mercoledì 30 giugno 2010

Lotta alle zanzare

http://canali.kataweb.it/salute/2010/06/29/insetticidi-co-proteggersi-senza-intossicarsi/
Tornano d´estate per darci fastidio e, con il loro ronzio, il nervosismo aumenta. Inutili i tentativi di cacciarle, perché alla fine riescono a riempire di punture gambe e caviglie. Anche mosche, api, vespe e calabroni sono irritanti, ma tra gli insetti le zanzare sono considerate le più moleste. Per gli italiani rappresentano un vero incubo, come rivela un´indagine recente di Astra Vape-Foundation. L´89% degli intervistati dichiara di vivere in zone funestate da questo insetto e la maggior parte associa il ronzio a sentimenti negativi (62% rabbia e 44% odio).

In Italia ci sono 70 specie censite, ma quelle dannose sono solo una decina. Le più diffuse sono la Culex e la Aedes albopictus o zanzara tigre. La prima tormenta le nostre notti, mentre la seconda, più aggressiva, agisce soprattutto all´aperto e di giorno. Anche se ci innervosiscono e possono rovinare qualche serata, in Italia, nella maggior parte dei casi, le zanzare non sono vettori di malattie. In genere non provocano allergie di tipo sistemico, ma reazioni di tipo allergico localizzate. Per prevenire bolle e pruriti, vale la pena non mettere profumi, indossare pantaloni e maglietta a maniche lunghe di colori chiari, ma con il caldo non è facile e allora bisogna spruzzare repellenti sulle parti scoperte del corpo. Salviette, spray, creme o lozioni sono molto diffuse: per i bambini vanno bene quelle di origine naturale, a base di citronella o geraniolo, anche se hanno effetto limitato. «I prodotti veramente attivi sono i sintetici come il Deet, il Kbr e Citrodiol. Sono registrati presso il ministero della Salute, - dice Roberto Romi, dell´Istituto superiore di sanità - ma l´impiego va limitato al minimo indispensabile».

All´esterno bisogna eliminare i ristagni d´acqua, svuotare vasi per evitare che vengano deposte uova. Mai lasciare cibi fuori dai contenitori sui tavoli di terrazzi e giardini. All´aperto si possono usare piante come citronella o geranio. Fra le soluzioni (adottate già in Toscana, Lazio ed Emilia-Romagna), ci sono anche i piccoli apparecchi che producono ultrasuoni e le bat box, cassette da installare nei giardini per attrarre i pipistrelli: un solo esemplare di questi animali può mangiare sino a 10.000 insetti in una notte.

La cosa migliore è comunque schermare porte e finestre con le zanzariere. I prodotti che contengono principi attivi di sintesi sono tutti registrati dal ministero della Salute, ma vanno usati con cautela. «Bisogna evitare di spruzzare gli insetticidi in modo diffuso, soprattutto in presenza di bambini, - dice Roberto Pantaleoni, dell´Istituto per lo studio degli Ecosistemi di Sassari del Cnr - e prima di dormire vanno aperte le finestre». «Va limitato anche l´uso degli insetticidi per uso domestico a base di principi attivi cosiddetti naturali, - dice ancora Roberto Romi - è infatti vero che si tratta di derivati di sintesi del piretro, tutti rigorosamente registrati, ma si tratta comunque di prodotti potenzialmente dannosi. Infine, non si devono usare zampironi e candelette, i cui fumi sono tossici in ambienti chiusi».

Che fare, invece, se la zanzara, nonostante tutto, riesce a pungere? Molti esperti consigliano lo stick di ammoniaca o creme calmanti. «La cosa migliore è quella di usare una crema lenitiva. - spiega Antonio Cristaudo, responsabile del servizio di Dermatologia allergologica del San Gallicano - Nei casi gravi va bene una piccola quantità di crema cortisonica con un dosaggio di media potenza, mentre, se c´è un´allergia localizzata, si può prescrivere un antistaminico per bocca».
(Giugno 29, 2010)
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martedì 29 giugno 2010

Il grande Embè



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Della motivazione con cui il tribunale di Firenze ha negato la libertà provvisoria a due comandanti delle ferocissime Truppe d’Appalto (Balducci & De Santis) mi ha colpito l’ultima riga: «Gli indagati mostrano una evidente carenza di percezione della antigiuridicità del proprio comportamento». Insomma, dopo mesi di cella, i signori della Cricca continuano a non capire cos’hanno fatto di male. Anche il caso Scajola e le recenti dichiarazioni dell’ex ministro Lunardi rivelano uno stile di vita allucinante percepito come assolutamente normale. La famosa filosofia dell’Embè. Ho ristrutturato casa a un amico, embè? L’amico ha dato un lavoro a mio figlio, embè? Mio figlio ha messo su una società con la moglie dell’amico, embè? Un embè tira l’altro e alla fine tutti confluiscono nel Grande Embè che rischia di sommergerci. Perché Balducci e De Santis non sono schegge impazzite, ma espressioni estreme di un atteggiamento diffuso: il primato delle relazioni sulle capacità, delle conoscenze sulla conoscenza. Chi entra in contatto con un ente pubblico non si chiede neanche più quali siano le procedure. La sua unica preoccupazione è: conosco qualcuno lì dentro? Il morbo ha invaso persino i recinti sacri della giustizia, dove l’avvocato più ricercato non è quello che conosce la legge, ma quello che conosce il giudice.

