sabato 22 maggio 2010

Numeri interessanti

Pari ad un cappuccio e brioche per gli italiani e 10c per i polacchi.
Dove nella brioche non è compresa la farcitura dei fringe benefits ufficiali come voli gratis, cinema, cell, buvette a 1.50€, collant, ecc.
PZ non sa se sono dati omogenei e sa che i dati sulla popolazione sono vecchi ma comunque, visto che in giro così non si sono visti eccoveli:



Chi fosse interessato a giocarci ulteriormente richieda il file d'origine.
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domenica 16 maggio 2010

Endoscopia hi-tech

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/endoscopia-hi-tech/2127042/12/0

Endoscopia hi-tech

di Giovanni Sabato
Contorto, buio, profondo: il tubo digerente è un rompicapo per chi indaga mal di pancia, celiachie e persino tumori. Ma la scienza ha cambiato la scena
 
I due problemi erano tanto ovvi quanto ostici: l'intestino è contorto e buio". Così Michael Sivak, esperto di lungo corso del settore, riassume sulla prestigiosa rivista "Gut" gli ostacoli con cui si è scontrato chi ha cercato di forzare i segreti del tubo digerente con strumenti capaci di scivolare fra le sue cavità e visualizzarle: gli endoscopi. Oggi l'endoscopia è una medicina in sé, che ha rivoluzionato diagnosi e terapia delle patologie di quell'area oscura e contorta del tubo digerente, e gli endoscopi sono uno strumento essenziale per indagare quando qualcosa non va e, spesso, per intervenire. Vediamo come.


Un tubo flessibile

La tecnica principe resta tutt'oggi quella classica: un tubo flessibile dotato di una fonte di luce, introdotto dal basso per esplorare il colon, o dall'alto per visualizzare l'esofago, lo stomaco e l'inizio dell'intestino tenue (il duodeno). "In alcuni casi questo è lo strumento essenziale per la diagnosi", spiega Alessandro Repici, responsabile del Servizio di Endoscopia Digestiva dell'Istituto Clinico Humanitas di Milano: "Se si sospetta una celiachia (l'intolleranza ai cibi contenenti glutine), l'endoscopia del duodeno è indispensabile perché consente sia di verificare l'aspetto macroscopico della parete, che spesso è appiattita senza i normali rilievi, sia soprattutto di prelevare un campione della mucosa e analizzarlo per documentare l'atrofia dei villi, che è l'unico marcatore definitivo della malattia".
Anche per le malattie infiammatorie intestinali - morbo di Crohn e colite ulcerosa - con la colonscopia è possibile fare la diagnosi, e valutare quanto è estesa la malattia lungo l'intestino e il suo grado di attività, grave o lieve, tutti dati rilevanti per decidere la terapia.
Se la malattia infiammatoria dura da oltre 10-12 anni, la colonscopia va eseguita periodicamente, anche ogni anno, per cogliere sul nascere eventuali tumori. Il rischio di trasformazione tumorale in questi malati è particolarmente alto, come lo è nei portatori di forme genetiche di cancro del colon, cioè persone che hanno più familiari già colpiti. "In queste persone il normale ricambio dell'epitelio è molto accelerato. Mentre di norma l'evoluzione da tessuto normale a polipo a tumore richiede una decina d'anni, per loro può bastare un anno", spiega Alberto Larghi, specialista di Endoscopia Digestiva Chirurgica al Policlinico Gemelli di Roma.

Sotto un'altra luce

Ma l'endoscopia oggi è un'intera panoplia di tecniche mirate tutte a far luce nel profondo oscuro del tratto digerente. "Ci sono tecniche per individuare più precocemente le anomalie. Per esempio coloranti vitali, non tossici, che, spruzzati sulla mucosa, mettono in risalto la lesione rispetto al tessuto normale (cromoendoscopia)", spiega Larghi.
L'ultima novità sono addirittura dei dispositivi virtuali, che ottengono un effetto analogo emettendo luce di specifici colori. A seconda della lunghezza d'onda, la luce penetra a livelli diversi mettendo in evidenza un determinato strato di tessuto. Per esempio, la luce blu penetra solo superficialmente, mostrando l'aspetto della mucosa e dei vasi superficiali, che aiutano a riconoscere le caratteristiche di una lesione meglio rispetto all'endoscopia normale. La speranza è che l'evoluzione delle tecniche porti a visualizzazioni così raffinate da eliminare il bisogno di biopsie, facendo l'esame istologico in tempo reale, direttamente in vivo. "Molti ci lavorano ma siamo solo agli inizi, la cosa non è ancora possibile", precisa Larghi.

