A Napoli si affiderebbero al noto detto «chi ha dato ha dato, chi ha
avuto ha avuto». Ma se ci sono di mezzo padri, figli, diritti e pensioni
la questione è più difficile da liquidare. Prendiamo il caso di
Federmanager, l’associazione dei dirigenti industriali che ha innescato
la sentenza della Corte sul blocco delle rivalutazioni del 2012-2013.
Non sono soddisfatti del decreto varato del governo, e promettono nuovi
ricorsi. I crudi numeri gli danno ragione: ieri Padoan ha confermato che
i rimborsi oscilleranno fra lo zero e il 40 per cento di quel che in
teoria la sentenza gli avrebbe dovuto restituire.
La storia invece non è
dalla loro parte. Lo ricorda l’Inps in una delle schede per
l’«operazione trasparenza» voluta dal nuovo presidente Tito Boeri e
dedicata all’Inpdai, l’ente di previdenza che fino al 2002 si occupava
delle loro pensioni. «Prima del 1995 l’ente garantiva prestazioni pari
all’80 per cento della retribuzione in 30 anni di contributi, anziché i
40 previsti per gli altri lavoratori dipendenti», «contributi inferiori»
e «trattamenti doppi a quelli previsti per il sistema contributivo».
Tutte condizioni che «hanno finito per azzerare il patrimonio netto fino
alla confluenza nell’Inps».
Correva l’anno 2003. L’Inpdai, complice il calo dei nuovi iscritti
rispetto al numero crescente di pensionati, è in dissesto con un
disavanzo di oltre 600 milioni di euro. Il governo Berlusconi lo salva
annacquando i debiti dell’ente nel fondo di previdenza dei dipendenti.
Una soluzione che fa insorgere i sindacati. Pierpaolo Baretta, allora
responsabile politiche previdenziali della Cisl, confeziona una battuta
che resterà negli annali: «Qui non solo i figli pagano le pensioni dei
padri, ma d’ora in poi anche quelle dei capi: mi sembra un po’
troppo...».
Quanto valga quel buco, ripianato anno per anno con i contributi di
tutti i lavoratori iscritti all’Inps, lo ricorda la stessa scheda: «Da
allora la gestione ha evidenziato risultati economici sempre negativi,
negli ultimi anni nell’ordine di 3-4 miliardi di euro. Ciò è dovuto
anche al fatto che dal 2003 non può beneficiare di nuove iscrizioni».
Oggi i dirigenti industriali possono contare su di un nuovo fondo
pensione, Previndai, che nulla ha a che spartire con l’Inps. Insomma, il
principio di solidarietà fra pensionati vale per le perdite accumulate,
non per la gestione in attivo. Non un gran affare per gli altri
contribuenti.
Alessandro Barbera
La Stampa, 21 maggio 2015
I lavoratori che versano i contributi all'Inps ed i pensionati (presenti e futuri) sentitamente ringraziano.
I lavoratori che versano i contributi all'Inps ed i pensionati (presenti e futuri) sentitamente ringraziano.
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