martedì 13 agosto 2019

VIVIANI FRANCESCO

Francesco Viviani

Nato a Verona il 20 dicembre 1881, morto a Buchenwald (Germania) il 9 aprile 1945, laureato in Lettere e in Giurisprudenza.

ECCIDIO DELLA CERTOSA

ECCIDIO DELLA CERTOSA -FERRARA

11 agosto 1944 e 20 agosto 1944


Eccidio della Certosa - via Borso D’Este 50

Alla Certosa, per rappresaglia dell’uccisione del maresciallo di Pubblica Sicurezza, Mario Villani, vengono fucilate in due diverse occasioni nove persone. L’11 agosto sono assassinati sette antifascisti, fra resistenti e gappisti. Il 20 agosto vengono fucilati altri due resistenti. Questo eccidio rappresentò un durissimo colpo per l’organizzazione partigiana. Alle ore 4,45 dell’11 agosto, dopo efferate torture, furono fucilati da un plotone di esecuzione formato esclusivamente da fascisti: Destino Sivieri Tersillo, nato a Coccanile di Copparo nel 1913 e abitante a Cocomaro di Focomorto, Borgo Marighella; Guido Droghetti, nato a Quacchio nel 1914 e abitante a Pontegradella; Amleto Piccoli, nato a Pilastri di Bondeno nel 1912 e abitante a Ferrara, in via Argine Ducale; Gateano Bini, detto “Mario”, nato a Rero di Formignana nel 1894 e abitante a Ferrara in Borgo San Luca; Guido Fillini, nato a Occhiobello (Rovigo) nel 1898 e abitante a Francolino; Romeo Bighi, nato a Lagosanto nel 1923 e domiciliato a Venezia Lido. Un altro prigioniero, ugualmente destinato alla fucilazione, Jovanti Balestra, riuscì a fuggire e a sopravvivere. La sera del 20 agosto furono uccisi, sempre alla Certosa, Donato Cazzato, originario di Acquariga del Capo (Lecce) dove era nato nel 1922 e residente a Ferrara in via G. Fabbri, e Mario Zanella, nato a Padova nel 1918 e residente a Ferrara. Un altro componente del gruppo, individuato nel corso delle indagini avviate in seguito all’uccisione del Maresciallo di PS Mario Villani da parte di un gappista, fu trattenuto nei locali della Questura di Ferrara e,  sottoposto a feroci interrogatori e torture, si autoaccusò, con molta probabilità senza portarne la responsabilità diretta e materiale, dell’uccisione del Villani. Morì nei locali della Questura, secondo la versione ufficiale per essersi suicidato, con un colpo di pistola, mentre era ammanettato. Si trattava di Mario Bisi, nome di battaglia “Augusto”, nato a Ferrara nel 1911 e abitante fuori Porta Mare. La gran parte dei componenti del gruppo era stato arrestato precedentemente, per azioni e propaganda antifascista svolte nella fabbrica in cui lavoravano come operai, la “Gomma Sintetica”, nucleo originario della Montecatini, poi Montedison, sorta nella zona industriale di Ferrara. Non erano quindi coinvolti nell’uccisione del Maresciallo Villani, la loro esecuzione fu effettuata per rappresaglia. 
 
 


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lunedì 12 agosto 2019

SANT' ANNA DI STAZZEMA - 12 AGOSTO 1944

SANT'ANNA DI STAZZEMA - 12 AGOSTO 1944

Per non dimenticare

Gli orrori di una guerra, di tutte le guerre

A Sant’Anna di Stazzema, la mattina del 12 agosto 1944, si consumò uno dei più atroci crimini commessi ai danni delle popolazioni civili nel secondo dopoguerra in Italia.

La furia omicida dei nazi-fascisti si abbattè, improvvisa e implacabile, su tutto e su tutti. Nel giro di poche ore, nei borghi del piccolo paese, alla Vaccareccia, alle Case, al Moco, al Pero, ai Coletti, centinaia e centinaia di corpi rimasero a terra, senza vita, trucidati, bruciati, straziati.

Quel mattino di agosto a Sant’Anna uccisero i nonni, le madri, uccisero i figli e i nipoti. Uccisero i paesani ed uccisero gli sfollati, i tanti saliti, quassù, in cerca di un rifugio dalla guerra. Uccisero Anna, l’ultima nata nel paese di appena 20 giorni, uccisero Evelina, che quel mattino aveva le doglie del parto, uccisero Genny, la giovane madre che, prima di morire, per difendere il suo piccolo Mario, scagliò il suo zoccolo in faccia al nazista che stava per spararle, uccisero il prete Innocenzo, che implorava i soldati nazisti perché risparmiassero la sua gente, uccisero gli otto fratellini Tucci, con la loro mamma. 560 ne uccisero, senza pietà in preda ad una cieca furia omicida. Indifesi, senza responsabilità, senza colpe. E poi il fuoco, a distruggere i corpi, le case, le stalle, gli animali, le masserizie. A Sant’Anna, quel giorno, uccisero l’umanità intera.

La strage di Sant’Anna di Stazzema desta ancora oggi un senso di sgomento e di profonda desolazione civile e morale, poiché rappresenta una delle pagine più brutali della barbarie nazifascista, il cancro che aveva colpito l’Europa e che devastò i valori della democrazia e della tolleranza. Rappresentò un odioso oltraggio compiuto ai danni della dignità umana. Quel giorno l’uomo decise di negare se stesso, di rinunciare alla difesa ed al rispetto della persona e dei diritti in essa radicati.


L' ECCIDIO]

Il 12 agosto del ’44

Fu un massacro...

