LA SCHEDA STORICA
Ferrara, 17 novembre 1944 – Una strage nazista:
l’eccidio del Doro
(Testo a cura del Museo del Risorgimento e della Resistenza)
Sul finire dell’agosto 1945 – a poco più
di quattro mesi dalla Liberazione di Ferrara – nell’immediata periferia
della città, nei pressi di Caffè del Doro, vengono disseppelliti i
corpi di sette uomini, scomparsi l’anno precedente dopo essere stati
prelevati nottetempo dal carcere cittadino, dove erano stati rinchiusi
per attività antifascista, in seguito agli arresti avvenuti tra il 7 ed
il 26 ottobre 1944.
Si tratta di Mario Agni, Mario Arnoldo Azzi, Giuseppe Franceschini, Gigi
Medini, Michele Pistani, Alberto Savonuzzi, Antenore Soffritti, tutti
impegnati in prima persona – ed alcuni con incarichi di responsabilità,
sia a livello militare che a livello politico – nella Resistenza al
nazifascismo.
Arrestati per ordine di Carlo De Sanctis – a capo dell’Ufficio politico
della Questura dal luglio 1944 – furono prima portati nelle “camere di
sicurezza” di Castello Estense, poi nel carcere di via Piangipane e
subirono pesanti interrogatori, per alcuni accompagnati da vere e
proprie torture. Vennero infine trucidati dalle SS tedesche, comandate
dal maresciallo Pustowka, con un colpo di pistola alla nuca all’alba del
17 novembre dello stesso anno nei pressi di Caffè del Doro, dove erano
stati trasportati su un furgone messo a disposizione da De Sanctis e
guidato dall’SS italiana Alfredo D’Agostini.
I corpi furono frettolosamente sepolti in una improvvisata “fossa
comune”, cioè nel cratere aperto da una bomba e fino al momento del
ritrovamento delle salme – a Liberazione avvenuta – sulla sorte degli
scomparsi nulla si seppe di certo. Ai familiari – che si erano peraltro
visti consegnare gli effetti dei loro congiunti – De Sanctis dichiarò
che erano stati prelevati dalle SS e deportati in Germania. Tra coloro
che erano rimasti in carcere e negli stessi ambienti della Resistenza –
che aveva tentato – in particolare dopo il ritorno a Ferrara del
comunista Spero Ghedini, nome di battaglia “Antonio”, come Commissario
politico della 35° Brigata partigiana Garibaldi di Ferrara , senza
riuscirci, di liberare i sette detenuti , i cui incarichi erano
particolarmente nevralgici per l’organizzazione – circolarono voci, mai
confermate, di sommarie esecuzioni.
Il processo ai presunti responsabili dell’eccidio – che si tenne
nell’immediato dopoguerra – dimostrò senza alcun dubbio che i sette
partigiani erano stati trasportati dalle carceri a Caffè del Doro da un
drappello di SS comandato dal Maresciallo Pustowka con un furgone messo a
disposizione dalla Questura, diretta da Carlo De Sanctis e guidato da
un SS italiano, Alfredo D’Agostini.
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