mercoledì 26 agosto 2015

Cesare Pavese - 27 agosto 1950


27 agosto 1950: Cesare Pavese,
la rinuncia alla vita

di Marco Innocenti


In un'estate calda e vuota, il 27 agosto 1950, Cesare Pavese, il poeta delle Langhe, brucia la candela della vita. Ha appena pubblicato "La luna e i falò", come un addio ai miti dei campi che lo avevano attratto nell'infanzia. Per uccidersi sceglie un grigio albergo torinese, l'Hotel Roma. Si suicida con i barbiturici due mesi dopo avere vinto il premio Strega (24 giugno) con il romanzo "La bella estate", scritto nel '40 e uscito nel '49. Sul frontespizio di uno dei propri libri preferiti, "Dialoghi con Leucò", lascia l'ultimo messaggio: «Perdono a tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi».


I fallimenti sentimentali
Pavese nasce il 9 settembre 1908 a Santo Stefano Belbo, un paese di piccoli agricoltori delle Langhe, da genitori borghesi di origini contadine. Ragazzo sensibile, soffre, come i protagonisti dei suoi futuri romanzi, di un continuo e inappagato bisogno d'amore. La sua vita di scrittore e intellettuale antifascista è densa di successi professionali e di delusioni sentimentali: Tina nel '29, Fernanda nel '40, Bianca nel '45, Constance nel '50. Soffre di depressione, aggravata dalla difficoltà di avere gratificanti rapporti umani. Nei suoi romanzi racconta le tradizioni, le vicende, la natura, le parole, le memorie, i drammi della gente delle Langhe. Tra la righe traspaiono il vuoto e lo smarrimento della sua vita, l'impotenza e la frustrazione di fronte all'esistenza.


La sua originalità
Il conflitto dell'individuo con la società, l'impegno sociale, la tensione morale, il mito di un'umanità nuova, il principio dell'autodistruzione e l'amore come meta irraggiungibile sono alcuni dei suoi temi di fondo. I suoi romanzi e i suoi versi ("Lavorare stanca" e "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi") sono scarni, essenziali, originali e rappresentano un capitolo importante nella letteratura italiana del dopoguerra.

La vocazione al suicidio
Nel corso di una vita profondamente infelice Pavese corteggia con insistenza l'idea del suicidio come fosse una vocazione, collegandolo costantemente al tema amoroso. Il privarsi della vita rappresenta per lui un gesto eroico, una «affermazione della dignità dell'uomo davanti al destino». E il destino gli offre l'occasione a lungo cercata.

Constance Downing
Nel '49 Pavese conosce l'attrice americana Constance Downing e se ne innamora senza essere ricambiato. Definisce il suo rapporto una «inquietudine angosciosa». Constance, dopo un effimero entusiasmo, lo lascia, riparte per l'America, torna oltre il mare da cui è venuta, e Cesare si toglie la vita. Il suo è un suicidio annunciato. Muore da scrittore che non scriverà più. Si arrende perdendosi negli occhi della morte. L'ultima pagina del suo diario dice: «Tutto fa schifo... Non scriverò più».

















I libri di Cesare Pavese nella biblioteca di N.K.:







martedì 25 agosto 2015

Barcellona (3) - 27 aprile al 1° maggio 2009

La Cattedrale (La Seu).

Dal tetto della Cattedrale


Dal tetto della Cattedrale

Dal tetto della Cattedrale

Dal tetto della Cattedrale

Dal tetto della Cattedrale

Dal tetto della Cattedrale

Dal tetto della Cattedrale
Inerno


San Giorgio che uccide il drago


Fontana delle oche



La Cattedrale è il simbolo della diocesi di Barcellona nonché più alta espressione del Gotico Catalano. Sorge sul luogo dove venne fondata una basilica poi distrutta dai musulmani. Le opere dell'attuale cattedrale gotica, incominciarono il 1 maggio del 1298, durante il pontificato del vescovo Bernat Pelegrí ed il regno di Jaime II e finirono a metà del secolo XV, quando era re Alfonso D‘Aragona. Ha come patroni la Santa Croce e Santa Eulalia, che qui riposa dopo che le sue reliquie furono trovate in Santa Maria del Mare (877). 

L'esterno della Cattedrale

Ha linee semplici, proprie del gotico catalano. In mezzo a questa semplicità risalta la porta Sant Iu, nel transetto sinistro. Da qui si innalza anche una delle due torri; guardando in alto, ammirate l’abside poligonale. Le altre porte che si incontrano lungo il perimetro sono quella di Santa Eulalia e quella della Pietà, che danno accesso al bellissimo chiostro della cattedrale.
La facciata era stata progettata dal maestro Carlí (Carles Galtés di Rouen) il 27 aprile di 1408, come si desume dalla pergamena conservata nella sala denominata "della traça", del tracciato; Carlí la progettò con 111 figure, più la centrale che rappresentava la Maiestas Domini; su questo progetto lavorò l'architetto José O. Mestres, grazie al mecenatismo del signor Girona e dei suoi figli, agli inizi del secolo XX.

