martedì 30 novembre 2010

Trilussa - Questione de razza

- Che cane buffo! E dove l'hai trovato? -
Er vecchio me rispose: - E' brutto assai,
ma nun me lascia mai: s'è affezionato.
L'unica compagnia che m'è rimasta,
fra tanti amichi, è 'sto lupetto nero:
nun è de razza, è vero,
ma m'è fedele e basta.
Io nun faccio questioni de colore:
l'azzioni bone e belle
vengheno su dar core
sotto qualunque pelle.
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mercoledì 24 novembre 2010

Ferrara - foto nel Brooklyn Museum


Caricata il 14 gennaio 2010 da Brooklyn Museum
Nessuna restrizione nota sul diritto d'autore Nessuna restrizione nota sul diritto d'autore



































































lunedì 22 novembre 2010

Qualcuno era comunista


di Gaber - Luporini

1991 © Edizioni Curci Srl - Milano



Uh? No, non è vero, io non ho niente da rimproverarmi. Voglio dire... non mi sembra di aver fatto delle cose gravi.
La mia vita? Una vita normale. Non ho mai rubato, neanche in casa da piccolo, non ho ammazzato nessuno, figuriamoci!... Qualche atto impuro ma è normale no?
Lavoro, ho una famiglia, pago le tasse. Non mi sembra di avere delle colpe... non vado neanche a caccia!
Uh? Ah, voi parlavate di prima! Ah... ma prima... ma prima mi sono comportato come tutti.
Come mi vestivo? Mi vestivo, mi vestivo come ora… beh non proprio come ora, un po’ più… sì, jeans, maglione, l’eskimo. Perché? Non va bene? Era comodo.
Cosa cantavo? Questa poi, volete sapere cosa cantavo. Ma sì certo, anche canzoni popolari, sì… “Ciao bella ciao”. Devo parlar più forte? Sì, “Ciao bella ciao” l’ho cantata, d’accordo, e anche l’“Internazionale”, però in coro eh!
Sì, quello sì, lo ammetto, sì, ci sono andato, sì, li ho visti anch’io gli Inti Illimani... però non ho pianto!
Come? Se in camera ho delle foto? Che discorsi, certo, le foto dei miei genitori, mia moglie, mia…
Manifesti? Non mi pare... Forse uno, piccolo proprio... Che Ghevara. Ma che cos’è, un processo questo qui?
No, no, no, io quello no, io il pugno non l’ho mai fatto, il pugno no, mai. Beh insomma, una volta ma… un pugnettino, rapido proprio…
Come? Se ero comunista? Eh. Mi piacciono le domande dirette! Volete sapere se ero comunista? No, no finalmente perché adesso non ne parla più nessuno, tutti fanno finta di niente e invece è giusto chiarirle queste cose, una volta per tutte, ohhh!
Se ero comunista. Mah! In che senso? No, voglio dire…
Qualcuno era comunista perché era nato in Emilia.
Qualcuno era comunista perché il nonno, lo zio, il papà… la mamma no.
Qualcuno era comunista perché vedeva la Russia come una promessa, la Cina come una poesia, il comunismo come il Paradiso Terrestre.
Qualcuno era comunista perché si sentiva solo.
Qualcuno era comunista perché aveva avuto un’educazione troppo cattolica.
Qualcuno era comunista perché il cinema lo esigeva, il teatro lo esigeva, la pittura lo esigeva, la letteratura anche… lo esigevano tutti.
Qualcuno era comunista perché “La Storia è dalla nostra parte!”.
Qualcuno era comunista perché glielo avevano detto.
Qualcuno era comunista perché non gli avevano detto tutto.
Qualcuno era comunista perché prima era fascista.
Qualcuno era comunista perché aveva capito che la Russia andava piano ma lontano.
Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché era ricco ma amava il popolo.
Qualcuno era comunista perché beveva il vino e si commuoveva alle feste popolari.
Qualcuno era comunista perché era così ateo che aveva bisogno di un altro Dio.
Qualcuno era comunista perché era talmente affascinato dagli operai che voleva essere uno di loro.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di fare l’operaio.
Qualcuno era comunista perché voleva l’aumento di stipendio.
Qualcuno era comunista perché la borghesia il proletariato la lotta di classe. Facile no?
Qualcuno era comunista perché la rivoluzione oggi no, domani forse, ma dopo domani sicuramente…
Qualcuno era comunista perché “Viva Marx, viva Lenin, viva Mao Tse-Tung”.
Qualcuno era comunista per fare rabbia a suo padre.
Qualcuno era comunista perché guardava sempre Rai Tre.
Qualcuno era comunista per moda, qualcuno per principio, qualcuno per frustrazione.
Qualcuno era comunista perché voleva statalizzare tutto.
Qualcuno era comunista perché non conosceva gli impiegati statali, parastatali e affini.
Qualcuno era comunista perché aveva scambiato il “materialismo dialettico” per il “Vangelo secondo Lenin”.
Qualcuno era comunista perché era convinto d’avere dietro di sé la classe operaia.
Qualcuno era comunista perché era più comunista degli altri.
Qualcuno era comunista perché c’era il grande Partito Comunista.
Qualcuno era comunista nonostante ci fosse il grande Partito Comunista.
Qualcuno era comunista perché non c’era niente di meglio.
Qualcuno era comunista perché abbiamo il peggiore Partito Socialista d’Europa.
Qualcuno era comunista perché lo Stato peggio che da noi solo l’Uganda.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di quarant’anni di governi viscidi e ruffiani.
Qualcuno era comunista perché piazza Fontana, Brescia, la stazione di Bologna, l’Italicus, Ustica, eccetera, eccetera, eccetera.
Qualcuno era comunista perché chi era contro era comunista.
Qualcuno era comunista perché non sopportava più quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia.
Qualcuno credeva di essere comunista e forse era qualcos’altro.
Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana.
Qualcuno era comunista perché pensava di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri.
Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo, perché era disposto a cambiare ogni giorno, perché sentiva la necessità di una morale diversa, perché forse era solo una forza, un volo, un sogno, era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.
Qualcuno era comunista perché con accanto questo slancio ognuno era come più di se stesso, era come due persone in una. Da una parte la personale fatica quotidiana e dall’altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita.
No, niente rimpianti. Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare, come dei gabbiani ipotetici.
E ora? Anche ora ci si sente come in due: da una parte l’uomo inserito che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana e dall’altra il gabbiano, senza più neanche l’intenzione del volo, perché ormai il sogno si è rattrappito.
Due miserie in un corpo solo.

