sabato 27 aprile 2024

PERCHE' IL 25 APRILE SI FESTEGGIA LA LIBERAZIONE

 

From: https://www.ilpost.it/2024/04/25/25-aprile-liberazione-festa-storia/

Giovedì 25 aprile 2024

Perché il 25 aprile si festeggia la Liberazione

In quel giorno del 1945 i soldati nazisti e fascisti si ritirarono da Milano e Torino, anche se la guerra continuò ancora.

Il 25 aprile in Italia si celebra la festa della Liberazione dal nazifascismo. L’occupazione tedesca e fascista in Italia non terminò in un solo giorno, ma il 25 aprile è considerato una data simbolo perché nel 1945 coincise con l’inizio della ritirata da parte dei soldati della Germania nazista e di quelli fascisti della Repubblica di Salò dalle città di Torino e di Milano, dopo che la popolazione si era ribellata e i partigiani avevano organizzato un piano coordinato per riprendere il controllo delle città.

La decisione di scegliere il 25 aprile come “festa della Liberazione” (o come “anniversario della Liberazione d’Italia”) fu presa il 22 aprile del 1946, quando il governo italiano provvisorio – il primo guidato da Alcide De Gasperi e l’ultimo del Regno d’Italia – stabilì con un decreto che il 25 aprile dovesse essere “festa nazionale”.

La data fu fissata in modo definitivo con la legge n. 269 del maggio 1949, presentata da De Gasperi in Senato nel settembre 1948. Da allora, il 25 aprile è un giorno festivo, come le domeniche, il primo maggio, il giorno di Natale e la festa della Repubblica, che ricorre il 2 giugno. La guerra in Italia non finì il 25 aprile 1945, comunque: continuò ancora per qualche giorno, fino agli inizi di maggio.

Anche altri paesi europei ricordano la fine dell’occupazione straniera durante la Seconda guerra mondiale, ma in date diverse: Paesi Bassi e Danimarca la festeggiano il 5 maggio, la Norvegia l’8 maggio, la Romania il 23 agosto. Anche in Etiopia si festeggia il 5 maggio la festa della Liberazione, ma in quel caso per ricordare la fine dell’occupazione italiana, avvenuta nel 1941.

Quello che accadde prima del 25 aprile
Nei primi mesi del 1945 c’erano diverse decine di migliaia di persone, per lo più partigiani, che combattevano contro l’occupazione tedesca e la repubblica di Salò nell’Italia settentrionale, con una discreta organizzazione dal punto di vista militare.

A sud della Pianura padana nel marzo del 1945 c’erano molti soldati occupanti che cercavano di resistere all’offensiva finale degli Alleati, che si intensificò a partire dal 9 aprile (in una zona a est di Bologna) lungo un fronte più o meno parallelo alla via Emilia. L’offensiva fu da subito un successo, sia per la superiorità di uomini e mezzi degli attaccanti che per il generale sentimento di sfiducia e inevitabilità nella sconfitta che si era diffuso tra i soldati tedeschi e i repubblichini, nonostante la volontà delle massime autorità tedesche e fasciste di continuare la guerra fino all’ultimo.

Il 10 aprile il Partito Comunista diffuse a tutte le organizzazioni locali con cui era in contatto la “Direttiva n. 16”, in cui si diceva che era giunta l’ora di «scatenare l’attacco definitivo»; sei giorni dopo il CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, di cui facevano parte tutti i movimenti antifascisti e di resistenza italiani, dai comunisti ai socialisti ai democristiani e agli azionisti, cioè i membri del Partito d’Azione) emanò simili istruzioni di insurrezione generale. I partigiani organizzarono e avviarono attacchi verso i centri urbani. Bologna, ad esempio, fu attaccata dai partigiani il 19 aprile e definitivamente liberata con l’aiuto degli alleati il 21.

Il 24 aprile 1945 gli alleati superarono il Po, e il 25 aprile i soldati tedeschi e della repubblica di Salò cominciarono a ritirarsi da Milano e da Torino. A Milano, a partire dalla mattina del giorno precedente, era stato proclamato uno sciopero generale, annunciato alla radio “Milano Libera” da Sandro Pertini, futuro presidente della Repubblica, allora partigiano e membro del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN).

Le fabbriche furono occupate e presidiate e la tipografia del Corriere della Sera fu usata per stampare i primi fogli che annunciavano la vittoria. La sera del 25 aprile Benito Mussolini abbandonò Milano per andare verso Como (sarebbe stato poi catturato dai partigiani due giorni dopo e ucciso il 28 aprile).

I partigiani continuarono ad arrivare a Milano nei giorni tra il 25 e il 28, sconfiggendo le residue e limitate resistenze. Una grande manifestazione di celebrazione della liberazione si tenne a Milano il 28 aprile. Gli americani arrivarono nella città il primo maggio.

Le prime pagine dei quotidiani il 25 aprile 1945
I giornali italiani celebrarono il 25 aprile 1945 come un giorno importante nella guerra: non solo l’Unità e Il Popolo, giornali ufficiali del Partito Comunista e della Democrazia Cristiana che si stampavano nelle parti d’Italia già liberate da tempo, ma anche il Corriere della Sera, che durante il ventennio fascista era stato vicino al regime.

Il 26 aprile il Corriere uscì con una sorta di “numero unico” con la testata Il Nuovo Corriere: direttore dell’edizione fu Mario Borsa, un giornalista antifascista a cui il CLN affidò temporaneamente la direzione del giornale. Solo i titoli di prima pagina della Stampa del 26 aprile ignorarono completamente i combattimenti nell’Italia settentrionale: parlavano invece della “fanatica resistenza” dei soldati tedeschi in Germania, che ormai controllavano solo qualche quartiere di Berlino.

 

 

 

 

venerdì 26 aprile 2024

TERAPIA GENICA SU ANEMIA FALCIFORME E TALASSEMIA

 From: https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/medicina/2024/02/13/via-libera-ue-a-terapia-genica-su-anemia-falciforme-e-talassemia_593ff670-be78-4e7f-b167-d3e13561d1e1.html

Via libera dell'Ue a una terapia genica su anemia falciforme e talassemia. 