L'interno della Cattedrale

È a tre navate con volte a crociera. Da notare, sopra l’altare, il Crocifisso del Quattrocento che secondo la tradizione fu issato sulla nave di Giovanni D’Austria come stendardo durante la battaglia di Lepanto contro i Turchi nel 1571.Pare che nel mezzo di questa battaglia la figura del Cristo Crocifisso si sia mossa per scansare una palla di cannone, cosa che le avrebbbe fatto assumere la strana forma che ha attualmente.

Da ammirare anche il Coro, protetto da un recinto rinascimentale i cui rilievi marmorei sono di Bartolomè Odorez, allievo del nostro Michelangelo. Il presbiterio poggia su una vasta cripta al centro della quale c’è il sarcofago che ospita le spoglie di Santa Eulalia. Nelle cappelle di destra e sinistra si conservano pale gotiche degli artisti Bernat Martorell, Guerau Gener, Miquel Nadal, Lluís Borrassá, Gabriel Alemany. Dalla destra dell’altare maggiore si ha accesso altesoro che comprende oro, argento e gioielli offerti dalla devozione popolare. Alzando gli occhi potrete notare numerose vetrate gotiche e moderne; tra esse risalta la vetrata rinascimentale del "noli me tangere" di Gil Fontanet. 

Il chiostro

Il chiostro fu costruito durante i secoli XIV e XV. Si accede al Chiostro dal transetto destro, dalla Porta San Sever, di fattura italiana. Da non perdere, nella volta a crociera, le chiavi scolpite da maestri catalani e da Giuliano Fiorentino. Al centro del Chiostro si trova la splendida fontana delle oche e tutto intorno magnolie e palme. Durante la processione del Corpus Domini una delle fontane del chiostro viene addobbata con fiori e un singolare guscio d'uovo che simboleggia l'ostia consacrata, lasciato danzare sull'acqua nel rispetto delle antiche tradizioni della città. Le 13 oche raffigurano invece gli anni del martirio di Santa Eulalia, fungendo con il loro verso, da ottimi guardiani per il chiostro.

venerdì 21 agosto 2015

Barcellona (2) - 27 aprile - 1° maggio 2009



Parco de la Ciutadella.













Le foto sono di N.K.

- Barcellona (1) 

Parco della Ciutadella

Il Parco della Ciutadella si trova al limite del quartiere storico della Città Vecchia, nel triangolo disegnato dalle tre stazioni di Francia (Estación de Francia), Arco di Trionfo e Villa Olimpica.

Il Parco è composto da un’area di 30 ettari e crea una vera e propria oasi con palme ad altofusto nel centro della metropoli spagnola. Comprende lo zoo, un lago navigabile con piccole barche a remi, tartarughe e pesci, una grande fontana con statue, alcuni musei discienze e il Parlamento catalano. Il Parco della Ciutadella è il luogo ideale per un picnic, per godersi il sole spagnolo o assistere a una classe di yoga.

Una delle principali attrazioni del Parco è inevitavbilmente il suo zoo, aperto al pubblico nel 1892 durante il Festival della Mercé, la celebrazione che si svolge a fine settembre per la patrona della città. Lo zoo ospita circa 7.500 animali di oltre 400 specie differenti, fra cui gorilla, oranghi, delfini, lupi e coccodrilli. Era famoso in tutto il mondo per il gorillaalbino "Fiocco di Neve" gorilla, che purtroppo morì nel 2004.

La grande fontana del Parco si chiama "Cascada de Gaudi", anche se il famoso architetto di fatto non si occupò del progetto che fu invece opera di Josep Fontsère. La fontana barocca fu terminata dopo 6 anni di lavori nel 1888 per l'Esposizione Universale: si dice che richiami molto la Fontana di Trevi a Roma.

martedì 18 agosto 2015

Rocca di Stellata

 Clicca sulla riga seguente per vedere il video:

La Rocca di Stellata vista da un drone


La splendida Rocca di Stellata è posta lungo la sponda destra del Po, sede di mostre ed esposizioni temporanee è uno dei monumenti simbolo di Bondeno. 


