Roma, equipe italiana individua il p66
Grazie ad uno studio italiano è stato scoperto una sorta di "pulsante molecolare" che aiuterebbe a spegnere il diabete. Si tratta di una molecola chiamata p66 che una volta messa fuori uso impedisce la comparsa del diabete anche quando si mangia a piacimento. La scoperta è da attribuire all'equipe di Giovambattista Pani e Tommaso Galeotti dell'Istituto di Patologia Generale della Facoltà Medicina e Chirurgia dell'Università Cattolica di Roma.
I test, effettuati per ora solo su delle cavie, hanno mostrato la sconfitta del diabete. Resa nota dalla rivista dell'Accademia Nazionale americana delle Scienze "PNAS", la scoperta apre nuove importanti scenari tra cui la possibilità di neutralizzare alcuni degli effetti dell'obesità. "L'aspetto più interessante di questo studio - spiega Gabriele Riccardi professore di endocrinologia all'Università Federico II di Napoli e presidente della Società Italiana di Diabetologia - è che nella difficoltà estrema di eradicare il problema del sovrappeso ormai dilagante, significherebbe proteggere dal diabete quelle persone che non riescono a dimagrire".
P66 è una molecola che non solo è alla radice del diabete ma ha anche come "qualità" quella di favorire l'invecchiamento. Infatti il gruppo di Pani e Galeotti ha visto che mettendo 'KO' la molecola in topi obesi, questi divengono molto meno suscettibili allo sviluppo del diabete rispetto a topi dello stesso peso che hanno però p66 perfettamente funzionante.
Inoltre i topolini senza p66, benchè obesi, vivono più a lungo delle altre cavie a conferma del ruolo già noto di questo gene nell'invecchiamento. Secondo l'ipotesi formulata dai ricercatori "p66 agirebbe da sensore dei nutrienti che assimiliamo mangiando, favorendo non solo l'accumulo di grasso nelle cavie, ma anche e soprattutto l'insorgenza di iperglicemia e diabete".
"L'obiettivo finale è bloccare p66 per prevenire/curare la malattia", conclude Pani. Esistono già composti inibitori di p66 in corso di sperimentazione su animali, ma naturalmente ogni applicazione clinica della scoperta non è dietro l'angolo. "Per ora, però, sottolinea Riccardi, "il rimedio concreto contro il diabete è rimanere magri e fare attività fisica: basti pensare che perdere solo 3-4 chili e fare 30 minuti al giorno di attività fisica moderata permetterebbe di prevenire i due terzi dei casi di diabete".
P66 è una molecola che non solo è alla radice del diabete ma ha anche come "qualità" quella di favorire l'invecchiamento. Infatti il gruppo di Pani e Galeotti ha visto che mettendo 'KO' la molecola in topi obesi, questi divengono molto meno suscettibili allo sviluppo del diabete rispetto a topi dello stesso peso che hanno però p66 perfettamente funzionante.
Inoltre i topolini senza p66, benchè obesi, vivono più a lungo delle altre cavie a conferma del ruolo già noto di questo gene nell'invecchiamento. Secondo l'ipotesi formulata dai ricercatori "p66 agirebbe da sensore dei nutrienti che assimiliamo mangiando, favorendo non solo l'accumulo di grasso nelle cavie, ma anche e soprattutto l'insorgenza di iperglicemia e diabete".
"L'obiettivo finale è bloccare p66 per prevenire/curare la malattia", conclude Pani. Esistono già composti inibitori di p66 in corso di sperimentazione su animali, ma naturalmente ogni applicazione clinica della scoperta non è dietro l'angolo. "Per ora, però, sottolinea Riccardi, "il rimedio concreto contro il diabete è rimanere magri e fare attività fisica: basti pensare che perdere solo 3-4 chili e fare 30 minuti al giorno di attività fisica moderata permetterebbe di prevenire i due terzi dei casi di diabete".
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