martedì 27 febbraio 2018

ELEZIONI 4 MARZO 2018 - ANCORA SUL TAGLIANDO ANTIFRODE

ELEZIONI 4 MARZO 2018  - ANCORA SUL TAGLIANDO ANTIFRODE

Di seguito links per 3 tutorial su YouTube, di cui 2 ufficiali:

- LE MODALITA' DI VOTO

- LA NUOVA SCHEDA CON TAGLIANDO ANTIFRODE

- ARRIVA ANCHE IL TAGLIANDO ANTIFRODE (TELE RADIO MONTE KRONIO)


ELETTRONICA 3.1 - APPUNTI DI UN PRINCIPIANTE - HEINRICH RUDOLF HERTZ

ELETTRONICA 3.1 - APPUNTI DI UN PRINCIPIANTE  
HEINRICH RUDOLF HERTZ


Heinrich Rudolf Hertz 
(Amburgo, 22 febbraio 1857 – Bonn, 1º gennaio 1894) è stato un fisico tedesco.
Per primo dimostrò sperimentalmente l'esistenza delle onde elettromagnetiche previste teoricamente da James Clerk Maxwell con un apparato di sua costruzione, il dipolo hertziano, in grado di emettere onde radio.
In suo onore, nel sistema internazionale la frequenza è misurata in hertz.

Hertz nacque ad Amburgo, in una famiglia di origini ebraiche convertitasi al Cristianesimo. Suo padre era consigliere della città e sua madre figlia di un medico. 
Durante la frequenza dell'università a Berlino mostrò un'attitudine per le scienze e le lingue, imparando l'arabo ed il sanscrito. Studiò scienze ed ingegneria nelle città tedesche di Dresda, Monaco di Baviera e Berlino. Fu anche studente di Gustav Robert Kirchhoff ed Hermann von Helmholtz.
Laureatosi nel 1880 rimase un pupillo di Helmholtz fino al 1883 quando ottenne la posizione di lettore di fisica teorica all'università di Kiel. Nel 1885 ricevette la cattedra all'Università di Karlsruhe e nello stesso periodo compì la scoperta delle onde elettromagnetiche (per un certo tempo denominate: onde hertziane). 
In seguito ad un primo esperimento eseguito da Michelson nel 1881 (anticipatore del più celebre esperimento di Michelson-Morley del 1887) che escludeva l'esistenza dell'etere, egli riformulò le equazioni di Maxwell per tenere conto della novità.
Con un esperimento egli dimostrò che dei segnali elettrici potevano essere inviati attraverso l'aria, come già predetto da James Clerk Maxwell e Michael Faraday e pose le basi per l'invenzione della radio. 
Egli scoprì inoltre l'effetto fotoelettrico (la cui spiegazione teorica fu successivamente elaborata da Albert Einstein) osservando che oggetti elettricamente carichi perdevano la carica se esposti alla luce ultravioletta. 
Morì per granulomatosi di Wegener all'età di trentasei anni a Bonn, in Germania. 
Era lo zio di Gustav Ludwig Hertz vincitore del Premio Nobel per la fisica nel 1925. Il figlio di quest'ultimo, Carl Hellmuth Hertz, fu uno dei padri dell'ecografia medica. 

ELETTRONICA 3 - APPUNTI DI UN PRINCIPIANTE - FREQUENZA

ELETTRONICA 3 - APPUNTI DI UN PRINCIPIANTE - FREQUENZA

Nella fig. 26 riportiamo il grafico di un periodo della tensione alternata, che, come potete vedere, raffigura una sinusoide composta da una semionda positiva e da una semionda negativa.
Il numero delle sinusoidi che si ripetono nel tempo di 1 secondo viene chiamata frequenza e viene espressa con la sigla Hz, che significa Hertz
Se guardate l'etichetta apposta su un contatore di casa vostra troverete indicato 50 Hz oppure p/s 50 che significa periodo in 1 secondo. 
Questo numero sta ad indicare che la tensione che noi utilizziamo per accendere le nostre lampadine cambia di polarità 50 volte in 1 secondo.
Una variazione di 50 volte in 1 secondo è talmente veloce che il nostro occhio non riuscirà mai a notare il valore crescente o decrescente delle semionde.
Misurando questa tensione con una voltmetro la lancetta non devierà mai da un minimo ad un massimo, perché le variazioni sono troppo veloci rispetto all' inerzia della lancetta.
Solo uno oscilloscopio ci permette di visualizzare sullo schermo questa forma d'onda (vedi fig. 30).





La FREQUENZA si misura in HERTZ:




Link:

ELETTRONICA 2.1 - ALESSANDRO VOLTA

ALESSANDRO VOLTA

Alessandro Giuseppe Antonio Anastasio Volta 
(Como, 18 febbraio 1745 – Como, 5 marzo 1827) 
è stato un ingegnere, chimico e fisico italiano, conosciuto soprattutto per l'invenzione del primo generatore elettrico mai realizzato, la pila, e per la scoperta del metano

Per saperne di più su Wikipedia

e su Enciclopedia Treccani..........

