martedì 26 marzo 2019

GUARDA FERRARESE - ASSUNZIONE DI MARIA SS.


GUARDA FERRARESE - ASSUNZIONE DI MARIA SS.





Parrocchia dell'Assunzione di Maria Ss. in Guarda Ferrarese, Ro (Ferrara), sec. XVI

La chiesa fu eretta nel 1192 e fu soggetta alla giurisdizione ecclesiastica del vescovo di Adria fino al 1818, quando Pio VII, con bolla di ridefinizione dei confini ecclesiastici delle diocesi ricadenti in stati diversi, emessa in data 13 marzo 1818, ne decretò il passaggio alla diocesi di Ferrara.
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Dall'Annuario Diocesano 2017:
 
PARROCCHIA DELL’ASSUNZIONE DI MARIA SS.MA 
Parœcia Assumptionis Mariæ Sanctissimæ 

Già Diocesi di Adria fino 13/III/1818 - Vicariato “Sant’Apollinare Vescovo e Martire”.
Il ‘lapidem primarium’ destinato a fungere da prima pietra della chiesa venne inviato da papa Celestino III al nobile ferrarese Joculo, unitamente alla bolla del 12 febbraio 1192 con cui lo stesso papa accettava la donazione di un terreno in Guarda da parte della nobile famiglia ferrarese. 
In un manoscritto di mons. Mariano Pavani si legge: 
«La chiesa parrocchiale fu eretta nel sec. XII sotto papa Celestino III, soggetta alla Sede Apostolica come rileva la Bolla del 13 Febbraio 1192 e confermata da papa Urbano IV con Bolla del 12 Ottobre 1261. Detta chiesa appartenne fino al 1818 alla Diocesi di Adria. Dal papa Pio VII con Bolla del 13 Marzo 1818 fu unita a Ferrara. Il papa Clemente VII dietro domanda del Parroco Zilioli, istituì con Bolla del 20 Aprile 1517 nella Cattedrale di Ferrara la dignità di Canonico Tesoriere, cui fosse annessa la chiesa di Guarda. Fino all’anno 1623 portarono il titolo di Rettori e da quell’anno lo cambiarono in quello di Vicario. La costruzione dell’attuale chiesa ebbe inizio nel 1771 ed ultimata alla fine del secolo XVIII»
Si ritiene, per tradizione non documentata, sia stata disegnata dall’arch. ferrarese Antonio Foschini, mentre pare certo che il Foschini sia stato consultato per il soffitto. Il campanile apparteneva alla precedente chiesa, demolita perché pericolante e sostituita dalla attuale. Esso distava dalla chiesa circa 500 metri: crollò nel 1945 per eventi bellici e non è stato più riedificato.
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Da IL MULINO DEL PO di Riccardo Bacchelli.
Sempre, a memoria dei più vecchi, la Guarda ferrarese ha avuto, e serba a tutt'oggi una particolarità, o vogliam dire stranezza: la chiesa volta le spalle alla parrocchia e ai  parrocchiani.
La facciata, infatti, guarda al fiume, e tra il sagrato e l'argine che lì s'incurva alto e massiccio a proteggere quella punta ardita di terra in un gomito del Po, non v'è spazio da capirci un paese, per quanto minuscolo. Le case dunque, per la più parte, sono nate dietro la chiesa, verso la campagna; ma non fu sempre così, chè la punta si protendeva più lontana e più agiata nel fiume, che prendeva più larga la svolta; e c'era golena abbastanza larga e  salda da starci varie case e una fornace, anche se nelle piene grosse il fiume saliva a spegnere il fuoco nei fornelli. Era chiamata Fornace Guerra; e il vecchio limo del Po dà mattoni d'eccellente qualità. Ma per risalire a quei tempi non basta la memoria dei più vecchi. Le mappe catastali antiche segnano pezzi di terra coltivati e fabbricati, che il fiume s'è presi da tant'anni, insieme alla golena. Così dunque il grosso delle case si raggruppò dietro la chiesa, via via che il fiume serrava più da vicino; ed essa parve che le coprisse, umili, come la chioccia i  pulcini, avvistato il falco.
Ma a chi veniva da Ro e dal Ponte della Pioppa per la strada dell'argine vecchio, innanzi il gomito e la stretta del fiume, si offriva un resto della Guarda di prima: un borghetto di frusti abituri, anche più umili, acquattati fuor di mano negli orti e nei campicelli e fra piccoli boschetti di pioppi, che si chiamava, per scherzo, il Ghetto della Guarda. A questo seguiva  Piazza Vecchia, rimanenza anch'essa della Guarda d'una volta, col cadente campanile dalla base interrata. Lo si faceva risalire, questo, a tempi anche più remoti, specola militare di quando nelle acque della Polesella e delle Guarde, e di Po e di Volano, il grande artigliere Alfonso e il pugnace cardinale Ippolito da Este espugnavan le galee  dei veneziani; e ciò sa ogni lettore dell'Ariosto; o come quando alla Polesella battagliarono  per passare gli imperiali del Principe Eugenio contro i soldati del re di Francia. E lo volevan dire ancora più antico, e di molto, e che fosse un faro dei tempi in cui le lagune navigabili si sendevano fin lì. 
Da Piazza Vecchia alla chiesa ed alla Guarda nuova, s'andava per una stradetta mezza campestre, detta Via Barchessa. Rimanendo dunque il campanile discosto assai dalla chiesa, sagrestano e  campanaro, durante le funzioni, si intendevano a segnali. Sull'altro lato della Chiesa, alla destra c'è del camposanto; e non era il primo, e non è stato ultimo, poiché più tardi è stato portato più dentro terra, quasi il fiume, non contento nè stanco mai di premere e d'angariare i vivi, abbia voluto far migrare anche i morti.
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giovedì 21 marzo 2019