Edificata intorno all'anno mille, fu ampliata e potenziata dagli Estensi nel 1362. La sua posizione strategica sul Po le permetteva di controllare la navigazione assieme alla Rocca di Ficarolo, posta sulla riva di fronte, alla quale era unita da una catena che impediva o permetteva il passaggio delle navi. Distrutta nel 1521 venne prontamente ricostruita. Particolare è la configurazione delle mura, poste di sbieco, per meglio opporsi alle artiglierie nemiche. La pianta a stella della struttura risale probabilmente a prima del 1570. Questa sua caratteristica forma ha dato il nome al paese di Stellata.

Clicca Rocca di Stellata - cerca con Google

per vedere le foto della Rocca. 

 

 The splendid Rocca di Stellata is located along the right bank of the Po, home to temporary exhibitions is one of the landmarks of Bondeno.
Built during the eleventh century, it was enlarged and strengthened by the Este in 1362. Its strategic location on the Po allowed her to control navigation along with the Rock of Ficarolo, situated on the opposite bank, which was connected by a chain that prevented or allow the passage of ships. Destroyed in 1521 was quickly rebuilt. Detail is the configuration of the walls, placed sideways, to better resist the enemy artillery. The star-shaped structure probably dates back to before 1570. This characteristic shape gave the name to the village of Stellata.

Click: Rocca di Stellata - search with Google
to see photos of the Rock.

La magia senza tempo delle mura estensi

Le mura estensi viste da un drone.

Clicca sulla riga seguente per vedere il video:

http://video.gelocal.it/lanuovaferrara/locale/la-magia-senza-tempo-delle-mura-estensi/42322/42460











Le foto, se non diversamente indicato, sono di N.K.


Dal sito:
http://www.ferrara-store.it/le-mura-ferraresi.html

Le mura ferraresi

mura-ferraresi-2La visita delle Mura Ferraresi, raro esempio sopravvissuto di cinta muraria quasi intatta, è ideale per chi vuole scoprire come siano composte le antiche mura cittadine e vedere i vari bastioni ed avamposti, unendo alla visita turistica la possibilità di stare in mezzo alla natura, seguendo un percorso di nove chilometri, praticabile a piedi o in bicicletta, che ti permetterà di godere della migliore vista di Ferrara in bicicletta o a piedi. Presso Ferrara Store troverai comodamente biciclette a noleggio per la tua escursione; potremo indicarti inoltre come raggiungere le Mura Ferraresi, tappa obbligatoria per il tuo itinerario turistico a Ferrara.
La costruzione delle Mura Ferraresi risale a quattro diversi periodi storici:
  • Le mura costruite con l’Addizione Erculea, tra il 1493 ed il 1505,  progettate da Biagio Rossetti, nell’area settentrionale;
  • Le mura costruite per conto del duca Alfonso I° d’Este tra il 1512 ed il 1518, costituiscono la parte orientale;
  • Le mura costruite per conto del duca Alfonso II° d’Este tra il 1575 ed il 1585, che costituiscono la parte meridionale;
  • Le mura costruite per conto di papa Paolo V°  tra il 1608 ed il 1618, dopo l’annessione di Ferrara allo Stato Pontificio, costituiscono il tratto più a sud della cinta muraria.
Arrivando al termine di Corso Porta Po si accede alle Mura Ferraresi, un percorso di nove kilometri percorribile su un terrapieno alberato, per darti la possibilità sia di ammirare la straordinariamente conservata cinta muraria che di avere una fantastica vista di Ferrara in bicicletta. Iniziando il percorso, dopo un primo tratto danneggiato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, ti troverai ad ammirare il tratto che va dal Torrione del Barco al Torrione di San Giovanni le mura, la parte delle Mura Ferraresi erette da Ercole I° d’Este, nella quale è possibile vedere il sistema difensivo della città, composto da brevi tratti di cortina muraria rinforzata per i colpi di artiglieria, intervallati da bastioni semicircolari, ideali per il tiro incrociato verso il nemico.
Dopo il Torrione di San Giovanni, seguendo l’itinerario delle Mura Ferraresi, si incontrano otto bastioni che terminano con la Porta degli Angeli. Nel tratto successivo delle mura estensi, ancora di matrice rossettiana, incontrerai la punta della Montagnola, un baluardo strategico con 12 postazioni per cannoni, di cui ancora oggi sono visibili i resti. Questo punto delle Mura Ferraresi è particolarmente suggestivo: guardando verso la città si vede infatti la Certosa, il cimitero ebraico e gli orti; dalla parte opposta delle mura si può ammirare l’area del Barco, ex riserva di caccia degli Este ed oggi Parco Bassani, una parte verde e rigogliosa della città di Ferrara. Le Mura Ferraresi di Rossetti proseguono fino al torrione di San Giovanni Battista, posto a protezione della Porta San Giovanni Battista, ora distrutta.
mura-ferraresi-3Da questo punto in poi le Mura Ferraresi che incontrerai saranno quelle volute da Alfonso I° d’Este, abile stratega ed esperto di artiglieria, che modificherà la struttura dei bastioni da semicircolare a triangolare coi fianchi infossati, forma denominata ad “asso di picche”. Questo tratto di mura era dotato di bastioni di questa forma per permettere di issare l’artiglieria sopra la costruzione e ai fucilieri di sparare rasente la struttura muraria. Crollati i baluardi di San Benedetto e San Rocco, come ultima testimonianza di questo tipo di bastione resta soltanto quello della Montagna.
Le Mura Ferraresi proseguono oltre questo tratto con quello eretto da Alfonso II° d’este, nel quale si può ammirare Porta Romana o di San Giorgio, che era l’entrata principale della città a sud-est. Sempre ad Alfonso II° d’Este dobbiamo il rinforzo delle mura erette da Borso d’Este nella parte meridionale della città; egli inoltre fece realizzare da Aleotti dei bastioni a forma di picca.
Con l’annessione del Ducato da parte dello Stato Pontificio tra il 1608 ed il 1618, Papa Paolo V° fece distruggere la costruzione estense del Belvedere per porvi una cittadella pentagonale, a sua volta distrutta dopo l’unione d’Italia, lasciando a sud-ovest un vuoto nella continuità delle mura. Il giro delle Mura Ferraresi si conclude a Porta Paola, opera ancora di Aleotti, eretta nel 1612.
Ferrara Store ti offre uno staff preparato e disponibile ad indicarti le principali attrazioni della città di Ferrara che non possono mancare nel tuo giro turistico, come il Castello Estense, il Palazzo dei Diamanti e le Mura Ferraresi.
Il territorio ferrarese, oltre alla storia e all’arte, propone cibi tradizionali di altissima qualità, come il pampapato, il vino del bosco eliceo, l’aglio di Voghiera, la coppia ferrarese, la piadina alla zucca, i cappellacci di zucca ferraresi e la salama da sugo; potrai trovare tutti questi prodotti nel nostro Negozio, in cui garantiamo i migliori prodotti tipici ferraresi che puoi trovare nella nostra città.

