Eccidio del Caffè del Doro - 17 novembre 1944
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(foto Nonnokucco) |
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(foto Nonnokucco) |
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(foto da Google Maps) |
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"Per l’ultimo monumento da vedere a Ferrara Circoscrizione I (o almeno
per l’ultimo che sono riuscito a rintracciare) ci si deve recare in Via
Padova, al di fuori delle mura. Consiglio di seguire i cartelli indicatori
per Rovigo-Padova. Arrivati in Viale Po si prosegue per Via Padova e,
dopo un centinaio di metri, si nota sulla sinistra il Caffè Doro:
esattamente di fronte, sul lato destro della strada, c’è un cippo. Non si
può lasciare la macchina sul ciglio della strada, conviene quindi avanzare
per qualche decina di metri ed infilarsi nel parcheggio sulla destra.
I libri che parlano della strage utilizzano il nome “Caffè del Doro” per
precisare la località. Il bar appare come un locale nuovo, ma una scritta
fuori avverte che è aperto fin dal 1911.
Il cippo, collocato tra due alberi, è sormontato da una croce. L’epigrafe è
la seguente:
QUI
CADDERO PER LA LIBERTA’
IL 17 NOVEMBRE 1944
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AGNI MARIO
DOTT. AZZI MARIO
FRANCESCHINI GIUSEPPE
DOTT. MEDINI GIGI
RAG. PISTANI MICHELE
AVV. SAVONUZZI ALBERTO
SOFFRITTI ANTENORE
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IL MUNICIPIO LI RICORDA
La strage, materialmente, fu compiuta dai Tedeschi, ai quali i fascisti
avevano consegnato i detenuti. I corpi vennero occultati in un cratere di una
bomba, di fronte al Caffè del Doro, che in quel periodo era chiuso. La
zona, anche se situata alla periferia di Ferrara, non era completamente
deserta: c’era il traffico della strada verso Venezia, c’erano i contadini
dei campi circostanti. Nessuno comunque si accorse (o volle accorgersi)
di quanto era avvenuto. La sorte delle vittime rimase sconosciuta per
mesi, fino a quando il caso non mise gli ex partigiani ferraresi sulla
giusta traccia. L’unica pista disponibile era il fatto che gli scomparsi
erano stati prelevati dalle SS. Un ex partigiano, Carlo Zaghi venne a
sapere di un autista, tal D’Agostino, che a Ferrara aveva prestato servizio
presso le SS e che si era poi trasferito in Provincia di Bolzano. Zaghi,
insieme al fratello di Savonuzzi e ad alcuni poliziotti, si recò a Bolzano e
riuscì a rintracciarlo: era il testimone della strage. I familiari delle vittime
ebbero almeno il conforto di rintracciare i corpi e dare loro sepoltura."
Le notizie sopra riportate sono state tratte dal bel libro di Andrea Poggiali:
I SEGNI DELLA GUERRA
Lapidi e monumenti, in Provincia di Ferrara,
ai caduti italiani nel XX secolo
con la collaborazione di Maria Edoarda Fava
VOLUME I
Claudio Nanni Editore
pag.162
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AGNI MARIO di anni 25
nato il 30/03/1919 a Bondeno.
Luogo di sepoltura:
Ferrara, Certosa - Cella Partigiani
Loculo individuale n. 0001
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AZZI MARIO (ARNOLDO) di anni 25
Nato a Corlo di Formigine (Modena) il 4 settembre 1919, ucciso dai tedeschi a Ferrara il 17 novembre 1944, medico.
Era commissario politico dei GAP ferraresi e membro del CLN cittadino. Fu lui, che passandogli la bicicletta, consentì a Giuseppe D'Alema
di mettersi in salvo, mentre i fascisti stavano per arrestarlo nei
pressi di Piazza Castello, a Ferrara. Azzi fu eliminato, qualche giorno
dopo la cattura, con Mario Agni, Gino Medini, Giuseppe Franceschini,
Michele Pistani, Alberto Savonuzzi e Antenore Soffitti, in quello che
viene ricordato come l'eccidio del Caffè del Doro. I corpi dei martiri
furono ritrovati nei mesi successivi alla Liberazione. Infatti, sul
finire dell'agosto 1945 - a poco più di quattro mesi dalla liberazione
di Ferrara - nell'immediata periferia della città, nei pressi del Caffè
del Doro, vennero disseppelliti i corpi di sette uomini.
Erano
scomparsi l'anno precedente, dopo essere stati prelevati nottetempo dal
carcere cittadino, dove erano stati rinchiusi per attività antifascista,
in seguito agli arresti avvenuti tra il 7 ed il 26 ottobre 1944.