La prima pila fu ideata e costruita da Alessandro Volta, che ne dette notizia alla Royal Society di Londra il 20 marzo 1800. Volta pervenne a tale realizzazione nel corso delle sue celebri esperienze sulla differenza di potenziale insorgente al contatto fra conduttori diversi (effetto Volta): precisamente constatò che in un circuito costituito da conduttori metallici e da conduttori elettrolitici scorreva una corrente elettrica (che invece non scorreva in un circuito di soli conduttori metallici). 
L’invenzione della pila costituì una tappa fondamentale nello sviluppo dell’elettrologia; per la prima volta, infatti, si veniva a disporre di un apparecchio capace di far scorrere apprezzabili correnti elettriche in un circuito (sino ad allora si disponeva soltanto delle macchine elettrostatiche, assai poco efficienti come generatori di corrente).
Il dispositivo di cui Volta dette notizia, chiamato pila di Volta a colonna, era costituito (fig. 1) da un certo numero di coppie di dischi di rame a e di zinco c separati da dischi di panno b imbevuto di acqua acidulata; ogni terna disco di rame-disco di panno-disco di zinco costituiva un elemento (in seguito detto elemento voltaico), con una forza elettromotrice (f.e.m.) di circa 1 volt. Il funzionamento era però irregolare, in quanto i dischi di panno, premuti dai dischi sovrastanti, facevano scolare l’acqua acidulata lungo la colonna; Volta, per ovviare a tale inconveniente, realizzò un altro dispositivo, la pila a tazze, in cui ogni elemento era costituito (fig. 2) da un elettrodo di rame e uno di zinco, immersi in un recipiente contenente acqua acidulata; i vari elementi erano collegati in serie, l’elettrodo di zinco di un elemento essendo connesso con quello di rame dell’elemento successivo. In un circuito esterno collegato ai due elettrodi liberi della serie (poli o morsetti della pila) si ha passaggio di corrente, diretta dall’elettrodo libero di rame (polo positivo, a potenziale maggiore dell’altro) all’elettrodo libero di zinco (polo negativo, a potenziale minore dell’altro); l’intensità della corrente si riduce però rapidamente col passare del tempo, sino ad annullarsi, in conseguenza dell’insorgere di una forza controelettromotrice/">controelettromotrice di polarizzazione, dovuta all’elettrolisi operata dalla corrente che percorre ogni elemento dall’elettrodo di zinco verso quello di rame.

Fig. 1

Fig. 2














domenica 25 febbraio 2018

ELETTRONICA 2 - APPUNTI DI UN PRINCIPIANTE - TENSIONE

ELETTRONICA 2 - appunti di un principiante -

TENSIONE ELETTRICA - unità di misura VOLT

Qualsiasi pila  ha un elettrodo positivo ed un elettrodo negativo perché all'interno del suo corpo esiste uno squilibrio di elettroni.   (vedi Elettronica 1)
Questo squilibrio di cariche positive e negative genera una una tensione che si misura in volt.
Una pila da 9 volt ha uno squilibrio di elettroni sei volte maggiore rispetto ad una pila da 1,5 volt.
Una batteria da 12 volt avrà uno squilibrio di elettroni otto volte maggiore rispetto ad una pila da 1,5 volt.

Per spiegare il valore di queste differenze utilizzeremo ancora gli elementi acqua aria. Una pila da 1,5 volt può essere paragonata a due recipienti molto bassi: uno pieno d'acqua (negativo) ed uno pieno d'aria (positivo). Se li colleghiamo tra loro avremo un flusso d'acqua molto modesto perché la differenza di potenziale risulta alquanto ridotta (vedi figura 13 e 14). 
Una pila da 9 volt è paragonabile a un recipiente la cui altezza risulta sei volte maggiore rispetto al recipiente da 1,5 volt, quindi se colleghiamo tra loro il il recipiente negativo con il recipiente positivo avremo maggior flusso d'acqua perché la differenza di potenziale è maggiore. 
Come per le misure dei pesi, che possono essere espressi in kilogrammi, quintali, tonnellate e in ettogrammi e milligrammi anche l'unità di misura volt può essere espressa con i suoi multipli chiamati 
MEGAVOLT 
KILOVOLT

oppure con i suoi sottomultipli chiamati 

MILLIVOLT
MICROVOLT
NANOVOLT

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°






TENSIONI CONTINUE ED ALTERNATE

Abbiamo spesso sentito parlare di tensioni continue e tensioni alternate, ma prima di spiegare la differenza che intercorre tra una e l'altra possiamo dire che:

la tensione continua si preleva da: 
pile, accumulatori, cellule solari 
la tensione alternata si preleva da: 
alternatori e  trasformatori. 

Alimentando una lampadina con una tensione continua prelevata da una pila o da un accumulatore (vedi figura 19), avremo un filo con polarità negativa ed un filo con polarità positiva, quindi gli elettroni scorreranno sempre in un'unica direzione, cioè da un filo negativo verso il filo positivo con una tensione costante.
Alimentando una lampadina con una tensione alternata di 12 volt prelevata da un alternatore o da un trasformatore (vedi figura 20) non avremo più un filo negativo ed un filo positivo perché la popolarità su due fili cambierà continuamente.
Vale a dire che alternativamente nei due fili scorrerà una tensione negativa che diventerà positiva per ritornare negativa e poi nuovamente positiva ecc., quindi gli elettroni scorreranno una volta in un senso ed una volta in senso opposto. L'inversione della polarità sui due fili non avviene bruscamente, cioè non si ha un'improvvisa inversione di polarità da 12 volt positivi a 12 volt negativi o viceversa, ma in modo graduale.
Vale a dire che il valore di una tensione alternata parte da un valore di 0 volt per aumentare gradualmente 1,2,3 ecc. volt positivi fino raggiungere il suo massimo picco positivo di 12 volt, poi inizia a scendere a 11,10,9 ecc. volt positivi fino a ritornare sul valore iniziale di 0 volt
A questo punto la sua popolarità si inverte e sempre in modo graduale aumenta a 1,2,3 ecc. volt negativi fino a raggiungere il suo massimo picco negativo di 12 volt, poi inizia a scendere a 11,10,9 ecc. volt negativi fino a ritornare sul valore iniziale di 0 volt (vedi figura 26).
Questo ciclo da positivo a negativo si ripete all'infinito.








Nella prossima lezione affronteremo la frequenza che si misura in HERTZ.
++++++++++

Link: ELETTRONICA 1

LE BOLLETTE ELETTRICHE NON PAGATE SARANNO (IN PARTE) A CARICO DEGLI ALTRI UTENTI.. Il Sole 24 Ore

Da IL SOLE 24 ORE

Le bollette elettriche non pagate saranno (in parte) a carico degli altri utenti.