From the site:http://www.ferrara-store.it/le-mura-ferraresi.htmlThe walls of Ferrarawall-Ferrara-2The visit the Walls of Ferrara, a rare surviving example of walls almost intact, it is ideal for those who want to find out how they made the ancient city walls and ramparts and see the various outposts, joining the sightseeing can be in the middle the nature, following a path of nine kilometers, practicable on foot or by bike, allowing you to enjoy the best view of Ferrara by bike or on foot. Store at Ferrara easily find rental bicycles for your excursion; we can show also how to get the Walls of Ferrara, a must for your tour itinerary in Ferrara.The Walls were built Ferraresi back to four different historical periods:

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The walls constructed with the Herculean Addition, between 1493 and 1505, designed by Biagio Rossetti, in the northern area;
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The walls built on behalf of the Duke Alfonso I d'Este between 1512 and 1518, make up the eastern part;
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The walls built on behalf of the Duke Alfonso II d'Este between 1575 and 1585, which form the southern part;
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The walls built on behalf of Pope Paul V between 1608 and 1618, after the annexation of Ferrara to the Papal States, are the most southern stretch of the city walls.
Arriving at the end of Corso Porta Po leads to the Walls of Ferrara, a path of nine kilometers walking on an embankment with trees, giving you the chance to admire both the extraordinarily preserved town walls that you have a fantastic view of Ferrara by bike. Starting the path, after a first section damaged by the bombings of World War II, you will find yourself admiring the stretch from the Tower of the Tower of St. John Barco walls, the part of the walls erected by Ferraresi Ercole I d'Este, in which you can see the city's defense system, composed of short sections of curtain walls reinforced by the artillery, interspersed with semi-circular bastions, ideal for the cross-fire at the enemy.After the Tower of St. John, following the route of the Walls of Ferrara, meet eight bastions ending in the Gate of Angels. In the next stretch of the walls Este, still motivated rossettiana, meet the tip of Montagnola, a strategic bulwark with 12 gun emplacements, of which today are the ruins. Now the Walls Ferraresi is particularly impressive: looking towards the city is hard to see the Certosa, the Jewish cemetery and gardens; on the other side of the wall you can see the area of ​​the Barco, a former game reserve of Este and today Bassani Park, a lush, green part of the city of Ferrara. The Walls of Ferrara Rossetti continue until the tower of St. John the Baptist, placed to protect the Porta San Giovanni Battista, now destroyed.wall-Ferrara-3From this point on the Walls of Ferrara that will meet those wanted by Alfonso I d'Este, a skilled strategist and expert on artillery, which will modify the structure of the ramparts by semicircular triangular with sunken flanks, called to form " ace of spades". This section of wall was equipped with the ramparts of this form to allow to hoist the artillery over the construction and riflemen shoot hugging the wall structure. Collapsed the bastions of San Benedetto and San Rocco, as the last witness of this kind of bastion remains only one of the Mountain.

