Bologna, 8 dicembre 1886
Milano, 2 gennaio 1966
..............I dispacci che inviò dalla capitale del Terzo Reich
nel corso del conflitto furono sempre improntati all'ottimismo - cosa
di cui Ciano si lagnò nei suoi Diari - fino all'ottobre del 1942, quando
iniziò un mutamento di rotta. Membro del Gran Consiglio del Fascismo, nella storica seduta del 25 luglio 1943 votò favorevolmente all'ordine del giorno Grandi,
che mise Mussolini in minoranza e causò la fine del regime. Temendo
rappresaglie naziste, non tornò più a Berlino ed il 31 luglio il nuovo
Ministero degli Esteri Raffaele Guariglia accettò le sue dimissioni da ambasciatore.
Alfieri si nascose inizialmente a Milano ma, con la nascita della Repubblica Sociale Italiana, per evitare ritorsioni fuggì in Svizzera, entrando dal valico di Astano grazie ai contatti del parroco don Isidoro Marcionetti. Condannato a morte in contumacia nel processo di Verona il 10 gennaio 1944, venne collocato a riposo come ambasciatore il 1º agosto dello stesso anno (il regime di Salò aveva preso analoga decisione il 5 novembre 1943).
Nel dopoguerra venne deferito presso l'Alta corte di giustizia per le sanzioni contro il fascismo, ma il 12 novembre 1946
fu prosciolto in istruttoria "perché la sua azione non integrava i
termini del reato rispetto all'accusa maggiore e per amnistia per quelle
minori". Uguale sorte ebbe, il 6 febbraio 1947, il procedimento dinanzi
alla Commissione per l'epurazione del personale del ministero degli
Esteri; in entrambi i casi decisivo per l'assoluzione di Alfieri fu il
comportamento di Alcide de Gasperi che, chiamato dal tribunale ad esprimere un parere, scrisse:
«Certo è, in linea generale, esatto che l'Alfieri, che di politica
estera era peraltro digiuno e che non possedeva le qualità necessarie ad
un mestiere che gli era completamente nuovo, fu germanofilo; che fu per
questo designato dai tedeschi come persona gradita; che si adoperò,
nella sua veste di ambasciatore, a rafforzare le relazioni tra Roma e
Berlino. È peraltro anche esatto che, nel corso della guerra, tali suoi
sentimenti e propositi subirono oscillazioni varie, come, tra l'altro,
il diario Ciano documenta. L'Alfieri, fu comunque in questa, come nelle
altre sue capacità, al di sotto della mediocrità. Sarebbe certamente
sopravalutarlo, attribuirgli responsabilità di decisione o di iniziativa
in materia di politica estera, che indubbiamente non ebbe.»
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(Alcide de Gasperi) |
Nel 1947 Alfieri tornò in Italia e un anno dopo pubblicò il libro Due dittatori a fronte (ovvero Benito Mussolini e Adolf Hitler). Pensionato come ambasciatore, negli anni cinquanta Alfieri aderì al Partito Nazionale Monarchico ed ebbe presidenze in organismi economici a carattere internazionale. Riposa in un’edicola Bonomi nella necropoli del Cimitero Monumentale di Milano.
Notizie tratte da:
https://it.wikipedia.org/wiki/Dino_Alfieri
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