Piazza della Rivoluzione (oggi della Repubblica) - clicca per ingrandire |
Così come la conosciamo oggi, Tresigallo
è diventata tra il 1933 ed il 1939. Chi ha studiato la definisce “città
di fondazione” o, meglio, di “ri- fondazione”, perché (a differenza
delle tante città create dal nulla a quell’epoca, in quello che la
retorica di Regime chiamava l’Agro Pontino Redento) Tresigallo esisteva
già. Era un villaggio di povere case nel comune di Formignana, popolato
da braccianti, pescatori e raccoglitori di canne. Fino a qua arrivavano,
infatti, il delta del Po (il Po di Volano scorre a Final di Rero, un
paio di chilometri a ovest) e le Valli di Comacchio. Ed è in questo
borgo di valligiani che, il 6 maggio del 1884, nasce l’uomo che farà di
Tresigallo uno dei più interessanti esperimenti sociali e architettonici
del suo tempo: Edmondo Rossoni.
Figlio di uno “spondino” (operaio
specializzato a tracciare fossi, canali e strade), dopo aver studiato,
senza troppo successo, dai salesiani a Torino, Rossoni, tornato nella
sua terra, seguì il cursus honorum di molti tra quelli che
diventarono alti gerarchi del fascismo, compreso lo stesso Mussolini.
Politicamente crebbe nelle file del socialismo più estremista, ossia il
sindacalismo rivoluzionario di Alceste De Ambris e questa fu la palestra
che lo portò a partecipare attivamente, come organizzatore, agli
scioperi bracciantili del primo decennio del ’900, fino a quando una
condanna a quattro anni emessa dalla Corte d’Assise di Piacenza, nel
giugno del 1908, per manifestazione sediziosa, incitamento all’odio tra
le classi e turbamento dell’ordine pubblico non lo costrinse a trovare
riparo all’estero. Qui vagò tra Svizzera, Francia, Brasile e Stati
Uniti, dove fece in tempo ad organizzare il primo sciopero della storia
degli Usa: quello dei sarti. Tornato in Italia nel 1916, durante la
prima guerra mondiale, con l’interventismo consumò la definitiva rottura
coi vecchi compagni socialisti e, a guerra finita, aderì al nascente
fascismo di Benito Mussolini, di cui in breve tempo divenne padrone
assoluto dell’ala sindacalista.
Abbandonata la lotta di classe, Rossoni fu il padre del corporativismo o sindacalismo integrale, la cosiddetta terza via tra
capitalismo e marxismo che i fascisti credettero di aver tracciato: una
sorta di composizione dei conflitti tra capitale e lavoro all’interno
di una grande confederazione sindacale che comprendesse e tutelasse le
esigenze tanto del padronato quanto dei lavoratori, nell’idea della
collaborazione tra le classi in vista del superiore interesse della
Nazione. Ma agli industriali non andava bene di essere messi sullo
stesso piano dei loro lavoratori e, inoltre, come capo del sindacalismo
fascista Rossoni stava concentrando nelle sue mani troppo potere per i
gusti del Duce, che nel 1928 lo silurò, dandogli il contentino, nel
1930, di un posto nel Gran Consiglio del Fascismo. Senza più un ruolo
attivo nella politica nazionale, a Rossoni non rimaneva, come
palcoscenico pubblico, che la sua Tresigallo. E, a partire dal 1933, si
buttò anima e corpo nell’impresa di realizzare, in questo borgo perso
nella vastità della campagna bonificata, la sua utopia corporativa.
Domus Tua |
Dal nucleo delle fabbriche partono, poi,
le altre infrastrutture, prima fra tutte il fondamentale asse viario
(ancora oggi chiamato Rossonia) che garantisce un rapido
collegamento tra Tresigallo e Ferrara, con la costruzione del ponte sul
Po di Volano, che fino ad allora si attraversava su un’improvvisato
traghetto nella vicina Valpagliaro. Poi, allontanandosi dalle fabbriche
verso il centro del paese, le case degli operai e dei dirigenti, i
servizi sociali (le scuole elementari, l’asilo, la scuola di cucito e
ricamo per le ragazze madri, i bagni pubblici) e i servizi “ricreativi”,
come la casa della Gioventù Italiana del Littorio (oggi Casa della
Cultura), in cui venivano inquadrati i giovani, e la sala da ballo Domus tua, oltre
al teatro e al campo sportivo. Fino ad arrivare alla scenografica
Piazza della Rivoluzione (quella fascista, naturalmente, oggi Piazza
della Repubblica), con la sua caratteristica forma a ferro di cavallo e
la sua aria un po’ astratta, alla De Chirico. Il tutto secondo lo stile
architettonico dell’epoca, fatto di costruzioni monumentali (vedi
l’ingresso estremamente scenografico e parecchio retorico del campo
sportivo) e linee razionaliste. Ultima costruzione in ordine di tempo fu
il sanatorio, circondato dal grande parco che ancora oggi è visibile
percorrendo la circonvallazione.
L’ex Casa del Fascio - clicca per ingrandire |
Rossoni che, la notte del 25 luglio del
1943, nella drammatica seduta del Gran Consiglio del Fascismo, votò a
favore dell’arresto di Mussolini e, per questo, fu condannato a morte
dalla Repubblica di Salò. Sfuggito ai suoi vecchi compagni di partito, a
guerra finita venne condannato all’ergastolo dall’Alta Corte di
Giustizia, ma riuscì a scappare in Canada. Tornò in Italia solo dopo
l’amnistia voluta da Togliatti nel 1946, ritirandosi a Roma come privato
cittadino e facendo ritorno al suo paese d’origine solo dopo la morte,
nel giugno del 1965. Da allora riposa in quel curioso mausoleo dal
sapore d’annunziano che si è fatto costruire al centro del cimitero di
Tresigallo. E da lì, da quello strano monumento paganeggiante, parte il
lungo viale che taglia longitudinalmente il paese, attraversa Piazza
della Repubblica e termina, dopo la circonvallazione, nella zona delle
vecchie fabbriche. Tanto per far capire a tutti che, anche da morto, è
lui il Signore di Tresigallo.
Fonti: Arrigo Marrazzi, Edmondo Rossoni e Tresigallo, Cartoleria Sociale Ferrara, 2008; Antonio Pennacchi, Tresigallo, l’anti- Ferrara del compagno Rossoni, LIMES 1, 2004; Parametro, mensile di architettura e urbanistica, Anno I N. 125, Aprile 1984, Faenza editrice.
Foto di Teresa Gagliano
Testo tratto da :
http://lecodelpo.info/2014/06/04/la-concreta-utopia-di-rossoni-tresigallo/
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Testo tratto da :
Alcune foto di Nonnokucco:
(da Wikipedia) |
Foto di N.K. |
Foto di N.K. |