All’alba del 12 agosto, reparti di SS, in tutto alcune centinaia, in assetto di guerra, salirono a Sant’Anna da Vallecchia-Solaio, Ryosina, Mulina di Stazzema e Valdicastello, utilizzando queìali portatori alcuni uomini catturati precedentemente nella piana della Versilia.
Verso le sette il paese era ormai circondato. Gli abitanti non pensavano ad una strage, ma piuttosto ad una normale operazione di rastrellamento. Molti uomini infatti fuggirono, nascondendosi nei boschi.
Troppo tardi si accorsero delle reali intenzioni dei nazisti.

Così lo scrittore Manlio Cancogni narra gli avvenimenti di quella terribile giornata:

« I tedeschi, a Sant’Anna, condussero più di 140 esseri umani, strappati a viva forza dalle case, sulla piazza della chiesa. Li avevano presi quasi dai loro letti; erano mezzi vestiti, avevano le membra ancora intorpidite dal sonno; tutti pensavano che sarebbero stati allontanati da quei luoghi verso altri e guardavano i loro carnefici con meraviglia ma senza timore nè odio.

Li ammassarono prima contro la facciata della chiesa, poi li spinsero nel mezzo della piazza, una piazza non più lunga di venti metri e larga altrettanto una piazza di tenera erba, tra giovani piante di platani, chiusa tra due brevi muriccioli;
e quando puntarono le canne dei mitragliatori contro quei corpi li avevano tanto vicini che potevano leggere negli occhi esterrefatti delle vittime che cadevano sotto i colpi senza avere tempo nemmeno di gridare.

Breve è la giustizia dei mitragliatori; le mani dei carnefici avevano troppo presto finito e già fremevano d’impazienza. Così ammassarono sul mucchio dei corpi ancora tiepidi e forse ancora viventi, le panche della chiesa devastata, i materassi presi dalle case, e appiccarono loro fuoco.

E assistendo insoddisfatti alla consumazione dei corpi spingevano nel braciere altri uomini e donne che esanimi dal terrore erano condotti sul luogo, e che non offrivano alcuna resistenza.

Intanto le case sparse sulle alture, le povere case di montagna, costruite pietra su pietra, senza intonaco, senza armature, povere come la vita degli uomini che ci vivevano erano bloccate.

Gli abitanti erano spinti negli anditi, nelle stanze a pianterreno e ivi mitragliati e, prima che tutti fossero spirati, era dato fuoco alla casa; e le mura, i mobili, i cadaveri, i corpi vivi, le bestie nelle stalle, bruciavano in un’unica fiamma. Poi c’erano quelli che cercavano di fuggire correndo fra i campi, e quelli colpivano a volo con le raffiche delle mitragliatrici, abbattendoli quando con grido d’angoscia di suprema speranza erano già sul limitare del bosco che li avrebbe salvati.

Poi c’erano i bambini, i teneri corpi dei bimbi a eccitare quella libidine pazza di distruzione. Fracassavano loro il capo con il calcio della «pistol-machine », e infilato loro nel ventre un bastone, li appiccicavano ai muri delle case. Sette ne presero e li misero nel forno preparato quella mattina per il pane e ivi li lasciarono cuocere a fuoco lento.
E non avevano ancora finito.

Scesero perciò il sentiero della valle ancora smaniosi di colpire, di distruggere, compiendo nuovi delitti fino a sera.

A mezzogiorno tutte le case del paese erano incendiate; i suoi abitanti fissi e gli sfollati erano stati tutti trucidati. Le vittime superano di gran lunga i cinquecento, ma il numero esatto non si potrà mai sapere.

"Alcuni scampati all’eccidio erano corsi in basso a portare la notizia agli abitanti della pianura raccolti in gran numero nella conca di Valdicastello. La notizia la portavano sui loro volti esterrefatti, nelle parole monche che erano appena capaci di pronunciare e dalle quali chi li incontrava capiva che qualcosa di terribile era accaduto pur senza immaginare le proporzioni. Della verità cominciarono invece a sospettare nelle prime ore del pomeriggio quando le prime squadre di assassini scendendo dalle alture di Sant’Anna, si annunciarono sull’imbocco della vallata a monte del paese.

Li sentivano venir giù precipitosi,accompagnati dal suono di organetti e di canzoni esaltate, e quel ch’è peggio dal rumore di nuovi spari, da nuove grida, che non convinti di aver ben speso quella giornata, i tedeschi la completavano uccidendo quanti incontravano sul sentiero della montagna.

Alcuni che al loro passaggio s’erano nascosti nelle antrosità della roccia vi furono bruciati dentro dal getto del lanciafiamme. Una donna che correva disperata portando in salvo la sua creatura, raggiunta che fu, le strapparono dalle braccia il prezioso fardello, lo scagliarono nella scarpata e lei stessa l’uccisero a colpi di rivoltella nel cranio. Molti altri furono raggiunti dalle raffiche di mitragliatori mentre fuggivano saltando per le balze della montagna, come capre selvatiche contro le quali si esercitava la bravura del cacciatore.

Quando i tedeschi raggiunsero Valdicastello cominciando a rastrellare gli abitanti, il paese era già stretto dall’angoscia; gli abitanti serrati nelle case e nascosti alla meglio; la strada deserta; tutti oppressi da un incubo di morte. Il passaggio dei tedeschi dal paese si chiuse con la discesa del buio sulla valle, dopodichè ottocento uomini erano stati strappati dalle case e condotti via, e un’ultima raffica di mitragliatrice accompagnata da un suono più sguaiato e atroce di organetto, aveva tolto la vita ad altri quattordici infelici, scelti a caso ».


Fonte:http://www.santannadistazzema.org/sezioni/LA%20MEMORIA/

sabato 10 agosto 2019

ADOLFO - ANNIVERSARIO

ADOLFO - ANNIVERSARIO

12 agosto 2007 - 12 agosto 2019

19 giugno 2015 - 12 agosto 2007