ROMA, 13 febbraio 2024
Redazione ANSA

La Commissione Europea ha approvato una nuova terapia genica per il trattamento della beta-talassemia e dell'anemia falciforme.

Il trattamento "ha il potenziale per trasformare la vita dei pazienti affetti da queste due patologie; ora è importante che questa terapia sia messa rapidamente a disposizione dei pazienti eleggibili", ha affermato Franco Locatelli, direttore del Dipartimento di Ematologia e Oncologia Pediatrica dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e sperimentatore principale di due degli studi che hanno portato all'approvazione.

 L'anemia falciforme e la beta talassemia sono entrambe malattie ereditaria del sangue che colpiscono i globuli rossi inficiando la loro capacità di trasportare l'ossigeno agli organi e i tessuti del corpo. Entrambe richiedono un trattamento a vita e causano una diminuzione della qualità e dell'aspettativa di vita. Attualmente, una delle possibili potenziali cure è il trapianto di cellule staminali da donatore compatibile, ma questa opzione è disponibile solo per una piccola percentuale di pazienti. 

 La nuova terapia il cui nome è exagamglogene autotemcel [exa-cel] è la prima terapia di editing genico basata sul sistema CRISPR/Cas9. Questa tecnologia consente di modificare geneticamente le cellule staminali e progenitrici ematopoietiche del paziente portando alla produzione di alti livelli di emoglobina fetale nei globuli rossi. Nelle sperimentazioni, il trattamento ha ridotto o eliminato le crisi vaso-occlusive e ridotto la necessità di trasfusioni.
    Il prodotto potrà essere utilizzato nei pazienti con almeno 12 anni affetti da beta-talassemia dipendente dalle trasfusioni o da anemia falciforme severa caratterizzata da crisi vaso-occlusive ricorrenti, per i quali è appropriato il trapianto di cellule staminali ematopoietiche ma non è disponibile un donatore consanguineo compatibile. Si stima che siano circa 8 mila i pazienti in Europa potenzialmente eleggibili al trattamento.  


From: https://www.rainews.it/tgr/lazio/articoli/2024/04/bambino-gesu-roma-locatelli-editing-del-genoma-guariti-da-talessemia-e-anemia-falciforme-grazie-alle-forbici-molecolari-8be7ce0f-7686-4ed4-bd71-345a91aff321.html

Editing del genoma, guariti da talessemia e anemia falciforme grazie alle forbici molecolari

Nell'esperimento coinvolto anche il Bambino Gesù. Il prof. Locatelli, che ha coordinato la sperimentazione sulla talassemia: “Una pietra miliare nella storia del trattamento di queste patologie”

 
 
Trovata una cura sperimentale che sembra dare speranza a chi soffre di talassemia

Guariti grazie alle “forbici” molecolari in grado di correggere i difetti del DNA. Sono i pazienti con talassemia e anemia falciforme coinvolti in due studi internazionali, pubblicati ora sullo stesso fascicolo della rivista New England Journal of Medicine, che hanno visto l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù tra i centri di ricerca protagonisti della sperimentazione, basata sulla tecnica di editing genetico nota con il nome di CRISPR-Cas9.

 Il 91% dei pazienti talassemici – documentano gli studi – ha raggiunto l’indipendenza dalle trasfusioni periodiche, che per i soggetti con affetti da questa malattia sono necessarie per mantenere adeguati i valori di emoglobina nel sangue. Il 97% dei pazienti con anemia falciforme è divenuto invece libero dalle crisi vaso-occlusive, che possono provocare complicanze gravi e fortemente invalidanti. Per il prof. Franco Locatelli, che ha coordinato in particolare la sperimentazione sulla talassemia, si tratta di «una pietra miliare nella storia del trattamento di queste patologie»
 

L’EDITING DEL GENOMA
L’editing del genoma con il sistema CRISPR-Cas9 è una tecnologia innovativa che valse il Nobel per la Chimica nel 2020 alle scienziate Emmanuelle Charpentier e Jennifer A. Doudna. Funziona come un “correttore” del DNA ad altissima precisione. Il metodo si basa sull’impiego della proteina Cas9, una sorta di forbice molecolare che viene programmata per tagliare o modificare specifiche sequenze del DNA di una cellula, potendo così portare – potenzialmente – alla correzione di varie malattie. CRISPR-Cas9 è un complesso di molecole biologiche formato da frammenti di RNA (acido ribonucleico) e da proteine: il segmento di RNA è la bussola che indica il bersaglio da colpire, la proteina Cas9 esegue il taglio o la modifica. Le cellule prelevate dalla persona malata vengono “corrette” in laboratorio con questo approccio, poi vengono infuse nell’organismo dove si riproducono al posto di quelle difettose.
 

TALASSEMIA E ANEMIA FALCIFORME
La talassemia e l’anemia falciforme sono le due malattie ereditarie del sangue più frequenti al mondo. In Italia si contano 7000 pazienti talassemici, che dipendono regolarmente da trasfusioni, mentre i pazienti falcemici si stima che siano circa mille, a fronte di 300.000 nuovi nati nel mondo ogni anno. 100.000 i falcemici che vivono negli Stati Uniti d’America, ma il 75% dei bambini con questa patologia nasce nell’Africa Subsahariana. A differenza dei falcemici che nascono nei paesi economicamente più avanzati, con una prospettiva di vita intorno ai 50 anni, la loro probabilità di sopravvivenza difficilmente va oltre i 20-25 anni, per le complicanze legate alla loro condizione.
Entrambe le patologie sono causate dalle mutazioni dei geni coinvolti nella sintesi delle catene dell'emoglobina, la proteina dei globuli rossi che trasporta ossigeno nell’organismo. Normalmente, nei soggetti adulti, ogni molecola di emoglobina è formata da 4 catene proteiche: 2 catene alfa e 2 catene beta. Nelle forme più gravi di talassemia il problema è l’assenza o la marcatamente ridotta produzione di catene beta, che rende inadeguati i livelli di emoglobina nel sangue tanto da dover ricorrere regolarmente a trasfusioni in media ogni tre settimane e assumere tutti i giorni un farmaco in grado di eliminare il ferro che altrimenti si accumulerebbe. Nonostante vi sia stato nel tempo un indiscutibile miglioramento nelle prospettive di sopravvivenza di questi pazienti, di fatto essa rimane ancora oggi di 20-25 anni inferiore rispetto a quella della popolazione sana. Con in più lo sviluppo, spesso, di complicanze legate al sovraccarico di ferro, che possono essere di tipo endocrinologico (diabete, ipotiroidismo o ridotta fertilità), cardiologico o epatologico (fibrosi e addirittura cirrosi).
Nell’anemia falciforme, invece, non è la quantità ma l’alterazione della struttura delle catene beta che porta alla formazione di globuli rossi anomali, a falce, che ostacolano flusso sanguigno e ossigenazione nei capillari provocando crisi vaso-occlusive che possono determinare eventi celebro-vascolari acuti, ipertensione polmonare, patologie renali o quadri di ridotta funzione della milza. Anche in questo campo i progressi della terapia medica sono stati importanti. Ma pure a fronte di questi miglioramenti, difficilmente la prospettiva di vita dei soggetti falcemici supera i 50-55 anni con complicanze, per alcuni di loro, fortemente invalidanti che si sviluppano anche in età relativamente giovane.
 

