domenica 26 maggio 2024

SPINELLI ALTIERO

 

 Da:

 https://www.treccani.it/enciclopedia/altiero-spinelli_(Enciclopedia-Italiana)/

Uomo politico italiano, nato a Roma il 31 agosto 1907, morto ivi il 23 maggio 1986. È stato il massimo sostenitore dell'ideale europeista nell'Italia del secondo dopoguerra. Aderì giovanissimo al Partito comunista e partecipò all'attività clandestina antifascista. Nel 1927 fu arrestato a Milano e condannato a sedici anni di carcere. Nella primavera del 1937 fu inviato al confino di Ponza e, nel luglio 1939, a quello di Ventotene. Nel frattempo, nel 1937, a causa degli orrori della politica staliniana, aveva abbandonato il partito. A Ventotene si convertì al federalismo e scrisse, insieme a E. Rossi, Per una Europa libera e unita. Progetto d'un manifesto (1941), noto anche come Manifesto di Ventotene, da cui emergeva come la migliore organizzazione politica per l'Europa democratica che stava per nascere dalla guerra fosse l'unità federale dei suoi popoli liberi. Liberato nell'agosto 1943, fondò a Milano il Movimento federalista europeo, di cui fu segretario generale dal 1947 al 1963. Nel 1945-46 entrò nella segreteria politica del Partito d'Azione, che lasciò nel febbraio 1946 quando, insieme a U. La Malfa e a F. Parri, costituì il Movimento della Democrazia Repubblicana (MDR). Abbandonato anche questo raggruppamento politico, si dedicò esclusivamente all'impegno del Movimento federalista, e dopo la mancata ratifica, da parte dell'Assemblea nazionale francese, della CED (Comunità Europea di Difesa) che avrebbe costretto gli stati nazionali ad avere un esercito comune e quindi, in prospettiva, una politica comune (1954), si convinse che non si sarebbe mai raggiunto l'obiettivo di un'Europa federale se non si fosse passati da una politica di vertice a un'azione di mobilitazione popolare. Nel 1965 fondò a Roma l'Istituto di affari internazionali, un centro che doveva favorire, attraverso la conoscenza dei problemi della politica internazionale, un'evoluzione di tutti i paesi del mondo verso forme di organizzazione sovranazionale. Dal 1970 al 1976 fu nominato membro della Commissione esecutiva della Comunità europea, e nel giugno 1976 fu eletto deputato come indipendente nelle liste del PCI. Nello stesso anno divenne deputato europeo, poi confermato nelle elezioni del 1979 e del 1983. Nel 1983 scrisse il ''Trattato di Unione europea'', poi fatto proprio dal Parlamento europeo. 

Vedi anche in questo blog:

Colorni Eugenio

https://www.blogger.com/blog/post/edit/8995065014632617206/1785751050922642081 

 Il manifesto di Ventotene

https://www.blogger.com/blog/post/edit/8995065014632617206/3936032506621066505

mercoledì 22 maggio 2024

CHIESA DI SANT'ANDREA - (Ferrara)

 

CHIESA DI S.ANDREA (ruderi)
Via Camposabbionario (di fronte al nc. 22)












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Nel 1256 Azzo VII d'Este concede la chiesa ai frati Eremitani di Sant'Agostino, che avevano dovuto abbandonare il monastero di Sant'Antonio in Polesine, passato a Beatrice, monaca benedettina figlia di Azzo, e alla sua comunità religiosa.
Successivamente ampliata, divisa in tre navate con cappelle poste ai lati delle navate minori, viene consacrata il 13 maggio 1438 dal papa Eugenio IV, durante il Concilio di Ferrara (1437-1438). 
Ricchisima di opere d'arte, possedeva sull'altar maggiore la grande pala Costabili di Dosso e Garofalo, oggi conservata presso la Pinacoteca Nazionale.
I rifacimenti proseguono anche nel secolo XVII, allorchè Giambattista Aleotti, nel 1627, realizza la sua ultima opera architettonica, la Cappella del SS. Sacramento, al centro della quale verrà sepolto nel 1636.
Questa "sorta di Pantheon per gli artisti ferraresi", secondo la definizione di Carlo Bassi (1994), nel 1796 a seguito delle soppressioni napoleoniche, viene trasformato in caserma; di qui iniziano demolizioni e spoliazioni, anche a causa del fatto che la chiesa viene sconsacrata, fino al crollo del tetto nel 1938.
Negli anni sessanta, la costruzione di un edificio scolastico elimina ogni possibilità di recupero e oggi non restano che poche rovine.
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Notizie tratte dal bel libro:
FERRARA - LA STORIA NELLE EPIGRAFI, Rita Castaldi-Paola Marescalchi, Diogene Multimadia, pag.69 e segg.