FERRARA - I MARTIRI DEL 1853 - FRAMMENTI DI STORIA


                          


Il 27 maggio 1852, durante la rappresentazione del ballo "La Zingara", il dott. Domenico Malagutti e lo studente di legge Gaetano Ungarelli gettarono dal loggione del teatro Comunale dei manifestini innegganti alla libertà dei popoli. Uno fra i tanti diceva:


Italia - Ungheria
Francia - Spagna - Polonia
infelici nazioni
sperate!
Una miriade di forti e generosi
sorgerà fra non molto vendicatrice.

La polizia austriaca seguita da quella pontificia iniziò subito le perquisizioni. Nella notte tra il 10 e l' 11 luglio perquisirono le abitazioni di sette cittadini i quali vennero arrestati e chiusi in fortezza. Altri arresti vennero eseguiti in seguito e nel dicembre i prigionieri erano ascesi a quarantaquattro.
Il processo finì nel gennaio del 1853. Il 15 marzo il Consiglio di guerra pronunciava dieci condanne a morte per alto tradimento. Dei condannati, sette (Vincenzo Barlaam, Aristide De Luca, Andrea Franchi-Bononi, Francesco Gandini, Camillo Mazza, Giovanni Pareschi e Gaetano Ungarelli) ebbero mutata la pena di morte in quella dei lavori forzati; agli altri tre, invece, fu confermata la condanna a morte e il 16 marzo 1853, alle sette e un quarto antimeridiane, GIACOMO SUCCI, il dott. DOMENICO MALAGUTTI  e LUIGI PARMEGGIANI, in prossimità degli spalti della fortezza, caddero colpiti dal piombo austriaco.

(cfr. Storia di Ferrara di Guido Angelo Facchini e Storia di Ferrara di Renato Jannucci)


La lapide si trova a Ferrara in Via Contrari n. 19

La lapide si trova a Ferrara in Via Boccaleone n. 2

La lapide si trova a Ferrara in Corso Porta Po n. 76/c
La lapide si trova a Ferrara in Piazza Trento-Trieste

Nella Certosa monumentale di Ferrara ci sono le tombe dei martiri:






lunedì 18 marzo 2019

FERRARA - CHIESA DI SAN PIETRO (ex)








