Mario Montessori: la storia difficile del figlio di Maria Montessori.
Chi era Mario Montessori?
Mario Montessori nacque il 10 marzo 1898 dalla
relazione della madre, Maria Montessori, con un collega, Giuseppe
Montesano, Mario Montessori venne partorito di nascosto perché la madre,
essendo nubile, al tempo avrebbe creato uno scandalo.
Il padre, Giuseppe Montesano considerato uno dei fondatori della psicologia e della neuropsichiatria infantile italiana, era l’insegnante di psichiatria
della madre durante i suoi studi medici. Maria dunque tenne la
gravidanza segreta e partorì il figlio fuori da occhi indiscreti, ma non
potendolo allevare in quanto la famiglia del marito faceva molte
pressioni, lo affidò a una famiglia che viveva in una fattoria e lo
crebbe lontano da pettegolezzi che avrebbero compromesso la sua carriera e la sua vita. Maria andava a trovarlo una volta alla settimana e nel tempo che trascorreva con lui gli insegnava tante cose.
Dopo la morte della sua madre adottiva, Mario, ormai quattordicenne,
andò a vivere con la madre naturale, senza mai sapere la verità. Il
giovane sapeva di essere un nipote della Montessori e non ebbe mai il
sospetto che lei fosse in realtà la madre naturale. Nel 1915 partì con
lei per gli USA: in quell’occasione la donna doveva spiegare e
dimostrare il suo Metodo alla Panama-Pacific International Exposition di
San Francisco. Impressionato dall’America, Mario decise di rimanere e
neanche quando la madre fece ritorno in Europa per la morte del padre
riuscì a convincersi a tornare.
Appena diciannovenne Mario sposò Helen Cristie
e insieme con lei partì per vivere in Spagna, dove ebbero quattro
figli. Successivamente Mario decise di divorziare e tenere però i suoi
figli, ai quali garantì una vita decorosa. Dopo qualche tempo Mario
sposò una ragazza olandese, ma non lasciò più la madre e continuò a
seguirla nei suoi numerosi viaggi.
Mario decide di dedicarsi alla pedagogia ed al metodo
Negli anni, infatti, era cresciuto l’interesse di Mario per il lavoro
della madre ed era diventato anche lui un pedagogo, intervenendo anche
con iniziative come quella di trasformare il Metodo di Maria in
Association Montessori Internazionale (AMI).
Anche lui dedicò tutta la sua vita alle iniziative intraprese dalla
madre e con lei durante l’età adulta. Non ebbe grandi ispirazioni Mario,
aveva dietro una madre che era stata creatrice e ideatrice di un
sistema che l’aveva portata a diventare richiestissima ovunque, contesa
tra premi e riconoscimenti, e aperture di nuove scuole sempre con il suo
Metodo.
Nel 1929 fondò insieme alla madre l’Associazione Internazionale
Montessori per preservare, diffondere e promuovere i principi e le
pratiche delle scuole Montessori e del metodo montessori.
L’avvento del fascismo e il rifiuto dei Montessori
Dopo la rottura con il regime italiano e quindi con Mussolini, Mario e la madre si trasferirono in Olanda,
al 161 Koninginneweg, ad Amsterdam. In questa casa, acquistata da Mario
e dalla madre prima del loro ritorno dall’India vissero fino alla
morte.
Mario aiutò in seguito la madre anche dopo la sua morte nel divulgare il metodo Montessori
Anche dopo la morte della madre, avvenuta nel 1952, Mario prese parte
attivamente alle iniziative dell’associazione creata molti anni prima e
continuò la sua opera prodigandosi sempre per il bene dei bambini.
Ad oggi la casa funge da museo ed è piena di documenti, libri,
articoli e materiale Montessori che testimoniano la grandezza della sua
opera. Mario Montessori morì il 10 febbraio 1982 a causa di
un’improvvisa malattia all’ospedale di Amsterdam all’età di 82 anni.
La sua vita molto difficile
Anche se in principio il ragazzo, quando la madre lo portò a vivere
con sé, non sapeva che fosse la sua madre naturale, probabilmente c’era
qualcosa che comunque lo attirava verso quella donna, che sentiva essere
più di una zia.
Nonostante tutto, la seguì ovunque e la aiutò a propagare
nel mondo il suo metodo di insegnamento che era rivolto ai bambini e
che ha esportato in tutto il mondo. Oltre che una grande pedagogista, la
Montessori fu anche una attiva sostenitrice delle battaglie per l’emancipazione femminile,
per il riconoscimento dei diritti delle persone con deficit, dei poveri
e degli sfruttati. Avere una madre così energica e sostenitrice dei
propri ideali forse a quel tempo doveva essere parecchio ingombrante,
tuttavia Mario non ebbe scelta.
Quando seppe che Maria era la sua vera madre in principio ebbe come
una sorta di avversione verso di lei, che lo aveva tenuto nascosto per
tanto tempo, e quando invece lo riconobbe pubblicamente per Mario fu
come una sorta di liberazione da quella ambiguità in cui aveva vissuto
per tanto tempo. Purtroppo l’unico momento in cui lo indicò come “mio
figlio” fu nel testamento che lasciò alla sua morte, in cui affida a
Mario il compito di continuare la sua opera.
Cosa che Mario fece, forse succube di quella madre dalla personalità
poliedrica, severa e dolce al tempo stesso, materna e inflessibile,
moderna e anche trasgressiva, pronta a sfuggire a qualsiasi gabbia o
legame che le impedisse di raggiungere i suoi obiettivi. Ma fu proprio
il figlio l’oggetto dei suoi studi, e grazie a lui scaturirono dalla
mente le sue idee più geniali.