«L’Italia è tutta un frou frou di do ut des» scriveva lo scrittore Enzo Siciliano, assiduo frequentatore delle terrazze romane, altamente specializzate in materia. Non immaginava di avere coniato l’epigrafe delle mille cricche d’Italia.

Massimo Gramellini
La Stampa - 18/6/2010

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lunedì 28 giugno 2010

post non graditi

Se ricevere i miei post  per te è un disturbo
rispondimi con " sospendi invio".
Nonno Kucco

CRONisti-Calorie Restriction Optimal Nutrition

Si studia la dieta dei CRONisti per vivere più a lungo.

In tremila nel mondo seguono la teoria della «restrizione calorica» per allungarsi la vita. Un ricercatore italiano si è messo sulle tracce del loro segreto.

MILANO - Sono almeno in tremila, sparsi in tutto il mondo. Mangiano chili di vegetali ogni giorno. Fanno la guerra alle calorie. Non toccano un dolce. La pancia, non sanno nemmeno che cosa sia. Fanno camminate a non finire. Per lo più sono magrissimi e stanno benissimo: niente fame, cervello sveglio e memoria di ferro anche a 80 anni. Longevità, sperano, oltre i 100 anni. Si autodefiniscono CRONisti. Ma con la stampa non hanno niente a che fare. Sono i membri di una curiosa società, nata agli inizi degli anni '90 negli Stati Uniti, la Calorie Restriction Society International. Il nome, dalle iniziali del loro stile di vita quotidiano: Calorie Restriction Optimal Nutrition, ovvero, poche calorie per una nutrizione ottimale.

«NON È UN GRUPPO DI PAZZI» - «Non è un gruppo di pazzi scriteriati, si tratta per lo più di persone con un livello culturale molto elevato che, per mantenere la propria brillantezza fisica e mentale, hanno scelto di tagliare le calorie quotidiane: dal 10 al 30 per cento meno del necessario per raggiungere un indice di massa corporea (si ottiene dividendo il peso in kg per il quadrato dell'altezza) ancora più basso del 18,5 considerato il limite minimo della normalità» spiega Luigi Fontana, direttore del reparto nutrizione e invecchiamento dell'Istituto Superiore di Sanità, nonché visitor professor di medicina alla Washington University di St Louis, negli Stati Uniti. Già, perché il professor Fontana, questi CRONisti li conosce bene. Da circa 10 anni ne segue una cinquantina, che, impavidi, si accontentano di mangiare vagonate di verdura, facendo scorpacciate di cavoli, bietole, spinaci, aglio, cipolle, zucchine, peperoni, frutti di bosco e via dicendo, riempiono il piatto di cereali integrali, legumi a gogo, mangiano pesce (poco) 3-4 volte la settimana, carne (pochissima) un paio di volte, yogurt magro. Le diete sono perfezionate al computer per un giusto equilibrio di vitamine, minerali e micronutrienti vari. Ovviamente, non tutti ce la fanno a reggere ristrettezze caloriche così severe. Il problema non è tanto la fame: crampi addominali, senso di freddo nelle ossa, infertilità temporanea fanno desistere i meno motivati. Alla base della perseveranza degli altri - i quali, felici loro, si ritrovano pressione bassa, colesterolo ai minimi e non si ammalano di disturbi metabolici, tipo diabete, arteriosclerosi ecc. - c'è la convinzione che una moderata ristrettezza calorica (tagli troppo drastici possono comportare gravi rischi) possa anche permettere di vivere più a lungo, proprio come è capitato in molte forme di vita da esperimento, dai lieviti ai roditori, messi leggermente a stecchetto.

NON È UNA DIETA PERFETTA - Fontana, coautore di un articolo sull'argomento (Extending Healthy Life Span - From Yeast to Humans) recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Science, ritiene però che la dieta dei CRONisti non vada ancora bene: troppe proteine. «Un CRONista tipo tende a mangiare 1,7 grammi di proteine per chilo di peso corporeo al giorno. La dieta mediterranea ne prevede 0,9-1». Lo specialista ha perciò selezionato sei CRONisti e ha ridotto le proteine dietetiche a 0,95 g per chilo. Il risultato dell'esperimento, pubblicato sulla rivista scientifica Aging Cell, ha mostrato che, dopo tre settimane di dieta, nei volontari si è ridotta di un quarto la quantità di un ormone prodotto dal fegato, indicato con la sigla IGF-1 (insulin-like growth factor). Questo ormone è naturalmente basso negli animali da esperimento che, messi a dieta, vivono più a lungo, mentre è normalmente alto nel genere umano che segue regimi ricchi di proteine. Questa coincidenza fa sperare che una dieta ben equilibrata, leggermente ipocalorica e ipoproteica, possa aiutare a vivere più a lungo e in buona salute anche uomini e donne. Gli scienziati ipotizzano addirittura che ridurre nella dieta carne, salumi, formaggi, uova, tutti alimenti ricchi di proteine animali, possa essere più salutare (e meno frustrante per l'appetito) che ridurre al minimo le calorie. Insomma, il colpo di grazia per la dieta bistecca e insalata. «Abbiamo deciso di investire su questo filone di studi perché rappresenta un avanzamento non solo scientifico, ma anche culturale, un cambiamento di prospettiva nello sguardo sulla funzione della nutrizione umana» afferma il presidente dell'Istituto Superiore di sanità, Enrico Garaci.