Via Porta San Pietro che da via Saraceno porta fino all' incrocio con via XX Settembre prende il nome dalla chiesa di San Pietro e dall' antica porta urbana omonima. Chiesa parrocchiale già esistente nel X secolo ospitava il Vescovo (che dall'VIII secolo alla prima metà del XII risiedeva a  San Giorgio) quando per ragioni del suo ministero, si trasferiva sulla riva sinistra del Po. La chiesa assumeva così le funzioni della cattedrale di San Giorgio ubicata alla confluenza del Po di Volano e del Po di Primaro. La chiesa di San Pietro venne completamente trasformata nel 400 e poi nel 1530 quando a spese del suo rettore Bernardino Barbuleo fu trasferita la facciata, che un tempo era disposta ad occidente, sull' attuale via Porta San Pietro e cioè ad oriente.  Nella prima metà del seicento nonostante la vicinanza di chiese di un certo rilievo più di quattrocento "anime" anime facevano riferimento la piccola parrocchia di San Pietro. Chiusa come tante altre chiese a seguito delle soppressioni napoleoniche la chiesa di San Pietro fu venduta nel 1811. Nel tempo cambiò più volte proprietari e fu utilizzata come magazzino, sala da ballo, cinematografo specializzato in film a luci rosse. Sul fianco dell'ex chiesa di San Pietro, lungo via Spilimbecco, si nota la lapide posta dalla Ferrariae  Decus che, oltre a rammentare l'antichità dell'antico edificio di culto e le vicissitudini che lo coinvolsero ricorda il restauro del 1941.
 Per saperne di più si consiglia il libro:

mercoledì 13 marzo 2019

ANGELINI CASALE ROSA - FRAMMENTI DI STORIA








Angelini Casale Rosa


Nome: Rosa
Cognome: Angelini Casale

Luogo e data di nascita: Ferrara, 13 maggio 1824
Luogo e data di morte: Ferrara, notte fra 3 e 4 ottobre 1891

Attività: Fruttivendola, vivandiera

Luoghi abitati:           Ferrara
Alla nascita in via Ariosto, di fronte al convento di Santa Lucia
Via Boccaleone dal 1872 al 1891

Nel quartiere Giardino-Arianuova di Ferrara i nomi di alcune strade sono dedicati a donne vissute nella città durante l’Ottocento. Una di queste ricorda Rosa Angelini, “patriota”.
Figlia di Francesco e di Daria Freddi, Rosa visse sempre a Ferrara dove teneva un banco di frutta e verdura presso il mercato delle Erbe, nell'attuale piazza Trento-Trieste. Aveva cominciato a lavorare all'età di sette anni, aiutando la madre che teneva un banco di fiori presso il mercato. Nel 1843 sposò Ercole Casale – reduce dal servizio militare presso i Dragoni del Papa Gregorio XVI – che avrebbe lavorato con lei, allo stesso banco di frutta e verdura, per tutta la vita. Ebbe quindici parti, ma solo tre dei figli sopravvissero, due maschi e una femmina, Ginevra, morta all'età di 19 anni.
Rosa visse con entusiasmo i cambiamenti politici che avvenivano nella società ferrarese e festeggiò, come tanti, nel 1861, la proclamazione del Regno d'Italia.
Nel 1866 chiese ed ottenne di partecipare, come vivandiera del 9° Reggimento volontari italiani, alle campagne del 1866, “[…] dando anche prova di coraggio veramente virile e di cuore ben fatto in più di una peripezia”, come si attesta nel fascicolo a suo nome conservato in Archivio Comunale.
Le sue condizioni economiche non furono mai prospere. Lo testimoniano, fra l’altro, alcuni episodi. Nel 1872, insieme al marito, chiese un contributo economico al Comune per sostenere le spese delle cure necessarie al figlio ammalato. E nel 1880 avviò la richiesta, al Ministero della guerra, di un sussidio economico. Nella documentazione allegata alla domanda, Guido Benazzi e Giuseppe Frassoldati, esponenti del Risorgimento ferrarese, dichiaravano che Rosa aveva fatto parte “ quale vivandiera del 9° Reggimento volontari italiani nella campagna del 1866”. E in un certificato di buona condotta, rilasciato dal Comune in data 25 giugno 1882, si legge: “si attesta la povertà della petente”. Il 21 dicembre 1882 il Ministero della guerra restituiva tutta la documentazione scrivendo: “La domanda di sussidio testé inoltrata a questo Ministero dalla fruttivendola Angelini Rosa costì dimorante non può essere favorevolmente accolta poiché, seconde le norme in vigore, la postulante non ha titolo ad ottenere sussidi sul bilancio della guerra. Si prega pertanto V.S. di volerne rendere informata la postulante medesima per opportuna sua norma restituendole gli uniti documenti”.
Il figlio di Rosa, Nemesio, rese omaggio alla madre scrivendo nel dicembre 1911 un breve profilo biografico. La ricorda come una “bella donna, alta e di virile presenza”, molto legata ai figli, tanto che la loro partenza per il Brasile ne affrettarono la morte. Scrive Nemesio: “l'esilio volontario dei figli, fu la causa repentina della sua morte, moriva di crepacuore e di dolore”.
I funerali furono imponenti. Vi parteciparono i reduci garibaldini “con bandiere e fanfare”; sul suo feretro fu posta la camicia rossa con le tre decorazioni che le erano state conferite per i servigi nell'esercito e il relativo berretto rosso; sessanta donne con torce accese precedevano il carro funebre.