LE FORBICI MOLECOLARI SUL GENE BCL11A
Le due sperimentazioni internazionali, promosse da Vertex Pharmaceuticals e Crispr Therapeutics, si basano sull’osservazione di un gene, che si chiama BCL11A, che svolge un ruolo fondamentale nella produzione di emoglobina nel sangue al termine della vita fetale. Quella presente nel feto, infatti, è un tipo di emoglobina diversa (chiamata appunto emoglobina fetale), formata non da catene alfa-beta, ma da catene alfa-gamma. Questa specifica molecola di emoglobina viene progressivamente sostituita a partire dalla nascita, quando si attiva un meccanismo, guidato dal gene BCL11A, che blocca la sintesi delle catene gamma con la produzione, al loro posto, delle catene beta, responsabili della malattia nei pazienti con talassemia e anemia falciforme.
Il trattamento sperimentato nei due trial internazionali si basa proprio sul ripristino della sintesi dell’emoglobina fetale tramite l’editing del genoma. Le cellule staminali emopoietiche dei pazienti, prelevate tramite aferesi e selezionate, vengono modificate in appositi laboratori con il sistema CRISPR-Cas9 programmato per “spegnere” il gene BCL11A e far ripartire la produzione di emoglobina fetale alfa-gamma, con i benefici attesi. Dopo questa manipolazione genetica, le cellule modificate vengono infuse nei pazienti che nel frattempo sono stati sottoposti a una terapia farmacologica per “distruggere” il midollo, in modo da fare spazio alle nuove cellule staminali ingegnerizzate che si moltiplicheranno correggendo la malattia.
Sul NEJM nel 2021 erano stati pubblicati i casi di un paziente talassemico e di un paziente falcemico trattati con questo approccio, come dimostrazione “di principio” dell'efficacia della terapia. Già allora l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù era coinvolto nella sperimentazione, che è poi proseguita con lo sviluppo dei due studi multicentrici chiamati CLIMB-111 e CLIMB-121, entrambi pubblicati oggi, dove sono stati arruolati numerosi pazienti di età compresa tra i 12 e i 35 anni trattati con questo approccio. Per il primo studio, dedicato ai pazienti con talassemia, l’Ospedale pediatrico della Santa Sede è stato il centro di coordinamento internazionale, con il prof. Franco Locatelli prima firma, avendo coordinato lo studio e reclutato il maggior numero di pazienti. Per il secondo studio, dedicato ai pazienti con anemia falciforme, patologia che impatta soprattutto sui soggetti di colore, il Bambino Gesù è stato il secondo centro internazionale per arruolamento di pazienti, nonostante la partecipazione di numerosi centri statunitensi.
 

I RISULTATI DEGLI STUDI CLIMB-111 E CLIMB-121
Lo studio CLIMB-111 ha coinvolto a livello internazionale 52 pazienti con talassemia di cui 14 arruolati dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. 35 pazienti avevano un follow up di 16 mesi, considerato sufficiente per valutare l’efficacia dell’approccio al momento della presentazione dei risultati. 32 su 35 avevano ottenuto la completa indipendenza trasfusionale, pari a una percentuale di poco superiore al 91%. Se si estendono i tempi del follow up, tutti e 52 i pazienti coinvolti nello studio hanno ottenuto l’indipendenza trasfusionale, definita come un valore di emoglobina maggiore o uguale a 9 grammi per decilitro di sangue per almeno un anno di tempo. Il valore medio di
emoglobina registrato nei pazienti è stato infatti pari a 13,1 grammi per decilitro (11.9 grammi di emoglobina fetale). Sono valori persino superiori di quelli osservati nei genitori, che sono portatori del carattere di questa patologia autosomica recessiva (un figlio su quattro eredita la malattia). Valori che persistono nel tempo, perché i livelli di emoglobina registrati non diminuiscono nei pazienti con più lungo follow up (4 anni fa la prima infusione) e anche la presenza delle cellule editate, sia nel sangue periferico che nel midollo, non cambia nel tempo e si mantiene stabile. Il profilo di sicurezza, infine, è del tutto congruente con quello di un trapianto autologo e decisamente migliore rispetto a quello che si associa al trapianto allogenico, che infatti anche prima della messa a punto di questa nuova terapia veniva limitato ai soggetti sino ai 12-14 anni, perché sopra questa fascia di età i rischi del trapianto diventavano troppo elevati.
Nello studio CLIMB-121 sulle anemie a cellule falciformi sono stati inclusi 44 pazienti (7 arruolati dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù) anch’essi tra i 18 e i 35 anni, con età media di 21 anni. In questo caso, l’obiettivo atteso non era l’indipendenza dalle trasfusioni, ma l’assenza di episodi vaso-occlusivi per almeno 12 mesi consecutivi. 30 di questi pazienti avevano un follow up sufficiente per essere valutati. 29 di loro, pari al 97%, sono diventati liberi da crisi vaso-occlusive. Anche in questo caso i livelli di emoglobina di questi pazienti sono decisamente buoni, con una percentuale di emoglobina fetale superiore al 40%. Ed anche in questo caso il beneficio risulta sostenuto nel tempo.
DUE NUOVE SPERIMENTAZIONI SUI MINORI DI 12 ANNI
Alla luce di questi dati l’editing genetico con CRISPR-Cas9 per il trattamento di talassemia e anemia falciforme si presenta oggi come un’opzione terapeutica che funziona e che può essere offerta teoricamente ad ogni paziente, perché non è condizionata dalla necessità di avere un donatore compatibile (ogni paziente serve da donatore di sé stesso). La terapia è stata approvata dalla Food and Drug Administration e dall’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) per i pazienti di età superiore ai 12 anni. Per i pazienti di età inferiore ai 12 anni sono in corso due nuove sperimentazioni all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, che ha già trattato due bambini talassemici e due bambini falcemici con risultati incoraggianti, a conferma dell’efficacia della terapia indipendentemente dall’età del soggetto.
“UNA PIETRA MILIARE”
Per il prof. Franco Locatelli, responsabile dell’area clinica e di ricerca di Oncoematologia, Terapia Cellulare, Terapie Geniche e Trapianto Emopoietico del Bambino Gesù di Roma: «La pubblicazione congiunta dei due studi su una rivista come il New England Journal of Medicine rappresenta una sorta di pietra miliare per quello che è il cambiamento di scenario terapeutico e il potenziale definitivamente curativo di queste due patologie così diffuse nel mondo. Un risultato che dimostra una volta di più la capacità e la determinazione dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù nell'investire in terapie innovative in grado di cambiare la storia naturale di malattie così complesse. Questi studi testimoniano come l'Ospedale presti attenzione a tutto quello che può cambiare la probabilità di sopravvivenza e la qualità di vita dei malati affetti da malattie genetiche».