Il suono del tumore

Sfruttando poi un altro tipo di onde, i moderni strumenti varcano le pareti del tubo digerente, addentrando lo sguardo per qualche centimetro sotto la superficie e nei tessuti circostanti con le onde sonore. È l'ecoendoscopia: l'endoscopio ha sulla punta una sonda ecografica, che emette ultrasuoni e rileva l'eco riflessa dai tessuti.
"Si usa soprattutto per valutare l'avanzamento dei tumori", spiega Larghi: "L'ecografia ci dice non solo quanto il tumore infiltra la parete dell'organo, ma anche se si è già disseminato nei linfonodi vicini: elementi essenziali nel percorso diagnostico che porta a decidere se vale la pena di operare, e se è utile far precedere l'intervento da una chemioterapia che riduca la massa tumorale".
Se invece vicino al tubo digerente si trova un linfonodo invaso da cellule di origine ignota, sotto la guida ecografica l'endoscopio può prelevare in tempo reale un campione di tessuto per capire l'origine del tumore.
"L'ecoendoscopia si usa anche per riconoscere alcune anomalie benigne (leiomiomi, fibromiomi o lipomi), che tipicamente si presentano come rilievi della parete ricoperti da una mucosa sana", aggiunge Repici: "Questa tecnica, a differenza di quella tradizionale, consente di studiarle in profondità distinguendo le formazioni con aspetto tumorale da quelle benigne".

Qui ci vuole il wireless
Perfezionato quanto si vuole, l'endoscopio, però, non arriva ovunque. Ci sono regioni precluse dalla distanza: i lunghi meandri dell'intestino tenue, inaccessibili - se non con tecniche particolari - oltre il breve tratto iniziale del duodeno. Se capita per esempio un sanguinamento persistente, ed esofago, stomaco e colon appaiono in ordine, occorre esplorare i metri e metri di intestino tenue per ricercarne la causa. In questi casi, da pochi anni c'è la capsula endoscopica: una videocamera senza fili contenuta in una pillola che, ingoiata, trasmette le immagini delle pareti in cui scorre ed è poi recuperata nelle feci. Finora la capsula è consigliata soprattutto per ispezionare la mucosa dell'intestino tenue, per accertare le cause di sanguinamenti di origine ignota, scoprire piccoli tumori, diagnosticare e valutare la celiachia o il morbo di Crohn quando interessa questa regione.
La tecnica tuttavia è giovane e in rapido progresso: la miniaturizzazione dei componenti permette di aggiungere nuovi strumenti per eseguire ulteriori analisi, per esempio dei contenuti gastrici. I ridotti consumi e il funzionamento intelligente, che la accende solo nel tratto d'interesse, e rallenta l'acquisizione delle immagini quando è ferma per accelerarla quando è in movimento, aumenta inoltre la durata delle riprese (finora uno dei suoi limiti), garantendo che completi l'esame senza esaurire le energie.
Grazie a queste innovazioni, la capsula è in sperimentazione - anche al Gemelli di Roma - pure per la ricerca di polipi e cancri nel colon: se si mostrerà all'altezza, potrebbe essere un'alternativa più pratica dell'endoscopia e facilitare l'adesione ai programmi di screening.
L'endoscopio, infatti, può essere fermato anche da impedimenti fisici, come restrizioni del colon, o dalle remore di chi magari ha già avuto una colonscopia e ne serba ricordi sgradevoli (anche se di solito i fastidi sono blandi). Oppure può essere sconsigliabile per il pericolo di perforazioni. In questi casi si può ricorrere alla colonscopia virtuale o, più precisamente, colografia virtuale: partendo da una serie di immagini ricavate con la Tac, l'interno del colon è ricostruito al computer in due o tre dimensioni, simulando una vera colonscopia. "Si usa anche per visualizzare altri aspetti del colon come la diverticolosi, oppure varianti anatomiche come una lunghezza insolita, che predispone al colon irritabile", spiega Emanuele Neri, specialista in questa tecnica al Dipartimento di oncologia, dei trapianti e delle nuove tecnologie in medicina all'Università di Pisa: "È invece inutile per le malattie infiammatorie, perché non distingue se la mucosa è infiammata o no". Riguardo allo screening tumorale, due studi recenti, di cui uno italiano, hanno confermato la buona accuratezza della tecnica, non pari però a quella classica.

Interpretare le immagini
Di fatto, comunque, i nuovi strumenti forniscono immagini sempre più accurate. Ma che hanno bisogno di essere lette e interpretate. "L'interpretazione spetta sempre all'occhio umano", racconta Larghi: "Moltissimo abbiamo imparato dai giapponesi. Lì il cancro dello stomaco è molto diffuso, e gli endoscopisti hanno accumulato un'esperienza immensa facendo esami accuratissimi, lentissimi, scrutando con dedizione assoluta ogni particolare, così che ormai sanno riconoscere a occhio anomalie minime che noi nemmeno vediamo. Sono un po' come i cercatori di funghi".
Qualche aiuto, però, il computer lo può dare. "Esistono sistemi che mettono in allerta il radiologo segnalando le zone sospette", spiega Neri: "Non tutti li usano, ma ormai sono molto efficaci. Non sostituiscono l'occhio, perché sta sempre al medico confermare o meno la diagnosi, ma lo aiutano a non lasciarsi sfuggire qualche dettaglio, specie in situazioni come uno screening in cui bisogna leggere 10-15 esami al giorno: il medico si stanca e può distrarsi, il computer no".
(13 maggio 2010)
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venerdì 14 maggio 2010

