L'Ordine del giorno Grandi - 25 luglio 1943
Nella notte tra il 24 e il 25 luglio
1943, il Gran Consiglio del Fascismo, che non si riunisce dal 1939,
approva l'ordine del giorno che sfiducia Mussolini. La mozione,
presentata da Dino Grandi, passa con 19 voti favorevoli:
Acerbo Giacomo
Albini Umberto
Alfieri Edoardo detto Dino
Balella Giovanni
Bastianini Giuseppe
Bignardi Annio
Bottai Giuseppe
Cianetti Tullio (ritira il giorno successivo)
Ciano Galeazzo (fucilato 11 gennaio 1944)
De Bono Emilio (fucilato 11 gennaio 1944)
De Marsico Alfredo
De Stefani Alberto
De Vecchi Cesare Maria
Federzoni Luigi
Gottardi Luciano (fucilato 11 gennaio 1944)
Grandi Dino
Marinelli Giovanni (fucilato 11 gennaio 1944)
Pareschi Carlucci poi Carlo (fucilato 11 gennaio 1944)
Rossoni Edmondo
7 contrari :
(Biggini, Buffarini-Guidi, Farinacci, Frattari, Galbiati, Polverelli, Scorza, Tringali Casanova) e un astenuto (Suardo).
“Il Gran Consiglio del Fascismo, riunendosi in queste ore di supremo cimento, volge innanzi tutto il suo pensiero agli eroici combattenti di ogni arma che, fianco a fianco con la gente di Sicilia, in cui più alta risplende l'univoca fede del popolo italiano, rinnovano le nobili tradizioni di strenuo valore e d'indomito spirito di sacrificio delle nostre gloriose Forze Armate. Esaminata la situazione interna e internazionale e la condotta politica e militare della guerra;
proclama
il dovere sacro per tutti gli italiani di difendere ad ogni costo l'unità, l'indipendenza, la libertà della Patria, i frutti dei sacrifici e degli sforzi di quattro generazioni dal Risorgimento ad oggi, la vita e l'avvenire del popolo italiano;
afferma
la necessità dell'unione morale e materiale di tutti gli italiani in questa ora grave e decisiva per i destini della Nazione;
dichiara
che a tale scopo è necessario l'immediato ripristino di tutte le funzioni statali, attribuendo alla Corona, al Gran Consiglio, al Governo, al Parlamento, alle Corporazioni i compiti e le responsabilità stabilite dalle nostre leggi statutarie e costituzionali;
invita
il Governo a pregare la Maestà del Re, verso il quale si rivolge fedele e fiducioso il cuore di tutta la Nazione, affinché Egli voglia per l'onore e la salvezza della Patria assumere con l'effettivo comando delle Forze Armate di terra, di mare, dell'aria, secondo l'articolo 5 dello Statuto del Regno, quella suprema iniziativa di decisione che le nostre istituzioni a Lui attribuiscono e che sono sempre state in tutta la nostra storia nazionale il retaggio glorioso della nostra Augusta Dinastia di Savoia".
Acerbo Giacomo
Albini Umberto
Alfieri Edoardo detto Dino
Balella Giovanni
Bastianini Giuseppe
Bignardi Annio
Bottai Giuseppe
Cianetti Tullio (ritira il giorno successivo)
Ciano Galeazzo (fucilato 11 gennaio 1944)
De Bono Emilio (fucilato 11 gennaio 1944)
De Marsico Alfredo
De Stefani Alberto
De Vecchi Cesare Maria
Federzoni Luigi
Gottardi Luciano (fucilato 11 gennaio 1944)
Grandi Dino
Marinelli Giovanni (fucilato 11 gennaio 1944)
Pareschi Carlucci poi Carlo (fucilato 11 gennaio 1944)
Rossoni Edmondo
7 contrari :
(Biggini, Buffarini-Guidi, Farinacci, Frattari, Galbiati, Polverelli, Scorza, Tringali Casanova) e un astenuto (Suardo).
“Il Gran Consiglio del Fascismo, riunendosi in queste ore di supremo cimento, volge innanzi tutto il suo pensiero agli eroici combattenti di ogni arma che, fianco a fianco con la gente di Sicilia, in cui più alta risplende l'univoca fede del popolo italiano, rinnovano le nobili tradizioni di strenuo valore e d'indomito spirito di sacrificio delle nostre gloriose Forze Armate. Esaminata la situazione interna e internazionale e la condotta politica e militare della guerra;
proclama
il dovere sacro per tutti gli italiani di difendere ad ogni costo l'unità, l'indipendenza, la libertà della Patria, i frutti dei sacrifici e degli sforzi di quattro generazioni dal Risorgimento ad oggi, la vita e l'avvenire del popolo italiano;
afferma
la necessità dell'unione morale e materiale di tutti gli italiani in questa ora grave e decisiva per i destini della Nazione;
dichiara
che a tale scopo è necessario l'immediato ripristino di tutte le funzioni statali, attribuendo alla Corona, al Gran Consiglio, al Governo, al Parlamento, alle Corporazioni i compiti e le responsabilità stabilite dalle nostre leggi statutarie e costituzionali;
invita
il Governo a pregare la Maestà del Re, verso il quale si rivolge fedele e fiducioso il cuore di tutta la Nazione, affinché Egli voglia per l'onore e la salvezza della Patria assumere con l'effettivo comando delle Forze Armate di terra, di mare, dell'aria, secondo l'articolo 5 dello Statuto del Regno, quella suprema iniziativa di decisione che le nostre istituzioni a Lui attribuiscono e che sono sempre state in tutta la nostra storia nazionale il retaggio glorioso della nostra Augusta Dinastia di Savoia".
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