lunedì 7 gennaio 2019

MATTEOTTI GIACOMO


1885 - Giacomo Matteotti nasce il 22 maggio a Fratta Polesine (Rovigo). I genitori sono agiati commercianti e proprietari terrieri. Il padre, Girolamo, è originario del Trentino austriaco, essendo nato a Comasine, in Val di  Pejo, nel 1839. La madre, Elisabetta Garzarolo ( ma chiamata  comunemente Isabella) è di Fratta. I genitori, sposatisi nel 1875, ebbero sette figli: Matteo, Ginevra, Dante, Aquino, Giocasta, Giacomo e Silvio. Quattro morirono nei primi giorni o nelle prime settimane di vita, Matteo e Silvio rispettivamente a 32 e 23 anni. Dei sette figli sopravvisse solo Giacomo, il penultimo.

1901 - Comincia a collaborare con il  settimanale socialista di Rovigo La Lotta.

1903 - Consegue la licenza superiore al liceo di Rovigo.

1907 - Il 7 novembre si laurea in giurisprudenza a Bologna con il professor Alessandro Stoppato, docente di diritto penale.
Entra nel  consiglio comunale di Fratta.
Negli anni successivi alla laurea, e prima di dedicarsi stabilmente alla vita politica, compie numerosi viaggi di studio nei maggiori Paesi europei: Francia, Germania, Inghilterra, Belgio, Austria-Ungheria, Svizzera. Impara ad usare con scioltezza l'inglese, il francese e il tedesco.

1910 - Pubblica a Torino, presso la casa editrice Fratelli Bocca, il volume La recidiva. Saggio di revisione critica con dati statistici, frutto della rielaborazione della sua tesi di laurea.
In luglio viene eletto consigliere provinciale di Rovigo nel mandamento di Occhiobello. Partecipa con il massimo zelo ai lavori del Consiglio, intervenendo su quasi ogni problema posto all'ordine del giorno.
 
1912 - In luglio, durante una vacanza a Boscolungo, nell'Abetone, conosce Velia Titta, la futura moglie, sorella del baritono Ruffo Titta. Viene eletto sindaco del piccolo comune di Villamarzana (manterrà la carica fino al 1914) e contemporaneamente è consigliere comunale di vari comuni della provincia di Rovigo.

1914 - In aprile partecipa ad Ancona al congresso nazionale del Partito Socialista Italiano e presenta un ordine del giorno sul tema dell'appartenenza alla massoneria  alternativo a quello proposto da Mussolini. Nella tornata elettorale del 7 luglio è rieletto consigliere provinciale nel mandamento di Occhiobello. A causa dello scoppio della guerra europea la prima sessione del Consiglio si riunisce il sucessivo 2 ottobre. Al termine di una seduta infuocata per l'atteggiamento di intransigente difesa della neutralità italiana assunto dal gruppo socialista guidato da Matteotti, questi viene eletto presedente della deputazione provinciale.  Si dimette immediatamente dalla carica affermando che "con le forze con le quali è sorta questa amministrazione non potrò compiere il mio mandato". Segue lo scioglimento del Consiglio.

1915 - Viene eletto per la terza volta consigliere provinciale nel mandamento di Occhiobello alle elezioni che si svolgono il 28 febbraio. Nella prima seduta (19 marzo) pronuncia un duro intervento contro la guerra. Nella tornata del 9 agosto viene dichiarato decaduto dal mandato, su ricorso di un elettore, in quanto ineleggibile perché fideiussore della Banca Provinciale del Polesine, titolare dell'esattoria consorziale di Badia Polesine per il decennio 1913-1922. Matteotti ricorre in appello ma , in seguito alla sentenza del riesame della III sezione della Corte d'Appello di Venezia, verrà definitivamente dichiarato decaduto nella seduta del 21 agosto 1916, quando era già operativo il suo richiamo alle armi.
Su Crtica sociale di febbraio scrive un forte articolo contrario all'entrata in guerra dell'Italia.

1916 - L'8  gennaio si sposa con Velia, a Roma, con il solo rito civile. Il 5 giugno pronuncia al  Consiglio provinciale di Rovigo un violento discorso antimilitarista e contro la guerra. Per quel discorso è denunciato e  processato (sarà assolto soltanto nel 1917 della Corte di Cassazione). Benché riformato per ragioni di salute, era malato di tubercolosi come fratelli Matteo e Silvio che ne erano morti, viene richiamato alle armi e mandato in Sicilia, a Messina, per allontanarlo da Rovigo e dalle zone prossime al fronte di guerra. Rimarrà in Sicilia, salvo brevi licenze, fino all'inizio del 1919.

1918 - Il 19 maggio nasce a Roma il primo figlio, Gian Carlo. Seguiranno altri due figli: Matteo (nato nel 1921) e Isabella (nata nel 1924).

1919 - In marzo può tornare a Fratta con un foglio di licenza illimitata. Il congedo definitivo giungerà in agosto. In ottobre partecipa al Congresso nazionale socialista di Bologna e vi pronuncia un discorso. Il 16 novembre viene eletto deputato nel collegio Rovigo-Ferrara per le liste del Partito Socialista. Risulta secondo nella graduatoria delle preferenze.
Il 21 dicembre svolge il suo primo intervento in Parlamento.

1920 - Il 28 marzo pronuncia un lungo discorso di opposizione al governo Nitti.
Il 7 giugno interviene in opposizione al governo Giolitti.
Il 26 giugno il mandamento di Lendinara lo elegge nuovamente nel Consiglio provinciale di Rovigo. Il consiglio sarà sciolto l'anno successivo, 6 maggio, in seguito alle dimissioni di 21 dei 40  consiglieri.
In ottobre partecipa a Reggio Emilia al convegno indetto dalla corrente riformista dei socialisti e pronuncia un discorso. Durante il "biennio rosso" assume nella sua provincia una linea non di rado fiancheggiatrice delle posizioni più radicali e violente del socialismo, probabilmente per non perdere il contatto con il grosso dei socialisti polesani, schierati a maggioranza con i massimalisti.