Qualcuno era comunista
 http://www.youtube.com/watch?v=emoFu3iejiQ

sabato 20 novembre 2010

L'immensità


Don Backy
Don Backy - Mogol - Mariano
Io son sicuro che, per ogni goccia
per ogni goccia che cadrà
un nuovo fiore nascerà
e su quel fiore una farfalla volerà
Io son sicuro che
in questa grande immensità
qualcuno pensa un poco a me
e non mi scorderà
Sì, io lo so,
tutta la vita sempre solo non sarò
e un giorno io saprò
d'essere un piccolo pensiero
nella più grande immensità.....
di quel cielo.
Sì, io lo so,
tutta la vita sempre solo non sarò
un giorno troverò
un po' d'amore anche per me
per me che sono nullità
nell'immensità...

Altri interpreti: Johnny Dorelli; Mina

L'Immensità

venerdì 19 novembre 2010

Canzone


Don Backy - Celentano
Nel più bel sogno, ci sei solamente tu
sei come un'ombra che non tornerà mai più
tristi sono le rondini nel cielo
mentre vanno verso il mare
é la fine di un amore.
Io sogno e nel mio sogno vedo che
non parlerò d'amore, non ne parlerò mai più
quando siamo alla fine di un amore
piangerà soltanto un cuore
perché l'altro se ne andrà
Ora che sto pensando ai miei domani
son bagnate le mie mani
sono lacrime d'amore.

Nel più bel sogno ci sei solamente tu
sei come un'ombra che non tornerà mai più
questa canzone vola per il cielo
le sue note nel mio cuore
stan segnando il mio dolore.
Questa canzone vola per il cielo
le sue note nel mio cuore
stan segnando il mio dolore.

Canzone

giovedì 11 novembre 2010

Novembre

Gemmea l'aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l'odorino amaro
                                     senti nel cuore.......


ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
                                     sembra il terreno.


Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. E' l'estate,
                                     fredda, dei morti.

Giovanni Pascoli

http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Pascoli
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mercoledì 10 novembre 2010

CALCOLARE LE RADICI QUADRATE A MANO

Quando facevo le medie (tardo Mesozoico, insomma...) a scuola ci insegnavano ad estrarre una radice quadrata con carta e penna. La cosa era assolutamente inutile, visto che stavano già comparendo le prime calcolatrici tascabili, e alla peggio uno poteva trovare ancora un regolo calcolatore: diciamo caritatevolmente che veniva fatto per saggiare l'attenzione dello scolaro. Ad ogni modo sono passati più di trent'anni, e come tutte le cose del passato anche il calcolo manuale di una radice quadrata è diventato una specie di piacevole ricordo, "chissà come diavolo si faceva". Per i nostalgici (e soprattutto per StorieDiMe che è stata l'ultima in ordine di tempo a chiedermelo :-) ) ecco qua il metodo che era insegnato a me, recuperato dagli anfratti della mia memoria. Nel seguito troverete i vari passaggi per scoprire qual è la radice quadrata di 522729.

Passo 1:
si scrive il numero separandolo con dei puntini ogni due cifre partendo da destra.
  _________

√ 52.27.29 |
           |---------
           |

Passo 2:
si calcola la radice quadrata del gruppo di cifre (una o due) più a sinistra (in questo caso, 52). Si calcola il quadrato di questo numero (7), e lo si toglie dal gruppo di cifre in questione. Si abbassa il successivo gruppo di due cifre.
  ________

√ 52.27.29 | 7
  49       |---------
  --       |
   3 27

Passo 3: (qui arriva il bello). Si raddoppia il numero finora calcolato come radice quadrata (in questo caso, 7) e lo si scrive sotto. Adesso dovremo trovare qual è il più grande x che permetta di avere un prodotto inferiore al resto che abbiamo a sinistra (in questo caso, 327).
  ________

√ 52.27.29 | 7
  49       |---------
  -----    | 14x * x = ???
   3 27


Passo 4:
Il trucco è partire dall'alto e scendere in basso; per non partire da 9, si può anche fare ad occhio la divisione eliminando le cifre più a destra dai due numeri. In questo caso, invece che 327/14x facciamo 32/14 che dà 2; per sicurezza, partiamo da 3 e verifichiamo che il risultato "sfora". Scendiamo a 2, eseguiamo la sottrazione, e facciamo scendere un ulteriore gruppo di due cifre.
  ________

√ 52.27.29 | 72
  49       |---------
  -----    | 143 * 3 = 429
   3 27    | 142 * 2 = 284
   2 84
   ----
     43 29

Passo 5: Riprendiamo dal passo 3. In questo caso non è però necessario raddoppiare il risultato parziale (72), ma si può semplicemente sommare i due numeri moltiplicati nel passaggio precedente (142 e 2), visto che il risultato che si ottiene è lo stesso.
  ________

√ 52.27.29 | 72
  49       |---------
  -----    | 143 * 3 = 429
   3 27    | 142 * 2 = 284
   2 84    |---------
   ----    | 144x * x = ????
     43 29 |

Passo 6: Riprendiamo il passo 4. Facendo 43/14, la prima ipotesi è 3, che ci va perfettamente bene (beh, l'esempio l'ho preparato apposta!)
  ________

√ 52.27.29 | 723
  49       |---------
  -----    | 143 * 3 = 429
   3 27    | 142 * 2 = 284
   2 84    |---------
   ----    | 1443 * 3 = 4329
     43 29 |
     43 29
     -----
         0

Nel caso il numero di cui stiamo calcolando la radice non fosse un quadrato perfetto, non ci sono problemi: come in una divisione, si continua ad aggiungere degli zeri, naturalmente in coppia.


