sabato 29 novembre 2025
SITTI RENATO
Nato a Ravarino (Modena) nel 1923, Renato Sitti si trasferì a Ferrara nel 1944 dove, dopo essere stato esonerato dal servizio militare per problemi cardiaci, aveva ottenuto un lavoro impiegatizio presso il locale ufficio del Registro. Nell’immediato dopoguerra aderì al Partito Comunista e iniziò un’intensa attività culturale: fu poeta, scrittore, critico di cinema e d’arte, curatore di eventi espositivi, giornalista attento alle grandi questioni sociali. La sua azione culturale fu coerente, perché sempre fondata sull’impegno civile e sociale, non disgiunto da quello politico. Collaborò attivamente con vari giornali e riviste, da “La Nuova Scintilla” (1948-1957) a “L’Unità” (1953-54), da “Competizione democratica” (1955-58) a “Cinema 60”, e altri.
Nei primi mesi del 1965, a seguito di concorso, fu assunto dal Comune di Ferrara, chiamato a svolgere funzioni presso le attività culturali, ruolo istituzionale in cui si distinse nello stimolare le nuove esperienze audio-visuali nelle scuole, mirando sempre alle forme sensibili della coscienza sociale. Sitti fu anche storico dell’età contemporanea e concentrò la sua attenzione sulla cultura delle massi popolari, sul fascismo, sulla lotta di liberazione. Fra le sue pubblicazioni si ricordano Ferrara. Il regime fascista, (con Lucilla Previati) 1976; Sul Risorgimento ferrarese, 1983; La Capillare. Rapporto su un’organizzazione fascista di base, 1983. Dalla fine degli anni sessanta la sua opera intellettuale fu guidata dalla volontà di definire e conservare la “memoria” delle classi popolari del Novecento, attraverso la raccolta e l’utilizzo sinergico delle fonti storiche tradizionali e di quelle antropologiche. Si debbono alle sue intuizioni “istituzionali” la creazione del Centro Etnografico Ferrarese presso il Comune di Ferrara e lo sviluppo, in tandem con l’agricoltore Guido Scaramagli, del MAF, Il Centro di Documentazione Mondo Agricolo Ferrarese di San Bartolomeo in Bosco, oggi una delle maggiori realtà di museografia agricola della regione Emilia-Romagna.
L’attività di Sitti è stata straordinariamente intensa, coinvolgente e si è dipanata per oltre 45 anni instaurando relazioni profonde con tanti protagonisti della cultura italiana. La sua attività è testimoniata da una quantità imponente di scritti, purtroppo non sempre di facile reperibilità perché sparsi fra giornali, riviste, piccola editoria e pubblicazioni povere e “militanti”. Sitti è scomparso prematuramente nel 1992 per complicazioni insorte dopo un intervento cardio-chirurgico.
https://renatositti.it/biografia/biografia
venerdì 28 novembre 2025
CARETTI LANFRANCO
Lanfranco Caretti
(Ferrara, 3 luglio 1915 – Firenze, 4 novembre 1995) è stato un filologo, critico letterario e italianista italiano.
Ottenne la maturità presso il Regio Liceo Ginnasio "L. Ariosto" di Ferrara e conseguì la laurea in Lettere presso l'Università di Bologna. Si dedicò ad un'intensa attività di ricerca, che gli valse la cattedra di Letteratura italiana all'Università degli Studi di Pavia. L'impegno come docente proseguì, dal 1964, all'Università degli Studi di Firenze. Il suo metodo critico, nel quale la filologia e la storia si incontrano con rigore, è caratterizzato in particolare dalla variantistica, ovvero dall'esame del lavoro dello scrittore attestato dalle correzioni o dai cambiamenti che si desumono dai manoscritti e dalle diverse edizioni.
Caretti dedicò studi di grande interesse all'ambiente umanistico-rinascimentale della corte estense (come dimostrano i saggi e le edizioni dedicati ai due maggiori poeti del tempo, Ariosto e Tasso).
Molti saggi furono dedicati all'approfondimento filologico e critico dell'opera di autori classici, da Dante a Manzoni, da Giuseppe Parini a Vittorio Alfieri. Non mancano studi sui poeti contemporanei Eugenio Montale, Sergio Solmi e Vittorio Sereni.
Uno degli archivi culturali più importanti sul Novecento letterario è rappresentato dalla biblioteca e dalle carte di Lanfranco Caretti e si trova presso la Biblioteca comunale Ariostea. Prima della sua scomparsa, Caretti dispose di lasciare all'Ariostea tutti i suoi libri. A partire dal 2000 i suoi tre figli cominciarono a consegnare anche l'archivio, rappresentato da documenti di famiglia, carte frutto dell'attività di studio e di lavoro, lettere e fotografie.