CHIESA DI SANT'ANTONIO IN POLESINE - (Ferrara)

 


FERRARA - SANT'ANTONIO IN POLESINE

 










 
Monastero di Sant'Antonio in Polesine
Vicolo del Gambone, Ferrara

Primo monastero femminile nella città estense, il complesso di S. Antonio fu creato per accogliere Beatrice d’Este, figlia del marchese Azzo VII Novello d’Este, e le giovani che, come lei, intendevano seguire la regola benedettina. Già intorno all’anno Mille si erano insediati sull’isoletta, che si era creata tra i terreni paludosi, monaci agostiniani devoti a S. Antonio: il marchese acquistò dai padri l’area e gli edifici nel 1257. L’anno seguente Beatrice e le sue compagne si trasferirono nel complesso, bisognoso tuttavia di lavori ed ampliamenti.
La chiesa nuova, venne ideata con ogni probabilità sulla base di una pianta a tre navate, in seguito trasformata in semplice aula. La tradizione benedettina venne assecondata, come confermano la vicinanza all’abside della sala capitolare e la presenza del refettorio sull’altro lato del primo chiostro. Beatrice non giunse a vedere completata l’opera, poiché fu colta dalla morte nel 1262.
Interrotte nel tempo sono state le modifiche apportate al complesso, ma le opere fondamentali vennero approntate nei secoli XIII e XIV. Tracce di decorazione all’uso bizantino, o secondo lo stile pomposiano, si accompagnano ad elementi romanici, e poi gotici.
Nel 1413 il vescovo di Ferrara, Pietro Boiardi, consacrò la chiesa.
Le religiose, che riposavano nel dormitorio grande, ebbero dal 1443 le celle sopra la loggia del pianterreno: nello stesso anno, in ossequio alla regola benedettina, una scala interna collegò dormitorio e chiesa.
Non attesero le benedettine le ferree regole del concilio tridentino per separare la chiesa in due spazi, uno per i fedeli, l’altro per le loro preghiere. Già dal 1473, infatti, si ottennero, dividendo l’edificio, le due chiese attuali. La chiesa esterna ebbe nel secolo seguente un splendido organo, opera di Giovanni da Cipro, dal 1796 sistemato nella chiesa del Suffragio.
Nel Seicento la chiesa esterna fu abbellita da nuovi altari e da grandi tele. Nel 1667 venne ridipinto il soffitto della chiesa esterna, ad opera di Francesco Ferrari, supportato forse dal figlio Felice. Il tema prescelto per la decorazione fu la Madonna col Bambino in gloria ed i Santi Antonio e Benedetto sistemati tra ricchi motivi ornamentali, e sei immagini di santi benedettini.
Si deve ad interventi operati nel XVIII secolo la sistemazione della selciata della corte, come attestano le perizie coeve. Furono queste le ultime opere eseguite prima del tracollo del monastero, provocato dall’arrivo degli eserciti francesi: nel 1796 S. Antonio il Polesine ebbe chiuso il tempio , ed il convento fu ridotto a reclusorio.
La ripresa ufficiale dell’abito monastico si ebbe solamente nel 1924, tra vicende alterne che videro pure sistemare il nuovo altare del SS. Sacramento (1806) e creare una sorta di cappella, decorata da una statua della Beata.
Nel 1910 l’ala delle novizie fu adibita a Caserma. Nello stesso anno il Comune di Ferrara acquistò tutto il complesso affidandolo alla custodia delle benedettine. All’entrata del monastero ci si trova nell’ala settentrionale del chiostro, in cui si venera il sepolcro della beata fondatrice dalla cui tomba in marmo periodicamente stilla un’acqua miracolosa detta le "Lacrime della Beata".