Incarcerati per ordine di Carlo De Sanctis - a capo dell'Ufficio
politico della Questura di Ferrara dal luglio 1944 - i sette avevano
subito pesanti interrogatori, per alcuni accompagnati da vere e proprie
torture, ed erano stati infine trucidati dalle SS con un colpo di
pistola alla nuca. I corpi furono frettolosamente sepolti nel cratere
aperto da una bomba e, fino al momento del ritrovamento delle salme,
sulla sorte degli scomparsi nulla si seppe di certo. Ai familiari, che
si erano peraltro visti consegnare gli effetti personali dei loro
congiunti, De Sanctis aveva dichiarato che erano stati prelevati dalle
SS e deportati in Germania.
Tra coloro che erano rimasti in carcere e
negli stessi ambienti della Resistenza - che aveva tentato, senza
riuscirci, di liberare i sette detenuti, i cui incarichi erano
particolarmente nevralgici per l'organizzazione - circolarono voci di
sommarie esecuzioni, confermate dal ritrovamento dell'agosto 1945. Il
processo ai presunti responsabili dell'eccidio, che si tenne
nell'immediato dopoguerra, dimostrò senza alcun dubbio che i sette
partigiani erano stati trasportati dalle carceri al Caffè del Doro da un
drappello di SS comandato dal maresciallo Pustowka, con un furgone
messo a disposizione dalla Questura, diretta da Carlo De Sanctis.
(fonte: ANPI)
Nell'ex Arcispedale S.Anna di Ferrara, nel corridoio a destra entrando dall'ingresso principale di Corso Giovecca, nei pressi del Laboratorio analisi, c'è questa lapide
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(Foto Nonnokucco) |
Testo:
IN QUESTE SALE
DI CARITA' E DI STUDIO
TI PRODIGASTI PER LA SALUTE DEI FRATELLI
ARNOLDO AZZI
ALLA DIVINA FATICA
LUCE E CONFORTO
VERRA' DAL TUO SUBLIME SACRIFICIO
ISPIRATO
A PATRIA LIBERTA' GIUSTIZIA
NELL'ANNIVERSARIO DEL SACRIFICIO 17 - XI -1945
Luogo di sepoltura:
???
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FRANCESCHINI GIUSEPPE di anni 34
nato il 23/01/1910 ad Ostellato
Luogo di sepoltura:
???
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MEDINI GIGI di anni 29
nato a Ferrara il 30/1/1915, medico chirurgo.
Lapide fuori del Laboratorio di Analisi del vecchioArcispedale S. Anna, dedicata a
Luigi Medini.
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(Foto Nonnokucco) |
Testo:
DA QUESTO LABORATORIO
CHE GLI FU LUOGO DI STUDIO E DI INDAGINE CLINICA
IL DOTTOR
GIGI MEDINI
NEI GIORNI OSCURI DELLA PATRIA
IMMOLANDO LA GIOVANE VITA ALLA LIBERTA’
PREPARO’ E ANIMO’
L’INSURREZIONE DEL POPOLO FERRARESE
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NEL PRIMO ANNIVERSARIO DELL’EROICO SACRIFICIO
IL 17 NOVEMBRE 1945”.
Per vedere la lapide bisogna entrare dall’ingresso principale dell'ex Arcispedale S. Anna
e imboccare il corridoio sulla destra.
Il dottor Luigi Medini venne arrestato nella retata successiva alla cattura
del dottor Mario Azzi (anche lui medico del S.Anna). Quest’ultimo si era
sacrificato per sventare l’arresto di Giuseppe D’Alema, che era stato
inviato a Ferrara con il compito di riorganizzare il movimento partigiano.
Azzi, vedendo D’Alema fuggire per strada con un gruppetto di fascisti
alle calcagna, gli cedette la sua bicicletta, consentendogli di distanziare
gli inseguitori: pagò questo gesto di generosità con l’arresto, la tortura e
la morte, avvenuta assieme a Medini e ad altri nella strage di Caffè del
Doro.
Luogo di sepoltura:
Ferrara, Certosa - II Gran Claustro
Celletta Piano Terra n. 0035
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PISTANI MICHELE di anni 48
nato a Ferrara il 29/11/1896, ragioniere.
Ferrara, Certosa - Cella Partigiani
Loculo individuale n. 0027
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SAVONUZZI ALBERTO di anni 30
nato il 25/4/1914, residente a Ferrara, avvocato.
Luogo di sepoltura:
???