The Walls Ferraresi continue beyond this stretch with one erected by Alfonso II d'Este, where you can admire the Porta Romana or San Giorgio, which was the main entrance of the city to the southeast. Always to Alfonso II d'Este we reinforcement of walls built by Borso d'Este in the southern part of the city; He also ordered the construction of the ramparts from Aleotti shaped pike.With the annexation of the Duchy to the Papal States between 1608 and 1618, Pope Paul V had it destroyed the building Este Belvedere to ask you a pentagonal citadel, in turn destroyed after the union of Italy, leaving south -west a gap in the continuity of the walls. The tour of the Walls Ferraresi ends at Porta Paola, by even Aleotti, erected in 1612.Ferrara Store features a staff prepared and willing to point you in the main attractions of the city of Ferrara, which are a must in your tour, as the Estense Castle, the Diamond Palace and the Walls of Ferrara.The Ferrara, in addition to history and art, offers traditional food of very high quality, as the pampapato, wine forest eliceo, garlic of Voghiera, the couple Ferrara, piadina pumpkin, pumpkin cappellacci Ferrara and Salama da sugo; you can find all these products in our shop, we ensure the best typical products Ferrara that you can find in our city. 

Federmanager e quei 4 miliardi di debiti Inpdai



A Napoli si affiderebbero al noto detto «chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto». Ma se ci sono di mezzo padri, figli, diritti e pensioni la questione è più difficile da liquidare. Prendiamo il caso di Federmanager, l’associazione dei dirigenti industriali che ha innescato la sentenza della Corte sul blocco delle rivalutazioni del 2012-2013. Non sono soddisfatti del decreto varato del governo, e promettono nuovi ricorsi. I crudi numeri gli danno ragione: ieri Padoan ha confermato che i rimborsi oscilleranno fra lo zero e il 40 per cento di quel che in teoria la sentenza gli avrebbe dovuto restituire. 
La storia invece non è dalla loro parte. Lo ricorda l’Inps in una delle schede per l’«operazione trasparenza» voluta dal nuovo presidente Tito Boeri e dedicata all’Inpdai, l’ente di previdenza che fino al 2002 si occupava delle loro pensioni. «Prima del 1995 l’ente garantiva prestazioni pari all’80 per cento della retribuzione in 30 anni di contributi, anziché i 40 previsti per gli altri lavoratori dipendenti», «contributi inferiori» e «trattamenti doppi a quelli previsti per il sistema contributivo». Tutte condizioni che «hanno finito per azzerare il patrimonio netto fino alla confluenza nell’Inps». 

Correva l’anno 2003. L’Inpdai, complice il calo dei nuovi iscritti rispetto al numero crescente di pensionati, è in dissesto con un disavanzo di oltre 600 milioni di euro. Il governo Berlusconi lo salva annacquando i debiti dell’ente nel fondo di previdenza dei dipendenti. Una soluzione che fa insorgere i sindacati. Pierpaolo Baretta, allora responsabile politiche previdenziali della Cisl, confeziona una battuta che resterà negli annali: «Qui non solo i figli pagano le pensioni dei padri, ma d’ora in poi anche quelle dei capi: mi sembra un po’ troppo...».  
Quanto valga quel buco, ripianato anno per anno con i contributi di tutti i lavoratori iscritti all’Inps, lo ricorda la stessa scheda: «Da allora la gestione ha evidenziato risultati economici sempre negativi, negli ultimi anni nell’ordine di 3-4 miliardi di euro. Ciò è dovuto anche al fatto che dal 2003 non può beneficiare di nuove iscrizioni». Oggi i dirigenti industriali possono contare su di un nuovo fondo pensione, Previndai, che nulla ha a che spartire con l’Inps. Insomma, il principio di solidarietà fra pensionati vale per le perdite accumulate, non per la gestione in attivo. Non un gran affare per gli altri contribuenti. 

Alessandro Barbera
La Stampa, 21 maggio 2015 

I lavoratori che versano i contributi all'Inps ed i pensionati (presenti e futuri) sentitamente ringraziano.