ALMENO DIECI ANNI PER CAPIRE - «Ci vorrà ancora un decennio di studi per capire se i nostri CRONisti vivranno 15-20 anni più a lungo dei genitori» ammette Fontana. Che, nel frattempo, raccomanda a tutti di spiare la pancetta allo specchio e di eliminarla se c'è, non con una dieta qualsiasi, ma con un nuovo stile di vita basato su un'alimentazione sana (sì a verdura, frutta, cereali integrali, legumi, pesce, pochissima carne, un pò di vino, niente cibi salati, conserve e dolci) basata sulle ricette povere e sapienti della nostra tradizione e su un fisiologico moto quotidiano (passeggiate a passo svelto, scale a piedi, un pò di pesistica per la muscolatura, piuttosto che sforzi da palestra). Raggiunto il peso normale, chi se la sente, può tentare una dieta da CRONisti. Possibile, ma non garantita, una vita lunghissima.

Roberta Salvadori - 14 giugno 2010 - Il Corriere della Sera

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Posted By Marco to ECO... LOGICO at 6/18/2010 07:18:00 AM
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giovedì 24 giugno 2010

Aerei blu

Nel giorno della parata militare lungo i Fori, oso sperare che nessuno sottovaluterà l’importanza dell’acquisto di centotrentuno cacciabombardieri F-35, centoventuno caccia Eurofighter e cento elicotteri NH90 da parte delle nostre Forze Armate. Con una certa malizia i Verdi fanno notare che lo scontrino complessivo di una spesa degna del set di «Apocalypse now» ammonta a 29 miliardi di euro, 5 in più della manovra (a proposito di apocalissi).

Ma tutti sappiamo che, oggi come oggi, senza un cacciabombardiere non si va da nessuna parte. Quindi lungi da noi l’idea populista di rinunciare al rombo dei motori guerrieri per tutelare lo stipendio di un impiegato pubblico o la sopravvivenza di un ente culturale. Però, forse, almeno un accenno a questa eventualità poteva essere fatto da chi ci governa. Anche solo come gesto di trasparenza e di cortesia: cari italiani, vi chiediamo di stringere la cinghia, però sappiate che i vostri sacrifici non saranno vani, perché dei cacciabombardieri così belli non li ha nessuno. Per non parlare degli elicotteri.

L’emozione sarebbe stata talmente forte che i dipendenti dello Stato avrebbero donato, se non l’oro (di cui al momento sono sprovvisti), i loro straordinari alla Patria, pur di consentirle di sfrecciare invitta e gloriosa nei cieli. E i poliziotti avrebbero sbandierato con orgoglio la mancanza di soldi per il carburante delle auto di servizio, con la tranquilla consapevolezza di chi sa che per combattere la mafia, stroncare la corruzione e proteggere i cittadini, nulla è più efficace di uno stormo di cacciabombardieri.   

Massimo Gramellini

Articolo tratto da:

martedì 22 giugno 2010

Terza età dell'oro - di Agnese Codignola (L'Espresso - 20/5/2010


[http://espresso.repubblica.it/dettaglio/terza-eta-delloro/2127485/12]
Un occidentale guadagna in media sei ore di vita al giorno. La maggior parte dei nati oggi vivrà cent'anni e più. E la scienza ha scoperto come farlo senza acciacchi


No, il genio della longevità non è uscito dalla lampada per essere trasformato in comode pilloline. Perché la salute dopo i cinquant'anni non dipende da rimedi miracolosi, ma da un mix di elementi ambientali, chimici, farmacologici, psicologici e sociali che solo ora si inizia a decrittare. Grazie ai risultati di moltissimi studi sui centenari che cominciano a dare un quadro ben definito di quali siano gli ingredienti dell'elisir di lunga vita. Posto che l'obiettivo non è quello di vivere il più a lungo possibile, ma di mantenere l'organismo sano il più a lungo possibile. Insomma, quello a cui puntano gli scienziati è un esercito di ultra-ottantenni in buona salute, ancora in grado di vivere al meglio la vita. Giacché, secondo un articolo del demografo James Vaupel, del Max Planck Institute for Demographic Researh di Rostock, pubblicato su "Nature", ogni giorno l'occidentale medio guadagna 6 ore di vita, pari a 2,5 anni ogni decennio. Il che significa che la maggior parte dei bambini nati dopo il 2000 spegneranno senza troppo clamore cento e più candeline.
Non solo Dna

