venerdì 3 ottobre 2025

 

Era il 1805 quando Napoleone Bonaparte decise che il Reno sarebbe stato immesso nel Po. Ma nessuno immaginava che il progetto di questo canale artificiale, noto oggi come Cavo Napoleonico o Scolmatore del Reno, inizialmente pensato per limitare i danni causati dalle frequenti inondazioni del Reno nel bolognese e nel ferrarese, si sarebbe trasformato nel giro di 150 anni in un'opera idraulica dalle molteplici funzioni.

 

Cavo Napoleonico a Sant'Agostino di FerraraCerchiamo di fare prima qualche passo indietro: anticamente, il Po passava per Ferrara, dividendosi nei pressi di San Giorgio nei due rami di Volano e Primaro. Con le rotte di Ficarolo del 1152 e 1192, però, il Po aprì a settentrione un nuovo corso, lasciando secco il Po di Ferrara. Il Reno, che sboccava all'interno di quest'ultimo, rimase senza sfogo ed in caso di piena allagava le terre circostanti danneggiando gravemente le terre della pianura bolognese.

Primo progetto dle Cavo Napoleonico (1805)Ne nacque una disputa secolare tra bolognesi e ferraresi che nemmeno il rimedio ordinato dal Cardinale Lambertini (futuro Papa Benedetto XIV), nella seconda metà del '700, riuscì a risolvere. I lavori ordinati collegarono il percorso finale del Reno con la parte finale del Po di Primaro nel noto Cavo Benedettino, alleggerendo così le piene che si verificavano a monte. Non a caso, l'attuale tratto finale del Reno fino alla foce è proprio l'antico letto del Po di Primaro.

Tuttavia, l'opera non fu sufficiente perché le rotte, anche se più rare, si ripetevano comunque.

Decreto per la realizzazione del Cavo Napoleonico (1805)Qualcuno ipotizzò di collegare il Reno al Panaro, il tratto più breve fra la curva a est del fiume e l'affluente del Po, ma il progetto fu accantonato a causa della frequente concomitanza di piene dei due fiumi.

 

Poi nell'800 entrò in scena Napoleone Bonaparte. "Quel geniale despota che la scena del mondo tutta occupava", secondo la definizione di Benedetto Croce, aveva particolarmente a cuore la città di Bologna, che visitò fra il 21 ed il 25 giugno 1805. Fu in questa occasione e grazie all'intervento del suo ministro Antonio Aldini, che si interessò a risolvere speditamente le questioni del Reno e dei relativi debiti di acque.


La Commissione di esperti istituita da Aldini, che si tenne in una delle sale del Comune di Bologna, portò all'attenzione di Napoleone tutte le vicissitudini della pianura bolognese e le soluzioni per una definitiva sistemazione idrica del Dipartimento del Reno, della quale l'Aldini redasse un'ampia relazione.

Cavo Napoleonico nel 1954Nonostante alcune proposte non risolutive formulate dai ferraresi, che erano piuttosto contrari alle ragioni dei bolognesi, Napoleone fu dalla parte di questi ultimi, decretando nel 1805 sia la liquidazione del debito contratto dal Dipartimento del Reno sia l'immissione delle acque del Reno nel Po Grande, attraverso la costruzione di una nuova linea lunga circa dieci miglia che dalla Panfilia nei pressi di S. Agostino terminava a Palantone.

Alle spese per la costruzione e la manutenzione della nuova linea (3.120.000 lire complessive) dovevano contribuire entro cinque anni i terreni compresi nel circondario definiti dai Chirografi Pontifici fra il 1770 ed il 1776.

 

I lavori per il nuovo inalveamento del Reno iniziarono all'indomani del decreto imperiale e proseguirono con grande celerità. Poi nel 1807, il percorso venne in parte modificato, prevedendo la conduzione delle acque del Reno non più a Palantone ma a Bondeno, attraverso l'immissione nell'ultimo tratto del Panaro e successivamente nelle acque del Po.

Vi fu poi un altro decreto nel 1810 che concerneva l'aggiunta della Botte sotto il Panaro ed altri lavori relativi allo scolo di Burana.

Tutto sembrava procedere con grande alacrità, finché il governo napoleonico si trovò inguaiato nelle guerre di Russia e di Spagna che ne prosciugarono tutte le risorse finanziarie fino a provocare il completo abbandono dei lavori nel 1814, con la caduta di Bonaparte.