Tratto da:
http://xmau.com/mate/art/radicequadrata.html

Perchè pubblico questo post nell'era dei computer ?
Per ricordare e allenare il cervello.
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Rizzieri Bruno

Nato a Ferrara nel 1918, caduto a Ferrara il 30 aprile 1944, operaio meccanico, Medaglia d'oro al Valor militare alla memoria.
Al momento dell'armistizio, Bruno Rizzieri era in forza, come aviere, all'aeroporto di Forlì. Decise subito di darsi alla macchia e di raggiungere il Ferrarese. Qui organizzò una formazione partigiana che, dopo la sua morte, avrebbe preso il suo nome. Il giovane, infatti, cadde durante uno scontro durante un'azione di sabotaggio. Questa la motivazione della massima ricompensa al valore, decretata alla memoria di Bruno Rizzieri: "Patriota di pura fede, primo organizzatore delle forze partigiane della sua zona, primo nelle azioni più rischiose, era di esempio per iniziativa, capacità, coraggio. Nel corso di una difficile azione di sabotaggio condotta insieme ad un commilitone, veniva sorpreso da superiori forze nemiche. Vista la gravità della situazione, faceva porre in salvo il compagno d'arme e affrontava audacemente da solo la pattuglia avversaria usando la sua arma con calma e fredda determinazione. Benché ferito, resisteva strenuamente agli attacchi nemici finché, colpito da più raffiche di mitra, immolava generosamente la sua esistenza alla causa della libertà inneggiando alla Patria".


La lapide si trova a Ferrara, in Viale IV Novembre, nel piccolo parco di fronte al n.82.

San Martino


  La nebbia agli irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;

ma per le vie del borgo
dal ribollir de' tini
va l'aspro odor dei vini
l'anime a rallegrar.

Gira su' ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
su l'uscio a rimirar

tra le rossastre nubi
stormi d'uccelli neri,
com'esuli pensieri,
nel vespero migrar.
 
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domenica 7 novembre 2010

Saluteremo il signor padrone

Saluteremo il signor padrone
per il male che ci ha fatto
che ci ha sempre maltrattato
fino all'ultimo momen'
Saluteremo il signor padrone
per la sua risera neta
pochi soldi in la casseta
ed i debiti a pagar

Macchinista macchinista faccia sporca
metti l'olio nei stantuffi
di risaia siamo stufi
Macchinista macchinista faccia sporca
metti l'olio nei stantuffi
di risaia siamo stufi
a casa nostra vogliamo andar
 
Con un piede con un piede sulla staffa
e quell'altro sul vagone
ti saluto cappellone
ti saluto cappellone
Con un piede con un piede sulla staffa
e quell'altro sul vagone
ti saluto cappellone
a casa nostra vogliamo andar 


Il lavoro delle mondine era massacrante: lontane da casa, sottoposte a turni disumani in condizioni ambientali spesso proibitive, ricevevano una paga irrisoria ed erano alla mercé del proprietario della risaia, padrone assoluto delle loro esistenze. La fine del periodo di lavoro era per loro un vero e proprio ritorno alla vita.
Il "cappellone" cui si allude nei versi finali di questa canzone è probabilmente il largo cappello di paglia che le mondine usavano per proteggersi dal sole e che può finalmente essere abbandonato al momento di tornare a casa.
 Testo della canzone e commento tratti da:



sabato 6 novembre 2010

Bella Ciao

Il seguente testo è quello più diffuso, con tra parentesi alcune varianti:

« Una mattina mi son svegliato,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
Una mattina mi son svegliato
e ho trovato l'invasor.

O partigiano, portami via,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
O partigiano, portami via,
ché mi sento di morir.

E se io muoio da partigiano,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E se io muoio da partigiano,
tu mi devi seppellir.

E seppellire (Mi porterai) lassù in (sulla) montagna,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E seppellire (Mi porterai) lassù in (sulla) montagna
sotto l'ombra di un bel fior.

E (Tutte) le genti che passeranno
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E (Tutte) le genti che passeranno
Mi diranno «Che bel fior!»