L'Italia è in prima fila in questo genere di studi, perché gli italiani hanno un'età media tra le più alte al mondo, pari a 80,2 anni (84,2 per le donne e a 78,9 per gli uomini, secondo i dati Istat), e perché ospita alcune delle comunità più interessanti per chi si occupa dei supervecchi come quella sarda. Studiata da anni da Luca Deiana, ordinario di Biochimica clinica e biologia molecolare clinica dell'Università di Sassari e responsabile del programma AKeA (acronimo di A Kent'Annos, saluto molto diffuso con il quale ancora oggi, i sardi si augurano di campare cent'anni) che ha messo sotto il microscopio gli over 100 dell'isola per carpirne i segreti.
"Fino a ora abbiamo ricostruito e certificato la storia di oltre 2 mila centenari, e abbiamo visto che la salute dopo i 50 anni dipende da molti ingredienti mischiati in modo talmente perfetto da risultare quasi indistinguibili", spiega Deiana. Data la concentrazione geografica, in Sardegna come altrove si è cercato di capire innanzitutto quanto conti il fattore genetico, anche in considerazione del fatto che la longevità sembra essere tramandata di generazione in generazione, e si è capito che esistono assetti genetici che favoriscono la lunga sopravvivenza. Per esempio, una malattia diffusissima in Sardegna, il cosiddetto favismo, è particolarmente presente nei centenari, come se il deficit genetico che ne è alla base avesse un effetto protettivo. "Ma è altrettanto chiaro che i geni non bastano", ammonisce lo scienziato.

Secondo diversi ricercatori, tra i quali Leonard Guarente dell'Mit di Boston, la genetica è responsabile di non più del 30 per cento dell'allungamento della vita: i geni coinvolti sono molti - oltre 440 se si considerano tutti quelli che iniziano a invecchiare dopo i 40 anni - ma i dati dimostrano che il Dna gioca un ruolo abbastanza marginale. Tutto il resto - sostengono concordi i ricercatori di tutto il mondo - è stile di vita e carattere.

Spiega Daniela Mari, docente di geriatria e gerontologia dell'Univerità statale di Milano e responsabile del progetto sui centenari del capoluogo lombardo sponsorizzato dal Ministero dell'Università e della ricerca scientifica e in corso in cinque atenei: "Nell'arco di un secolo abbiamo visto un allungamento drastico della durata della vita in una città come Milano dove, per molti aspetti, la situazione ambientale non è certo ottimale. Come mai? Probabilmente per il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie, come confermato anche dal fatto che si sta rapidamente colmando il gap tradizionale tra uomini e donne, perché entrambi hanno accesso a una medicina che riesce a tenerli in vita molto a lungo. E poi c'è l'alimentazione, oggi molto più sana di qualche decennio fa".

Mediterraneo in tavola

Per quanto riguarda la dieta, fino dagli anni Settanta si cerca di capire in che modo ciò che mangiamo possa influenzare quanto a lungo e in che condizioni viviamo. A oggi, alcuni elementi sono ormai certezze, come ricorda ancora Deiana: "In Sardegna la dieta è mediterranea come in poche altre zone, e ciò significa che ogni giorno ciascuno fa il pieno di antiossidanti e di elementi che, se assunti nei cibi originari (e non in supplementi) aiutano a eliminare le scorie e a mantenere l'organismo giovane, preservando anche la lunghezza dei telomeri, le strutture poste in cima ai cromosomi che si consumano con l'avanzare degli anni. Una prova? Anche chi non ha il Dna sardo e arriva da fuori è destinato a vivere più a lungo e in salute, come dimostrano alcuni vecchi non originari dell'isola".

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Posted By Marco to ECO... LOGICO at 6/20/2010 02:18:00 AM

sabato 12 giugno 2010

Usiamo quei fondi per la ricerca 

di Umberto Veronesi

E' assurdo che non non si voglia investire nella politica del progresso anziché in quella degli armamenti.

Me lo dicono spesso che sono un utopista, un sognatore di mondi impossibili. Me l'hanno ripetuto anche l'anno scorso quando ho chiamato a raccolta scienziati e premi Nobel da tutto il mondo per fondare il movimento Science for Peace e per chiedere a tutti i governi di investire non nella politica degli armamenti ma in quella del progresso che significa portare il benessere dove c'è la fame, la salute dove c'è la malattia.

Ma non è forse assurdo che in piena crisi economica, che tocca tutte le nazioni, quando non riusciamo più a mantenere le nostre famiglie, e gli ospedali non vengono ristrutturati, e l'accesso alle cure adeguate non è garantito a tutti, e la ricerca scientifica, che potrebbe dare una nuova spinta al benessere, langue nei laboratori deserti, è assurdo che si pensi ancora a fabbricare più armamenti e a comprare costosissimi aerei supersonici che non utilizzeremo mai?