 

Scariolanti al lavoro sulla linea del Cavo Napoleonico (1953 circa)Fu dopo una serie di catastrofiche rotte, avvenute tra il 1949 ed il 1951, che si avviò una lunga fase di riprogettazione del Cavo, anche in funzione di collegarlo al Canale Emiliano-Romagnolo (CER), realizzato negli anni '60 a scopi irrigui tra Bologna e Rimini.
Nei lavori, che ripresero nel 1953 e furono completati nel 1964 sulla base del progetto di Mario Giandotti, il nuovo tracciato del Cavo fu spostato più a Est collegandosi direttamente al Po. Nel 1966 venne aperta a Salvatonica la comunicazione con il Po ed avvenne il primo collaudo. Ma le preoccupanti perdite di acqua dal fondo, spinsero i tecnici a mettere in opera, tra il 1966 ed il 1973, una parziale impermeabilizzazione del fondo con lastre in cemento armato.

Immissione del Cavo Napoleonico nel Po GrandeAlla conclusione dei lavori, il Cavo Napoleonico era diventato un canale scolmatore con la doppia funzione di accogliere parte delle acque del Reno durante il periodo di piena e condurle al Po dopo un percorso di 18 chilometri e quella di alimentare, con flusso invertito, il Canale Emiliano-Romagnolo per l'irrigazione agricola, quando i corsi d'acqua romagnoli hanno portate insufficienti ai fabbisogni estivi.


Il Cavo Napoleonico è una delle opere di ingegneria idraulica più importanti della nostra pianura e ricopre un ruolo essenziale nella salvaguardia del nostro territorio>.

Necessita quindi di costanti ed attente manutenzioni affinché non si trasformi da risorsa a pericolo per le persone e l'economia e perché possa continuare a ricoprire il ruolo fondamentale per il quale è stato concepito e poi ampliato, con l'impiego, è giusto ricordarlo, di enormi risorse economiche.

 

Bibliografia, links ed altri documenti utili alla scrittura dell'articolo:

 

 

Notizie tratte da:

https://www.storiedipianura.it/territorio-e-cultura/storie-d-acqua/340-il-cavo-napoleonico-quando-il-reno-e-il-po-si-incontrano.html 


sabato 27 settembre 2025

BONATI TEODORO

BONATI TEODORO

Teodoro Bonati (Bondeno, 8 novembre 1724 – Ferrara, 2 gennaio 1820 - anni 95) è stato un ingegnere idraulico, matematico e medico italiano.


Si laureò in medicina presso l'Università degli Studi di Ferrara nel 1724 ed iniziò la pratica presso il paese d'origine. Conosciuto il sacerdote Romualdo Bertaglia, tecnico e perito del Comune nelle controversie idrauliche, iniziò gli studi matematici. Il marchese Guido Bentivoglio lo istituì però presto come medico di famiglia e nel 1750 lo invita a trasferirsi a Ferrara dove poté proseguire gli studi matematici. Nel 1763, alla morte di Bertaglia, gli venne conferita la carica di Consultore della Congregazione dei lavorieri e posto a dirigere i maggiori lavori idraulici della provincia ferrarese. Nel 1772 gli venne conferita la cattedra d'Idrostatica ed idrodinamica presso l'Università di Ferrara.

Scienziato e credente, contraddisse Napoleone, dichiarandosi contrario alla sua decisione di deviare il corso del fiume Reno, immettendolo nel Po tramite un canale chiamato Scolmatore del Reno o più comunemente Cavo Napoleonico.In particolare egli sosteneva molto avvedutamente che non sarebbe stato producente fare confluire le acque in eccesso del fiume Reno nel fiume Panaro, in quanto questi due corsi d'acqua presentano piene concomitanti, e quindi si «sarebbe riempito lo stesso bicchiere». Successivamente i lavori di questo canale artificiale hanno addotto l'acqua direttamente al fiume Po e al Canale Emiliano Romagnolo, in linea con quello che egli sosteneva in fase di ideazione di questa soluzione idrogeologica. I dialoghi con Napoleone sono testimoniati da lui stesso: «Li 23 detto (aprile 1797), l'Imperatore volle sentirmi alquanto a lungo sull'immissione del Reno in Po, presenti i bolognesi, promotori di detta immissione». 