 

 


 

CHIESA DI COCOMARO DI CONA (Ferrara)

 

CHIESA DI COCOMARO DI CONA (Ferrara)

 









CHIESA DI COCOMARO DI FOCOMORTO - (Ferrara)

 CHIESA DI COCOMARO DI FOCOMORTO - (Ferrara)



 





Fondata nel 1642.

STORIA

La località di Cocomaro di Focomorto, nota anche come "Cocomaro vecchio" o "Cocomaro dal lato di Ferrara", per distinguerla dall'antistante "Cocomaro nuovo" (Cocomaro di Cona), è documentata già nel sec. X essendo una donazione fatta all'antico monastero di S. Salvatore. Sino al 1380 vi sorgeva un'antica chiesa dedicata a S. Michele soggetta alla Pieve di Contrapò. Nel sec. XII la località fu donata ai Canonici di S. Giorgio a cui nel sec. XV subentrarono i monaci olivetani, che fecero edificare l'attuale chiesa. Nel 1642 fu istituita la parrocchia alle dipendenze di questi religiosi. Il campanile attuale fu edificato nel 1770.

Cronotassi

Galeazzi Paolo (2014-2018), Manservigi Massimo (2007-2014), Manservigi Massimo (2001-2007), Bonaccio Edoardo (1997-2001), Padovani Silvio (1993-1997), Pinelli Igino (1989-1993), Grandini Antonio (1978-1989), Malfaccini Ascensino (1940-1977), Malfaccini Alfredo (1902-1941), Vignali Carlo (1886-1902), Nalli Gaetano (1841-1841), Fabri Angelo (1841-1841), Marani Francesco (1833-1841), Baglioni Luigi (1825-1832), Mantovani Camillo (1799-1825).

 

Cocomaro di Focomorto è una frazione, di 466 abitanti, del comune di Ferrara di cui essa fa parte. E' situata ad est della città dalla quale dista 7,25 chilometri. L'area è citata in alcuni documenti risalenti al 904, il suo nome era Val di Zucche e Val di Cuccula. Si hanno anche notizie del borgo in riferimento alla sua chiesa, risalente al 1141 dedicata a San Nicolò. Crollata nel 1642 fu successivamente ricostruita dalla Congregazione Benedettina Olivetana del Monastero di San Giorgio fuori le mura, mentre nel 1790 fu rifatto il campanile in stile barocco. L'abitato odierno si sviluppa lungo l'argine sinistro del Po di Volano, le cui acque lo separano da Cocomaro di Cona, sulla sponda opposta. Fra gli uomini illustri nati a Cocomaro di Focomorto si ricordano Ugo Malagù, pubblicista, e il celebre tenore Onelio Finca.

Il nome deriva da Cucumarious, forma antica di Cocumario, pentola, pignatta, cuccuma. La località è meglio conosciuta  come Cocomarino cui si aggiunge la specificazione di Cona, perché dipendeva da quella chiesa. Le origini dell'abitato sono molto antiche, probabilmente risalenti a prima del Mille. Il borgo odierno è formato da alcune case sorte nell'antica golena del Volano e lungo l'argine destro del fiume dove, ora, scorre la strada (Via Comacchio). Cocomaro di Cona è una frazione di Ferrara di 433 abitanti, facente parte della Circoscrizione 4. Nel borgo sorge la parrocchia dell'Assunzione, divenuta tale nel 1632 con la costruzione della chiesa. Il paese odierno si è sviluppato nell'antica golena del Po di Volano e si estende fra Aguscello e Cona. La piccola chiesa è dedicata all'Assunzione; ai tempi del Guarini fu affidata agli Olivetani di S. Giorgio ed elevata a parrocchia nel 1632. L'interno fu abbellito una prima volta nel 1760 e, ancora nel 1763; mentre il campanile elegante nella sua semplicità, risale al 1892. Un tempo v'era un palazzo detto la Camerina, di proprietà del Marchese Verano da Camerino, che fu poi degli Strozzi, dei Bentivoglio e dei Lombardi. Nelle campagne dominano lussureggianti frutteti. La sagra paesana cade il 15 agosto.