Nei tempi di crisi, si continua a commettere l'enorme errore di tagliare i fondi per la scuola, per gli asili, i fondi per la ricerca, e così facendo si sterilizza l'ingegno delle nuove generazioni e si rinuncia al benessere che la scienza è in grado di creare. E per dimostrare che il mio ragionamento non è campato per aria e che ho ben presente le dinamiche che governano i grandi numeri della finanza nazionale e mondiale, ho incaricato uno staff di economisti dell'Università Bocconi, coordinato da Maurizio Dallocchio, ordinario di finanza aziendale, di realizzare uno studio fondamentale "Effetti economici di una riduzione delle spese e della produzione di armi" e che è stato presentato alla Prima Conferenza Science for Peace, tenutasi lo scorso novembre.
Si è partiti dalla spesa militare prevista per quest'anno dai Paesi europei. Sono 215 miliardi di euro e su questo stanziamento è stato ipotizzato un abbassamento del 5 per cento, quindi un risparmio molto limitato. Sono stati presi in considerazione solo alcuni paesi, cioè Italia, Francia, Spagna, Gran Bretagna, Germania e Svezia, vale a dire le nazioni che giocano un ruolo di rilievo nell'industria militare e che hanno la spesa maggiore. E ci siamo chiesti che cosa succederebbe nel bilancio di questi Stati se decidessero di "stornare" il 5 per cento della spesa dedicata all'industria militare. Perché sono ben consapevole che l'industria militare, ad alto tasso tecnologico, investe non solo la vita produttiva di un Paese ma anche ne determina lo sviluppo sociale.

I risultati? Il più sorprendente riguarda il Pil che diminuirebbe globalmente di 33 miliardi di euro, che in percentuale fanno lo 0,027 per cento, vale a dire una riduzione insignificante. Anche il tasso di disoccupazione non avrebbe un peso gravoso: per l'Italia non supererebbe i 300 lavoratori. Anche le entrate fiscali non subirebbero una falcidia per lo Stato e l'impatto sul settore della ricerca e dello sviluppo, che varia da nazione a nazione a seconda dell'intervento dello Stato in questo ambito, per l'Italia non arriva al 2 per cento.

Sono proprio un inguaribile idealista se trovo assurdo che i tagli tocchino i bisogni più urgenti della popolazione? La necessità di sfuggire alla sofferenza evitabile oggi è ancora più sentita a causa della situazione di crisi mondiale che agita, anche nelle popolazioni occidentali cresciute nel benessere, lo spettro della povertà. La crisi richiede delle risorse aggiuntive per le urgenze sociali, e dove possiamo ricavarle se non dalle spese militari che assorbono fondi molto elevati?

Per la ricerca contro il cancro, che causa 150 mila morti ogni anno, il nostro Paese spende annualmente l'equivalente di circa 225 milioni di dollari, mentre se ne destinano 20 miliardi per le spese militari. Abbiamo allora più a cuore le armi che i malati in Italia?

venerdì 11 giugno 2010

PITAGORA

Pitagora nacque a Samo nel 572 a.C. Il padre fu un bravo tagliatore di pietre preziose, sufficientemente agiato per potere pagare al figlio, ragazzo intelligente e studioso, eccellenti maestri, i migliori cervelli del tempo: il musicista e poeta Ermodame, suo concittadino, gli scienziati Talete ed Anassimandro, entrambi di Mileto, il filosofo moralista Biante di Priene e, soprattutto, Ferecide di Siro, mitografo e naturalista, un autodidatta formatosi (pare) su testi fenici, con il quale il nostro si accompagnò per sei anni, viaggiando da un'isola all'altra dell'Egeo e visitando i grandi centri commerciali dell'Asia Minore.

Nel 548 a.C., dopo un' ultima visita a Delo, il suo maestro ed amico morì. Pitagora riprese a viaggiare da solo, ininterrottamente per 12 anni, come rappresentante di commercio del padre.In Egitto, offrendo belle coppe cesellate, si accattivò il favore dei sacerdoti egiziani, i quali lo accolsero come uno di loro e gli aprirono i misteri della loro scienza; fu così che il giovane imparò l'egiziano, la geometria, i pesi, le misure, il calcolo con l'abaco, le qualità dei minerali. Si recò, poi, in Fenicia ed in Siria, e nel 539 a.C. lo troviamo a Babilonia , dove i sacerdoti caldei, anch'essi catturati dalla generosità dello studioso samio, gli insegnarono l'astronomia e la matematica.  

Tre anni dopo fu a Creta, dove prese moglie e conobbe Epimenide, una sorta di mago, purificatore ed indovino, che si arrogava il privilegio di un rapporto diretto ed esclusivo con la divinità, e si vantava di avere vissuto molte vite. Ancora un breve soggiorno a Sparta, per studiarvi le leggi ed il calendario; e nel 538 a.C., dopo 18 anni di assenza, eccolo di nuovo a Samo.