Nel servizio di Filippo Pala, montaggio di Mariangela Fedele, l'intervista a Franco Locatelli - Responsabile Oncoematologia e Terapia Cellulare Ospedale Bambino Gesù 

 

giovedì 25 aprile 2024

THALASSEMIA

 THALASSEMIA

 

Notizie tratte da:

https://www.thalassemicibari.it/la-thalassemia/ 

Cosa è la Thalassemia

La talassemia conosciuta anche come anemia mediterranea è una malattia genetica ereditaria che provoca una malformazione nella struttura dei globuli rossi.

Anemia Mediterranea, Malattia di Cooley, Beta Talassemia, Talassemia Major: termini diversi per indicare una grave forma di anemia emolitica, ossia di una malattia dei globuli rossi carenti di emoglobina, esposti a una continua e rapida distruzione.

La talassemia è nota anche come anemia mediterranea a causa della distribuzione geografica: la talassemia si verifica più spesso nelle persone di origine italiana, greca, medio-orientale, sud-asiatica ed africana.

distribuzione geografica talassemia

In Italia ci sono circa 7000 pazienti di cui circa 800 in Puglia e circa 100 nella provincia di Bari.

distribuzione geografica talassemia in Italia

Cause della malattia

La causa della talassemia è rappresentata dalla presenza di difetti nei geni dell’emoglobina, a livello del DNA: l’unico modo per contrarre la talassemia è ereditare uno o più geni di emoglobina difettosi dai propri genitori.

Le malattie genetiche sono causate da un’alterazione del patrimonio genetico di un individuo (DNA) che si evidenzia in difetti più o meno gravi; sono dette ereditarie quando i difetti del DNA si trasmettono attraverso le generazioni (non in modo contagioso!), coinvolgendo spesso più individui di una stessa famiglia.

Nei casi di queste tipologie di malattie genetiche non accade che tutti i componenti saranno malati, potrebbero esserci individui completamente sani ed altri portatori. La differenza si spiega osservando i geni che caratterizzano ogni individuo.

(Ognuno di noi possiede due geni (pezzetti di DNA) che portano un’informazione sulla stessa caratteristica dell’individuo (ad esempio il colore degli occhi).
Alcune di queste informazioni sono dette dominanti ed altre recessive e differiscono appunto, in base alla caratteristica di riuscire a “predominare” sull’informazione dell’altro gene. Facciamo un esempio: “un gene degli occhi marroni” è predominante rispetto ad “un gene degli occhi azzurri” quindi un individuo avente entrambi questi geni avrà gli occhi marroni.
Per avere gli occhi azzurri sarà quindi necessario avere entrambi i geni con la stessa informazione: occhi azzurri.)

Questa spiegazione sta alla base della spiegazione su individui sani, malati e portatori per le talassemie .

In considerazione di questo, quindi, possiamo dedurre che 2 genitori sani potranno avere il 100% dei figli sani e 2 genitori malati potranno avere il 100% dei figli malati.

Il paziente e la terapia

Le tappe evolutive nella cura della talassemia: ieri una malattia a prognosi funesta, oggi una condizione compatibile con una lunga sopravvivenza.

La terapia attualmente in uso consiste in frequenti trasfusioni di sangue, mediamente ogni 15 giorni. Queste comportano un accumulo di ferro nel cuore, nel fegato e nelle ghiandole endocrine che, per essere eliminato, necessita della somministrazione di farmaci ferrochelanti.
Nonostante i notevoli progressi della terapia convenzionale, non si può ancora parlare di guarigione definitiva dalla Talassemia e dalle emoglobinopatie.

Il percorso del progresso terapeutico non è completo: a breve termine i farmaci migliori, e a medio termine le terapie geniche, sono destinati a migliorare ulteriormente le prospettive di vita dei pazienti.

Le trasfusioni di sangue

Quello che consente al paziente talassemico di vivere è ricevere per tutta la sua vita trasfusioni di sangue.

Il paziente talassemico esegue mediamente due trasfusioni di sangue al mese e relative visite di controllo. Ovviamente questa procedura costituisce un rimedio transitorio: i nuovi globuli rossi si legano comunque all’emoglobina alterata, prodotta dal midollo osseo, e subiscono invariabilmente il processo di distruzione precoce
Si presenta però il problema dell’accumulo di ferro che si libera dall’emoglobina, passa nel circolo sanguigno e va a depositarsi in vari organi — soprattutto fegato, cuore, pancreas — danneggiandone inesorabilmente la funzione.