SANTA MARIA DEGLI ANGELI - FERRARa

 

SANTA MARIA DEGLI ANGELI - Una chiesa che non c'è più.

 






"La chiesa di Santa Maria di Belfiore era stata edificata nel 1403 dal marchese Nicolò III d’Este in prossimità della dimora estense di Belfiore. Soltanto a partire dal 1439 l’intitolazione
cambiò in Santa Maria degli Angeli richiamando l’omonima chiesa francescana di Assisi
con cui venne a condividere una speciale perdonanza (indulgenza) di concessione papale a
chi visitava il santuario in occasione della festa dell’Assunzione della Beata Vergine il 15
agosto.

La chiesa era raggiungibile attraverso la via dei Piopponi in seguito denominata degli
Angeli (attuale corso Ercole I d’Este), in un’area periferica del borgo di San Leonardo che
comprendeva anche il palazzo estense di Belfiore e il complesso monastico della Certosa
fondato dal figlio e successore di Nicolò Borso d’Este nel 1452, oltre che il Barco per gli
svaghi di caccia e falconeria della corte. Si trattava quindi di un’area «nobile», di stretta
committenza marchionale che sarebbe diventata strategica di lì a qualche anno in occasione
della guerra con Venezia. Sul sito della chiesa e convento di Santa Maria degli Angeli
sorgerà, a inizio Novecento, la palazzina Boari-Zappaterra tuttora esistente."

 

 Tutte le notizie sulla chiesa posso essere reperite nell'articolo di Silvia Villani pubblicato sulla Pianura n.1 del 2015 (pagg. 51 e segg.) consultabile on line. Di seguito il link per trovarlo.

https://www.fe.camcom.it/servizi/informazione-economica/pubblicazioni/gli-ultimi-numeri-de-la-pianura/copy_of_2014-n.-3-la-pianura 

 






"La chiesa di Santa Maria di Belfiore era stata edificata nel 1403 dal marchese Nicolò III d’Este in prossimità della dimora estense di Belfiore. Soltanto a partire dal 1439 l’intitolazione
cambiò in Santa Maria degli Angeli richiamando l’omonima chiesa francescana di Assisi
con cui venne a condividere una speciale perdonanza (indulgenza) di concessione papale a
chi visitava il santuario in occasione della festa dell’Assunzione della Beata Vergine il 15
agosto.

La chiesa era raggiungibile attraverso la via dei Piopponi in seguito denominata degli
Angeli (attuale corso Ercole I d’Este), in un’area periferica del borgo di San Leonardo che
comprendeva anche il palazzo estense di Belfiore e il complesso monastico della Certosa
fondato dal figlio e successore di Nicolò Borso d’Este nel 1452, oltre che il Barco per gli
svaghi di caccia e falconeria della corte. Si trattava quindi di un’area «nobile», di stretta
committenza marchionale che sarebbe diventata strategica di lì a qualche anno in occasione
della guerra con Venezia. Sul sito della chiesa e convento di Santa Maria degli Angeli
sorgerà, a inizio Novecento, la palazzina Boari-Zappaterra tuttora esistente."