Si stima attorno al miliardo di euro l’insoluto totale delle bollette elettriche non pagate dai morosi, non i morosi che oggi s’inteneriscono per San Valentino ma quelli di ben altra specie che evadono la fattura della corrente. 
Al posto loro ne pagheranno una parte tutti gli altri consumatori elettrici, quelli che saldano con regolarità il conto della luce.
L’hanno stabilito ricorsi e sentenze del Tar e del Consiglio di Stato, e l’Autorità dell’energia ha formalizzato: sarà distribuita fra tutti i consumatori una prima fetta di “oneri generali” elettrici pari a circa 200 milioni arretrati.
Diverse aziende elettriche erano entrate in crisi, e qualcuna aveva addirittura dovuto chiudere i battenti, quando si è trattato di saldare ai fornitori alcune voci parafiscali della bolletta che erano state fatturate ai consumatori ma non erano state incassate. Altre aziende erano state colpite da politiche commerciali poco indovinate.
In sostanza, sulle bollette della corrente già cariche di risarcimenti, di oneri, di voci e di incentivi si aggiunge un nuovo capitolo, ovvero saremo noi consumatori a rimborsare alle società elettriche di distribuzione della luce una parte del buco creato negli oneri parafiscali delle aziende in crisi da chi evade la bolletta della corrente.
Una delibera dell’Autorità dell’energia, appena ribattezzata Arera da quando ha rilevato oltre agli acquedotti anche l’area rifiuti, ha stabilito come ripartire fra tutti gli oneri generali di sistema, una parte parafiscale della fattura elettrica, non pagati dai consumatori morosi. Insomma, una socializzazione di una fetta degli insoluti.

Aziende elettriche in crisi
Diverse società del mercato libero avevano traballato e qualcuna esposta alla drammatica crescita delle bollette non pagate aveva addirittura dovuto chiudere, a cominciare, anni fa, dall’Esperia creata dall’imprenditore Filippo Giusto. Ma il mancato pagamento delle bollette e in alcuni casi anche politiche commerciali poco indovinate nei mesi scorsi avevano buttato fuori dal mercato un plotone di altre società fra le quali un nome forte come Gala, l’azienda di vendita di energia più esposta al fenomeno dei mancati pagamenti.

Morosità miliardaria
Quant’è il valore da saldare? Per ora è impossibile dare una cifra esatta: le morosità complessive rivendicate dalle società elettriche ammontano a cifre superiori al miliardo di euro, ma per ora questa delibera sfilerà dalle nostre tasche una prima fetta di circa 200 milioni.
Altre delibere ancora allo studio dovrebbero essere messe a punto nei prossimi mesi per completare le procedure con cui noi consumatori rimborseremo ciò che non è stato pagato dai furbetti della bolletta.
Alcuni dati però sono sicuri. Nel 2016 il controvalore complessivo del mercato finale dell’elettricità si aggirava sui 61 miliardi di euro (fonte: «Electricity Market Report», Politecnico di Milano, ottobre 2017).
Per quello stesso anno l’Autorità dell’energia, delle reti e dell’ambiente aveva censito richieste di distacchi per morosità per il 2,8% dei consumatori del segmento “maggior tutela” (quello con le tariffe regolate dallo Stato). Sul mercato libero nel 2016 il numero di contatori sigillati per mancato pagamento era arrivato addirittura al 4,7%, il 5,8% di richieste di distacco per i consumatori non domestici come i negozi e gli uffici. (fonte: «Monitoraggio retail», autorità Arera, 2017).

Il canone Rai
Gli oneri generali in bolletta, tra i quali gli incentivi alle fonti rinnovabili e agli “energìvori”, sono pagati dai consumatori ai venditori di corrente, i quali poi devono rigirarli alle società di distribuzione elettrica che consegnano i chilowattora ai consumatori tramite i fili elettrici.
Il problema dei morosi e delle aziende di vendita in crisi si era presentato con l’imposta radio tv (il cosiddetto canone Rai). Il canone dei consumatori morosi non poteva essere pagato dalle società di vendita che fatturavano le bollette non incassate. È stato necessario intervenire con un atto normativo.
Lo stesso si è ripetuto con gli oneri. I fornitori di energia si accollavano gli oneri non riscossi dai clienti finali. Dovevano cioè versarli ai distributori anche se non incassati.
Ci sono stati ricorsi e sentenze finché il Consiglio di Stato ha deciso: l’obbligato al versamento degli oneri di sistema è il cliente finale.

Il turismo delle bollette
Il fenomeno delle morosità è più ricorrente nel Mezzogiorno ed è più forte sul mercato libero, dove si può cambiare fornitore di corrente con un clic del mouse. Viene chiamato “turismo dell’elettricità”, e si basa sul fatto che prima di poter portare a conclusione la sigillatura del contatore ci vogliono carriolate di bollette non pagate. Il “furbetto della bolletta” straccia un po’ di bollette bimestrali e prima che si attivi la procedura di recupero credito cambia vittima, cioè cambia società di fornitura elettrica, con la quale ricomincia.
Il fenomeno sarà frenato quando saranno disponibili i dati su noi consumatori raccolti nella banca dati del Sii, il Sistema informativo integrato, nel quale le società elettriche potranno consultare se il nuovo cliente è corretto oppure se è un fuggitivo delle bollette non saldate .
Un fenomeno simile accade per esempio con i telefonini, con la differenza che nel segmento elettrico non ci sono ancora i contratti prepagati e soprattutto che alla base della fornitura ci sono i costi orgogliosi dell’energia realmente prodotta da una centrale elettrica alimentata con un combustibile costoso.