La compatibilità

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Per approfondire:

https://www.avis.it/

https://www.avis.it/chi-siamo/dati-donazioni/ 

MARCONI GUGLIELMO

 MARCONI GUGLIELMO

BOLOGNA 25 APRILE 1874  -  ROMA 20 LUGLIO 1937

25 APRILE 2024 : 150 ANNI DALLA NASCITA 

I RAPPORTI DEL GRANDE SCIENZATO CON IL REGIME FASCISTA.

https://it.wikipedia.org/wiki/Guglielmo_Marconi 

Marconi e il fascismo

Marconi partecipò, in divisa nera, a un'unica seduta del Gran consiglio del fascismo, in occasione della proclamazione dell'Impero italiano

La questione dell'adesione di Marconi al fascismo è molto complessa ed è tuttora oggetto di studio. Certamente fu fortemente corteggiato, fin dall'inizio, dal regime,[19] come d'altronde lo era stato dai governi precedenti, e decise di aderire, non tanto per i posti di rilievo negli organi nazionali, che arrivarono in seguito, quanto per lo spirito patriottico che rappresentava in principio. I fascisti, influenzati dal futurismo, avevano esaltato la figura e l'opera di Guglielmo Marconi come espressione del genio italiano, tanto che Mussolini, già in un discorso tenuto a Trieste il 6 febbraio 1921, aveva affermato: "L'Italia è l'ala tricolore di Ferrarin, l'onda magnetica di Marconi, la bacchetta di Toscanini, il ritorno a Dante nel sesto centenario della sua dipartita." Nel 1923, su impulso del governo, nacque l'Unione Radiofonica Italiana (antesignana dell'EIAR e della RAI) dalla fusione delle filiali italiane della britannica Marconi Company (Radiofono) e della American Marconi (SIRAC). Fu nominato presidente Enrico Marchesi, proveniente dalla FIAT, mentre il vice-presidente era Luigi Solari, persona molto vicina agli interessi di Guglielmo Marconi.

Pesano negativamente sull'immagine di Marconi discorsi come "Rivendico l'onore di essere stato in radiotelegrafia il primo fascista, il primo a riconoscere l'utilità di riunire in fascio i raggi elettrici, come Mussolini ha riconosciuto per primo in campo politico la necessità di riunire in fascio le energie sane del Paese per la maggiore grandezza d'Italia".[20] Benito Mussolini, in un discorso al Senato del 9 dicembre 1937, affermò: "Nessuna meraviglia che Marconi abbracciasse, sin dalla vigilia, la dottrina delle Camicie Nere, orgogliose di averlo nei loro ranghi".[21] In occasione della 19ª riunione della Società Italiana per il Progresso delle Scienze, che si tenne dal 7 al 15 settembre 1930 congiuntamente a Bolzano e a Trento, iniziò il suo discorso inaugurale con le parole: "Il mio saluto è esultante per il compiacimento di trovarmi tra i fratelli del Trentino in una grande manifestazione prettamente italiana che si svolge sul suolo riconquistato alla grande Madre sotto la guida del Re vittorioso, mentre il segnacolo della Patria sventola sicuro sul Brennero e al compimento dei nostri destini presiede e provvede la mente vigile e allerte del Duce".[22]

Al di là di queste affermazioni pubbliche, i rapporti fra il Duce e l'inventore non furono tuttavia semplici, soprattutto verso la fine, quando Marconi tentò di convincerlo invano a non pensare a una guerra contro il Regno Unito. Marconi morì proprio alla vigilia di un incontro col Duce a questo proposito. Inoltre, visto l'uso nella propaganda di guerra che i regimi fascisti e totalitari fecero della radio, pare che Marconi abbia detto della sua invenzione: "Ho fatto del bene al mondo o ho aggiunto una minaccia?"[23]

 

https://www.firstonline.info/marconi-fascista-certamente-si-ma-resta-lo-steve-jobs-dellottocento-e-il-galles-poteva-svegliarsi-prima/ 

Marconi fascista? Certamente sì, ma resta lo Steve Jobs dell’Ottocento e il Galles poteva svegliarsi prima

Il sindaco di Cardiff ha negato il visto a una statua in onore di Guglielmo Marconi, il geniale inventore della radio, sostenendo che ai suoi tempi era stato fascista e che discriminava gli accademici ebrei. Due macchie indelebili anche per un grande scienziato che non va venerato acriticamente ma nemmeno condannato alla damnatio memoriae per i suoi indiscutibili errori

Marconi fascista? Certamente sì, ma resta lo Steve Jobs dell’Ottocento e il Galles poteva svegliarsi prima

L’ultima vittima della Brexit si chiama Guglielmo Marconi. Il comune di Cardiff gli ha negato il visto, e il monumento che era stato progettato in suo onore, una radio alta quattro metri del valore di oltre un milione di sterline, non si farà. Motivo, la sua adesione al fascismo e l’esclusione di scienziati ebrei dall’Accademia d’Italia di cui era presidente. Il sindaco gallese ha assolutamente ragione, ed è padronissimo di non dedicargli monumenti nella sua città. Del resto, non si tratta nemmeno, a rigore, di “cancel culture”, perché qui non si abbatte a picconate una statua già esistente, ma si rinuncia a costruirne una nuova e molto costosa, in tempi di ristrettezze dei bilanci pubblici. Semmai gli si potrebbe obiettare che doveva svegliarsi prima: che del regime di Mussolini Marconi fosse un sostenitore convinto della prima ora, nonché gerarca di rango, lo sanno tutti. È altrettanto vero che nel sottoporre al Duce le liste di candidati all’Accademia annotava di suo pugno la lettera “e” accanto ad alcuni nomi, per segnalarne l’origine ebraica, come ho scritto e documentato nel mio libro “Wireless. Scienza, amori e avventure di Guglielmo Marconi (Garzanti, 2013).

Sono due macchie indelebili nella biografia di un grande uomo e di un grande inventore. Possiamo perdonargliele, in cambio dei tanti suoi meriti, delle tante cose per cui l’umanità gli è debitrice – non solo la radio, ma tutte le meraviglie della rivoluzione digitale, dal Wi-fi al cellulare? La risposta, ovviamente, è no. Non ci sono giustificazioni.