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SAN CONTARDO D'ESTE

Contardo nasce a Ferrara da Aldobrandino I d'Este e dalla seconda consorte, che apparteneva alla nobile famiglia dei Contardi. Sua sorella è Beatrice d'Este, regina d'Ungheria.
Aldobrandino venne assassinato nel 1215 ed il fratello Azzo VII, detto il Novello, sapendo che la sua vedova era in stato di gravidanza, decise di allontanarla dalla residenza di Calaone e di farla partorire a Ferrara, questo per prevenire possibili problemi con la successione. Contardo nacque quindi a Ferrara sotto la protezione dello zio, ma senza essere tuttavia riconosciuto come erede della casata Estense. Nel 1234 la sorella andò in sposa al re Andrea II d'Ungheria (detto il gerosolimitano perché fu tra i fautori della quinta crociata in Terra Santa). Nello stesso periodo Contardo venne finalmente riconosciuto Principe estense grazie al fortissimo legame e all'intercessione della sorella Beatrice; questo legame, più avanti, si allargò anche al figlio di Beatrice: Stefano, erede al trono di Ungheria.
Nel 1235 il Re di Ungheria Andrea II nomina Contardo: “Miles Sancti Sepulcri” ( Cavaliere del Santo Sepolcro), in virtù delle caratteristiche della sub infeudazione con il Regno di Gerusalemme; nel feudalesimo era pratica comune ai regnanti conferire il titolo di cavaliere ai loro uomini migliori. In quegli anni Contardo, sull’esempio di San Francesco, sentì la voce di Dio che con forza lo chiamava ad abbandonare le ricchezze terrene e il diritto di successione, per vivere in povertà e pellegrino del Vangelo sulle strade di Terra Santa e d'Europa. Contardo era molto legato alla Terra Santa per il rapporto con la nonna Alice di Chàtillon principessa del Regno di Antiochia.
La crociata era vissuta come una forma molto particolare di pellegrinaggio. In quell’epoca il pellegrinaggio per il cristiano era molto importante, ma solo pochi potevano diventare palmieri, i più erano romei o pellegrini. Chi andava a Gerusalemme metteva a rischio la propria vita durante tutto il tragitto (il viaggio durava circa 3 anni a piedi, poco meno se si usava una nave). Il pellegrinaggio di per sé non era mai sicuro ed occorreva viaggiare con gruppi armati per prevenire gli attacchi dei predoni, d’altro canto, in generale, gli arabi trattavano discretamente i pellegrini lasciando libertà di accesso ai luoghi santi perché seguivano gli stessi percorsi dei commercianti.
Ritornato in patria Contardo visse in santità e penitenza. All’età di 33 anni, lascia di nuovo Ferrara con alcuni compagni, forse gli stessi che lo avevano accompagnato in Terrasanta e si mette in cammino verso Santiago di Compostela, edificando con la sua fede e la sua semplicità chiunque incontrava durante il cammino.
Arrivato a Broni (Provincia di Pavia) probabilmente con l'intenzione di andare a Genova in Liguria per poi salpare con una nave in direzione dei Santiago, si ammala ed esprime il desiderio di essere sepolto in quel luogo qualora fosse morto, i compagni pellegrini a malincuore fanno voto a Contardo di proseguire da soli nel pellegrinaggio e di tornare per la medesima strada certi di ritrovarlo guarito e riportarlo a Ferrara. In realtà la salute di Contardo peggiora, finiscono i pochi soldi che aveva portato con sé e viene trasferito dall’albergo del paese alla cascina di un contadino che gli offre un pagliericcio a terra su cui sdraiarsi. In questa condizione di estrema povertà Contardo muore il 16 Aprile 1249. Alcuni prodigi impedirono che la sua morte avvenisse nell'anonimato e manifestando la santità dello sconosciuto pellegrino ai cittadini di Broni.
Le campane della chiesa della città si misero a suonare incessantemente e da sole. Poiché non vi era modo di fermarle, e non si capiva il motivo perché suonassero da sole, la popolazione era inquieta, finché qualcuno si ricordò del povero pellegrino malato. Quando alcuni di loro si diressero al giaciglio videro che attorno al corpo di Contardo vi erano delle splendenti fiammelle. Subito venne organizzato il funerale e la sepoltura del pellegrino e le campane smisero di suonare. Era chiaro a tutti che quel povero pellegrino non era una persona qualsiasi.