Alcuni commenti
Ecco Massimo Bello, presidente dell’Aiget, l’associazione dei grossisti e rivenditori di energia: «Il nuovo assetto dovrà evitare che chi svolge un puro servizio di incasso per il sistema (ovvero i fornitori di energia) si ritrovino a sostenere un costo improprio. Qualsiasi iniziativa in tal senso, come i recenti provvedimenti dell’Arera, va nella direzione giusta». Aggiunge Marco Bernardi, presidente di Illumia, una delle aziende del mercato libero: «Il principio secondo il quale le aziende che vendono energia elettrica non saranno più chiamate a riscuotere parti della bolletta, su cui tra l’altro non hanno mai avuto né controllo né vantaggi, è un primo importante passo verso una modalità che rispecchi appieno le responsabilità dei soggetti della filiera: venditori e distributori».
Protestano alcune associazioni dei consumatori. «Quando ci sono da socializzare i profitti si chiamano in causa le aziende, quando invece si devono spalmare i debiti si chiama il consumatore», afferma Luigi Gabriele dell’assocazione Codici; «questa delibera sarebbe solo un incentivo per non perseguire i furbetti del quartierino», aggiunge Marco Vignola dell’Unione nazionale dei consumatori.
I dettagli secondo l’Autorità dell’energia
L’Autorità dell’energia, delle reti e dell’ambiente (Arera) specifica che «il provvedimento citato (deliberazione 50/2018) riguarda solo una particolare casistica, limitata numericamente, e solo una parte degli oneri generali di sistema previsti per legge. In particolare, il riconoscimento individuato dall’Autorità per i soli distributori è parziale e attiene ai soli oneri generali di sistema già da loro versati ma non incassati da quei venditori con cui, a fronte della inadempienza di questi ultimi, i distributori hanno interrotto il relativo contratto di trasporto di energia, di fatto sospendendo così a tali soggetti la possibilità di operare nel mercato dell'energia». Il meccanismo, parziale e circoscritto finalizzato a garantire il gettito degli oneri di sistema da assicurare per legge, «che l’Autorità ha strutturato in tal modo per adempiere ad una serie di sentenze della giustizia amministrativa che hanno annullato le precedenti disposizioni dell’Autorità in tema. La regolazione precedente imponeva ai venditori la prestazione di garanzie finanziarie in favore delle imprese distributrici anche a copertura degli oneri generali di sistema. Le pronunce della giustizia amministrativa sostengono che la legge pone in capo esclusivamente ai clienti finali, e non alle imprese di vendita, ne ai percettori degli incentivi, gli oneri generali di sistema, con la conseguenza che l’Autorità non avrebbe il potere di imporre il citato sistema di garanzie alle imprese di vendita negando che il rischio di mancato incasso degli oneri generali di sistema da parte dei clienti finali sia dei venditori».

LINK:
Sole 24 Ore
http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2018-02-14/bolletta-elettrica-non-pagata-ora-oneri-parafiscali-sono-carico-tutti-084105.shtml?uuid=AEffypzD


ELEZIONI 4 MARZO 2018 - TAGLIANDO ANTIFRODE

Staccare il tagliando antifrode e controllare il codice alfanumerico: così si vota ai tempi del Rosatellum

La novità della legge elettorale che introduce un altro scoglio


Se n'è parlato poco o nulla, ma c'è una novità per i cittadini che il 4 marzo si recheranno alle urne per le elezioni politiche. È nel testo della legge elettorale, il Rosatellum, all'articolo 1 comma 18 che riscrive l'articolo 31 del Dpr 361/1957. Quest'ultimo, al comma sei, prevede nella sua nuova versione che ogni scheda elettorale sia "dotata di un apposito tagliando rimovibile dotato di codice progressivo alfanumerico generato in serie, denominato "tagliando antifrode", che è rimosso e conservato dagli uffici elettorali prima dell'inserimento della scheda nell'urna".
Tradotto: la nuova legge elettorale, secondo molti già complessa sotto diversi aspetti, aggiunge una ulteriore "complicazione" nell'espressione del voto da parte dei cittadini, rendendola certamente meno immediata dal punto di vista pratico.
La novità è stata introdotta con un emendamento durante l'approvazione del Rosatellum presentato dai deputato Pd Paolo Coppola e Sergio Boccadutri: l'obiettivo del talloncino è quello di contrastare il voto di scambio che avviene tramite schede precompilate.
Con la novità introdotta, per gli elettori non basterà recarsi al seggio, porre una croce sul simbolo del proprio partito e poi inserire la scheda nell'urna. Non più: dovranno prima staccare il tagliando antifrode dalla scheda, controllare che il numero progressivo sia lo stesso annotato prima della consegna e, solo successivamente porre la scheda nell'urna. Una passeggiata, insomma.
 -----------------

 18. L'articolo 31 del decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957 e' sostituito dal seguente:

«Art. 31. - 1. Le schede sono di carta consistente, sono fornite a cura del Ministero dell'interno con le caratteristiche essenziali del modello descritto nelle tabelle A-bis e A-ter allegate al presente testo unico e riproducono in fac-simile i contrassegni delle liste regolarmente presentate, secondo le disposizioni di cui all'articolo 24. I contrassegni devono essere riprodotti sulle schede con il diametro di centimetri tre.

2. La scheda reca i nomi e i cognomi dei candidati nel collegio uninominale, scritti entro un apposito rettangolo, sotto il quale e' riportato, entro un altro rettangolo, il contrassegno della lista cui il candidato e' collegato. A fianco del contrassegno, nello stesso rettangolo, sono elencati i nomi e i cognomi dei candidati nel collegio plurinominale secondo il rispettivo ordine di presentazione.

