lunedì 11 dicembre 2017

SAN BARTOLOMEO IN BOSCO - SUOR LUIGINA SILVERA





Il 24 ottobre 1917, con la disfatta di Caporetto, gli Austriaci invasero buona parte del Veneto. Questa terra diventò perciò teatro di numerosi scontri che costrinsero la popolazione a lasciare le loro terre per riparare in luoghi più sicuri.
In un baleno più di cinquanta comunità, appartenenti all'istituto delle Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa, vennero spazzate  dalla raffica nemica.
Le Suoeriore e le suore chiesero consiglio alla madre generale, allora suor Angela Ghezzi, la quale rispose: " Seguite i vostri poveri, i vostri bambini, i vostri malati".
Fu così che numerose suore si unirono alla folla di profughi per raggiungere la Toscana, l'Emilia-Romagna e tutta quella parte dell'Italia che meno risentiva degli eventi bellici.
Le stazioni delle città colpite dalla guerra vennero prese d'assalto. I treni non erano sufficienti per evacuare tanta popolazione, perciò si usarono anche i carri merci. Così si legge nella storia dell'Istituto scritta da suor Antonietta Prevedello (Vol. 3° pagina 312): " da Venezia a Ferrara quasi trena ore di treno. La tradotta aveva il compito di procedere il più lentamente possibile, di fermarsi ad ogni tratto, di sostare a lungo su binari morti. Nessuno può dire i disagi di quel viaggio; la tradotta barcollante pareva una nave abbandonata a sè: mancavano l'aria, il cibo, il soccorso"……
A Ferrara
Un gruppo di sfollati venne ospitato in Seminario e presso l'Istituto delle suore Orsoline. Poiché i posti non erano sufficienti per tutti, afferma Don Lorenzo Paparelli nel 1° libro delle sue memorie:
 " una piccola falange di suore fu caritatevolmente accolta dall'Arciprete di Gaibana nella propria canonica. Ma questa sistemazione precaria non poté durare a lungo.
Il Conte Gulinelli, che possedeva una villa disabitata a poca distanza dal paese, offrì ospitalità alle suore profughe che, grate a Dio per tanta generosità, soffrivano per lo smembramento delle loro comunità e anche per l'impossibilità di prodigarsi nelle opere di carità consuete. 
Nel 1917 reggeva la parrocchia di San Bartolomeo in Bosco, Don Gaetano Calura il quale viveva presso la famiglia dei suoi genitori e un fratello. Egli pensò di inviare una parte di quelle religiose nella canonica vuota. Così avvenne. Il 21 novembre 1917, la popolazione accorse favorevolmente le suore; si diede premura di offrire non solo generi alimentari, ma anche le suppellettili più urgenti e necessarie per alleviare il disagio e lo sconforto dell'esilio".
Dalle memorie orali di suor Luigina Silvera, che è vissuta nella comunità di San Bartolomeo in Bosco per quasi sessant'anni, si sa che la canonica rispecchiava le case più povere del paese, perciò mancava di luce, di riscaldamento, di soffitto; era abitata da numerosi e grossi topi…… Le suore non avevano nulla appena le vesti che indossavano.
Ma esse non si persero d'animo, iniziarono subito la loro attività apostolica: scuola materna per i bambini e scuola per il lavoro per le ragazze. Le prime giovani che frequentarono questa scuola furono: Linda Vaccari, Lucia Gottardi, Aniceta Minarello, Maria Cavicchi, ecc....... Vista tanta buona volontà da parte delle suore e del paese, si formò comitato, il cui animatore fu Don Gaetano Calura, per studiare la possibilità di rendere più sicura quest'opera iniziata per volontà di una misteriosa Provvidenza Divina che pensa i suoi figli anche nelle notti più oscure. Dopo qualche tempo la scuola materna si trasferì nella casa di proprietà del signor Tommaso Volta, situata all'angolo tra via Sgarbata e la via Masi. Solo nel 1925, superate non poche difficoltà, la scuola passò definitivamente nell'attuale abitazione dando così stabilità ad un'opera che continua ancora oggi, da oltre settant'anni, con la  stessa dedizione al servizio del paese per il bene del prossimo.
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 Testo e foto tratte da:


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Indicatore generale per l'Archidiocesi di Ferrara 1943:

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Cimitero di San Bartolomeo in Bosco:


SUOR LUIGINA MARIA SILVERA
20/9/1886
2/9/1978


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Ricordi di Nonno Kucco:

Un giorno la Superiora mi disse:
" Tu non sei grande, sei alto; Napoleone era grande, anche se basso di statura"

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