«È questo il fiore del partigiano»,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
«È questo il fiore del partigiano
morto per la libertà!» » 

Bella ciao -
Bella ciao - Modena City Ramblers
Bella ciao - Modena City Ramblers e Paolo Rossi
Bella ciao - Simone Cristicchi e Minatori di Santa Fioria 1/5/2010

La canzone delle mondine:

Alla mattina appena alzate
Oh bella ciao bella ciao
Bella cia ciao ciao
Alla mattina appena alzate
Laggiù in risaia ci tocca andar

E fra gli insetti e le zanzare
Oh bella ciao bella ciao
Bella ciao ciao ciao
E fra gli insetti e le zanzare
duro lavoro ci tocca far

O mamma mia oh che tormento
Oh bella ciao bella ciao
Bella ciao ciao ciao
O mamma mia oh che tormento
io ti invoco ogni doman

Ma verrà il giorno che tutte quante
Oh bella ciao bella ciao
Bella ciao ciao ciao
Verrà un giorno che tutte quante
lavoreremo in libertà

testo tratto da:
"Il fischio del vapore"
Francesco De Gregori
Giovanna Marini

venerdì 5 novembre 2010

Bungagiorno

Gli americani sono dei quaccheri. Lì un presidente può fare bunga bunga con Marilyn Monroe o una stagista della Casa Bianca, ma se telefonasse all’Fbi per far rilasciare una minorenne arrestata per furto, oltretutto spacciandola per nipotina di Mubarak, sarebbe costretto a dimettersi alla velocità della luce. E se dicesse di averlo fatto perché è un uomo di buon cuore? Peggiorerebbe soltanto la situazione. L’abuso di potere, la sacralità della carica, bla-bla.

Che perbenismo triste, che formalismo ipocrita. E la Francia giacobina? Neanche a parlarne. Lì un presidente può tenere nascosta una figlia tutta la vita come Mitterrand o sposare una modella col birignao più appuntito delle caviglie, ma se telefonasse alla Gendarmerie per far rilasciare una minorenne arrestata per furto, oltretutto spacciandola per nipotina di Mubarak, sarebbe costretto a ritirarsi a vita privata. I francesi non hanno una storia alle spalle che consenta loro di apprezzare certi slanci liberali. Sapranno cucinare le omelette, ma la democrazia non gli è mai riuscita bene. I tedeschi, poi: luterani, gente fanatica. Lì un cancelliere non telefonerebbe al Polizeipräsidium neanche per far rilasciare la propria, di nipotina, altro che quella di Mubarak. Ecco, forse solo in Egitto, dove la democrazia affonda nei millenni (i famosi Faraoni della Libertà), il presidente telefonerebbe alla polizia per far rilasciare una minorenne arrestata per furto. Ma non la spaccerebbe per nipotina di Mubarak, essendo lui Mubarak. Semmai per nipotina di Berlusconi: esisterà, al riguardo, un accordo bilaterale?

Massimo Gramellini
La Stampa - 29/10/2010

Giovinezza ciao

Davvero fosforica l’idea concepita dal Festival di Sanremo per i 150 anni dell’Italia unita: eseguire sul palco «Bella ciao» e «Giovinezza», rispettivamente colonna sonora della Resistenza e dei pestaggi squadristi. Erano italiani anche quelli, no? Come l’olio d’oliva e l'olio di ricino, la Costituzione e le leggi razziali. Ah, le forzature della par condicio! Perché le due canzoni non sono proprio la stessa cosa. «Bella ciao» è la torva nenia dei partigiani rossi ed evoca cosacchi a San Pietro e santori ad Annozero. Invece «Giovinezza» trasuda ottimismo spensierato: ti mette subito voglia di afferrare un manganello e scendere in strada a sgranchirti un po’. Come dite, organizzatori del Festival dell’Ipocrisia? «Giovinezza era l’inno della goliardia toscana del primo Novecento». Ma certo. E' per questo che è famosa. E’ per questo che volete trasmetterla in eurovisione. Per rendere omaggio a quel fenomeno ingiustamente sottovalutato che fu la goliardia toscana del primo Novecento. E «Faccetta nera» allora, era lo slogan di una crema abbronzante?

Peccato che tanti italiani saliti in montagna o internati in Germania dopo l'8 settembre non siano più qui a commentare questo gemellaggio ardito (in ogni senso): vi avrebbero spiegato la differenza fra «Bella ciao» e «Giovinezza» meglio di me, anche se con toni meno ilari. Provo a condensare il loro pensiero: il fascismo è stato un regime dittatoriale precipitato in catastrofe, non può essere banalizzato in questo modo. In nessun modo. Vi sembrerà incredibile, ma non tutto fa spettacolo nella vita.

Massimo Gramellini






La Stampa - 4/11/2010
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