3. Nel caso di piu' liste collegate in coalizione, i rettangoli di ciascuna lista e quello del candidato nel collegio uninominale sono posti all'interno di un rettangolo piu' ampio. All'interno di tale rettangolo piu' ampio, i rettangoli contenenti i contrassegni delle liste nonche' i nomi e i cognomi dei candidati nel collegio plurinominale sono posti sotto quello del candidato nel collegio uninominale su righe orizzontali ripartite in due rettangoli.

4. La larghezza del rettangolo contenente il nome e il cognome del candidato nel collegio uninominale e' doppia rispetto alla larghezza dei rettangoli contenenti il contrassegno nonche' i nomi e i cognomi dei candidati nel collegio plurinominale. L'ordine delle coalizioni e delle liste e' stabilito con sorteggio secondo le disposizioni dell'articolo 24.

5. Nella parte esterna della scheda, entro un apposito rettangolo, e' riportata in carattere maiuscolo la seguente dicitura: "Il voto si esprime tracciando un segno sul contrassegno della lista prescelta ed e' espresso per tale lista e per il candidato uninominale ad essa collegato. Se e' tracciato un segno sul nome del candidato uninominale il voto e' espresso anche per la lista ad esso collegata e, nel caso di piu' liste collegate, il voto e' ripartito tra le liste della coalizione in proporzione ai voti ottenuti nel collegio".

6. Ogni scheda e' dotata di un apposito tagliando rimovibile, dotato di codice progressivo alfanumerico generato in serie, denominato "tagliando antifrode", che e' rimosso e conservato dagli uffici elettorali prima dell'inserimento della scheda nell'urna».

19. All'articolo 58 del decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957 sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al primo comma, dopo le parole: «scheda e» sono inserite le seguenti: «, annotato il codice progressivo alfanumerico del tagliando antifrode,»;

b) il secondo comma e' sostituito dal seguente:

«L'elettore, senza che sia avvicinato da alcuno, esprime il voto tracciando con la matita sulla scheda un segno, comunque apposto, sul rettangolo contenente il contrassegno della lista e i nominativi dei candidati nel collegio plurinominale. Il voto e' valido a favore della lista e ai fini dell'elezione del candidato nel collegio uninominale»;

c) dopo il secondo comma e' inserito il seguente:

«Nei casi in cui il segno sia tracciato solo sul nome del candidato nel collegio uninominale, i voti sono validi a favore della lista e ai fini dell'elezione del candidato nel collegio uninominale. Nel caso di piu' liste collegate in coalizione, i voti sono ripartiti tra le liste della coalizione in proporzione ai voti ottenuti da ciascuna nel collegio uninominale»;

d) al terzo comma, le parole: «e pone la scheda stessa nell'urna» sono sostituite dalle seguenti: «, stacca il tagliando antifrode dalla scheda, controlla che il numero progressivo sia lo stesso annotato prima della consegna e, successivamente, pone la scheda senza tagliando nell'urna».

 LINK:

http://www.huffingtonpost.it/2018/02/16/staccare-il-tagliando-antifrode-e-controllare-il-codice-alfanumerico-cosi-si-vota-ai-tempi-del-rosatellum_a_23363692/

ELEZIONI DEL 4 MARZO 2018

ELEZIONI DEL 4 MARZO 2018

Domenica 4 marzo 2018 i cittadini italiani sono chiamati alle urne per eleggere il nuovo parlamento. Si vota dalle 7 alle 23 e lo spoglio inizierà subito alla chiusura delle urne.

Inoltre i cittadini di Lazio e Lombardia saranno chiamati anche ad eleggere il nuovo presidente della Regione e i Consigli regionali. Lo spoglio per le regionali inizierà alle 15 di lunedì 5 marzo.
--------------------
 
Per l'elezione del nuovo Parlamento sarà utilizzata per la prima volta la nuova legge elettorale, il cosiddetto Rosatellum.

Oltre ai parlamentari eletti all'estero (12 deputati e 6 senatori), saranno eletti con metodo maggioritario in singoli collegi uninominali un terzo dei parlamentari (232 deputati e 116 senatori) mentre con metodo proporzionale i restanti due terzi (386 deputati e 193 senatori).

Ogni elettore avrà due schede, una per la Camera (scheda rosa) e una per il Senato (scheda gialla). Con la scheda rosa l'elettore darà il suo voto sia per il candidato uninominale che per le liste che concorrono nella parte plurinominale per la Camera, così come la scheda gialla servirà per dare sia il voto uninominale che plurinominale del Senato.

In entrambi i casi, la scheda è divisa in rettangoli: nella parte superiore di ogni rettangolo è riportato nome e cognome del candidato uninominali; nella parte inferiore la liste o le liste che lo supportano.

L'elettore può votare nei seguenti modi:
- tracciando un segno su una delle liste: in questo caso il voto si trasferisce al candidato uninominale   a cui la lista è collegata;
- tracciando un segno sia sul nome del candidato uninominale che su una delle liste a lui collegate;
- tracciando un segno solo sul nome del candidato uninominale.

In quest'ultimo caso ci sono due possibilità:
- se il candidato è sostenuto da una sola lista (è il caso del Movimento 5 Stelle), il voto si trasferisce anche alla lista;
- se il candidato è sostenuto da più liste (è il caso delle coalizioni di centrodestra e centrosinistra): tutti i voti dati al singolo candidato uninominale vengono distribuiti tra le liste che lo sostengono, proporzionalmente ai voti presi in quel collegio elettorale.

È VIETATO IL VOTO DISGIUNTO
Non si può votare per una lista e per un candidato uninominale non collegato a quella lista. In questo caso il voto viene annullato.