Links:

https://www.chieracostui.com/costui/docs/search/schedaoltre.asp?ID=8448&myword=BONATI 

https://it.wikipedia.org/wiki/Teodoro_Bonati 

Per approfondire la storia del Cavo Napoleonico si consiglia Wikipedia (fonte inesauribile di notizie):

https://it.wikipedia.org/wiki/Cavo_Napoleonico 

 

sabato 20 settembre 2025

 

Pietro di Benvenuto degli Ordini (Ferrara, doc. 1448 – Ferrara, 1483) è stato un architetto italiano.

Scalone monumentale del palazzo Ducale, (1479-1481)

Biografia

Fu architetto di corte di Borso d'Este e poi di Ercole I d'Este. Dal 1454 al 1458 è tra i responsabili della costruzione delle opere in muratura del primo ordine del campanile della Cattedrale di San Giorgio (Ferrara). Tra il 1466 e il 1471 fu incaricato di riorganizzare ed estendere la struttura del Palazzo Schifanoia, nonché di realizzare un appartamento per il duca al primo piano. I lavori furono poi ultimati dal suo assistente, Biagio Rossetti. Nel palazzo Ducale, l'odierno Palazzo Municipale (Ferrara), tra il 1474 e il 1481 realizzò il nuovo cortile, la cappella, il giardino della fontana e la splendida scala d'onore che domina la piazza. La maggior parte dei edifici costruiti da Pietro di Benvenuto ha subito trasformazioni o è andata distrutta, ad esclusione dello scalone del palazzo Ducale. 

From:

https://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Benvenuto_degli_Ordini 


 

TEOFILO CALCAGNINI

 TEOFILO CALCAGNINI

Teofilo Calcagnini nacque e morì a Ferrara, rispettivamente nel 1441 e 1488. Fu un nobile della corte estense al quale venne donato, tra gli altri, il possedimento di Fusignano dal Duca Borso d’Este.

La posizione di grande rilievo che ebbe nella società ferrarese e le ingenti ricchezze da cui ebbe origine lo splendore della sua famiglia, furono dovute alla predilezione che ebbe per lui il duca Borso d’Este, alla cui corte fu messo dal padre.

Il maggiore atto di liberalità del duca si ebbe nel 1464. Il 25 dicembre, in una solenne cerimonia tenuta nella cattedrale di Ferrara, Borso fece cavaliere aurato il Calcagnini e lo investì del castello di Cavriago nel Reggiano, di quello di Maranello nel Modenese e di quello di Fusignano in Romagna.
Dopo d’allora il Calcagnini compare quasi sempre a fianco di Borso col titolo di “compagno del duca”, titolo che a Ferrara designava un vero e proprio ufficio pubblico.

La morte del duca Borso non segnò la fine delle fortune del Calcagnini: il nuovo duca, Ercole I, lo tenne per “compagno” e non cessò di favorirlo.
Durante la guerra tra Venezia e Ferrara (1482-1484) il Calcagnini partecipò in Romagna a qualche azione militare. Fusignano fu occupata da truppe al soldo dei Veneziani e fu restituita al Calcagnini dopo la pace di Bagnolo (1484): il 10 maggio 1485 il doge Giovanni Mocenigo ordinava al podestà di Ravenna di mantenere il Calcagnini nel quieto possesso dei suoi feudi ed in particolare delle valli bonificate. Il Calcagnini aveva infatti nel 1468 acquistato una grande estensione di terreno vallivo a nord di Fusignano e ne aveva cominciato la bonifica; l’opera fu poi continuata e portata a termine da suo figlio Alfonso, per cui quei terreni si chiamarono e si chiamano ancora Le Alfonsine.

Testo tratto da:

https://www.bassaromagnamia.it/poitofintrests/teofilo-calcagnini-1441-1488/ 

Vedi anche:

https://it.wikipedia.org/wiki/Calcagnini_(famiglia)

DELIZIA ESTENSE DI BENVIGNANTE

DELIZIA ESTENSE DI BENVIGNANTE

Delizia di Benvignante
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
RegioneEmilia-Romagna
LocalitàArgenta
Indirizzostrada nazionale Adriatico superiore 180 ‒ Benvignante ‒ Argenta (FE)
Coordinate44°40′59.66″N 11°44′13.67″E
Informazioni generali
Condizioniin fase di restauro parziale, urgenza di recupero totale
Costruzione1464
Realizzazione
ArchitettoPietro Benvenuto degli Ordini
AppaltatoreBorso d'Este
Proprietariocomune di Argenta
CommittenteEstensi  

 

La Delizia di Benvignante è una delle "delizie" (residenze monumentali) che gli Este fecero costruire nei dintorni di Ferrara durante il loro dominio sulla città. È situata nel comune di Argenta tra le frazioni di San Nicolò e Consandolo e dà il nome alla frazione di Benvignante.

