BUOZZI BRUNO
Era
stato costretto a lasciare la scuola dopo le elementari e fece, da
ragazzo, il meccanico aggiustatore. Quando si trasferì a Milano, trovò
lavoro come operaio specializzato alle Officine Marelli e poi alla
Bianchi. Nel 1905 aderì al sindacato degli operai metallurgici e al PSI,
militando nella frazione riformista di Turati. Nel 1920 fu tra i
promotori del movimento per l'occupazione delle fabbriche. Più volte
eletto deputato socialista prima della presa del potere da parte del
fascismo, Bruno Buozzi nel 1926 espatriò in Francia, dove continuò,
nella Concentrazione antifascista, l'attività unitaria contro il regime
di Mussolini.
Durante la guerra di Spagna,
per incarico del suo partito, diresse l'opera d'organizzazione,
raccolta e invio di aiuti alla Repubblica democratica attaccata dai
franchisti. Alla vigilia dell'occupazione tedesca di Parigi, Buozzi si
trasferì a Tours. Lo tradì il comprensibile desiderio di visitare, a
Parigi, la figlia partoriente. Nel febbraio del 1941 fu, infatti,
arrestato dai tedeschi nella Capitale francese. Rinchiuso dapprima nelle
carceri della Santé, fu successivamente trasferito in Germania e, di
qui, in Italia dove rimase per due anni al confino in provincia di
Perugia.
Riacquistata la libertà alla caduta del fascismo, ai primi
di agosto del 1943, Bruno Buozzi fu nominato dal governo Badoglio,
insieme al comunista Giovanni Roveda e al democristiano Gioacchino Quarello,
commissario alla Confederazione dei sindacati dell'industria. Durante
l'occupazione nazista di Roma, Buozzi trovò ospitalità presso un amico
colonnello e, quando questi dovette darsi alla macchia, cercò un altro
precario rifugio, dove fu sorpreso dalla polizia.
Era il 13 aprile
1944. Fermato per accertamenti e condotto in via Tasso, i fascisti
scoprirono la vera identità del sindacalista. Il CLN di Roma tentò a più
riprese, ma senza successo, di organizzarne l'evasione e il 1° giugno
1944, quando gli americani erano ormai alle porte della Capitale, il
nome di Bruno Buozzi fu incluso dalla polizia tedesca in un elenco di
160 prigionieri destinati ad essere evacuati da Roma. La sera del 3
giugno, con altri 12 compagni, Buozzi fu caricato su un camion tedesco,
che si avviò lungo la via Cassia, ingombra di truppe in ritirata. In
località La Storta, forse per la difficoltà di proseguire, l'automezzo
si fermò e i prigionieri furono fatti scendere. Rinchiuso in un fienile
per la notte, all'indomani il gruppo fu brutalmente sospinto in una
valletta e Bruno Buozzi - sembra per ordine del capitano delle SS Erich
Priebke - fu trucidato con tutti i suoi compagni.
Dopo la
Liberazione, a Bruno Buozzi sono state intitolate strade e piazze a Roma
e in molte altre città d'Italia. Portano il suo nome anche cooperative,
associazioni sportive, scuole. Una Fondazione Bruno Buozzi, che ha tra i
suoi compiti quello di incrementare gli studi sul sindacalismo, si è
costituita a Roma il 24 gennaio 2003. La presiede Giorgio Benvenuto.
https://www.anpi.it/biografia/bruno-buozzi
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