1921 - A metà gennaio partecipa al congresso di Livorno del  Partito Socialista Italiano, che sanzionerà il distacco della frazione comunista, ma deve abbandonare precipitosamente la città per correre a Ferrara, dove il sindaco socialista e il capo delle leghe rosse sono stati arrestati in seguito a incidenti accaduti il mese precedente. Il 31 gennaio pronuncia alla Camera il primo di numerosi discorsi di denunce contro le violenze fasciste. Il 12 marzo è sequestrato da un gruppo di fascisti del paese di Castelguglielmo. Subisce intimidazioni e probabilmente anche violenze fisiche. Gli viene intimato di lasciare per sempre il Polesine. Alle elezioni del 15 maggio è eletto per la seconda volta deputato nel collegio di Padova - Rovigo.
Il 21 luglio parla contro il governo Bonomi. A metà ottobre partecipa al congresso di Milano del Partito Socialista Italiano e pronuncia un forte discorso contro l'ala massimalista.

1922 - In febbraio condivide con Sturzo il veto a Giolitti, il politico nel quale vedeva riassunto tutto il peggio della vecchia politica italiana. Poi, mentre si avvicina la vittoria di Mussolini, lavora sempre più attivamente, ma inutilmente, per creare un governo di unità antifascista. In ottobre è fra i protagonisti del congresso socialista di Roma che sanziona il distacco della corrente riformista da quella massimalista e la nascita del Partito Socialista Unitario, PSU. Matteotti ne è nominato segretario. Il 18 novembre interviene in Parlamento affermando che l'Italia è ormai in regime di dittatura.
Il dilagare dell'illegalità e della violenza lo convince che solo  l'intransigente difesa della legalità e del ruolo del Parlamento possono fermare la rivoluzione fascista.

1923 - In vari lettere a Turati manifesta tutta la sua disistima per la dirigenza socialista. Si convince sempre più dell'assoluta necessità di combattere il fascismo difendendo fino all'ultimo  le libertà statutarie e le garanzie formali dello stato di diritto. Su questo punto matura una sua irriducibile ripulsa del comunismo di matrice bolscevica, fatto proprio dei comunisti italiani. Si muove freneticamente per irrobustire i collegamenti internazionali del partito e per accrescere la solidarietà dei suoi confronti degli ambienti politici europei. In gennaio è in Francia, in marzo in Francia e Germania. Poi gli viene ritirato il passaporto.
In novembre il Parlamento approva la legge Acerbo grazie alla defezione dei popolari e dei socialisti.

1924 - In gennaio rifiuta quasi con sdegno la proposta dei comunisti di un fronte unico contro i fascisti. Respinge in particolare la tesi comunista che rifiuta come primum dell'opposizione al fascismo la restaurazione delle libertà statutarie. Matteotti è giunto ormai alla condizione che il bolscevismo sia quasi l'immagine speculare del fascismo. All'inizio dell'anno va all'estero clandestinamente, via Svizzera. In aprile si reca in Belgio, Inghilterra e Francia. a Londra ottiene le informazioni che cerca  riguardo alle compromissioni di uomini del regime nelle forniture petrolifere all'Italia. Alle elezioni del 6 aprile, con la legge Acerbo, viene rieletto deputato nella lista del PSU. Dei tre partiti socialisti il PSU è quello che ottiene il risultato migliore, con il 5,9% e 24 deputati. Il 30 maggio, in occasione della prima seduta del nuovo Parlamento pronuncia il  celebre discorso di denuncia dei brogli e delle violenze commesse dei fascisti durante la  consultazione elettorale. Ai primi di giugno rinuncia ad andare a Vienna per una riunione dell'esecutivo della Seconda Internazionale (per questa trasferta  gli era stato concesso il passaporto) al fine di prepararsi all'intervento che intendeva svolgere in aula l'11 giugno in occasione del dibattito sul bilancio dello Stato. Il discorso era stato preannunciato come di aperta denunca di profitti e ruberie. Il 10 giugno, verso le quattro del pomeriggio, viene aggredito sul lungotevere Arnaldo da Brescia mentre si reca dalla propria abitazione a Montecitorio e caricato a forza su un'auto che si lontana forte velocità. Il suo assassinio avvenne, con tutta probabilità, all'interno dell'auto poco dopo il rapimento. Il 16 agosto il corpo, ridotto ormai a poco più che lo scheletro viene ritrovato in un bosco del comune di Riano, circa 20 chilometri da Roma. Il 20 agosto il feretro giunge in treno Fratta Polesine, dove il giorno dopo si svolge il funerale. La salma è provvisoriamente tumulata nella tomba di una famiglia amica nel cimitero di Fratta, ma, in seguito minacce di devastazione formulato dei fascisti del luogo, deve essere poco dopo trasferita  in un loculo aminimo. Riesumata nel 1928, la salma viene definitivamente tumulata nella tomba di famiglia, di fronte all'ingresso del cimitero, dove si trova tuttora.

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La cronologia è tratta da questo bel libro:



Dalla quarta di copertina:
"L'episodio più noto della vita di Matteotti è la sua morte. Oggetto di questo libro è la sua vita, che conoscevamo molto meno. Sapendo come visse, capiamo perchè morì"

 Per saperne di più:
- 3 gennaio 1925 - Il discorso da cui iniziò la dittatutra di Mussolini
- Fascismo - documenti
- Discorso del 3 gennaio 1925

 

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