Storia e descrizione

La Delizia, costruita nel 1464 da Pietro Benvenuto degli Ordini, fu voluta da Borso d'Este che la donò al fedele segretario Teofilo Calcagnini, che mise la dimora a disposizione delle riunioni dell'Accademia dei Filareti. Nel 1481 vi soggiornò la bella Beatrice d'Este. Passata poi dai Calcagnini a vari proprietari, nell'Ottocento la Delizia fu acquistata dal conte Luigi Gulinelli (il cui stemma compare ancora oggi sopra il portone d'ingresso) che modificò la struttura sopraelevandola e rendendola più imponente e squadrata e circondandola da quattro ettari di parco. Inoltre la dotò di famose scuderie per l'allevamento di cavalli da corsa che furono visitate pure da Vittorio Emanuele II. Attualmente la residenza appartiene al comune di Argenta.

Nel 2000 la Delizia di Benvignante è stata dichiarata dall'UNESCO, insieme con altre Delizie, Patrimonio dell'umanità. A partire dal 2018 sono stati realizzati interventi di restauro all’edificio, indagini archeologiche e ripristino del parco di quattro ettari che circonda la delizia.

 

Grazie a Wikipedia:

https://it.wikipedia.org/wiki/Delizia_di_Benvignante 

Foto scattate da Nonno Kucco il giorno 21 settembre 2025, (come si può notare lo stemma del conte Luigi Gulinelli è stato rimosso):


  















 






domenica 24 agosto 2025

LA VENDEMMIA e SCIOGLILINGUA

 


 

AD LUNI - DI LUNEDI'

 

 

F A N G H E T 

(NINO TAGLIANI)

IL DONN AD FRARA - LE DONNE DI FERRARA

 
 
F A N G H E T 
(NINO TAGLIANI)
 

 

PIACENTINI GIORGIO

 PIACENTINI GIORGIO (1902 - 1969)



Ferrara omaggia la memoria di Giorgio Piacentini (1902 - 1969), Cavaliere del Lavoro, imprenditore e filantropo. Oggi è stata infatti intitolata a lui la rotatoria tra via Caldirolo e via Gaetano Turchi, che si trova a pochi passi da quella che fu un tempo la sede del calzaturificio Zenith, divenuto sotto la guida di Piacentini un'eccellenza manifatturiera e industriale del panorama produttivo italiano nel dopoguerra.


La cerimonia di intitolazione è in programma questa mattina, alla presenza per l’Amministrazione Comunale dell’assessore Stefano Vita Finzi e dei familiari di Giorgio Piacentini. La proposta di intitolazione, su suggerimento di Carlos Dana, nipote di Giorgio Piacentini, e del pronipote Giorgio Pizzirani, è stata approvata dalla Commissione cittadina per la Toponomastica e dalla Giunta comunale e, infine, autorizzata dalla Prefettura di Ferrara.


“Con questa intitolazione il Comune di Ferrara rende omaggio al nome e alla storia di un personaggio che ha impegnato tutta la sua vita a favore dell'industria ferrarese, anticipando concetti e azioni quali il welfare aziendale e iniziative di carattere culturale e sociale, rivolte a tutto il territorio, come con l’istituzione del Premio Estense e del Cineclub Fedic Ferrara. Si tratta di un piccolo gesto, che ha per noi però un grande valore: ricordare questa importantissima figura attribuendogli un luogo di Ferrara, che tanto ha amato, vicino a quello che è stato il suo universo professionale e umano. Ringrazio la famiglia per essere presente oggi e per essersi prodigata nell’operazione di intitolazione. L’augurio è che la figura di Giorgio Piacentini che possa essere modello ed esempio per tutti noi”, così l’assessore Stefano Vita Finzi Zalman, che ha ringraziato per il lavoro l’ufficio Toponomastica del Comune di Ferrara.


