memoriale da lui
scritta il 9, nov. 1943 a Mussolini per spiegare il suo voto in sede di
Gran Consiglio - fu condannato a morte in contumacia il 10 gennaio 1944)
espatriò clandestinamente in Svizzera, donde, nell'aprile successivo,
rientrò in Italia, sempre clandestinamente, per rifugiarsi in Calabria.
Terminato il conflitto, nel novembre 1947 fu sottoposto a giudizio
dalla Corte d'Assise speciale di Roma e assolto e così pure dalla
Commissione per le sanzioni contro il fascismo; una richiesta iugoslava
per processarlo come "criminale di guerra" non ebbe seguìto; nel gennaio
1961, in seguito all'accettazione da parte dei Consiglio di Stato di un
suo ricorso fu collocato a riposo dal ministero degli Affari Esteri con
le indennità di ambasciatore.
Negli, ultimi anni della sua vita fu amministratore delegato della SIACE, (Società industriale
agricola per la produzione di cellulosa da eucalipto), operante in
Sicilia. Nel 1959 pubblicò a Milano un volume di memorie, Uomini, cose, fatti, parzialmente anticipate in Settimo giorno (13 marzo-1° maggio 1958).
Notizie tratte da:
http://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-bastianini_(Dizionario-Biografico)/
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