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SOFFRITTI ANTENORE di anni 32
nato a Ferrara il 19/12/1912
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Luogo di sepoltura:
??? |
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Nell'ingresso principale dell'ex Arcispedale S. Anna ho trovato un'altra lapide coperta dalla struttura che contiene il Presepio e che ho faticato a fotografare:
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(Foto Nonnokucco) |
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IN QUESTO ARCISPEDALE
ALLA PATRIA ALLA LIBERTA'
VOTATISI MAGNANIMI ED AUDACI
I DOTTORI
GIGI MEDINI
ARNOLDO AZZI
SOGNARONO ORDIRONO ARMARONO
L'IMPETO DELLA RISCOSSA FERRARESE
CONTRO LA SANGUINARIA OPPRESSIONE NAZIFASCISTA
LA ATROCE MORTE EROICAMENTE AFFRONTATA
IL 17 NOVEMBRE 1944
RIFULGE E ROSSEGGIA
NELLE COSCIENZE LIBERATE
QUAL PEGNO SUBLIME
DI PURO AMOR PATRIO DI SALDA CONCORDIA CIVILE
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Via Mario Agni, Ferrara |
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Via Mario Azzi, Ferrara |
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Via Giuseppe Franceschini, Ferrara |
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Via Gigi Medini, Ferrara |
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Via Michele Pistani, Ferrara |
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Piazzale Alberto Savonuzzi, Ferrara |
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Via Antenore Soffritti; non sono riuscito ad avere maggiori dettagli con Google Maps. Dalla cronistoria delle Vie del Comune di Ferrara risulta iniziare da Via Cappellini Alfredo a Via Panigalli, Zona nord est. |
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Altre notizie trovate su questo sito:
http://storiedimenticate.wordpress.com/2013/01/22/le-fucilazioni-in-massa-di-detenuti-politici-a-bologna-negli-ultimi-mesi-di-occupazione-tedesca/
All’alba del 17 novembre 1944 nel carcere di via Piangipane, situato
nel centro del capoluogo estense, vengono prelevati da militari SS un
gruppo di 7 prigionieri politici, già appartenenti alla dirigenza della
Resistenza ferrarese, lì imprigionati dopo gli arresti avvenuti fra il
settembre e l’ottobre precedenti. Sul registro dei detenuti, accanto a
ciascuno dei loro nomi, compare la dicitura “inviato in Germania per il
lavoro”. Dal gruppo dei sette manca il nome di Carlo Zaghi, depennato
all’ultimo momento per intervento del prefetto Altini, come risultato
delle coraggiose azioni intraprese dalla moglie del prigioniero. Ed è
Carlo Zaghi, sopravvissuto dopo essere stato trasferito nel carcere di
Padova, che molti anni dopo in un’opera autobiografica ricostruirà gli
eventi di quel giorno.
Dopo il prelevamento i sette detenuti vengono fatti salire su un
torpedone messo a disposizione dalla Questura, che lasciato il centro
del capoluogo imbocca la statale Ferrara-Venezia, per fermarsi però solo
a pochi chilometri, nei pressi del Caffè del Doro, chiuso e disabitato.
L’area era stata preventivamente circondata da un reparto di SS
italiane, per chiuderne gli accessi. Ad una cinquantina di metri dalla
strada, in mezzo a un campo, si trova un vasto cratere. I detenuti vi
vengono condotti ed uno alla volta uccisi con un colpo di pistola alla
nuca, la cui eco viene attutita dal motore mandato su di giri. Dopo,
appena un velo di terra, che sarà tuttavia sufficiente a nascondere i
corpi fino all’estate del 1945, quando proprio l’autista del torpedone,
un italiano impiegato dalle SS in quella mansione, dopo la sua cattura
vi accompagnerà le autorità. Nell’agosto del 1945 si terrà il processo,
nel corso del quale oltre alle responsabilità dei funzionari di polizia
fascisti nella gestione della fase precedente il prelievo, si appurerà
che a premere il grilletto della pistola di esecuzione vi era quel
giorno un certo Gustavo Pustowska, maresciallo SS, appositamente giunto
dal comando SS di Bologna, dove “operava”.
Annota il Zaghi come “fino allora le esecuzioni di detenuti politici
arrestati in Ferrara e provincia dagli organi della polizia
repubblichina erano prerogativa esclusiva di dette autorità, che
prelevavano, arrestavano, fucilavano in piena autonomia, senza chiedere
il permesso a nessuno. (…) Con l’eccidio di Caffè del Doro si cambia
tattica. I detenuti vengono affidati dalla Questura al braccio secolare
della Germania nazista: cioè le SS, abituate da sempre ad andare per le
spicce e a considerare eccessivi gli scrupoli giuridici formali e
burocratici delle pubbliche autorità fasciste”.
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