Tresigallo (Ferrara) - 6 maggio 1884
Roma - 8 giugno 1965
Al Gran Consiglio del 25 luglio 1943 votò a favore dell’ordine del giorno Grandi. Dopo l’8 settembre si nascose ancora, questa volta nella procura romana dei suoi antichi educatori salesiani, e la neonata Repubblica sociale italiana (RSI) lo privò della dignità di ministro di Stato (decreto del duce, 30 novembre). Il 10 gennaio 1944 fu condannato a morte – in contumacia – dal tribunale speciale per la difesa dello Stato della RSI, in febbraio il capo della Provincia di Ferrara segnalò un’ingente quantità di valori interrata dalla sorella in Tresigallo e così nel marzo si trasferì nel monastero di Grottaferrata e dal 21 luglio nel santuario benedettino di Montevergine (Avellino). Il 6 dicembre anche le autorità del Regno d’Italia spiccarono un ordine di cattura nei suoi confronti.
Finito il conflitto, nell’ambito dell’epurazione per i crimini fascisti fu condannato all’ergastolo con sentenza n. 9 del 28 maggio 1945. Rimase contumace presso i benedettini, che gli fecero assumere l’identità di un religioso, a fine novembre lo ricondussero in un convento romano e poi, il 30 agosto 1946, riuscirono a fargli raggiungere la nunziatura apostolica di Dublino, da dove proseguì per il Canada. La fuga ebbe vasta risonanza di stampa, ma il 6 dicembre 1947 la sentenza n. 14 della Cassazione, in sezioni riunite speciali, annullò la condanna, permettendogli di rientrare in Italia.
Visse nella sfera privata a Roma e vi morì l’8 giugno 1965.
Link:
http://www.treccani.it/enciclopedia/edmondo-rossoni_%28Dizionario-Biografico%29/
https://nonnokucco.blogspot.com/2014/07/rossoni-edmondo-tresigallo.html
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