domenica 26 luglio 2020

ACERBO GIACOMO

ACERBO GIACOMO
25 luglio 1888 - Loreto Aprutino
9 gennaio 1969 - Roma

...............Nel 1935 venne eletto alla presidenza dell'Istituto internazionale dell'agricoltura, che resse fino al 1943. Continuò inoltre ad influire nella vita politica italiana come membro sia del Gran Consiglio del fascismo, sia della Camera dei deputati, della cui trasformazione in Camera dei Fasci e delle Corporazioni fu relatore nel 1938.
Partecipò alla seconda guerra mondiale, richiamato alle armi su domanda nel 1940 e destinato, come colonnello di Stato Maggiore, prima sul fronte alpino, poi su quello balcanico.
Il 6 febbraio 1943 venne nominato ministro delle Finanze. Il 25 luglio 1943 votò l'ordine del giorno Grandi nella storica seduta del Gran Consiglio del fascismo.
Dopo l'8 settembre 1943, riparato in Abruzzo e condannato a morte in contumacia il 10 gennaio 1944 dal Tribunale speciale straordinario di Verona della Repubblica sociale,  trascorse alcuni mesi alla macchia fino alla Liberazione. Catturato dalla polizia e dai partigiani abruzzesi a seguito di una delazione, venne sottoposto a giudizio dell'Alta Corte di giustizia, istituita con il d. l. luogotenenziale 27 luglio 1944, n. 159, imputato per la sua attività di organizzatore delle squadre e di promotore della marcia su Roma, per esser stato promotore e responsabile degli atti che avevano sovvertito il regime costituzionale e mantenuto in vita il fascismo, per aver tradito e compromesso le sorti del paese portandolo alla catastrofe: scampò la pena di morte, ma fu condannato a quarantotto anni di reclusione con sentenza del gennaio 1945, estromesso dall'insegnamento e recluso a Procida. Il 27 luglio 1947 la Corte suprema di cassazione, a sezioni unite, annullò la condanna e ciò preluse alla sua riabilitazione: ad opera della Commissione provinciale per le sanzioni contro il fascismo, fu riammesso al voto il 15 aprile 1948; su conforme decisione del Consiglio di Stato, fu riammesso all'insegnamento universitario nel 1951.
Nel 1953 fu candidato in Abruzzo al Senato per il Partito nazionale monarchico e nel 1958, sempre in Abruzzo, per il Partito monarchico popolare: in entrambe le occasioni senza successo. Morì a Roma il 9 gennaio 1969.

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