Forte delle conoscenze accumulate, Pitagora aprì nell'isola una scuola, che funzionava anche come centro di consulenza scientifica. Con i suoi concittadini, però, i rapporti furono tutt'altro che idilliaci. L'ambizione e la superiorità intellettuale del giovane scienziato non piacevano a nessuno: né ai ricchi arroganti aristocratici, i quali lo disprezzavano per le sue origini borghesi, né agli invidiosi artigiani, i quali lo ignoravano, né allo spregiudicato Policrate, il quale, divenuto il padrone dell'isola, lo snobbava e non gli affidava nemmeno uno dei progetti delle tante opere pubbliche che stavano sorgendo a Samo. L'isola natale cominciava ad andargli ormai troppo stretta: di qui la decisione di trasferirsi a Crotone, da lui conosciuta attraverso la descrizione che gli aveva fornito l'immigrato Democede, diventato suo amico.



        


LEONARDO FIBONACCI

Con altri matematici del tempo, contribuì alla rinascita delle scienze esatte dopo la decadenza dell'ultima parte dell'età classica e del primo Medioevo.

Assieme al padre Guglielmo dei Bonacci (Fibonacci sta infatti per filius Bonacci), facoltoso mercante pisano e rappresentante dei mercanti della Repubblica di Pisa (publicus scriba pro pisanis mercatoribus) nella regione di Bugia in Cabilia (Algeria), passò alcuni anni in quella città, dove studiò i procedimenti aritmetici che studiosi musulmani stavano diffondendo nelle varie regioni del mondo islamico. Qui ebbe anche precoci contatti con il mondo dei mercanti e apprese tecniche matematiche sconosciute in Occidente. Alcuni di tali procedimenti erano stati introdotti per la prima volta dagli Indiani, portatori di una cultura molto diversa da quella mediterranea. Proprio per perfezionare queste conoscenze, Fibonacci viaggiò molto, arrivando fino a Costantinopoli, alternando il commercio con gli studi matematici.

Molto dovette alle opere di Muhammad ibn Musa al-Khwarizmi, Abu Kamil e ai maestri arabi, senza però essere mero diffusore della loro opera. Ritornato in Italia, la sua notorietà giunse anche alla corte dell'imperatore Federico II, soprattutto dopo che risolse alcuni problemi del matematico di corte. Per questo motivo gli fu assegnato un vitalizio che gli permise di dedicarsi completamente ai suoi studi.

A partire dal 1228 non si hanno più notizie del matematico, tranne per quanto concerne il Decreto della Repubblica di Pisa che gli conferì il titolo di "Discretus et sapiens magister Leonardo Bigollo". Fibonacci morì qualche anno dopo presumibilmente a Pisa.

A lui si devono il Liber abaci e la Practica geometriae (con l'applicazione dell'algebra alla soluzione di problemi geometrici); il Liber quadratorum; l'Epistola ad magistrum Theodorum e il Flos super solutionibus quorundam questionum ad numerosum vel ad geometriam vel ad utrumque pertinentium dedicata a Raniero Capacci, cardinale diacono.

I suoi studi furono così importanti che tutt'oggi esiste una pubblicazione periodica dedicata interamente alla sequenza aritmetica da lui elaborata, il "Fibonacci Quarterly". Al matematico è stato anche dedicato un asteroide, 6765 Fibonacci.

giovedì 10 giugno 2010

Otto per mille

Otto per mille: a chi regali i tuoi soldi senza saperlo?
di Alessandro Capricciolitutti

Siamo nel periodo caldo delle dichiarazioni dei redditi, e come ogni anno centinaia di migliaia di contribuenti, attraverso l'inghippo dell'8 per mille, regaleranno i propri quattrini alla Chiesa e alle altre confessioni religiose senza saperlo.

Il meccanismo è apparentemente semplice: ogni cittadino che presenta la dichiarazione dei redditi sceglie di destinare l'8‰ delle sue tasse a uno dei possibili beneficiari, oppure di non darlo a nessuno di loro: ed è proprio qua che sta l'inghippo, perché tutte le quote dell'8 per mille per cui non è stata esercitata alcuna scelta non vengono acquisite al normale gettito fiscale, ma sono ridistribuite tra i sette beneficiari nella proporzione corrispondente alle scelte effettuate da chi ha esercitato l'opzione.

Tanto per fare un esempio pratico, i dati ci dicono che per l'anno 2000 solo il 40% dei contribuenti hanno espresso la volontà di destinare il proprio 8 per mille a qualcuno, mentre il restante 60% (e quindi la maggioranza) non ha operato alcuna scelta.
Badate, non si tratta di una bazzecola: per l'anno 2000 l'importo complessivo dell'8 per mille non esplicitamente destinato ammontava a cinquecento e passa milioni di euro, che in barba a qualsiasi logica non sono stati incamerati dalle casse dell'erario, ma sono stati ridistribuiti tra i sette beneficiari nelle stesse percentuali risultanti dalle scelte di chi aveva esercitato l'opzione: e siccome tra coloro che lo avevano fatto l'87% aveva scelto la Chiesa Cattolica e il 10% lo Stato -per citare i due casi più rilevanti- a costoro sono andati anche, rispettivamente, l'87% e il 10% dell'8 per mille di coloro che non avevano espresso alcuna volontà.

