mercoledì 12 agosto 2020

GOTTARDI LUCIANO

San Bartolomeo in Bosco (Ferrara) - 19 febbraio 1899

Verona -11 gennaio 1944

Nacque il 19 febbraio 1899 a San Bartolomeo in Bosco, presso Ferrara, da Antonio ed Elvira Volta.

Il padre, un piccolo agricoltore, aveva diretto per molti anni a Ferrara un'azienda agricola di proprietà dei conti Minutoli di Lucca.

Diplomato in ragioneria, dopo la guerra si iscrisse alla facoltà di scienze economiche e commerciali dell'Università di Trieste, dove si era trasferito nell'agosto 1920, ma la passione per la politica gli fece interrompere anzitempo gli studi universitari, che non terminò mai. Nel settembre del 1920 si iscrisse al fascio triestino, partecipando a tutte le azioni più rilevanti condotte dal fascismo giuliano, allora diretto da F. Giunta.

E, molto probabilmente, è proprio in questa sua genuina ispirazione "riformistica", che va colto il motivo della sua chiamata alla presidenza della Confederazione fascista dei lavoratori dell'industria (CFLI) il 29 aprile 1943, quando al regime occorreva recuperare, almeno parzialmente, il consenso delle masse operaie, dopo i grandi scioperi del marzo precedente. Egli giungeva alla presidenza della CFLI in sostituzione di G. Landi; con la nomina assumeva anche la direzione della Rivista del lavoro, organo della Confederazione.

L'incarico confederale comportava l'ingresso di diritto al Gran Consiglio del fascismo. Pertanto con la riunione del 24 luglio 1943, che determinò la caduta di Mussolini, Gottardi, come del resto diversi altri membri, partecipava per la prima volta al Gran Consiglio, in quanto tale organismo non si riuniva più dal 7 dicembre 1939.

È accertato che  non concertò la sua adesione all'ordine del giorno Grandi con i promotori dell'iniziativa. Nel più volte ricordato memoriale a Pavolini del settembre 1943, egli sostenne, anzi, di non aver mai avuto alcun contatto ("mai stretta la mano o parlato, durante 23 anni") con quelli che sarebbero stati i protagonisti della "notte del Gran Consiglio". Egli si recò alla riunione senza sapere di cosa si sarebbe discusso; cercò di raccogliere qualche informazione da T. Cianetti, ma questi non seppe o non volle dirgli nulla. Tuttavia, finì per aderire all'ordine del giorno Grandi, poiché, come spiegò nella deposizione al processo di Verona, si convinse che il documento presentato da Grandi, auspicando un ritorno nelle mani del re della conduzione della guerra, "sgravava il Duce di molte responsabilità" (Cianetti, p. 467).

Il 16 agosto, P. Badoglio lo sollevò dall'incarico confederale; egli non si allontanò da Roma ma, appena seppe della liberazione di Mussolini e della costituzione della RSI, inviò a Pavolini, segretario del neonato Partito fascista repubblicano, la sua entusiastica adesione, accompagnando la richiesta con quel promemoria con cui intendeva in sostanza fornire spiegazioni circa il suo comportamento alla seduta del Gran Consiglio. Ma, evidentemente, le spiegazioni non sortirono l'effetto desiderato. Il nuovo regime lo considerava ormai, insieme con gli altri firmatari dell'ordine del giorno Grandi, un traditore.

Agli inizi di ottobre, venne arrestato dalla banda Pollastrini e rinchiuso a Regina Coeli, e successivamente trasferito nel carcere di Padova. Durante tutta la detenzione, il processo a Verona, e davanti al plotone d'esecuzione Gottardi mantenne un contegno sereno e coraggioso.

Link:

http://www.treccani.it/enciclopedia/luciano-gottardi_(Dizionario-Biografico)/

https://nonnokucco.blogspot.com/2016/06/gottardi-luciano.html

https://nonnokucco.blogspot.com/2016/07/gottardi-luciano.html 

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