LINK:
http://www.repubblica.it/politica/2018/02/19/news/elezioni_2018_politiche_e_regionali_come_si_vota-189219305/?refresh_ce


Ecco cosa dice il manuale elettorale:
Ogni elettore dispone di un unico voto, che si esprime tracciando un segno, comunque apposto, nel rettangolo contenente il contrassegno della lista prescelta e i nomi dei candidati nel collegio plurinominale.In tal caso il voto è valido anche ai fini dell’elezione del candidato nel collegio uninominale collegato alla lista votata. Il voto è valido anche se sono apposti due segni: uno sul nome del candidato del collegio uninominale e uno sul contrassegno, o comunque entro il rettangolo in cui esso è contenuto, di una lista collegata. Se l’elettore traccia il segno solo sul nome del candidato al collegio uninominale, il voto è valido anche ai fini dell’elezione del candidato nel collegio plurinominale della lista collegata e, nel caso di liste collegate in coalizione, i voti sono ripartiti tra le liste della coalizione in proporzione dei voti ottenuti da ciascuna nel collegio uninominale. Non è prevista l’espressione di preferenze.

INFORMAZIONI DI BASE SULLA PROTEZIONE DEI DEPOSITI

INFORMAZIONI DI BASE SULLA PROTEZIONE DEI DEPOSITI
ai sensi dell'art.3 del D.Lgs. 15/2/2016 n. 30

(se vuoi legge l'art.3  clicca qui)

Attuazione della direttiva 2014/49/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014.

(per scaricarla in formato pdf clicca qui)

-------------------------------------------------------

Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi

Contatti:  tel.: 0039 06-699861

                fax.: 0039 06-6798916

                Pec.: segreteriagenerale@pec.fitd.it

                mail: infofitd@fitd.it

                www.fitd.it

-----------------

 



 

 


venerdì 16 febbraio 2018

ADDIO MONETE DA 1 E 2 CENTESIMI DI EURO

Addio monete da 1 e 2 centesimi, sospeso il conio. Cosa cambia.

Sospensione della fabbricazione in Italia delle monetine da 1 e 2 centesimi di euro a partire dal 1° gennaio 2018




La conversione in legge del decreto n° 50/2017 ha ufficializzato, a partire dallo scorso gennaio, la sospensione del conio delle monete da 1 e da 2 centesimi. Le monete in circolazione avranno comunque valore legale anche nel periodo di sospensione, ed è previsto che l’importo del prezzo venga arrotondato “a tutti gli effetti” per eccesso o per difetto, al multiplo di cinque centesimi più vicino.
Nel caso in cui invece un prezzo dovesse essere pagato tramite carta di credito, bancomat e simili, questa regola non si applicherà perché il pagamento elettronico rispecchierà quanto previsto, senza arrotondamenti.
È indubbio che si tratta di monete non facilmente utilizzabili; spesso ce le ritroviamo a riempirci il portafoglio, ma nella maggioranza dei casi non vengono accettate neanche dalle macchinette per la sosta dell’auto o da quelle che distribuiscono merende, bibite e caffè. Inoltre, la sospensione del conio di queste monete potrebbe comportare un risparmio di 20 milioni di euro da usare per l’ammortamento dei titoli di Stato.
Il rovescio della medaglia, segnala Altroconsumo, potrebbe riguardare l’arrotondamento dei prezzi. Ma da questo punto di vista la norma disciplina fin da subito le caratteristiche precise dell’arrotondamento. Va precisato comunque che l’arrotondamento deve riguardare solo i pagamenti in contanti e dunque quando si paga con una carta o con lo smartphone, i centesimi resteranno.

martedì 13 febbraio 2018

DURER e BRUEGHEL

DURER e BRUEGHEL.

Oggi, Nonno Kucco ha fatto confusione fra i due pittori e pubblica questo post per rimediare all'errore.


******************************
DURER
(1471 - 1528)


Albrecht Durer, il più  importante artista tedesco del Rinascimento e uno dei più grandi di ogni tempo, era nato a Norimberga in Germania il 21 maggio 1471 da Albrecht detto il Vecchio -  per distinguerlo dal celebre figlio - e da Barbara Holper, terzo di una lunga serie di ben diciotto figli. Solo tre di questi però raggiungeranno l'età matura, tre maschi, Albrecht, Endres e Hans che diverrà anch'egli pittore e morirà Cracovia ricoprendo l'incarico di pittore di corte del re Sigismondo I di Polonia. 
Il padre di Durer non era originario di Norimberga ma vi era giunto, ventottenne, dopo un lungo periodo di formazione in cui aveva viaggiato attraverso la Germania e la regione delle Fiandre, proveniente dalla lontana Ungheria. Non conosciamo le origini della famiglia di Albrecht il Vecchio, ma non è escluso che risalisse a quelle famiglie di sassoni che in gran numero erano emigrate nel corso dei secoli verso le regioni transilvane  e la cui eredità culturale culturale è avvertibile ancora ai nostri giorni.
(dal saggio di Costantino Porcu)

Altre notizie: 

Albrecht Dürer, in italiano arcaico noto come Alberto Duro o ancora Durero, è stato un pittore, incisore, matematico e trattatista tedesco. Figlio di un ungherese, viene considerato il massimo esponente della pittura tedesca rinascimentale. 
Nascita: 21 maggio 1471, Norimberga, Germania
Decesso: 6 aprile 1528, Norimberga, Germania
Periodi: Northern Renaissance, Rinascimento, Rinascimento tedesco
Coniuge: Agnes Dürer (s. 1494–1528)
Sepoltura: Johannisfriedhof Nurnberg, Norimberga, Germania
 
Autoritratto con pelliccia, 1500, 67×49 cm, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera


L'adorazione dei magi - Olio su tavola, cm.100x114. Firenze, Galleria degli Uffizi.  