 

 https://www.scienzainrete.it/italia150/guglielmo-marconi

Guglielmo Marconi (Bologna, 1874 – Roma, 1937) è forse il più grande  inventore che l’Italia unita abbia avuto. Ma, contrariamente a quanto si crede, è anche un buon fisico. In ogni caso è un ottimo organizzatore e imprenditore.

Guglielmo Marconi nasce a Bologna da un ricco proprietario terriero, Giuseppe, e da un’irlandese, Anne Jameson, a sua volta figlia di un distillatore di whiskey. Riceve in casa la sua istruzione primaria. Ma anche in seguito frequenta le scuole piuttosto saltuariamente, prima a Firenze poi a Livorno.

Riceve, però, lezioni private e si appassiona alla fisica. La conoscenza, poi, di un anziano telegrafista, lo indirizza verso questo tipo di applicazioni. Lo studio è di tipo sperimentale. Ma Guglielmo frequenta sia la migliore letteratura scientifica internazionale (conosce l’inglese molto bene) sia scienziati del calibro di Augusto Righi, impegnato a confermare in via sperimentale la teoria elettromagnetica della luce di Maxwell. È così che matura l’idea di un “telegrafo senza fili”, ovvero di utilizzare le onde elettromagnetiche per inviare segnali a distanza.

Durante l’inverno 1894 mise a punto un apparato e nella primavera del 1895 organizzò un esperimento destinato a diventare famoso: la trasmissione mediante onde radio di un segnale a distanza. È l’esperimento del “colpo di fucile”, sparato dal fratello per avvisarlo di aver ricevuto il segnale inviato dalla soffitta di Villa Griffone di Pontecchio, residenza di campagna dei Marconi, oltre la Collina dei Cappuccini.

La trasmissione di segnali a distanza per via elettromagnetica funziona. Marconi ha messo a punto un dispositivo radio. Inutilmente cerca di ottenere l’appoggio delle autorità italiane per perfezionare l’invenzione. Così, incoraggiato dalla madre, si trasferisce in Inghilterra. Le Poste inglesi sono molte interessate. E Marconi mette a punto un esperimento per la trasmissione di segnali radio a 14 chilometri di distanza. E lo brevetta.

Il perfezionamento del dispositivo procede così a ritmi rapidissimi. E culmina il 12 dicembre 1901 nella prima trasmissione radio transatlantica, tra Poldhu, in Cornovaglia, e Signal Hill, a Terranova. Una trasmissione ritenuta impossibile da fisici e matematici. Per fortuna di Marconi gli strati ionizzati dell’alta atmosfera consentono la riflessione dei segnali elettromagnetici e, dunque, il superamento della curvatura terrestre.

La telegrafia senza fili può funzionare anche a grandissime distanze. Per molti anni ancora Marconi perfezionerà i suoi apparati radio e ne diventerà il primo imprenditore. Intanto nel 1909 riceve il premio Nobel per la Fisica.

La priorità dell’invenzione della radio è stata contestata. La Corte Suprema degli Stati Uniti nel 1943 la attribuirà a Nikola Tesla. Ma la scoperta, nel resto del mondo, continuerà a essere attribuita a Marconi.

Tornato in Italia, nel 1929 Guglielmo Marconi viene nominato alla Presidenza del Consiglio nazionale delle Ricerche dopo la destituzione, a opera del regime fascista, del matematico Vito Volterra. La sua vicinanza, anche ideologica, al fascismo è inoppugnabile. E il regime la sfrutta a fini propagandistici.

Ma la sua bravura di inventore è altrettanto innegabile e inesausta. Ancora nel 1936 ha un ruolo da protagonista nelle prime trasmissioni televisive, a opera della BBC.

La mia lunga esperienza mi ha insegnato a non credere a limitazioni fondate su conoscenze puramente teoriche e matematiche le quali, come è noto, sono spesso basate su cognizioni imperfette di tutti i fattori che entrano in gioco. Ho sempre ritenuto opportuno seguire i nuovi indirizzi di ricerca, anche quando questi sembravano, a prima vista, poco promettenti di buoni risultati (Guglielmo Marconi)

 

 

https://www.treccani.it/enciclopedia/guglielmo-marconi_(Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Scienze)/ 

 

Guglielmo Marconi
Guglielmo Marconi nel 1908

Senatore del Regno d'Italia
Durata mandato30 aprile 1914 –
20 luglio 1937
Tipo nominaCategoria 20 (coloro che con servizi o meriti eminenti hanno illustrata la Patria)
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoPartito Nazionale Fascista
Professionescienziato, imprenditore
FirmaFirma di Guglielmo Marconi
Informazioni
Guglielmo Giovanni Maria Marconi è stato un inventore, imprenditore e politico italiano. A Guglielmo Marconi si deve lo sviluppo di un efficace sistema di telecomunicazione a distanza via onde radio, ... Wikipedia
Nascita: 25 aprile 1874, Palazzo Marescalchi, Bologna
Morte: 20 luglio 1937, Roma
Coniuge: Maria Cristina Bezzi-Scali (s. 1927–1937), Beatrice O'Brien (s. 1905–1924)
Luogo di sepoltura: Museo Marconi

lunedì 22 aprile 2024

CERTOSA DI FERRARA - GIOVANNI BOLDINI

 CERTOSA DI FERRARA

GIOVANNI BOLDINI 

Ferrara 1842 – Parigi 1931



Ferrara 1842 – Parigi 1931
Pittore dal successo planetario, diviene il massimo rappresentante del ritratto d’epoca soprattutto femminile con il suo realismo luminoso. Ammirato dall’alta società aristocratica francese e inglese, è un protagonista di primo piano della belle époque. La tomba, realizzata dallo studio Del Monaco e Zigola, viene inaugurata nel 1983 per accogliere le spoglie di Boldini traslate dal primitivo monumento ; compare orgogliosamente solitaria in uno spazio circondato dalla vegetazione.
 

