Umberto Camillo Rodolfo Merlin nacque a Rovigo, il 17 febbraio 1885, primogenito di Andrea, impiegato, e di Elisa Bisaglia, casalinga.
Coetaneo e compagno di classe di Giacomo Matteotti (frequentano entrambi il Liceo Classico "Celio" di Rovigo), si laurea in legge a Padova nel 1906.
A soli 15 anni diventa presidente dei giovani democratico-cristiani associati nel circolo San Francesco di Rovigo. Il suo progetto politico era quello di creare associazioni omologhe a quelle socialiste e repubblicane e coinvolgere le Casse Rurali quali soggetti attivi nella trasformazione economica delle campagne.
L'attività di Merlin fu notata ed apprezzata da Giuseppe Toniolo che lo avrebbe voluto con sé a Firenze tra i membri laici del primo nucleo della costituenda Unione Popolare.
Alle elezioni politiche del 1913, nelle quali i cattolici non potevano ancora direttamente partecipare, ma con il Patto Gentiloni si impegnavano ad appoggiare gli esponenti liberali, Umberto Merlin svolse la campagna elettorale a favore dell'esponente liberale Ugo Maneo presso il quale in quel periodo svolgeva opera di praticantato presso il suo studio di avvocato. Ugo Maneo risultò vincente al ballottaggio con il socialista Galileo Beghi ma l'anno successivo dovette cedere il seggio di Montecitorio a quest'ultimo in seguito all'accoglimento del ricorso presentato dall'esponente socialista. A causa di questa sconfitta, i rapporti tra liberali e cattolici si deteriorarono e da parte dei cattolici era sempre più sentita l'esigenza di diventare parte politica attiva.
Allo scoppio della prima guerra mondiale Merlin entra nel Regio Esercito con il grado di tenente. Nel 1919 è tra i fondatori del Partito Popolare insieme a Luigi Sturzo e ad Alcide De Gasperi di cui diviene membro nella direzione e consigliere nazionale. Secondo Merlin, il Partito Popolare non doveva difendere interessi, ma principi, non la borghesia, ma gli alti valori morali.
Merlin veniva così descritto nel 1919 in un rapporto prefettizio:
... un giovane di molto ingegno, di grande equilibrio morale e di attività tenace. Egli ha saputo iniziare una organizzazione che è bene avviata, ma sulla efficacia di essa non possono ancora avventurarsi giudizi o previsione, perché non si sono ancora avute notevoli manifestazioni collettive del Partito, ed anche perché, se pure i principi e le pratiche religiose sono ancora in vigore nel complesso della Provincia, non è dato di affermare quale influenza ciò possa avere nel campo politico...
In un articolo pubblicato su Il Popolo, settimanale della Diocesi di Adria, il 3 maggio 1919, così Umberto Merlin racconta la nascita del Partito Popolare:
... In una sera del dicembre 1918 eravamo riuniti a Roma in una trentina di amici per gettare le basi del nuovo Partito. Don Luigi Sturzo aveva finito di esporci le linee fondamentali del programma: dopo lunga discussione l'accordo erasi raggiunto. Sturzo, piangendo di commozione, ci disse che il nostro lavoro era finito, ora toccava ad altri. Il giorno dopo una commissione di fiduciari avrebbe illustrato al Santo Padre le nostre proposte: se Egli avesse creduto, i cattolici italiani avrebbero costituito il loro Partito; se fosse stato di diverso avviso, essi avrebbero desistito dal loro tentativo, continuando il lavoro nell'ambito dell'Azione Cattolica.
Viene eletto deputato nel 1919, nel 1921 e nel 1924. Fu tra i favorevoli all'alleanza tra i popolari ed i fascisti e quando si formò il governo Mussolini venne nominato sottosegretario al Ministero delle Terre Liberate dal Nemico, carica che ricoprì fino al 5 febbraio 1923, giorno in cui il suddetto dicastero venne soppresso.
Durante il periodo della dittatura fascista svolge l'attività di avvocato. Subito dopo il 25 aprile 1945 rivestì la carica di sindaco di Rovigo. Nel 1946 viene eletto all'Assemblea Costituente e nel 1948, per le prime quattro Legislature e fino alla morte, al Senato della Repubblica.