 


Il cavaliere, la morte e il diavolo, 1513, incisione a bulino su lastra di rame, 15×10 cm, Staatliche Kunsthalle, Karlsruhe

Leprotto, 1502, Albertina, Vienna

Il grande tappeto erboso, 1503, acquerello e guazzo su carta, 41 x 31,5 cm, Graphische Sammlung Albertina, Vienna
 *****************************

BRUEGHEL 
((Breda, 1525/1530 circa – Bruxelles, 5 o 9 settembre 1569)

Pieter Brueghel è il capostipite di una delle principali dinastie fiamminghe di pittori. Le sue opere costruiscono una saga di villaggi, di paesani, di feste, di santi immersi in una visione della Natura di sapore preromantico, nutrita di fantasia, di fascino e di tutte le suggestioni di un mondo profondamente diverso e lontano dalla compostezza formale, dall'equilibrio e dalla sintesi classiche delle esperienze italiane. Gli anni di Brueghel sono gli anni in cui in Italia si confrontano Michelangelo e Leonardo, gli anni di Palladio, di Tiziano. È il periodo della linea aulica, della sconvolgente sublimazione dell'uomo nei suoi bagliori di perfezione, di sintesi formale, di equilibrio. La fase matura del Rinascimento italiano, e delle riflessioni immediatamente successive, è il contraltare di un mondo nordico, umano, grottesco, che esplora se stesso nei suoi aspetti più biechi, volgari, popolari caricandoli di valori simbolici, e proponendoli col distaccato disincanto. La critica, i contemporanei, gli storici lo videro contadino e poi borghese, bigotto e libertino, ritrattista del popolo, paesaggista, pittore di genere e fine umanista capace di costruire sofisticate macchine da interpretare, piene di simboli e di tutte corrispondenze.
(dal saggio di Pietro Allegretti)

 Altre notizie:

Pieter Bruegel o Brueghel è stato un pittore olandese. È generalmente indicato come il Vecchio per distinguerlo dal figlio primogenito, Pieter Bruegel il Giovane. 
Decesso: 9 settembre 1569, Regione di Bruxelles-Capitale, Belgio
Periodi: Northern Renaissance, Rinascimento, Pieno Rinascimento fiammingo e olandese, Barocco
Coniuge: Mayken Coecke (s. 1563–1569)
Luogo di sepoltura: Chiesa di Notre-Dame de la Chapelle, Bruxelles, Belgio
 
Paesaggio invernale con trappole per uccelli

Lotta fra Quaresima e Carnevale

Giochi di bambini

La torre di Babele

I cacciatori nella neve
 
 

lunedì 12 febbraio 2018

DIALETTO FERRARESE

ITALIANO E DIALETTO - Dialetto ferrarese


Il termine “dialetto” rispecchiava il «linguaggio che adopera la madre, il babbo e voi stessi quando parlate e quello che adopero io stesso in questo momento nel farvi lezione».
Così scriveva il professor Carlo Azzi, insegnante del ginnasio di Ferrara, autore di un manuale di «esercizi preparatori alla lettura» per la scuola elementare stampato a Ferrara nel 1860, poco tempo dopo l’unità nazionale, dalla Regia Tipografia Bresciani. 
Come in tutta la Penisola, in quegli anni a Ferrara si parlava, anche a scuola, prevalentemente il dialetto, così Azzi assecondò la necessità di uno strumento adatto a far apprendere «una specie di dialetto comune che si chiama lingua nazionale», una sorta di vocabolario “bilingue” con esercizi pratici da eseguire in dialetto. Ma non tutti parlavano il “nostro” dialetto, avvertiva l’insegnante: era sufficiente spostarsi poco lontano, per esempio «alla fiera di un paese distante venti miglia», per ascoltare una parlata diversa.

I dialetti del Ferrarese, appartenenti al gruppo gallo-italico e classificati come “emiliano-orientali”, si suddividono infatti in quattro varianti: 
- il ferrarese di città e dell’area costeggiante il Po di Volano comprendente Denore, Final di Rero, Migliarino, Ostellato, Migliaro e, in parte, Codigoro; 
- i dialetti rivieraschi orientali parlati a Ro, Guarda, Alberone, Cologna, Berra, Serravalle; 
- i dialetti meridionali, a sud di una immaginaria linea che unisce Bondeno, Mirabello, Masi Torello, Voghenza, Gambulaga, Sandolo, Santa Maria Codifiume e, in parte, Argenta; 
- il dialetto comacchiese, parlato a Comacchio e da Porto Garibaldi a Mesola. 
Le prime due varietà citate hanno i caratteri linguistici più originali relativamente alla semplicità vocalica, che risente dell’influsso delle parlate polesane e transpadane.

Il ferrarese e l’italiano si alternavano nella pubblicistica d’epoca, dove storielle, proverbi, barzellette, canzoni, satire sul vivere quotidiano erano proposte in dialetto. 
Ne sono esempi: Chichett da Frara (1826-1849) del conte Francesco Aventi, “lunario” di “ciarle ferraresi” con dialoghi e indovinelli, poi ripreso (1882-1907) appoggiando, con scritti in dialetto, opinioni politiche progressiste; I ptagulò d’ Frara (1849-1854) di Ippolito Andreasi, di tendenza moderatamente repubblicana; Minghet (1851-1853) di Francesco Barbi Cinti; La rana (1865-1872) e Al ranocc’ (1868-1870) di Romualdo Ghirlanda; L’usél grifòn (1894), L’omnibus (1900-1901), Al campanòn dal Dòm, di stampo umoristico, e così via.