Dal sito: Chieracostui.com

Studiò all'Accademia di Belle Arti di Firenze, dove entrò in contatto con i Macchaioli; conobbe la pittura impressionista a Parigi, dove si stabilì definitivamente nel 1871, fra numerosi viaggi in Italia e nel resto d'Europa; raggiunse il successo realizzando moltissimi ritratti commissionatigli.


via Savonarola 10 - Ferrara, FE

  IN QUESTA CASA DELLA FAMIGLIA DA ANTONIO
PITTORE APPREZZATO NACQUE GIOVANNI BOLDINI
IL 31 DICEMBRE 1842.
   SUPERATA APPENA LA PUERIZIA OTTENNE A LONDRA
I PRIMI TRIONFI: PRESA POI STABILE DIMORA IN PARIGI
VI DIVENNE RITRATTISTA DI FAMA MONDIALE.
   LA SICUREZZA E LA GRAZIA DELL'ARTE SUA SOR-
PRESE L'ANIMA FERMÒ L'ELEGANZA DELLA DONNA
MODERNA: LA POTENZA DEL SUO PENNELLO LASCIA
GIUSEPPE VERDI VIVO ALLE FUTURE GENERAZIONI.
   AL CITTADINO INSIGNE CHE IN TARDA ETÀ ANCOR
DIPINGE GIOVANILMENTE FERRARA P.    MAGGIO 1924

 

sabato 20 aprile 2024

CERTOSA DI FERRARA - FABBRI ROBERTO

 CERTOSA DI FERRARA - CIMITERO MONUMENTALE  

FABBRI ROBERTO


 












giovedì 18 aprile 2024

CERTOSA DI FERRARA - MONUMENTO SEPOLCRALE DI ALFRED LOWELL PUTNAM

 CERTOSA DI FERRARA - CIMITERO MONUMENTALE 

MONUMENTO SEPOLCRALE DI ALFRED LOWELL PUTNAM 


 

IN MEMORIA DI

ALFRED LOWELL PUTNAM

CHE DI PASSAGGIO PER QUESTA CITTA'

COLPITO DA MORBO CRUDELE

MORIVA IMPROVVISAMENTE






CERTOSA DI FERRARA - TOMBA DEL MARCHESE GUIDO VILLA LANCELLOTTI

 CERTOSA DI FERRARA - CIMITERO MONUMENTALE

 

TOMBA DEL MARCHESE GUIDO VILLA LANCELLOTTI

 




 
 

martedì 2 aprile 2024

FERRARA - OSTAGGI 19 FEBBRAIO 1849

 FERRARA - OSTAGGI 19 FEBBRAIO 1849

Già pubblicato, con lo stesso titolo, un post in data 29 dicembre 2011.

Dopo la caduta di Napoleone, il Congresso di Vienna (1814 - 1815) impone la
restaurazione dei vecchi Stati. Ferrara si ritrova nuovamente sotto lo Stato Pontificio,
terra di confine col Lombardo - Veneto, segnato dal Po, e contemporaneamente è
obbligata ad ospitare e mantenere una folta guarnigione austriaca, forte di uomini e di
armi, arroccata nella Fortezza.
Nonostante le riforme e le innovazioni portate da Napoleone siano state abolite, non
sono state dimenticate: anche a Ferrara si diffondono, pertanto, idee rivoluzionarie.
Numerosi ferraresi, in accordo con i carbonari del Veneto, della Lombardia e del
Regno di Napoli ed in stretto contatto con i carbonari bolognesi, romagnoli e
marchigiani, partecipano all'attività carbonara, iniziata a funzionare organicamente
fin dal 1817.

All'inizio del 1818 viene scoperta una prima associazione carbonara guidata dal
marchese Giovan Battista Canonici: il marchese è arrestato, condannato al carcere
duro prima a Venezia, poi a Lubiana dove muore nel 1821. Verso la fine del 1818, in
seguito ad alcune confessioni del cancelliere Antonio Villa, altri carbonari ferraresi,
pur più prudenti nell'azione, vengono scoperti ed arrestati.
Con i moti carbonari del 1820 – 21 si chiude anche a Ferrara il primo periodo della
rivoluzione italiana.
Nel 1846, contro il volere del Metternich, viene eletto a pontefice Pio IX, che impone
un regime più liberale di quello dei suoi predecessori. Egli, infatti, concede un'ampia
amnistia ai condannati politici, una moderata libertà di stampa e di adunanza;
istituisce la Consulta di Stato e nel luglio del 1847 la Guardia Civica.
La promulgazione di tali leggi “liberali” riaccende anche a Ferrara il fervore
patriottico, contrastato dagli Austriaci che, abbandonata la Fortezza, decidono di
occupare la città, entrandovi nella mattina del 17 luglio 1847.

La protesta pubblica del legato cardinale Luigi Ciacchi contro gli Austriaci, accolta
dal Papa, fornisce l'occasione per movimenti di sommossa e manifestazioni
patriottiche in tutta Italia: il sentimento popolare diventa sempre più ostile nei
confronti dell'Austria.

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Da Ferrara il 12 aprile 1848 parte la Compagnia dei Bersaglieri del Po, costituita dal
conte Tancredi Trotti Mosti, già colonnello della Guardia Civica. Ricevuta la bandiera
bianco-gialla con le insegne pontificie benedetta dal Cardinale Arcivescovo e salutata
in piazza dalla popolazione, la Compagnia, formata da numerosi giovani e meno
giovani, di diverse classi sociali, tutti volontari e convinti delle nuove idee di libertà
ed indipendenza, attraversato il fiume Po, si dirige prima a Vicenza, poi alla fine di
aprile sul fiume Piave. 

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Malgrado il valore dei Bersaglieri, la battaglia è perduta. La resa è inevitabile, ma ai
vinti viene concesso l'onore delle armi. Le perdite dei Bersaglieri sono rilevanti, circa
il 30% della loro forza, tra morti, feriti e prigionieri. La loro bandiera, ora custodita
nel Museo del Risorgimento di Ferrara, è stata decorata di medaglia al valor militare
“per la valorosa condotta tenuta nei combattimenti di Cornuda, di Monte Berico e
nella difesa di Vicenza”.
La 1° guerra d'indipendenza si conclude nel 1848 con la vittoria degli Austriaci nella
battaglia di Custoza (25 luglio) e l'armistizio Salasco (7 agosto).