Iniziarono i miracoli presso la sua tomba, la gente veniva guarita dai mali alla testa e dai dolori della colonna vertebrale tipici dei contadini che lavoravano duramente nei campi e sulle colline dell’Oltrepò pavese. I compagni pellegrini che tornavano per riprendere Contardo saputo della sua morte svelarono ai popolani che si trattava del principe d’Este e poi rientrati a Ferrara dissero agli estensi della volontà di Contardo di essere seppellito a Broni. Dopo poco tempo il corpo del cavaliere pellegrino viene traslato nella chiesa parrocchiale.
Santo venerato con culto approvato da Papa Paolo V e arricchito di indulgenze da Papa Urbano VIII.
Culto
Il culto di san Contardo fu approvato da papa Paolo V.
La memoria liturgica è celebrata il 16 aprile, mentre la memoria della traslazione del corpo all'interno della Basilica Minore di San Pietro Apostolo in Broni è celebrata, con grande concorso di popolo e processione, l'ultimo sabato di Agosto. Dal 1698 è Copatrono di Modena.
Al Santo pellegrino, definito da molti il Patrono di tutto l'Oltrepò Pavese, è stato dedicato un colle nel Comune di Broni, Monte di San Contardo, sulla cui cima è situata un'antica cappella. La strada che percorre il colle è impreziosita da un'artistica Via Crucis di 15 stazioni realizzata dallo scultore pavese Angelo Grilli.
Dal Martirologio Romano: "A Broni presso Pavia, commemorazione di san Contardo, pellegrino, che scelse una vita di estrema povertà e morì colpito da una malattia mentre era in cammino per Compostela".
p.s.: sempre grazie a Wikipediagiovedì 27 novembre 2025
ZUCCHINI ANNIBALE
Annibale Zucchini (Ferrara, 1891 – Garbagnate Milanese, 1970) è stato uno scultore e architetto italiano.
Biografia
Annibale Zucchini nacque a Ferrara nel 1891 e ottenne il diploma di laurea in architettura nel 1916 a Roma dove si era trasferito per gli studi. Per alcuni anni si dedicò alla sua professione, presso l'Ansaldo, a Genova, e progettò anche opere particolari, come ad esempio la piccola Chiesa di San Francesco di Foza, vicino ad Asiago.
Interesse per la scultura
Prestissimo iniziò ad interessarsi alla scultura, dimostrando curiosità anche per la pittura ed avvicinandosi ad esponenti del futurismo e ad altri ambienti artistici innovativi. Si trasferì nuovamente a Roma, dove venne in contatto con la Scuola di via Cavour. Cominciò ad esporre le sue opere in varie gallerie ed in tutte le Quadriennali di Roma tra il 1935 e il 1955 (alla III Quadriennale di Roma del 1939 espose Ritratto di Corrado Govoni, bronzo). Nella sua città natale seguì un gruppo di artisti e intellettuali chiamato Al Filò, che aveva come obiettivo principale quello di promuovere l'arte locale più rappresentativa; tra gli artefici Ervardo Fioravanti, Nemesio Orsatti, Antenore Magri, Galileo Cattabriga, Giuseppe Virgili, Laerte Milani e altri. Fra Milano e Roma strinse rapporti di amicizia con Giorgio Bassani, Fausto Pirandello, Giuseppe Capogrossi, Carlo Bassi, Giuseppe Ravegnani, Paolo Grassi, Gio Ponti e la figlia Lisa. Divenne amico pure di Renzo Ravenna, podestà di Ferrara, interessato a sostenere la cultura cittadina, alla quale teneva in modo particolare.
Per Filippo de Pisis eseguì la copertina per il libro La città dalle 100 meraviglie dedicato a Ferrara.
Trasferitosi a Milano negli ultimi anni di vita, morì presso l'ospedale di Garbagnate Milanese nel 1970.
Opere
Alcune sue sculture sono conservate a Ferrara nel Museo d'arte moderna e contemporanea Filippo de Pisis.. Sempre a Ferrara, altre opere sono custodite presso l'istituto comprensivo Cosmè Tura di Barco nell'ex caserma dei vigili del fuoco vicina allo stadio comunale, nel palazzo della Camera di commercio, nella casa parrocchiale della chiesa di Santa Francesca Romana, al Liceo Ariosto e al cimitero monumentale della Certosa di Ferrara. Un suo affresco è presente in un locale di via Ragno mentre il busto bronzeo del poeta Corrado Govoni si trova nel palazzo Barbantini-Koch in corso della Giovecca.