L'effetto perverso del meccanismo, quindi, sta nel fatto che i beneficiari dell'8 per mille ricevono non solo i fondi dei contribuenti che hanno scelto a chi erogarli, ma anche il denaro di coloro che non hanno voluto esprimere alcuna scelta; il che, in poche parole, equivale a dire che non c'è scampo: l'8 per mille dell'IRPEF di ciascun contribuente deve per forza essere destinato a uno di questi sette soggetti, che lui lo voglia oppure no.

Ma c'è di più, e di peggio.

Siccome i contribuenti che non esercitano l'opzione, come abbiamo visto, sono assai più numerosi rispetto a quelli che lo fanno, ciascuno dei sette beneficiari percepisce la maggior parte dei fondi non da chi ha voluto destinarglieli, ma da coloro che non hanno espresso alcuna intenzione.

Ne consegue logicamente che un sacco di gente versa i propri quattrini alla Chiesa -e alle altre confessioni religiose, sia pure in misura inferiore- senza saperlo, in base a un sistema che pare fatto apposta (e probabilmente lo è) per favorire questa inconsapevole erogazione.

Sbalorditi? Non avete ancora letto niente.

Nei prossimi giorni parlerò di come vengono utilizzati i quattrini che la Chiesa e lo Stato ricevono dell'8 per mille: preparatevi, perché ne vedremo delle belle.

** Alessandro Capriccioli è l'autore del blog Metilparaben, ospitato da l'Unità

L'otto per mille, con cui lo Stato italiano devolve l'8‰ del gettito fiscale IRPEF a se stesso, alla Chiesa Cattolica o ad altre confessioni religiose, fu messo a punto dopo il nuovo Concordato del 1984, quando il cattolicesimo cessò di essere religione di Stato e quindi divenne impossibile pagare direttamente gli stipendi del clero con i soldi pubblici come avveniva in precedenza.
Negli anni successivi lo Stato ha siglato accordi analoghi anche con le Assemblee di Dio, con la Chiesa Valdese, con i Luterani, con gli Avventisti e con le Comunità Ebraiche.
10 giugno 2010

Maiale nel mirino

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/maiale-nel-mirino/2128509/1

di Agnese Codignola
Tra il 10 e il 20 per cento dei casi di salmonellosi in Europa è di origine
suina. L'Agenzia per la Sicurezza alimentare di Parma ha annunciato controlli
su tutta la filiera.

Le salmonellosi sono infezioni gastrointestinali altamente contagiose, che
colpiscono ogni anno decine di migliaia di persone con conseguenze talvolta
gravi anche perché, nella maggior parte dei casi, i batteri responsabili sono
resistenti agli antibiotici.
Per lo più sono di origine alimentare, e per questo in Italia ogni volta che
ne viene denunciato un caso scattano controlli (in mense, scuole e attività
commerciali) piuttosto severi.
Ora interviene anche l'Europa che, attraverso la sua Agenzia per la sicurezza
alimentare di Parma (Efsa), ha emanato uno specifico documento per il controllo
della carne di maiale. L'Agenzia ha infatti reso noto che una percentuale di
casi compresa tra il 10 e il 20 per cento origina proprio dai suini, perciò è
necessario intensificare e coordinare gli sforzi di contenimento delle
infezioni e aumentare i controlli sugli allevamenti e sulle filiere, cioè sui
mangimi, sulla macellazione, sullo smaltimento delle carcasse e così via, così
come sulle temperature alle quali avviene il trasporto delle carni, molto
importanti ai fini dell'eliminazione del batterio.
Quello della sicurezza alimentare, del resto, non è un tema solo europeo.
Negli stessi giorni in cui l'Efsa ha dichiarato guerra alla salmonellosi di
origine suina, la Food and Drug Administration statunitense ha lanciato un
programma che porterà all'assunzione di 132 nuovi ispettori alimentari per
controllare cibi di ogni tipo arrivando a spendere 1,4 miliardi di dollari
all'anno.

martedì 8 giugno 2010

Giuseppe

Grazie, Giuseppe.

Grazie per avermi accolto nella tua casa;
grazie per avermi sorriso quando ti dissi che saresti diventato nonno;
grazie per avermi aiutato senza bisogno che te lo chiedessi;
grazie per la fiducia che mi hai sempre accordato;
grazie per la tua disponibilità nei momenti del bisogno;
grazie per essere stato sempre un punto di riferimento per me, per tua figlia e per i tuoi nipoti.

Sono quasi undici anni che non sei più tra noi, ma sei sempre presente nei nostri ricordi.
.
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Giuseppe

Grazie, Giuseppe.

Grazie per avermi accolto nella tua casa;
grazie per avermi sorriso quando ti dissi che saresti diventato nonno;
grazie per avermi aiutato senza bisogno che te lo chiedessi;
grazie per la fiducia che mi hai sempre accordato;
grazie per la tua disponibilità nei momenti del bisogno;
grazie per essere stato sempre un punto di riferimento per me, per tua figlia e per i tuoi nipoti.

Sono quasi undici anni che non sei più tra noi, ma sei sempre presente nei nostri ricordi.
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Per l'alto mare aperto

Per il mio ultimo compleanno ho ricevuto in regalo il libro scritto da Eugenio Scalfari
" Per l'alto mare aperto".

