Un moto a carattere insurrezionale
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http://alfonsinemonamour.racine.ra.it/alfonsine/Alfonsine/i_moti_della.htm
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La Settimana Rossa fu un moto a carattere insurrezionale - così scrive Alessandro Luparini in Settimana Rossa e dintorni - che attraversò l'Italia nel giugno del 1914, alla vigilia del primo conflitto mondiale.
Sette giorni, dal 7 al 13 giugno, durante i quali sembrò che il paese potesse essere travolto dalla rivoluzione.
Tutto ebbe inizio con le manifestazioni antimilitariste indette congiuntamente dalle forze dell'estrema sinistra (socialisti, repubblicani, anarchici, sindacalisti rivoluzionari) per domenica 7 giugno, festa dello Statuto, giorno caro all'Italia monarchica e liberale.
Per sette giorni, dall'8 al 14 giugno del 1914, tutta l'Italia fu attraversata da un forte vento rivoluzionario.
La causa scatenante fu l'eccidio di tre giovani lavoratori avvenuto ad Ancona (clicca per maggiori dettagli) per l'intervento dei carabinieri contro i manifestanti: due repubblicani Antonio Casaccia di 24 anni e Nello Budini di 17 anni, che morirono all'ospedale, e l'anarchico Attilio Giambrignani, di 22 anni, morto sul colpo. Episodi tragici di questo tipo erano accaduti sovente in quegli anni. Quello di Ancona fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Socialisti, repubblicani ed anarchici, dopo anni di divisioni e scontri fisici tra di loro, si trovarono, per una volta, uniti.
In tutte le grandi città, dal Nord al Sud d'Italia, ci furono manifestazioni per strada e scontri violenti tra carabinieri e manifestanti con decine di morti, alcuni anche tra le forze dell'ordine.
Ma solo in Romagna la popolazione credette che fosse giunta "l'ora sbaracuclòna", in altre parole, che la Rivoluzione fosse alle porte.
La sognavano e l'auspicavano i repubblicani che volevano cacciare la monarchia, dopo il fallito tentativo del 1848-49 con la Repubblica Romana instaurata da Mazzini e Garibaldi.
La predicavano da sempre i socialisti che volevano la "dittatura del proletariato" come diceva Karl Marx. La sognavano gli anarchici che con Bakunin volevano abbattere ogni forma di potere: stato, padroni, monarchia, chiesa.
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Una storia incredibile della "settimana rossa"
L'11 giugno del 1914 la chiesa di Villanova di Bagnacavallo (Ravenna) è presa d'assalto e l'arciprete Don Claudio Guerra si rifugia nei campi e assiste impotente all'incendio della sua Chiesa.
A questo punto della storia entra in scena Giacomina Tavolazzi, una bellissima ventunenne, orfana di madre dall'età di sette. Non è sposata, ma è incinta, ed è lei che si impossessa della pisside e la porta con sé ad una cena organizzata dai dimostranti per festeggiare la loro bravata e quando vengono serviti lo stufato e le polpette, apre la pisside e sbriciola le ostie nei tegami. Poi sale sulla tavola e battendosi una mano sulla pancia, urla: "Se è vero, come dicono i preti, che qui (cioè nella pisside, n.d.r.) c'è nostro Signore, che mi mandi un segno in quello che ho nella pancia!"
Urla, battimani e voci sguaiate salutano quella sfida blasfema. Ma non è finita. Giacomina, infatti, sistema la pisside ormai vuota in mezzo alla stanza e dopo essersivi accovacciata sopra la usa come pitale.
I fatti di Villanova avranno strascichi giudiziari ma tutti verranno assolti e Giacomina, il 3 marzo dell'anno seguente, dà alla luce un bel bambino all' ospedale di Ravenna. La assiste suor Scolastica, una monaca tenera e discreta e quando Giacomina lascia l'ospedale la suorina le consegna questo viatico: "Pregherò sempre per il tuo bambino".
Giacomina è sempre ferma nelle sue idee. Durante la degenza in ospedale aveva rifiutato la comunione ma una volta a casa acconsente che il bambino venga battezzato. Lei però, coerente con le sue idee, non partecipa al rito. Il piccolo viene chiamato Athos Joffre, nomi che richiamano l'eroe di Dumas e un comandante delle truppe francesi della prima guerra mondiale. Così ha voluto il padre, Emidio Rambelli, che morirà al fronte.
Intanto nella vita di Giacomina cambia qualcosa. Dopo aver espletato alcune pratiche burocratiche decide di chiamare Scolastico suo figlio, in omaggio alla suora che la seguì in ospedale come una madre.
Giacomina si sposa col giovane Dante Berardi, che riconosce scolastico come figlio. Il matrimonio è celebrato prima in municipio e successivamente proprio nella chiesa di Villanova che pochi anni prima era stata teatro delle azioni sacrileghe.
Dopo sei anni Giacomina rimane vedova e l'anno seguente si risposa.
Poi succede l'incredibile perché il piccolo Scolastico entra in Seminario e il 18 settembre del 1937 viene ordinato sacerdote.
Giacomina rimarrà accanto figlio e completerà uno straordinario cammino di conversione. Morirà nell'agosto del 1980. Sessantasei anni prima aveva chiesto a Dio un segno per quello che portava in grembo. E " quello che portava in grembo", divenuto sacerdote, avrebbe raccolto il suo ultimo respiro.
Cfr.: Franco Gàbici - Storia illustrata di Ravenna, pag.192 - Pacini Editore
Giacomina Tavolazzi detta "Mina" ai tempi della Settima Rossa |
Athos-Joffre Rambelli (il futuro don Scolastico) |
Don
Scolastico a Errano con la mamma Giacomina e in mezzo la sorella Seconda |
La chiesa di Villanova di Bagnacavallo dopo i vandalismi della "Settimana Rossa" |
Per saperne di più:
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