Da: https://it.wikipedia.org/wiki/Umberto_Merlin
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Per approfondire :
https://www.acadriarovigo.it/sito/book/export/html/656
.........................In Polesine (come altrove) i socialisti – la cui corrente massimalista, galvanizzata dalla rivoluzione russa del 1917, aveva raggiunto la maggioranza – avviarono azioni ispirate a intenti rivoluzionarii, con scioperi e aggressioni che colpirono anche Merlin, indirettamente (la notte del 1° gennaio 1920 il suo autista fu percosse la lasciato malconcio lungo una strada) o direttamente (il 27 settembre, a Lendinara, durante un comizio socialista il deputato popolare fu colpito con una bastonata così violenta che perse i sensi, e fu salvato da Matteotti che fermò l’aggressore e fece ricoverare Merlin in ospedale): ma si ebbero anche assassinii di persone politicamente vicini agli agrarii. Naturalmente situazioni del genere stimolarono reazioni altrettanto violente: e questo aprì spazio al fascismo che si organizzò per compiere “spedizioni punitive” che furono sostenute dagli agrarii.
Nell’aprile 1921 il primo ministro Giolitti di fronte all’ostilità pregiudiziale delle sinistre decide lo scioglimento anticipato della Camera, indicendo nuove elezioni per la metà di maggio. Le squadre fasciste, che già hanno pressoché annullato l’organizzazione socialista aggredendone i dirigenti, si rivolgono ora contro il mondo cattolico a Polesella, a Bergantino, a Contarina, a Bellombra. La competizione elettorale si svolge con frequenti intimidazioni, tanto che la Commissione parlamentare e poi la Giunta delle elezioni decidono di annullare l’elezione di un candidato fascista polesano. Qualche giorno dopo Rovigo è invasa da squadre fasciste giunte da diversi luoghi del Veneto e dopo un comizio si disperdono per le vie cittadine alla caccia del clericali prendendo di mira la sede delle associazioni cattoliche e la casa di Umberto Merlin; diverse persone vengono bastonate perché portano il distintivo dell’Azione Cattolica... L’invasione dura tre giorni (gli squadristi pernottano in aule scolastiche, avendo imposto la sospensione dell’attività didattica) senza che ci sia intervento della forza pubblica.
Nel giro di meno di due anni il fascismo era divenuto un movimento consistente, raggiungendo più di 300.000 aderenti organizzati e armati: ciò che permise a Mussolini di pensare e realizzare la “marcia su Roma” (28 ottobre 1922), ottenendo dal re Vittorio Emanuele III l’incarico di formare il governo. Con straordinaria spregiudicatezza il nuovo primo ministro gioca con lusinghe e minacce, suscitando in gran parte dei politici (ivi compreso un uomo esperto come Giolitti) l’impressione di poter arrivare a porre sotto controllo le “esuberanze” squadriste che, intanto, tengono a bada i socialisti: per cui non solo i liberali ma anche i cattolici ritengono opportuno partecipare al governo (Merlin è sottosegretario alle terre liberate); ma nel 1924, il 26 aprile, le elezioni sono nuovamente condotte con palesi brogli e violenze: alla fine di maggio in Parlamento Matteotti denuncia vigorosamente le irregolarità, consapevole che questo potrà costargli la vita. Qualche giorno dopo, infatti, ne viene denunciata la scomparsa e presto si capisce che è stato assassinato, suscitando forte commozione nel Paese: non abbastanza forte, tuttavia, da far crollare il governo fascista. I parlamentari non fascisti si ritirano dal governo (anche Merlin, dunque) e dalla stessa presenza in aula, dando vita al cosiddetto “Aventino”, ma non sanno trovare quel minimo di unità che sarebbe necessaria per mettere veramente in crisi Mussolini: il quale sa superare le obiettive difficoltà e, anche facendo leva su un recente, fallito attentato di cui era stato oggetto, fa approvare, il 9 novembre 1926, la decadenza dal mandato parlamentare di 120 deputati dell’opposizione (fra cui Merlin) per poi procedere alla completa “fascistizzazione” dello Stato, sopprimendo tutti i partiti di opposizione (25 novembre 1926).
