La guerra è ancora lontana, ma ben presto arriverà anche nel nostro piccolo paese. Il 1943 è un anno denso di avvenimenti. Il 28 giugno si celebra solennemente a Ferrara il terzo anniversario della morte di Italo Balbo, scomparso in Africa solo diciotto giorni dopo l’entrata in guerra dell’Italia; la presenza di personalità politiche e militari è massiccia e ben otto di loro, il 24 luglio, durante l’ultima riunione del Gran Consiglio, avrebbero votato l’ordine del giorno Grandi che portò alla caduta di Mussolini. I firmatari dell’o.d.g. Grandi[1] presenti a Ferrara erano: lo stesso Grandi, i quadrumviri De Bono[2] e De Vecchi[3] ed i fascisti ferraresi Gottardi[4], Pareschi[5], Rossoni[6], Bignardi[7] ed Albini[8].
A San Bartolomeo sarebbero successi dei fatti gravi ma già da tempo il piccolo paese era stato teatro di avvenimenti ricordati anche nei libri di storia del fascismo. Come scrive Alessandro Roveri, nel suo libro Le origini del fascismo a Ferrara 1918/1921, “….. Il 27 febbraio 1921, domenica, si verificò il primo passaggio di una lega, quella di San Bartolomeo in Bosco, al “sindacalismo” fascista: fatto “clamoroso” che, dal Chiurlo ( o Chiurco?) [9] in poi, è apparso con doveroso rilievo in tutte le storie del fascismo. Ma di clamoroso il fatto non aveva proprio nulla, se non in rapporto all’inguaribile ottimismo (ottimismo dell’intelligenza, purtroppo per loro, più che della volontà) dei dirigenti del movimento operaio di ogni tendenza. Dal dicembre 1920 la lega di San Bartolomeo in Bosco si trovava decapitata essendosi sottratto con la latitanza il capolega Vancini alla condanna per estorsione poi intervenuta il 17 gennaio 1921; in mezzo all’infuriare della violenza fascista , ben protetta dalla forza pubblica, nessuno ebbe il coraggio di sostituire Vancini; mentre dal canto suo il “sindacato” fascista prometteva la terra ai contadini. I poveri braccianti di San Bartolomeo in Bosco, abituati per anni, anche durante i periodi di predominio del sindacalismo rivoluzionario, ad ottenere occupazione attraverso il potere contrattuale della lega e i lavori pubblici procurati dal ministerialismo riformista, fecero un ragionamento molto semplice: il riformismo non poteva ora dare più nulla, la rivoluzione non sarebbe più venuta, l’occupazione la promettevano i fascisti, a non andare con i quali c’era solo da rischiare bastonate e revolverate senza possibilità di difesa. Perché dunque fare gli eroi e non provare? Per queste ragioni l’ex sindacalista rivoluzionario Pilo Ruggeri, recatosi a San Bartolomeo in Bosco, parlò e “guadagnò al fascio il sindacato operaio.” Fu un facile veni, vidi, vici.” [10]
Già nell’agosto del 1919, Alfredo Volta, un possidente della frazione del comune di Ferrara, denominata San Bartolomeo in Bosco, vi fondava, di sua iniziativa, all’indomani del suo congedo dall’esercito, il circolo antibracciantile Patria e Libertà, ottenendo l’adesione di una quarantina di piccoli proprietari e piccoli affittuari. Ma il tentativo era prematuro: la locale lega reagì energicamente, boicottando gli aderenti al circolo, che dovette sciogliersi con la stessa rapidità con la quale si era costituito.[11]
Lo strascico di reciproco risentimento determinato da questo episodio farà di San Bartolomeo in Bosco un terreno particolarmente fertile per il dinamismo fascista.
[10] Cfr. A.Roveri, Le origini del fascismo a Ferrara, Feltrinelli 1974, pag. 166
[11] Cfr. R.Forti e G. Ghedini. L’avvento del fascismo. Cronache ferraresi, Ferrara 1923, p.40
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Notizie su Wikipedia:
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Cognome e nome: | Gottardi Luciano |
Data decesso: | 11-01-1944 |
Cimitero: | San Bartolomeo In Bosco |
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Per Luciano Gottardi credo che la migliore biografia sia quella della Treccani sul "Dizionario biografico..."
RispondiEliminaSulla nascita del sindacato fascista interessante è la lettura di parte... scritta da DON PAPARELLI che fornisce notizie di prima mano (Diario riportato in parte sul libro "Deo Gratias"). Carlo 3357273506