domenica 26 luglio 2020

ALFIERI EDOARDO detto DINO

ALFIERI EDOARDO detto DINO

Bologna, 8 dicembre 1886
Milano, 2 gennaio 1966

..............I dispacci che inviò dalla capitale del Terzo Reich nel corso del conflitto furono sempre improntati all'ottimismo - cosa di cui Ciano si lagnò nei suoi Diari - fino all'ottobre del 1942, quando iniziò un mutamento di rotta. Membro del Gran Consiglio del Fascismo, nella storica seduta del 25 luglio 1943 votò favorevolmente all'ordine del giorno Grandi, che mise Mussolini in minoranza e causò la fine del regime. Temendo rappresaglie naziste, non tornò più a Berlino ed il 31 luglio il nuovo Ministero degli Esteri Raffaele Guariglia accettò le sue dimissioni da ambasciatore.
Alfieri si nascose inizialmente a Milano ma, con la nascita della Repubblica Sociale Italiana, per evitare ritorsioni fuggì in Svizzera, entrando dal valico di Astano grazie ai contatti del parroco don Isidoro Marcionetti. Condannato a morte in contumacia nel processo di Verona il 10 gennaio 1944, venne collocato a riposo come ambasciatore il 1º agosto dello stesso anno (il regime di Salò aveva preso analoga decisione il 5 novembre 1943).
Nel dopoguerra venne deferito presso l'Alta corte di giustizia per le sanzioni contro il fascismo, ma il 12 novembre 1946 fu prosciolto in istruttoria "perché la sua azione non integrava i termini del reato rispetto all'accusa maggiore e per amnistia per quelle minori". Uguale sorte ebbe, il 6 febbraio 1947, il procedimento dinanzi alla Commissione per l'epurazione del personale del ministero degli Esteri; in entrambi i casi decisivo per l'assoluzione di Alfieri fu il comportamento di Alcide de Gasperi che, chiamato dal tribunale ad esprimere un parere, scrisse:
«Certo è, in linea generale, esatto che l'Alfieri, che di politica estera era peraltro digiuno e che non possedeva le qualità necessarie ad un mestiere che gli era completamente nuovo, fu germanofilo; che fu per questo designato dai tedeschi come persona gradita; che si adoperò, nella sua veste di ambasciatore, a rafforzare le relazioni tra Roma e Berlino. È peraltro anche esatto che, nel corso della guerra, tali suoi sentimenti e propositi subirono oscillazioni varie, come, tra l'altro, il diario Ciano documenta. L'Alfieri, fu comunque in questa, come nelle altre sue capacità, al di sotto della mediocrità. Sarebbe certamente sopravalutarlo, attribuirgli responsabilità di decisione o di iniziativa in materia di politica estera, che indubbiamente non ebbe.»
(Alcide de Gasperi)
Nel 1947 Alfieri tornò in Italia e un anno dopo pubblicò il libro Due dittatori a fronte (ovvero Benito Mussolini e Adolf Hitler). Pensionato come ambasciatore, negli anni cinquanta Alfieri aderì al Partito Nazionale Monarchico ed ebbe presidenze in organismi economici a carattere internazionale. Riposa in un’edicola Bonomi nella necropoli del Cimitero Monumentale di Milano. 

Notizie tratte da:
https://it.wikipedia.org/wiki/Dino_Alfieri 

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