 

 Tutte le notizie sulla chiesa posso essere reperite nell'articolo di Silvia Villani pubblicato sulla Pianura n.1 del 2015 (pagg. 51 e segg.) consultabile on line. Di seguito il link per trovarlo.

https://www.fe.camcom.it/servizi/informazione-economica/pubblicazioni/gli-ultimi-numeri-de-la-pianura/copy_of_2014-n.-3-la-pianura 

SAN MATTEO DEL SOCCORSO - FERRARA

 

FERRARA - Ferrara - SAN MATTEO DEL SOCCORSO

 SAN MATTEO DEL SOCCORSO - VIA MONTEBELLO 43

 


 
 


La chiesa di San Matteo del Soccorso è un luogo di culto sconsacrato a Ferrara, in via Montebello. Risale almeno al XVI secolo. Wikipedia

Sede: Ferrara
Date di esistenza: 1757 - 1870

Intestazioni:
Parrocchia di San Matteo, Ferrara, 1757 - 1870, SIUSA

Nel 1757, a seguito della soppressione delle due antiche parrocchie cittadine rispettivamente intitolate a San Salvatore (esistente sicuramente dal 952) e Santa Maria delle Bocche (attestata sin dal 1106), con le entrate di queste chiese fu costituita dal cardinale Marcello Crescenzi la parrocchia di San Matteo. Le vicende della parrocchia di San Matteo nell'arco del secolo successivo finirono per intrecciarsi con la storia dei francescani e della chiesa di Santo Spirito. A questi frati, la cui presenza secondo alcuni storici risalirebbe al 1272 e secondo altri al 1391, appartenevano il convento e la chiesa di Santo Spirito. Tale chiesa, ricostruita nel 1407 ed ampliata nel 1492 ad opera dell'architetto ferrarese Biagio Rossetti, demolita poi nel 1512 insieme all'annesso convento per motivazioni di carattere militare e difensivo, fu fatta ricostruire per iniziativa del duca Alfonso I d'Este a partire dal 1519. Il nuovo edificio fu consacrato nel 1656 dal cardinale Carlo Pio. Con il decreto regio del 1866 vennero soppressi gli ordini religiosi ed espropriati i loro beni. Nel 1870 tutti i frati ad eccezione del custode della chiesa e di un suo coadiutore dovettero allontanarsi dal convento; poco tempo dopo però alcuni di essi tornarono e formarono una piccola comunità. Nel 1870 il cardinale Vannicelli, per evitare la distruzione della chiesa di Santo Spirito, trasferì ad essa il titolo della chiesa di San Matteo erigendola a parrocchia che affidò ai frati minori. La chiesa settecentesca di San Matteo è stata sconsacrata ed è attualmente adibita ad abitazione ed attività commerciali.




CHIESA DI SANTO SPIRITO - FERRARA

 

CHIESA DI SANTO SPIRITO - 1519 - 1656

 SANTO SPIRITO









I lavori per la costruzione della chiesa e del convento di Santo Spirito, in via Montebello, iniziarono nel 1519. Alla morte del duca Alfonso I d'Este i lavori vennero interrotti ma dalle fonti risulta che il complesso doveva essere già di notevole ampiezza. Nel 1570 la chiesa venne danneggiata pesantemente dal disastroso terremoto che si abbatté a più riprese sulla città. Subito dopo il terremoto si decise di ristrutturare la chiesa e il convento. I lavori finirono solo nel 1630 e fecero assumere alla chiesa e al convento le forme attuali. La parte del convento che subì meno danni nel terremoto è quella del capitolo e del refettorio che risale alla primitiva costruzione cinquecentesca e all'interno presenta cinque rosoni dipinti dalla scuola del Garofalo.

Il convento e la chiesa vissero il loro periodo di maggior prestigio durante la fine del Seicento e per tutto il Settecento.

Nel 1830 il soffitto della chiesa crollò distruggendo tutte le decorazioni e i dipinti delle volte. Nella seconda metà dell'Ottocento il convento venne tolto ai frati minori osservanti e subì varie destinazioni d'uso.

Parte del convento fu destinata ad appartamenti privati, parte all'Università. Dal mese di ottobre del 2009 i frati francescani hanno dovuto rinunciare a officiare il culto cattolico e si sono trasferiti in altre chiese. La chiesa è retta, su mandato dell'arcivescovo Paolo Rabitti, dai frati francescani dell'Immacolata.