Altre opere sono disseminate tra Emilia e Lombardia: a Piacenza una testa femminile nella galleria d'arte moderna Ricci Oddi, a San Giacomo delle Segnate una Pietà nella chiesa di San Giacomo Apostolo, a Voltorre di Gavirate e nel cimitero di Gerenzano.
P.S.: sempre grazie a Wikipedia
TEGLIO EMILIO e UGO
TEGLIO EMILIO e UGO
Emilio Teglio (Modena, 30 giugno 1873 – Brescia, 13 agosto 1940) è stato un matematico italiano, preside del Regio Liceo Classico Ariosto di Ferrara ininterrottamente dal 1922 sino al 1938, quando entrarono in vigore le leggi razziali che lo costrinsero alle dimissioni.
Era figlio di Bonaiuto Teglio, avvocato e consigliere legale del duca di Modena. Si laureò nel 1897 in matematica a Torino e nel 1902 si laureò in fisica a Modena. Si trasferì a Monteleone Calabro e proseguì nella carriera sino al 1922 quando ottenne l'incarico di preside del Regio Liceo classico Ariosto a Ferrara, città nella quale si trasferì.
Per effetto delle leggi razziali
venne espulso dalla scuola nel 1938, ed una targa, posta nell'istituto,
ricorda quel momento tragico che coinvolse anche alcuni alunni del
liceo. Questi, a partire dall'anno scolastico 1938-1939, non furono più
ammessi alle lezioni.
Targa posta all'interno del Liceo Ariosto di Ferrara in memoria degli ebrei espulsi per effetto delle leggi razziali. Il preside dell'istituto, Emilio Teglio, fu tra questi.
UGO TEGLIO. Un destino ancora peggiore subì il figlio Ugo, avvocato, antifascista, arrestato il 7 ottobre 1943 e rinchiuso nel carcere di via Piangipane, a Ferrara. Da questo ne uscì solo per essere fucilato con altri 10 antifascisti la notte tra il 14 ed il 15 novembre 1943 accanto al muretto del fossato del Castello Estense.
Ugo Teglio nasce a Modena il 20 gennaio 1906, figlio di Emilio, preside del Liceo Classico Ariosto, e di Augusta Castelbolognesi. Laureato in Legge, inizia la sua vita professionale presso lo studio dell'onorevole Mario Cavallari, noto esponente socialista. Aderisce al Partito Socialista e ha contatti con importanti esponenti dell'antifascismo e con il movimento Giustizia e Libertà. Oltre a distribuire stampa clandestina, assiste come legale i detenuti politici. Per queste attività viene condannato al confino nel 1940. Tornato a Ferrara, entra a far parte del primo Comitato di Liberazione della città, ma viene catturato e portato nelle carceri di via Piangipane. Qui viene prelevato all'alba del 15 novembre 1943 e fucilato presso il muretto del Castello Estense.

mercoledì 26 novembre 2025
BORSARI LUIGI
Via Luigi Borsari a Ferrara.
Via Luigi Borsari è dedicata a un giurista e politico ferrarese vissuto nel periodo del Risorgimento. Egli nacque a Ferrara il 28 agosto 1804, si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza a Bologna e nel 1824 conseguì la laurea con il massimo dei voti. Per quanto riguarda la sua carriera lavorativa, il 18 settembre 1845, vinse la cattedra all’università pontificia di Ferrara diventando professore di legge. Pochi anni dopo, nel giugno del 1848, nonostante la sua ferma fede cattolica, scrisse un articolo sulla gazzetta ferrarese in cui criticava fortemente il governo pontificio di Papa Pio IX, in particolare per la legge sulla libertà di stampa.
Pochi giorni dopo venne eletto deputato di Ferrara al Consiglio dei deputati, lavoro da cui si dimetterà il 12 novembre dello stesso anno. Tuttavia il 6 maggio 1849 entrò a far parte della magistratura cittadina, successivamente venne assunto come consigliere di Corte d’appello a Bologna, lavoro che svolse fino al 1878, anno in cui andò a riposo per l’età avanzata. Morì a Ferrara il 19 aprile 1887.
La scheda, con le notizie che precedono, è stata realizzata a cura dello studente Riccardo Bartolini, classe 3° A, A..S. 2018/2019 dell’ I.I.S. ”G.B.
Aleotti” – I.T. C.A.T. (Costruzioni, Ambiente e Territorio) di Ferrara.