Figlio di proprietari terrieri della Bassa Ferrarese, sposato con Jolanda Buzzoni nel 1925, Giorgio Piacentini divenne industriale di primo piano a seguito della scomparsa del suocero Edgardo Buzzoni, avvenuta nel 1928. Raccolse infatti l’eredità imprenditoriale fondando e diventando titolare della Zenith, insieme al cognato Andrea. Nelle sue mani, infatti, l'azienda decollò diventando leader nel settore delle calzature eleganti da uomo e da bambino, con esportazioni record in America e non solo. Se nel 1929 le maestranze occupate sono 135, con una produzione quotidiana di 160 paia di calzature, nel 1943 la Zenith raggiunge i 510 dipendenti, raggiungendo una produzione di 2250 paia di scarpe al giorno, di cui in alta percentuale sono di tipo militare.


La guerra fu un durissimo scoglio per i Buzzoni-Piacentini, come riportano le cronache del tempo. Lo stabilimento viene bombardato più volte e duramente, tanto che a fine del conflitto la fabbrica si trova rasa al suolo, con trecento operai senza lavoro. Dopo la Liberazione Piacentini affronta la ripresa dell’attività in locali di fortuna. Sul finire del 1948 viene decisa la costruzione del nuovo stabilimento in via Caldirolo al civico 84, che sarà ultimata nel 1950. Il nuovo opificio dà da lavorare a 500 unità tra operai e impiegati con una produzione giornaliera di circa 800 paia di calzature. “La complessa costruzione industriale, sorta in un'area di 23mila metri quadri, costituisce quanto di più razionale può riunire in sé uno strumento produttivo di tale importanza. Perché non solo il dott. Piacentini ha cercato con il riammodernamento degli impianti e una geniale distribuzione del lavoro di organizzare il ciclo produttivo secondo i più recenti dettami della tecnica moderna, ma si è parimenti preoccupato che il nuovo complesso fosse dotato di servizi ausiliari e igienici: mense, spaccio, ambulatorio medico e biblioteca, attuato con criteri organici e confortevoli", come si legge in un interessante ritratto di Piacentini, che emerge dai documenti conservati negli archivi della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro. Attenzione viene posta anche al welfare aziendale, con l’invio in colonia per oltre 50 bambini dei lavoratori “a totale carico della Zenith”, “anticipazioni ai capi famiglia per l’acquisto di appartamenti” e donazione a ciascun operaio di una ‘sporta’ contenente ogni genere di vettovaglia per Natale e “cospicui premi in denaro”.


Ma il nome di Giorgio Piacentini non è solo legato alla vicenda economica e imprenditoriale di Ferrara. Fu infatti sua l’idea, mentre era presidente provinciale dell’Unione industriali, di fondare il Premio Estense, la cui prima edizione si svolse nel 1965.


Anche il Cineclub Fedic Ferrara fu fondato qualche anno prima, nel 1953, per iniziativa di Piacentini. Il circolo di cultura cinematografica ferrarese fu riconosciuto come il migliore d’Italia già pochi anni dopo, nel 1956 e anche nel 1957.


Istituì negli stessi anni anche un asilo infantile a Fossanova San Marco, borgo che era divenuto residenza della famiglia Piacentini. La struttura scolastica viene considerata tra le migliori della provincia, con oltre 350 metri quadri di area coperta che consente l'assistenza di 150 bambini della zona e dispone di sale per lavoro e doposcuola.

Quanto sopra tratto da:

https://www.comune.ferrara.it/it/b/57890/intitolata-al-cavaliere-del-lavoro-giorgio-piacentini-la-rotatoria-tra 

 

ARCHIMEDE

Alcune notizie su Archimede tratte dal sito, (come solito), di Wikipedia al quale vi rimandiamo se volete approfondire l'attività del matematico, fisico e ............

 https://it.wikipedia.org/wiki/Archimede

Archimede di Siracusa (in greco antico: Ἀρχιμήδης?, Archimédēs; Siracusa, 287 a.C. circa – Siracusa, 212 a.C.[1]) è stato un matematico, fisico e inventore siceliota.

Considerato come uno dei più grandi scienziati e matematici della storia, contribuì ad aumentare la conoscenza in settori che spaziano dalla geometria all'idrostatica, dall'ottica alla meccanica: fu in grado di calcolare la superficie e il volume della sfera e formulò le leggi che regolano il galleggiamento dei corpi; in campo ingegneristico, scoprì e sfruttò i principi di funzionamento delle leve e il suo stesso nome è associato a numerose macchine e dispositivi, come la vite di Archimede, a dimostrazione della sua capacità inventiva. Circondate ancora da un alone di mistero sono invece le macchine da guerra che Archimede avrebbe preparato per difendere Siracusa dall'assedio romano.

