Basta, pietà, cambiate schema, evolvete verso forme di vita più complesse. Di che cosa di tratta? Ma del nuovo modo di concepire il dibattito politico e giornalistico in Italia. Il rimpiattino. Ultimo esempio ieri. Ministro Gelmini, cosa pensa di quella scuola pubblica di Adro che espone dappertutto il simbolo della Lega Nord? Risposta: vorrei che si polemizzasse anche quando nelle classi si utilizzano dei simboli di sinistra. Giusto, il primo studente che trova una foto di Marx o di Bersani sotto il banco è pregato di rivolgersi alla polizia. Ma cosa c’entra, adesso? Stiamo parlando della scuola leghista di Adro! Ed è tutto così. Se gli amici di Berlusconi ficcano il naso nei movimenti immobiliari di Fini, quelli di Fini si affannano a ricordare che Berlusconi comprò sottocosto la villa di Arcore. Ormai i politici vanno in tv con le tasche piene di ritagli, pronti a rintuzzare le critiche non con una spiegazione convincente, ma con una memoria d’archivio che possa testimoniare la mancanza di coerenza dell’accusatore.
Il «doppiopesismo» è stata una vergogna che ha massacrato la verità e le teste di almeno una generazione di italiani. Ma questo suo peloso contraltare, il rimpiattino, è una via di fuga avvilente, un cibo per vittimisti che non scioglie i nodi della storia e porta solo ad accumulare nuovi rancori. All’asilo è reagire ai rimbrotti della maestra gridando: è stato lui, ha cominciato lui. All’asilo, appunto.
Il «doppiopesismo» è stata una vergogna che ha massacrato la verità e le teste di almeno una generazione di italiani. Ma questo suo peloso contraltare, il rimpiattino, è una via di fuga avvilente, un cibo per vittimisti che non scioglie i nodi della storia e porta solo ad accumulare nuovi rancori. All’asilo è reagire ai rimbrotti della maestra gridando: è stato lui, ha cominciato lui. All’asilo, appunto.
Massimo Gramellini - La Stampa - 14/9/2010
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