L'interno della chiesa è molto vasto e luminoso e scompartito da pochi altari ma dalle dimensioni grandiose. All'interno sono contenute alcune tele degne di nota oltre alla cosiddetta miracolosa statua di sant'Antonio da Padova che, come raccontano alcuni cronisti dell'epoca, il 13 giugno 1770 sembrò muovere la testa sopra la folla sbigottita e incredula. 

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Fondata nel 1519.
Consacrata il 17/02/1656 dal Card. Carlo Pio.
Eretta nel 1869.

STORIA

La storia della parrocchia di S. Spirito è alquanto articolata. Nel 1757, a seguito della soppressione delle due antiche parrocchie cittadine rispettivamente intitolate a S. Salvatore (esistente sicuramente dal 952) e S. Maria delle Bocche (attestata sin dal 1106), con le entrate di queste chiese fu costituita dal cardinale Marcello Crescenzi la parrocchia di S. Matteo. Le vicende della parrocchia di S. Matteo nell'arco del secolo successivo finirono per intrecciarsi con la storia dei frati minori e della chiesa di S. Spirito. A questi monaci, la cui presenza secondo alcuni storici risalirebbe al 1272 e secondo altri al 1391, appartenevano il convento e la chiesa di S. Spirito. Tale chiesa fu ricostruita nel 1407 ed ampliata nel 1492 ad opera dell'architetto ferrarese Biagio Rossetti. Nel 1512 fu demolita insieme all'annesso convento per motivazioni di carattere militare e difensivo. Per iniziativa del duca Alfonso I d'Este nel 1519 fu intrapresa la ricostruzione, che tra alterne vicende, non escluso il terremoto del 1570, si protrasse sino al XVII secolo. Il nuovo edificio fu consacrato nel 1656 dal cardinale Carlo Pio. Tra il 1796 ed il 1799 truppe francesi con prigionieri tedeschi si stanziarono nel convento di S. Spirito e diversi frati furono ospitati presso i monaci olivetani in S. Giorgio e presso i cistercensi in S. Bartolomeo. Nel 1810 tutti i religiosi furono espulsi ed il convento fu messo a disposizione dell'esercito; in quell'occasione molti documenti andarono dispersi. Il convento fu riaperto nel 1816. Con il decreto regio del 7 giugno 1866 vennero soppressi gli Ordini religiosi ed espropriati i loro beni. Nel 1870 tutti i frati ad eccezione del custode della chiesa e di un suo coadiutore dovettero allontanarsi dal convento; poco tempo dopo però alcuni di essi tornarono e formarono una piccola comunità. Per evitare la demolizione o l'uso profano del tempio di S. Spirito l'arcivescovo card. Vannicelli Casoni con bolla del 12 gennaio 1870 trasferisce il titolo della chiesa di S. Matteo a quella di S. Spirito e affida la cura parrocchiale ai frati minori. Con decreto dell'arcivescovo mons. Luigi Maverna del 26 settembre 1986, riconosciuto dal Ministero dell'Interno, alla parrocchia di S. Matteo in Santo Spirito viene data la nuova denominazione di "Parrocchia di S. Spirito" (la settecentesca chiesa di S. Matteo è stata sconsacrata ed è attualmente adibita ad abitazione ed attività commerciali). Chiesa e parte del convento di Santo Spirito sono di proprietà demaniale, posti all'incrocio delle vie Montebello, Resistenza e Mentana.



