Questo è un uomo
Enrico Angelini, 90 anni
La cascina Raticosa è un rifugio sui monti sopra Foligno che
durante la Resistenza ospitò il comando della quinta brigata Garibaldi.
Nei giorni scorsi qualche nostalgico dello sbattimento di tacchi ha
rubato la targa commemorativa e disegnato una svastica enorme sul muro.
Forse non sapeva che nei pressi della cascina, in una notte di febbraio
del 1944, ventiquattro partigiani appena usciti dall’adolescenza erano
stati catturati dai nazisti, caricati su vagoni piombati e mandati a
morire nei campi di concentramento del Centro Europa. O forse lo sapeva
benissimo e la cosa gli avrà procurato ancora più gusto. Però non poteva
immaginare che tra quegli adolescenti ce ne fosse uno scampato alla
retata. Sopravvissuto fino a oggi per leggere sulle cronache locali il
racconto dell’oltraggio.
Mentre tutto intorno le Autorità deprecavano e si indignavano a mani
conserte, il signor Enrico Angelini non ha pronunciato una parola. Ha
preso lo sverniciatore, il raschietto, le sue ossa acciaccate di
novantenne ed è tornato al rifugio della giovinezza per rimettere le
cose a posto. Con lo sverniciatore e il raschietto ha cancellato il
simbolo nazista. E dove prima c’era la targa ha appoggiato una rosa.
Massimo Gramellini, La Stampa
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