Nello stesso tempo fiorivano testi e vocabolari. Tra i primi sono da ricordare traduzioni della parabola del figliol prodigo in ferrarese (Francesco Aventi) e in comacchiese (anonima) comprese nel Saggio sui dialetti gallo-italici (Milano, 1853) di Bernardino Biondelli che per primo studiò questi linguaggi, come pure versioni di una novella del Decameron di Boccaccio (giornata prima, novella IX) nelle parlate locali di Cento, Codigoro, Ferrara e nel “dialetto plateale” di Comacchio inserite ne I parlari italiani in Certaldo (Livorno, 1875) di Giovanni Papanti.
Tra i vocabolari, uno dei primi fu il Vocabolario portatile di Francesco Nannini (Ferrara, 1805) rivolto «ad ogni classe di persone» compresi i letterati, spesso in difficoltà nell’esprimere in un buon italiano «certe voci e frasi del paese»; ancora Carlo Azzi con il Vocabolario domestico ferrarese-italiano (Ferrara, 1857); il Vocabolario ferrarese-italiano (Ferrara, 1889) di Luigi Ferri.
Da ricordare, infine, che accanto al dialetto (lingua parlata quotidianamente da tutti) e al gergo (linguaggio in codice usato da alcuni gruppi sociali per non essere compresi da altri) nelle strade del ghetto la comunità ebraica utilizzava la parlata giudaico-ferrarese, con proprie specificità.

LA PULENTA - Dialetto ferrarese.

LA PULENTA                                           

At salut, pulenta cara,
che t' i' è zala com' è l' or!
Con al tòcc fatt ad pomdor
un magnar più bon an s' fa.

At salut fin tant ch' i t' volta
su e zo par la stagnà:
At salut fin tant ch' i t' fa,
e at lod in fin in ziel.

Ma alora ch' i t' arversa
S'al tulier, quand ti-è za cota,
Mi su ti am caz ad bota
e a m' in fazz una spanzaà.

(dal Chichett) (1)


La Polenta

Ti saluto, polenta cara
Che sei gialla come l'oro!
Con l'intingolo fatto di pomodoro
un mangiar più buono non si fa.

Ti saluto mentre ti voltano
su e giù per il paiolo:
Ti saluto mentre ti fanno,
e ti lodo fino in cielo.

Ma allorchè ti rovesciano
sul tagliere, quando sei già cotta,
io su di te mi caccio di botto
e me ne faccio una scorpacciata.


(1) - Chichett da Frara.
 Con questo titolo, che era il suo pseudonimo, il Conte Francesco Aventi pubblicò per oltre un ventennio, nella prima metà del secolo XIX, un Lunario Ferrarese, ricco di storielle, dialoghi, sciarade ecc. . Nel 1880, dopo la morte dell'Aventi, il Chichett da Frara venne pubblicato saltuariamente in forma di giornale umoristico.


venerdì 9 febbraio 2018

ASSEGNI BANCARI - DIGITALIZZAZIONE

Novità sugli assegni,

cosa cambia con la digitalizzazione
.


Gli assegni che i clienti presentano in banca per il versamento sul conto perdono il formato cartaceo e assumono il nuovo formato digitale. 
È quanto prevede la nuova procedura che le banche italiane hanno definito per dare attuazione alle norme di legge sul pagamento in forma elettronica degli assegni, entrate in vigore il 29 gennaio 2018.

 

D’ora in avanti, ogni volta che le banche negoziatrici ricevono l’assegno “cartaceo” del cliente realizzano una “copia informatica” che poi presentano per il pagamento alle banche trattarie o emittenti. L’assegno in formato elettronico, quindi, sostituisce a ogni effetto di legge il titolo originale.


 

Cosa cambia per i clienti del Gruppo Intesa Sanpaolo
.
La nuova procedura non cambia il tuo modo di utilizzare gli assegni. È importante però compilare con cura gli assegni, per evitare eventuali irregolarità formali (come ad esempio l’incompletezza o l’irregolarità dei dati essenziali del titolo o della girata) che non possono essere sanate dopo la loro presentazione in banca. L'irregolarità formale dell'assegno, infatti, lo rende definitivamente inutilizzabile e non accreditabile sul conto.
 

Tutti i vantaggi, tra velocità e maggiore sicurezza.
Gli assegni nel nuovo formato elettronico ti garantisce una serie di vantaggi: da tempi più certi del ciclo di incasso, perché si superano i possibili disguidi legati al trasferimento del formato cartaceo, alla maggiore efficacia dei controlli di sicurezza e anti-frode.


Notizie tratte dal sito Gruppo Intesa Sanpaolo

FERRARA - PROVERBI IN DIALETTO FERRARESE

PROVERBI D'INVERAN

Dsembar

Par Santa Luzìa, (1)
la nott più lunga ch'agh sia.

Par Santa Luzìa,
un punt ad gucia.

Par Nadal,
un pass ad gal.

Note: (1) il 13.


Dicembre
Per Santa Lucia,
la notte più lunga che ci sia.
Per Santa Lucia,
un punto d'ago.
Per Natale,
un passo di gallo.

-----------

Znar

Par la Vceta, un'oreta; (2)

par Sant'Antoni, (3)
do mezz'or boni.

Par San Vinzenz, (4)
al giazz al romp al dent. (5)

Note: (2) il 6, (3) il 17, (4) il 22, (5) ..il ghiaccio incomincia a perdere la durezza.


Gennaio
Per l'Epifania, un'oretta;
per Sant'Antonio,
due mezz'ore buone.
Per San Vincenzo
il ghiaccio rompe il dente 

-------------------

Favrar

Favrarol
al mena sota agl' i or; (6)
se però al s'inrabiss,
al mena sora al stizz.

Madona dla Zziriola,
ch'a neva o ch'a piova, d'inveran a sen fora;
o piovar o anvar,
a gh'è quaranta dì da passar.

Note: (6) agl' i or = alle ombre. La preposizione articolata agl'i si adopera anche per il maschile
           plurale. Es.: agl'i arbul = agli alberi.

Febbraio 
Febbraiolo
conduci sotto le ombre;
se però s'arrabbia
conduce sopra il tizzo.
Madonna Candelora, 
che nevichi o che piova, 
dall'inferno siamo fuori;
o piovere o nevicare, 
ci sono quaranta giorni da passare.