Merlin deve tornare alla vita “civile”, alla sua professione di avvocato; non per questo rinuncia all’impegno nel mondo cattolico riprendendo i contatti con l’associazionismo a cui, entrando in politica, aveva dovuto rinunciare per non coinvolgere la Chiesa in attività ad essa estranee. Un paio di volte, durante il regime fascista, è fermato perché tenta di mantenere i contatti con gli amici del disciolto PPI, e una volta, sul finire degli anni Venti, il suo studio è assediato dagli squadristi.
Dopo il 25 luglio 1943 attorno alla sua persona si coagularono le forze antifasciste e cattoliche polesane, tanto che fu eletto primo sindaco di Rovigo dopo il 25 aprile 1945: in quella veste fu lui a tessere l’elogio funebre del maestro ed amico Ugo Maneo, morto quasi novantenne a metà luglio di quell’anno.
Terminata la guerra anche Merlin riprendeva l’impegno politico per il quale si sentiva chiamato a dare testimonianza. Il 24-27 aprile 1946 si tenne a Roma, nell’aula magna dell’Università, il primo congresso nazionale della Democrazia Cristiana. In quell’occasione vennero eletti i 60 consiglieri nazionali del partito, e Merlin fu tra gli eletti. Nel 1949, quando il Congresso DC (era il quarto) fu tenuto a Venezia, fu eletto presidente del Congresso.
Nel 1946 era stato eletto, nel collegio di Verona, deputato alla Costituente: fece parte della prima sottocommissione, incaricata di trattare “Diritti e doveri dei cittadini” fornendo contributi rilevanti nella proposta e nella formulazione di alcun articoli della Carta costituzionale: in particolare l’art. 30 sui diritti e sui doveri dei genitori, l’art. 40 sul diritto allo sciopero regolato dalle leggi, e l’art. 49 sulla difesa della Patria portano il segno della proposta firmata da Umberto Merlin. Nel 1948 divenne senatore di diritto per essere stato deputato in quattro legislature (XXV, XXVI, XXVII e Assemblea Costituente). Successivamente fu di nuovo eletto al Senato nel collegio di Piove di Sacco, e ricevette incarichi di governo: fu per De Gasperi ministro delle Poste e telecomunicazioni nel IV Governo (31 maggio 1947 – 23 maggio 1948) e nell’VIII (16 luglio – 16 agosto 1953); nel successivo Governo Pella (17 agosto 1953 – 17 gennaio 1954) e nel I Governo Fanfani (18 gennaio – 9 febbraio 1954) fu ministro dei Lavori pubblici.
Nel novembre 1951 le rotte dell’argine sinistro del Po prima presso Canaro e sùbito dopo presso Occhiobello provocarono la disastrosa inondazione del Polesine. Anche in questa occasione Merlin volle mettersi a disposizione della propria terra, ma – come risulta dalla testimonianza di Giuseppe Brusasca – il primo ministro Alcide De Gasperi ritenne non opportuno accogliere quella disponibilità: “per forza di cose, con i problemi che si sarebbero dovuti affrontare, sarebbe stato necessario assumere decisioni dure, anche impopolari. De Gasperi riteneva che non fosse giusto far pagare a Merlin un prezzo così alto. La scelta dunque cadde su di me...”. Merlin era fra coloro che ritenevano necessario tagliare la Fossa di Polesella per consentire all’acqua di defluire al mare: provvedimento che venne attuato il 23 novembre, con un ritardo che aggravò il danno prodotto dall’evento. Purtroppo negli anni successivi altre rotte del Po si verificarono nella zona del Delta, e anche in queste occasioni Merlin si batté perché si provvedesse ad una sistemazione organica della parte terminale del fiume.
Continuò a dominare incontrastato la scena politica in Polesine attraverso la presenza nel Consiglio comunale del capoluogo e nel Consiglio provinciale. L’ultimo atto politico all’interno del suo partito fu compiuto da Merlin in occasione del Congresso Nazionale di Firenze, nel 1959: fu infatti l’unico esponente storico a dare il proprio appoggio alla mozione presentata da Amintore Fanfani.
Morì a Padova, dove da tempo aveva ufficialmente trasferito la residenza, il 22 maggio 1964.
A cura del Prof. Leobaldo Traniello
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