giovedì 18 febbraio 2010

I sette vizi capitali

I vizi sono tanti ma quelli capitali sono solo sette. Affrescati nella memoria con il racconto dei gironi danteschi, e ricordati dai contemporanei grazie anche alle numerose citazioni cinematografiche, i vizi capitali sono introdotti da Tommaso d’Aquino, nel XIII secolo, all’interno del catechismo della Chiesa cattolica.

Sette come i nani, i re di Roma e le meraviglie del mondo. Eppure quanti di noi ricordano a memoria i vizi capitali? Spesso è difficile anche capire il significato della parola che li riassume. Perciò ecco l’anatomia dei vizi che ci aiuta a capire se siamo più viziosi o più virtuosi!

Superbia – È considerata superba la persona che si sente superiore e aspetta un riconoscimento per la sue doti meravigliose, vere o presunte che siano.

Accidia – Si attribuisce alla persona oziosa, quella che si adagia e si adatta a non fare niente. Sa di sbagliare, ha molti impegni, ma li ridimensiona per non portarli a termine.

Invidia
– Forse è il peccato che ha bisogno di meno spiegazioni. L’invidioso è quello dispiaciuto e frustrato della felicità e dei successi degli altri.

Ira – Non è la pura e semplice esplosione rabbia, che si ha quando "saltano i nervi". I vizi non sono mai occasionali. È iraconda infatti la persona estremamente suscettibile in grado di diventare furiosa per qualsiasi sciocchezza.


Avarizia – È tipica della persona che risparmia per il gusto di risparmiare, senza averne bisogno. È avara la persona che desidera ardentemente accumulare beni, soldi e quant’altro, al di là di ogni necessità.

Gola – La "voglia di qualcosa di buono" diventa vizio quando si trasforma in lusso alimentare. Pecca di gola la persona ingorda, quella che consuma quantità esagerate di cibo, il più delle volte molto costoso.

Lussuria – È lussurioso chi si fa travolgere dal sesso, chi è malato di desiderio e riesce perfino a dedicare al piacere carnale il tempo che dovrebbe dedicare alle faccende quotidiane.

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