La foto e le notizie di cui sopra sono tratte da:
Angelini Casale Rosa - UDI Ferrara

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Per ulteriori notizie: http://www.listonemag.it/2014/06/08/rosa-angelini-tra-leggenda-e-verita/
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Alla sua morte, i ferraresi le dedicarono una lapide tombale che così recita: 
ROSA   ANGELINI
GENEROSA POPOLANA
PRESE PARTE ALLA GUERRA DEL 1866
VIVANDIERA NEL 9° REGGIMENTO
DUCE GARIBALDI
PER ATTI INSIGNI DI VALORE
MILITARE E CIVILE
ONORATA DI TRE MEDAGLIE
MORI IL 4 OTTOBRE 1891
DI ANNI 67

La sua tomba si trova nella Certosa di Ferrara ed è posta di fronte a quelle di Succi, Parmeggiani e Malagutti, i tre patrioti mazziniani fucilati dagli austriaci nel 1853. 

 


domenica 10 marzo 2019

ISCHIA - UN ISOLA PER SOGNARE

FORIO
Orrizontale è la notte sul mare, 
grande massa tremula adagiata sopra la terra, 
vinta sopra la spiaggia.
                                                                               (Pedro Salinas)


FORIO
Sfavilla il mezzogiorno, lamiera che è azzurra ormai.
                 (Attilio Bertolucci)


BARANO, SPIAGGIA DEI MARONTI
Nessuna onda può pettinare il mare
 e incanalarsi in saldo sentiero.
                                                                                                          (Thomas)


FORIO
Ma quando viene ogni spazio sondato
 e mostrato ogni regno
 la misura del più piccolo cuore umano,
 ecco lo riduce a nulla.
                                                                                                          (Emily Dickinson)


PANZA, BAIA DI SORGETO
Quando spunta la luna
 il mare copre la terra
 e il cuore diventa
 isola nell'infinito.
                                                                                                (Federico Garcia Lorca) 

SANT'ANGELO
 Ieri bevevo la luna nella tua mano,
Tu mi offrivi del vento notturno
 in piccole dosi
 Contro la febbre.
                                                                                                     (Claire Goll)

 
FORIO, CHIESA DEL SOCCORSO
E il cielo rotto, nell'aria,
non sa più dove guardarsi,
dove, rotto, specchiarsi.
(Rafael Alberti)
 

LACCO AMENO, IL FUNGO
 In tutta l'aria in ombra solo l'acqua risuona.
                                                                                                       (Antonio Machado)


FORIO
Apoco a poco il giorno brucia
sul paesaggio abolito
la tua ombra è un paese d'uccelli
che il sole sperde con un gesto.
                                                            (Octavio Paz)


FORIO
Non il grillo ma il gatto
dal focolare
or ti consiglia.
                                                                                  (Eugenio Montale)

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Ricordi di vacanze indimenticabili.

venerdì 8 marzo 2019