Benché la sconfitta di Custoza (25 luglio) e l'armistizio Salasco (7 agosto) abbiano
posto fine alla Prima Guerra d'Indipendenza, all'interno dello Stato Pontificio si
hanno nuovi fermenti che portano alla fuga di Pio IX a Gaeta sotto la protezione del
re di Napoli (25 novembre) ed alla nascita di un governo democratico.

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Il 17 gennaio 1849 anche nella Legazione pontificia di Ferrara, caduto il potere
temporale, sono indette le elezioni democratiche dei rappresentanti che devono
partecipare all'Assemblea Costituente della Repubblica Romana. Nello stesso giorno
il prolegato, prima di lasciare Ferrara, affida il governo della città ad una
commissione di tre cittadini, tra i quali Carlo Mayr, che dopo alcuni giorni viene
eletto presidente della Provincia di Ferrara.
L'attività rivoluzionaria mazziniana, basata sui principi di indipendenza ed unità,
prende nuovo vigore. Il 9 febbraio 1849 a Ferrara compaiono i manifesti della
Repubblica Romana che riportano l'articolo 3 della Costituente: “Il governo dello
Stato romano sarà democrazia pura”, ma l'attività mazziniana viene presto repressa e
la città vede ancora un trionfo austriaco che getta nello sconforto i patrioti.
A causa di un tumulto popolare, infatti, cadono uccisi tre soldati austriaci e ferito un
ufficiale; tutti i militari austriaci si rifugiano nella Fortezza. La città sembra libera e
sicura. Ma nella mattinata del 18 febbraio il generale Haynau, comandante il secondo
corpo riserve austriache, superato il Po con circa 6 mila fanti, uno squadrone di
cavalleria, 22 cannoni ed una batteria di fanti, ordina alla città la resa, la consegna
degli uccisori dei soldati austriaci oppure sei ostaggi scelti fra i più ragguardevoli
cittadini. Inoltre l'Austria esige il pagamento di una penale nelle mani del v
ice
console imperiale di Ferrara, certo Bertuzzi, di duecentoseimila scudi.

Il 19 febbraio 1849 una delegazione cittadina presieduta dal Cardinale Cadolini
incontra il generale Haynau, ma non ottiene nessun cambiamento alle dure
condizioni. Più tardi il console inglese Mc Alister tenta una nuova mediazione, ma le
imposizioni del Feld Maresciallo Radetzky sono tassative per cui è un successo
ottenere quattro ore di proroga al minacciato bombardamento della città.

Allora cittadini eminenti, fra i quali il fratello dell'Arcivescovo Cadolini,
volontariamente si offrono in ostaggio al comando austriaco a garanzia del
pagamento della somma richiesta, di importo irraggiungibile, consegnata, comunque,
in buona parte nello stesso giorno. Si concorda di pagare a rate la rimanente parte.
Il 20 febbraio 1849 il gonfaloniere di Ferrara Eugenio Righini ordina di affiggere un
proclama di encomio alla cittadinanza per il contributo ed i mezzi prestati a
soddisfare le pretese austriache, nonché per rendere pubblici i nomi dei sei generosi
cittadini rinchiusi nella fortezza come ostaggi.
Gli ostaggi vengono, poi, trasferiti nelle prigioni di Padova, dove sono trattenuti per
quattro giorni, quindi in quelle più sicure di Verona. Vengono liberati solo nel maggio
1849.
Dopo la caduta della Repubblica Romana, avvenuta nello stesso anno, a Ferrara,
come in tutta la penisola, le organizzazioni rivoluzionarie si indeboliscono
fortemente.
Dopo la caduta della Repubblica Romana del 1849 a causa dell'intervento di
Napoleone III che, in deroga ad un articolo della costituzione francese, ristabilisce
l'ordinamento pontificio, Ferrara ritorna sotto il governo del papa Pio IX e il controllo
delle truppe austriache occupanti la Fortezza.
Nella città, tuttavia, una minoranza eroica e tenace prosegue l'opera interrotta dagli
eventi del 1849 per la nascita di un'Italia libera ed unita.

        

       RICORDANZA E GRATITUDINE
                         ETERNA
AI NOSTRI NON MAI ABBASTANZA LODATI
                    CONCITTADINI

AVV.
 
 
COL.
 
DOTT.
GIUSEPPE      AGNELLI
GIUSEPPE      CADOLINI
GIROLAMO      CANONICI
IPPOLITO      GUIDETTI
MASSIMILIANO      STROZZI
ANT.    FRANC.    TROTTI


CHE SPONTANEI SI DIEDERO IN OSTAGGIO
PER SALUTE DELLA PATRIA
IL GIORNO 19 FEBBRAIO 1849





Le foto sono del NonnoKucco.

Le notizie sono tratte dal sito: http://www.isco-ferrara.com/wp-content/uploads/2018/01/Le-lapidi-raccontano-il-Risorgimento.pdf

Altre notizie: https://www.spreaker.com/episode/19-febbraio-1849-ostaggi-per-la-difesa-della-citta-accadeoggi-s01e14--22918781

Il 5 febbraio 1848 nasce la Repubblica Romana e ciò si ripercuote anche su Ferrara, il prolegato pontificio abbandona la città e il potere passa nelle mani di tre cittadini, tra i quali Carlo Mayr. Il movimento viene represso dagli austriaci ma, successivamente, un tumulto popolare provoca la morte di tre militari e l'esercito si rifugia nella fortezza. Nella mattinata del 18 febbraio il generale Haynau attraversa il Po e ordina alla città la resa, la consegna degli uccisori dei soldati austriaci o di sei ostaggi tra i cittadini illustri. Questi ultimi verranno liberati solo nel Maggio successivo e sono ricordati attraverso una lapida affissa sulla Cattedrale di Ferrara. Sono: Avv. Giuseppe Agnelli; Giuseppe Cadolini; Girolamo Canonici; Col. Ippolito Guidetti; Massimiliano Strozzi; Dott. Antonio Francesco Trotti. Spontanei si diedero in ostaggio il giorno 19 febbraio 1849.

In collaborazione con Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara 

 

 

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