lunedì 7 gennaio 2019

GIORDANO BRUNO


Filosofo e religioso italiano
Anno di nascita:

Luogo di nascita

Nola, Italia

Data di morte

Giovedì 17 febbraio   (a 52 anni)

Luogo di morte

Roma, Italia

Causa

Arso vivo perché eretico
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Giordano Bruno nasce a Nola, vicino a Napoli, nel 1548 da una nobile famiglia campana. Sin da ragazzo avverte la vocazione al sacerdozio: compiuti i primi studi a Napoli, all'età di 17 anni entra come novizio nel convento di San Domenico sostituendo il proprio nome, Filippo, con quello di Giordano, e sette anni dopo è ordinato sacerdote.  

Appassionato di teologia e filosofia antica e moderna, dotato di animo irrequieto e fervido acume non incline all'accettazione di dogmi senza averli prima sviscerati nel profondo, gradualmente matura la convinzione panteistica - ispirata ad Eraclito - che Dio è l'universo pur nella sua molteplicità; ma in tempi di piena Controriforma, forse i più bui nella storia della Chiesa cattolica romana, la sua teoria gli costa l'accusa di eresia, costringendolo ad abbandonare Napoli. 
 
Giordano Bruno ripara a Roma dove, nel 1576, lascia l'abito talare. Riprende a viaggiare per l'Italia, da Roma a Nola, a Savona, a Venezia, fino ad approdare a Ginevra dove abbraccia il calvinismo. Dalla Svizzera si trasferisce a Tolosa, in Francia, dove si dedica all'insegnamento e a Parigi, nel 1582, scrive le sue prime opere, fra le quali "De umbris idearum" e "Il Candelaio" (in verità la sua prima opera, "De' segni de' tempi", risale al 1577).  

Dal 1583 al 1585 è in Inghilterra, dove prosegue la produzione letteraria con la pubblicazione de "La cena delle ceneri" e "De l'infinito universo et mondi": pubblicate nel 1584, entrambe sposano le teorie copernicane sulla natura e sull'eliocentrismo, pur contrapponendo al mondo finito di Copernico la sua idea di infinità dell'universo, ed accantonano definitivamente i postulati aristotelici; con "Spaccio de la bestia trionfante" (1584) e "Degli eroici furori" (1585), pone la conoscenza dell'universo quale fine ultimo della vita; del 1584 è anche "De la causa principio et uno", la sua opera più importante.
 Nello stesso anno è invitato a Venezia dal nobile Giovanni Mocenigo che desidera essere da lui istruito sulla mnemotecnica e, probabilmente, avviato alla magia. Giordano Bruno si trasferisce dunque nella città lagunare, non presagendo che quella decisione gli sarà fatale: il Mocenigo, infatti, impressionato dalle idee fortemente temerarie dell'ex sacerdote fino ad apparirgli inquietanti e blasfeme, lo denuncia al Sant'Uffizio facendolo arrestare e processare prima a Venezia, dove ritratta in parte le proprie posizioni; poi l'inquisizione romana avoca a sé il processo e chiede, ottenendola nel 1593, l'estradizione dalla Repubblica lagunare.
Nel 1599 il cardinale Bellarmino lo sollecita ad abiurare ed egli sembra accettare, ma le sue dichiarazioni appaiono parziali e insufficienti. Dichiarato eretico, è condannato al rogo.
Per ordine di Papa Clemente VIII Giordano Bruno viene arso vivo a Roma, in Campo de' Fiori, il 17 febbraio 1600, all'età di 52 anni. In quello stesso luogo, nel giugno 1889, su iniziativa di un folto gruppo di uomini di cultura, Francesco Crispi erigerà un monumento in sua memoria.

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