LA LUNGA NOTTE DEL '43 - regia Florestano Vancini

 

LA LUNGA NOTTE DEL '43 - regia Florestano Vancini

Clicca per vedere il film:

https://www.youtube.com/watch?v=Y5wgmQA2ZpA

 Per ulteriori informazioni:

https://www.treccani.it/enciclopedia/la-lunga-notte-del_(Enciclopedia-del-Cinema)/ 

lunedì 20 maggio 2024

UN ETTARO DI CIELO - Il Paradiso in vendita - regia Aglauco CASADIO

 Il Paradiso in vendita

Un ettaro di cielo

1958 Italia Commedia 86 min
Come ogni anno, Severino, giovane ambulante che gira per le feste dei vari paesini del delta del Po, torna a Migliarino per vendere le sue cianfrusaglie e raccontare storie inverosimili sul futuro e sul progresso. Oltre alla bella Marina, qui vivono tre vecchi amici creduloni, pensionati che campano di miseria, ai quali propone la vendita di un ettaro di cielo.
  • Regia: Aglauco Casadio
  • Interpreti: Rosanna Schiaffino, Marcello Mastroianni, Nino Vingelli, Silvio Bagolini, Felice Minotti

 

Clicca per vedere il film:

https://www.raiplay.it/programmi/unettarodicielo?wt_mc%3D2.app.wzp.raiplay_prg_Un+ettaro+di+cielo.%26wt

OSSESSIONE - di Lucchino Visconti - film completo

 OSSESSIONE

diretto da LUCCHINO VISCONTI 

Clicca per vedere il film:

 https://www.dailymotion.com/video/x8j9hby

 Il vagabondo Gino Costa si ferma presso un ristoro per viaggiatori nella bassa padana, divenendo l'amante di Giovanna, moglie dell'ignaro Giuseppe, proprietario dello spaccio. Gino non sopporta questa situazione e propone alla donna di fuggire con lui. Giovanna rifiuta e lui parte per Ancona, che lo attira per la presenza del porto: spera di imbarcarsi e di lasciarsi alle spalle la storia appena conclusa. Durante il viaggio per Ancona fa amicizia con un girovago detto lo Spagnolo. Gino non si imbarca più, ma trova lavoro con il suo nuovo amico alla Fiera di maggio; una nuova vita sembra iniziata.
Durante i giorni di fiera, Gino incontra però ancora Giovanna e il marito, che era giunto ad Ancona per partecipare a un concorso canoro. I due ex amanti immediatamente ristabiliscono il loro legame e, anzi, decidono di uccidere Giuseppe attraverso la simulazione di un incidente stradale. Mettono in atto presto il loro piano, ma l'incidente insospettisce la polizia. Dopo il delitto la storia tra i due amanti diventa tesa...

 

 

 

lunedì 6 maggio 2024

INSIEME

 

Insieme

".... non camminare davanti a me, potrei non seguirti;
non camminare dietro di me, non saprei dove condurti;
cammina al mio fianco e supereremo insieme le difficoltà della vita......."


TOGETHER

".... not walking in front of me, I might not follow you;
don't walk behind me, I don't know where to take you;
walk to my side and we will overcome the difficulties of life together ....... "

SOSTIENI IL 25 APRILE – CASA CERVI RESISTE

 

SOSTIENI IL 25 APRILE – CASA CERVI RESISTE 

Come sapete Casa Cervi ha subito il furto dell’incasso della festa del 25 Aprile. Per fronteggiare questa grave perdita Casa Cervi ha lanciato una campagna di sostegno aprendo un canale diretto per ricevere gli aiuti.

Casa Cervi ha messo a disposizione l’IBAN del proprio conto corrente bancario che è il seguente:
IT 26 X 08340 66500 000000055 298
Il conto è intestato a Istituto Alcide Cervi e la causale da mettere per chi effettua il versamento è: Casa Cervi Resiste

 

1943 – Dicembre 28 – Eccidio sette fratelli Cervi

 Le notizie che seguono sono state tratte da:

https://www.anpireggioemilia.it/agenda-della-resistenza/1944-29-dicembre-eccidio-7-fratelli-cervi/

1943 – Dicembre 28 – Eccidio sette fratelli Cervi 

I Cervi erano arrivati al podere di Praticello di Gattatico alla ricerca di un terreno pieno di gobbe e di buche da livellare per renderlo coltivabile, attraverso le conoscenze acquisite grazie alla “Riforma sociale” di Luigi Einaudi ed alle tante ore trascorse sui libri, nelle pause del lavoro, per imparare le moderne tecniche dell’agricoltura. Avevano le mucche, allevavano piccioni  e le api che producevano un finissimo miele. Avevano comperato il primo trattore della zona ed inoltre avevano piantato per la prima volta in Emilia, l’uva americana. Tutto questo suscitò molte gelosie nel paese, ma soprattutto l’attenzione delle autorità fasciste.