La sua vita è ricordata attraverso numerosi aneddoti, talvolta di origine incerta, che hanno contribuito a costruire la figura dello scienziato nell'immaginario collettivo. È rimasta celebre nei secoli, ad esempio, l'esclamazione èureka! (εὕρηκα! - ho trovato!) a lui attribuita dopo la scoperta del principio sul galleggiamento dei corpi che ancora oggi porta il suo nome. 

 Il principio del sollevamento della vite di Archimede

 


domenica 10 agosto 2025

 

Via Cisterna del Follo, a Ferrara, inizia dall'incrocio tra via Savonarola, via Madama e via Ugo Bassi ed arriva a viale Alfonso I d'Este, vicino al Baluardo di San Tommaso.

Storia

Palazzo Bonacossi, in via Cisterna del Follo.

L'area dove si trova la via fu interessata dall'opera di ampliamento di Biagio Rossetti nell'ambito dell'addizione voluta da Ercole I d'Este. In quell'area, che corrisponde circa al luogo dove poi venne edificata la prospettiva di corso Giovecca, esisteva già dal 1370 il Canton del Follo. Più tardi un genovese, tale Urbano Trincherio, impiantò nella zona una fabbrica di panni d'oro e di broccati e per la lavorazione della seta.

Altre notizie storiche sulla strada si hanno da quando vi fu costruito un palazzo per Nerone Diotisalvi nel 1470 dopo che questi era fuggito da Firenze nel 1460 perché coinvolto in una congiura contro i Medici e accolto in Ferrara da Borso d'Este.

Sempre su questa via era presente una chiesa ed un convento di monache Servite.

Origini del nome

In tempi passati fu chiamata via Diotisalvi dal Diotisalvi che qui vi costruì il palazzo in seguito noto come palazzo Bonacossi.

Il nome di cisterna del Follo prende origine probabilmente nel XIV secolo quando nella via esisteva un pozzo (o una cisterna) utilizzato per lavare la lana grezza e per follare i panni, cioè battere la lana ed infeltrirla rendendo più compatto il suo pelo.  La via quindi, assieme a poche altre in città, conserva ancora traccia nel suo nome degli antichi mestieri artigianali che facevano parte delle attività legate alle antiche corporazioni delle arti e mestieri.

From:

https://it.wikipedia.org/wiki/Via_Cisterna_del_Follo

 Dal Vocabolario della Lingua Italiana di Nicola Zingarelli:

- FOLLARE : sottoporre a follatura i tessuti di lana;

- FOLLATURA: 

1 - operazione con la quale si fanno restringere e assodare i panni di lana sottoponendoli a pressione, a sfregamento e ad azioni chimiche in bagni alcalini o acidi.

2 - pigiatura dell'uva. Pratica enologica consistente nel risospingere al fondo delle botti le vinacce che, durante la fermentazione, vengono a galla, al fine di ottenere una migliore vinificazione del mosto, e quindi vini più limpidi e purgati.

 

GIOVANNI PASCOLI

 

GIOVANNI PASCOLI nacque nella casa materna di San Mauro di Romagna il 31 dicembre 1855. Figlio quartogenito di Caterina Vincenzi Alloccatelli e di Ruggero Pascoli, ebbe come fratelli Margherita, Giacomo, Luigi, Raffaele, Giuseppe, Ida e Maria (altre due sorelle, Ida e Carolina, morirono in tenera età). Visse felicemente i primi anni della sua vita nella casa natale di San Mauro, trascorrendo giorni spensierati nella tenuta dei Principi Torlonia chiamata “La Torre” che il padre Ruggero amministrava.

Nel 1862, all’età di sette anni, Giovanni cominciò a frequentare, insieme ai fratelli maggiori Giacomo e Luigi, il collegio dei Padri Scolopi di Urbino, dove resterà fino ai sedici anni.

L’omicidio di Ruggero Pascoli

Il 10 agosto 1867, il padre venne ucciso in un agguato (il mandante non verrà mai incriminato) mentre ritornava da Cesena col suo calesse trainato dalla fedele cavallina storna. Questo lutto ed altre disgrazie familiari lasciarono profondamente il segno nella vita e nell’opera del poeta. Dopo la morte del padre, la famiglia si raccolse nella casa nativa di San Mauro; l’anno dopo morì la sorella Margherita e pochi mesi dopo anche la madre. Seguirono lunghi periodi di grandi ristrettezze. Giovanni ritornò nel collegio di Urbino, ma nel 1871, a causa dei debiti della famiglia, fu costretto a lasciarlo.