Prevedo che sarà una lettura impegnativa.
Il primo capitolo: "Il viaggio con Diderot"

Notizie in rete su Denis Diderot:
http://it.wikipedia.org/wiki/Denis_Diderot
http://www.filosofico.net/diderot.htm
http://lafrusta.homestead.com/pro_diderot.html

lunedì 7 giugno 2010

La casa dei nonni

La casa dei nonni era il mio punto di riferimento fisso. Era come se fosse casa mia. Potevo entrare, curiosare nei cassetti, mangiare e bere.  Molte volte rimanevo anche a dormire la notte. Chissà perché; non ne ho mai capito il motivo.  Dalla camera a piano terra saliva la scala che con una sola rampa portava direttamente nella camera da letto dei nonni: il lettone matrimoniale, l’armadio. Due finestre alle pareti laterali: una sul cortile interno, l’altra su Via Bervella. Di fronte alla scala la porta per entrate nella camera dove dormiva la zia Maura; uguale alla prima ma con due lettini; da questa camera si arrivava al luogo più interessante, per me, di tutta la casa: la stanza dove il nonno aveva radunato tutto quello che non era più in uso nella vita di ogni giorno e tutto quello che, secondo me, aveva trovato in giro. Non che il nonno facesse il raccogliroba ma tutto quello che, lavorando nei campi o semplicemente camminando, trovava veniva raccolto e portato nella camera oltre quella della zia Maura. Ricordo una scrivania, corde, lampade, sedie, bulloni, viti, chiodi, cianfrusaglie di ogni tipo, spolette di bombe a mano e bossoli di mortaio.
La casa non era alta come quelle di adesso. Il davanzale delle finestre del primo piano era pericolosamente basso anche per un bambino. Un giorno d’inverno, avevo il cappotto, la nonna Maria mi mandò su perché buttassi il granoturco ai polli che razzolavano nel cortile. Con una mano prendevo dal sacco il granoturco e, tenendomi stretto allo stipite con l’altra, lo gettavo nel cortile. - Ancora, di più - mi disse la nonna.  Presi il granoturco con tutte e due le mani unite e lo buttai e volai anch’io giù nel cortile. Mi svegliai che ero disteso sulla tavola della cucina e con il medico che rassicurava tutti: la non eccessiva altezza ed il cappotto  mi avevano salvato: a parte la temporanea perdita dei sensi non avevo nemmeno un graffio,ma era anche il giorno di Sant’Antonio, non quello di Padova, e da allora la nonna Maria mi ricordò sempre di essere devoto e riconoscente al Santo: sono andato parecchie volte a Padova in visita alla tomba di Sant’Antonio.

giovedì 3 giugno 2010

Quale edicola per Jobs


Un interrogativo ormai dilaga: riuscirà l'iPad a dare respiro ai giornali in
crisi? Ma soprattutto: nell'edicola virtuale di Steve Jobs qual è l'idea di
libertà?

Pochi giorni fa Apple ha escluso dall'iPad l'applicazione presentata dal
repubblicano Ari David candidato al Congresso contro il democratico in carica,
Henry Waxman. La motivazione? L'applicazione (cioè il software che gli utenti
possono scaricare dalla rete) ha l'obiettivo di attaccare Waxman e lo fa in
modo troppo rude. Per esempio lo accusa di volere "strangolare le aziende
familiari con insane regole in stile sovietico". Parole troppo dure,
incendiarie, diffamatorie. Di fronte a un crescente malumore della base
(oltreché di Ari David) dopo qualche giorno la Apple ci ripensa e torna sui
suoi passi.
Ma pur ammettendo di avere esagerato il rappresentante di Apple dice: "Non
approviamo le applicazioni dove si attaccano gli individui". Non è la prima
volta che Apple applica criteri censori. Lo ha fatto altre volte nei mesi
scorsi sia sul versante dei contenuti (ha rifiutato un cartoon su Tiger Wood)
sia su quello del software (ha messo al bando dall'iPad un programma
stradiffuso come Flash, di Adobe). La strategia di Steve Jobs sembra dunque
quella di creare uno spazio protetto a cui sono ammessi solo i software
compatibili con il modello di business della casa e le applicazioni che
rispettano certi standard: al bando non solo il porno, ma anche i toni troppo
accesi, gli attacchi personali, gli estremismi di ogni sorta. L'iPad non è
dunque un semplice strumento per l'accesso alla rete, ma si configura come un
mondo a parte a cui si accede solo se si rispettano le sensibilità decise a
Cupertino. È legittimo (forse) ma è anche auspicabile?
Per inciso ricordo che pochi giorni fa Apple ha superatio Microsoft ed è
diventata la società high tech con la maggiore capitalizzazione al mondo. E che
vanta già un sostanziale monopolio sulle vendite di musica online. Supponiamo
che questa egemonia si allarghi alla distribuzione dei giornali. Tutti
d'accordo che sia Steve Jobs (e non la legge) a decidere quali testate possano
apparire sulla sua edicola?
Enrico Pedemonte
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/tutti-in-fila-per-lipad/2127569/15
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