I Cervi erano sempre stati antifascisti, così come il padre Alcide e la madre Genoeffa Cocconi, donna di profonda fede cattolica; ma fu soprattutto Aldo ad infondere a tutta la famiglia le prime nozioni politiche e quindi un naturalissimo e convinto antifascismo. Con il trascorrere del tempo, divennero sempre più stretti i contatti con il movimento antifascista, così che, già dall’inizio della guerra, la loro casa divenne un rifugio per i prigionieri alleati fuggiti dai campi di prigionia. Era tra loro il russo Anatolij Tarasov, successivamente fidato compagno dei sette fratelli ed attivissimo partigiano nella Resistenza. Sfiduciato il Duce dai suoi stessi gerarchi, cadde il fascismo il 25 luglio 1943 e la famiglia Cervi organizzò una grande festa, offrendo la famosa pastasciuttata a tutta la popolazione sull’aia della casa. Nelle pentole vennero cotti dieci quintali di pasta e ai Campi rossi giunsero a mangiare i vicini, i parenti, gli amici, i paesani. La popolarità dei Cervi aveva ormai superato i confini di Gattatico e con l’arrivo dei nazisti in Emilia, la loro cantina ed il loro fienile divennero depositi per le armi dei partigiani che andavano in montagna. Anche loro, seppur per un brevissimo periodo, provarono la via dei monti, dove ebbero contatti con il parroco di Tapignola Don Pasquino Borghi, ma capirono ben presto che la Resistenza in montagna non era ancora sufficientemente organizzata. Così tornarono ai Campi rossi, poiché ritennero fosse più importante rimanere in pianura e mantenere i collegamenti con i primi nuclei partigiani che via via andavano formandosi, nascondendo le armi e diffondendo la stampa clandestina. I fascisti non tardarono però a stroncare l’intensa attività cospirativa dei Cervi, infatti all’alba del 25 novembre 1943, un plotone di militi circondò l’edificio, in parte incendiandolo ed al termine della sparatoria i sette fratelli, dopo essersi arresi, vennero catturati e condotti al carcere politico dei Servi a Reggio Emilia. Stessa sorte toccò al padre Alcide che non volle abbandonarli, al compagno partigiano Quarto Camurri  e ad alcuni ex prigionieri alleati, tra i quali Dante Castellucci che si fece passare per francese.

Alla fine la casa della famiglia venne completamente bruciata dai fascisti, con le donne ed i bambini abbandonati in strada.

Papà Cervi era ancora in cella e non fu nemmeno informato quando i suoi figli vennero condannati a morte e fucilati al poligono di tiro di Reggio, alle ore 6,30 del 28 dicembre 1943.

“Dopo un raccolto ne viene un altro, bisogna andare avanti”. Queste le parole del vecchio “Cide” quando, tornato a casa dal carcere, seppe dalla moglie Genoeffa la tragica fine dei suoi ragazzi.

Da quel giorno infatti, furono le donne dei Cervi a lavorare la terra con Alcide e con gli 11 nipoti.

Nell’immediato dopoguerra, il Presidente della Repubblica appuntò sul petto del vecchio padre sette Medaglie d’Argento, simbolo del sacrificio dei suoi figli.

Papà Cervi viaggiò in mezzo mondo, rappresentando la Resistenza italiana, partecipando alle grandi manifestazioni politiche, partigiane ed antifasciste.

Morì a 94 anni il 27 marzo 1970, salutato ai suoi funerali da oltre 200.000 persone.

La casa del Cervi è oggi uno straordinario museo della storia dell’agricoltura, dell’antifascismo e della Resistenza.