Basta con il bisturi e con il botox. La nuova tendenza è combattere l'invecchiamento con prodotti naturali e oli essenziali. Tipo la melissa, il cisto e il garofano. Che, a quanto pare, funzionano meglio dei derivati chimici di cui sono piene le profumerie.
La cosmesi del futuro profuma di fiori. O meglio di oli essenziali - geranio, cisto, melissa - provenienti da coltivazioni biologiche, ma in grado di sfidare la chimica. E trasformare la cosmetica bio da prodotto di nicchia a formulazione di avanguardia per combattere rughe e invecchiamento della pelle. Per convertire anche le consumatrici più scettiche, quelle che "naturale è bello, ma per un antirughe efficace ci vuole la chimica".
"E invece no", ribatte Elisabeth Araujo, direttrice generale di Sanoflore, il laboratorio di cosmetica biologica nato nel 1986 nel parco nazionale del Vercors, in Francia e acquisito da L'Oréal nel 2006 con l'obiettivo di farne il leader della cosmetica bio: "Abbiamo visto che gli oli essenziali danno risultati paragonabili a quelli della chimica tradizionale". Come l'olio di melissa che ha un effetto anti ossidante paragonabile a quello della vitamina C. O il geranio rosato che anche in dosi minime stimola la rigenerazione della pelle con un'azione simile a quella del retinolo, star delle più sofisticate creme anti aging. E poi c'è l'olio di cisto, un'essenza mediterranea le cui proprietà rigeneranti e anti infiammatorie sono state finora poco utilizzate, e c'è il cipresso, il cui olio stimola la produzione di glucosaminoglicani che forniscono l'acqua alla pelle.
Il futuro della cosmesi allora è bio? Di sicuro c'è che il settore è in forte crescita. In un anno sono aumentati del 23 per cento i prodotti che hanno ottenuto il bollo dell'Istituto per la Certificazione Etica ed Ambientale: ben 2847, in maggioranza creme per viso (409) e corpo (309) ma anche prodotti per capelli (213) e per la doccia (173). In crescita anche il fatturato, che nel 2009 è arrivato a oltre 8 milioni di euro ( con un aumento del cinque per cento rispetto all'anno precedente) e le case cosmetiche certificate, cresciute di un quinto in un anno, oltre al colosso L'Oréal-Sanoflore ci sono brand come Argital, Derbe, Lakshmi, Guaber L'Angelica, Specchiasol (l'elenco completo nel sito
www.icea.it).
A sentirli parlare, i più sorpresi dei risultati ottenuti sembrano proprio gli addetti ai lavori. "La cosmesi naturale è una vera rivoluzione che impone un cambiamento di mentalità rispetto alle certezze della chimica", spiega Christine Guion, direttrice della Ricerca Sanoflore: "La chimica lavora su un singolo principio attivo, in un olio essenziale ci sono da cinquanta a duecento molecole attive che si associano diversamente tra loro a seconda della stagione, del clima, della provenienza. Ed è l'interazione tra queste a renderlo efficace".
E deve essere vero se persino un gigante della cosmesi classica come L'Oréal ha sposato la causa bio, mantenendo, dopo averla acquisita, la struttura originale di Sanoflore. Magari sedotta dal suo fascino. E da Gigors-et-Lozeron, la località che ospita laboratorio e coltivazioni, nel dipartimento della Drome, il primo in Francia per produzioni agricole bio: uno di quei posti che si ha la tentazione di raccontare senza spiegare troppo come raggiungerli, nella speranza di mantenerli incontaminati. Un altopiano nascosto tra il Delfinato e la Provenza, all'interno del parco regionale del Vercors, le cui condizioni climatiche garantiscono piante ricche di principi attivi.
Sono i coltivatori della zona a fornire buona parte delle erbe utilizzate, con la certificazione di produzione biosolidale, incoraggiati a recuperare specie dimenticate per variare l'offerta. "Lavoriamo anche con produttori esterni: agrumi che arrivano dall'Italia, chiodi di garofano dal Madagascar, altre essenze dall'America del sud", spiega Araujo: "E manteniamo un controllo costante per identificare gli oli più ricchi di principi attivi. Ed evitare piante a rischio di estinzione".
Il laboratorio lavora su due tipi di prodotti, oli essenziali e idrolati: le piante raccolte vengono distillate per estrarne grazie al vapore la componente aromatica oleosa. "Servono sette tonnellate di melissa per ottenere un litro di olio essenziale" ricorda Guion: "Che però non si usa puro, ma sempre diluito con oli vegetali". Ogni olio viene poi sottoposto a test come la cromatografia per individuarne le potenzialità. La stessa procedura di distillazione consente di produrre gli idrolati, le acque floreali che contengono molecole di oli essenziali insieme ad altre sostanze idrosolubili presenti nella pianta.
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