Proseguì gli studi liceali a Rimini, poi a Firenze, conseguendo la maturità a Cesena.

Nel 1873 vinse una Borsa di studio presso l’Università di Bologna, guadagnandosi la stima e la protezione del Carducci. In seguito, perse il sussidio per aver partecipato ad una manifestazione politica e dovette trascorrere 107 giorni in carcere, non potendosi iscrivere al terzo anno di studi. Uscì dal carcere con una visione diversa del mondo e della vita, rinnovata nel sentimento del destino comune di infelicità, che rende inutile l’odio tra gli individui.

Il giovane Pascoli

Nel 1876, dopo la morte del fratello Giacomo, conobbe Andrea Costa e si avvicinò al Socialismo.

Nel 1880, nuovamente ottenuto il sussidio, riprese gli studi e nel 1882 si laureò con una tesi su Alceo. Iniziò quindi la sua carriera di insegnante e di letterato. Insegnò ai licei di Matera, Massa e Livorno; ebbe un incarico straordinario all’Università di Bologna, poi fu professore alle Università di Messina, Pisa e Bologna.

Nel 1885, realizzando il desiderio delle sorelle di ricostruire il “nido” di San Mauro, portò con sè a Massa Ida e Maria, che si trovavano a Sogliano presso la zia Rita.

Nel 1892 partecipò al concorso di poesia latina di Amsterdam con il poemetto Veianius, vincendo il primo premio (una medaglia d’oro massiccio): la prima di altre dodici, sempre dello stesso premio olandese. Più tardi acquistò una villa a Castelvecchio Barga, dove visse con la sorella Maria fino alla fine dei suoi giorni.

Nel 1905 fu chiamato a succedere al Carducci nella Cattedra di Letteratura Italiana all’Università di Bologna.

Morì a Bologna il 6 aprile 1912. Con lui si spegne una delle sensibilità umane più complesse ed una delle voci poetiche più singolari del Novecento.

FROM:

https://www.accademiapascoliana.it/vita-di-giovanni-pascoli/ 

10 AGOSTO - poesia di Giovanni Pascoli

 10 AGOSTO

San Lorenzo, Io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.


Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.


Ora è là come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.


Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido
portava due bambole in dono…


Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.


E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!

 La poesia che commemora il 10 agosto è "X Agosto" di Giovanni Pascoli. Questa poesia, scritta in memoria del padre Ruggero ucciso il 10 agosto 1867, riflette sul dolore e l'ingiustizia. Pascoli associa la notte di San Lorenzo, con le sue stelle cadenti, alla perdita del padre e alla morte della rondine, creando un legame simbolico tra la tragedia personale e il dolore universale. 

Parafrasi X agosto

San Lorenzo, io so perché (oggi) così tante stelle splendono e cadono nel cielo tranquillo e perché un così grande pianto brilla nell’orizzonte concavo della notte.
Una rondine stava tornando al tetto, la uccisero e cadde tra i rovi: nel becco aveva un insetto, la cena per i suoi piccoli.
Adesso è lì, con le ali aperte come in croce, e dal becco porge ancora il verme al cielo lontano. I suoi piccoli, nel nido, continuano ad aspettarla nell’ombra e pigolano sempre più piano.
Anche un uomo stava tornando a casa: quando lo uccisero disse "Perdono" e nei suoi occhi aperti rimase un grido; portava con sé due bambole, in regalo.
Ora lì, nella casa solitaria, lo aspettano inutilmente: il suo corpo immobile e attonito mostra le bambole al cielo lontano.
(Ecco perché piangi:) Tu Cielo, infinito e immortale, dall’alto dei mondi sereni in cui risiedi inondi di stelle questo nostro mondo, un atomo opaco fatto di dolore.

 


giovedì 7 agosto 2025

ANTIPAPA


Elenco cronologico degli antipapi storici

Dal II secolo alla prima metà del XIV

Nome pontificale Ritratto Inizio antipontificato Fine antipontificato Nome secolare Opposto a
Sant'Ippolito[N 1] 217 235
Papa Callisto I, Papa Urbano I, Papa Ponziano
Novaziano
251 258
Papa Cornelio, Papa Lucio I, Papa Stefano I, Papa Sisto II
Felice II[N 2] 355 365
Papa Liberio
Ursino
366 367
Papa Damaso I, Papa Siricio
Eulalio
418 419
Papa Bonifacio I
Lorenzo 498 506
Papa Simmaco
Dioscuro[N 3]
22 settembre 530 14 ottobre 530

Teodoro II[N 4]
686

687
Pasquale
687
Papa Sergio I
Teofilatto[N 5]
aprile 757 maggio 757
Papa Paolo I
Costantino II
767 768
Papa Paolo I, Papa Stefano III
Filippo[N 6]
31 luglio 768
Papa Stefano III
Giovanni VIII
844
Papa Sergio II
Anastasio III[N 7]
855
Papa Benedetto III
Cristoforo[N 8] 903 904
Papa Leone V
Dono II[N 9] 973 974

Bonifacio VII[N 10] 974 Francone di Ferruccio Papa Benedetto VI, Papa Giovanni XIV
984 985
Giovanni XVI[N 11] 997 998 Giovanni Filagato Papa Gregorio V
Gregorio VI
1012
Papa Benedetto VIII
Benedetto X[N 10] 1058 1059 Giovanni Mincio
Onorio II
1061 1064 Pietro Cadalo Papa Alessandro II
Clemente III 1080 8 settembre 1100 Guiberto di Ravenna Papa Gregorio VII, Papa Vittore III, Papa Urbano II, Papa Pasquale II
Teodorico[N 12]
10 settembre 1100 1101 Teodorico Papa Pasquale II
Adalberto[N 13]
1101 Adalberto
Silvestro IV[N 14]
1105 1111 Maginulfo
Gregorio VIII
1118 1121 Maurice Bourdin Papa Gelasio II, Papa Callisto II
Anacleto II
1130 1138 Pietro Pierleoni Papa Innocenzo II
Vittore IV
1138 Gregorio Conti
Vittore IV
1159 1164 Ottaviano dei Crescenzi Papa Alessandro III
Pasquale III[N 15]
1164 1168 Guido di Crema
Callisto III[N 16]
1168 1178 Giovanni di Struma
Innocenzo III[N 17]
1179 1180 Lando di Sezze
Niccolò V[N 18]
1328 1330 Pietro Rainalducci Papa Giovanni XXII
Nome pontificale Ritratto Inizio antipontificato Fine antipontificato Nome secolare Opposto a

Scisma d'Occidente

Linea avignonese

Nome pontificale Ritratto Stemma Inizio antipontificato Fine antipontificato Nome secolare Opposto a
Clemente VII 20 settembre 1378 16 settembre 1394 Roberto di Ginevra Papa Urbano VI, Papa Bonifacio IX
Benedetto XIII[N 19] 16 settembre 1394 23 maggio 1423 Pedro Martínez de Luna y Pérez de Gotor
Clemente VIII[N 20]
10 giugno 1423 26 luglio 1429 Gil Sánchez de Muñoz Papa Martino V, Antipapa Benedetto XIV (Garnier)
Benedetto XIV[N 21]

12 novembre 1425 1430 Bernard Garnier Papa Martino V, Antipapa Clemente VIII
Benedetto XIV

1430 1437 Jean Carrier Papa Martino V, Papa Eugenio IV
Nome pontificale Ritratto Stemma Inizio antipontificato Fine antipontificato Nome secolare Opposto a

Linea pisana

Nome pontificale Ritratto Stemma Inizio antipontificato Fine antipontificato Nome secolare Opposto a
Alessandro V[N 10] 26 giugno 1409 3 maggio 1410 Pietro Filargo Papa Gregorio XII, Antipapa Benedetto XIII
Giovanni XXIII[N 22] 17 maggio 1410 29 maggio 1415 Baldassarre Cossa
Nome pontificale Ritratto Stemma Inizio antipontificato Fine antipontificato Nome secolare Opposto a

Dopo il Concilio di Costanza

Nome pontificale Ritratto Stemma Inizio antipontificato Fine antipontificato Nome secolare Opposto a
Felice V[N 23] 5 novembre 1439 24 luglio 1449 Amedeo VIII di Savoia Papa Eugenio IV, Papa Niccolò V

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https://it.wikipedia.org/wiki/Antipapa