Ticchioni Ludovico

Nato a Mestre (Venezia) il 16 aprile 1927, fucilato a Codigoro (Ferrara) il 14 febbraio 1945, studente, Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.
Ludovico Ticchioni non aveva ancora diciassette anni quando si unì alla 35a Brigata GAP "Garibaldi" attiva a Ferrara. Nel dicembre del 1944, in seguito ad una delazione, il ragazzo fu arrestato. Trattenuto in carcere per 49 giorni, non fece ammissioni di sorta. Fu allora portato con altri due partigiani nella piazza di Codigoro e con loro fu fucilato.
Di anni 17, studente, celibe. Nato il 16 aprile 1927 a Mestre (Venezia) e residente a Ferrara. Iscritto al liceo classico della città, dopo l’8 settembre 1943 si sentì profondamente deluso dalla RSI. Deciso ad arruolarsi nell’esercito monarchico in cui il padre era al comando della Brigata «Friuli», nell’autunno del 1943 si mise in contatto con il CLN ferrarese. A metà novembre, per i suoi ideali filo monarchici e liberal-democratici, rischiò di essere incluso tra le vittime della rappresaglia contro l’uccisione del segretario federale Ghisellini, ma l’intervento del questore Poli, amico di famiglia, lo salvò. Nel febbraio 1944 la madre decise di sfollare a Ponte Giglioli Serravalle (Rovigo) con i figli. Nell’estate successiva Ludovico entrò nelle fila del gruppo comandato da Olao Pivari, della 35º Brigata Garibaldi «Bruno Rizzieri». Partecipò a diverse azioni ma dovette rientrare in famiglia quando la formazione partigiana si sciolse per le continue indagini dell’UPI. Fu catturato il 27 dicembre e sottoposto a interrogatori. Ancora minorenne, fu ucciso il 14 febbraio 1945 insieme al coetaneo Gino Villa. Secondo la versione ufficiale i due giovani furono uccisi in seguito a un tentativo di fuga, ma la ricostruzione della dinamica degli eventi prova che si trattò di un sotterfugio per evitare il processo. Ticchioni e Villa, essendo minorenni, non avrebbero potuto essere condannati a morte. Gli fu conferita la Medaglia d’Oro al Valor militare alla memoria.
Autore della presentazione: Enrica Cavina
Notizie tratte da::
http://www.italia-liberazione.it/it/
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martedì 11 maggio 2010

Mangiare meno



Mangiare meno: ecco il segreto per una vita più lunga e più sana. Una
diminuzione dell'apporto calorico ha ripercussioni significative sui
meccanismi molecolari legati all'invecchiamento.

<http://www.progettodiabete.org/news/2010/n2010_041.html>

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Posted By Marco to ECO... LOGICO at 5/11/2010 05:48:00 AM
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Ricalcolo della pensione INPS.

Se sei un pensionato INPS controlla se la tua pensione può essere ricalcolata.
L' INPS determina  l'importo della pensione in base ai contributi che risultano versati al momento della domanda di pensionamento. Eventuali contributi versati successivamente ( per ferie non godute, premi di rendimento, quota 13a, ......) non vengono considerati automaticamente ma solo su richiesta del Pensionato.
Come fare per sapere se si può chiedere il ricalcolo della pensione?
Prima di tutto bisogna controllare l'Estratto Conto dell'Inps ( da richiedere allo sportello Inps o scaricare dal sito Inps se si è registrati):
se nella colonna NOTE sono presenti i numeri " 1 e 8" significa che che i contributi indicati nella riga corrispondente non sono stati considerati e quindi si può procedere.

1) - richiedere allo sportello Inps o scaricarlo dal sito Inps ( www.inps.it>modulistica>ricerca modulo per patola chiave AP57>scarica) il modulo AP57.
2) - compilarlo e presentarlo, unitamente all'Estratto Conto ed alla fotocopia di un documento di riconoscimento,  alla sede dell'Inps.

La sede Inps, a cui mi sono rivolto, in circa due mesi ha evaso la pratica aggiornando l'importo mensile della pensione e accreditandomi gli arretrati. Gli arretrati devono decorrere dalla data di pensionamento con un massimo di 10 anni.


venerdì 7 maggio 2010

Attenzione alla propaganda del nucleare

 Attenzione alla propaganda del nucleare

Ragazzi, qualche minuto di attenzione perché già da oggi i vari media cominceranno a bombardarvi di spot.
E l'argomento dovrebbe starvi a cuore.

Una campagna pro nucleare mai vista.

Le ragioni per le quali vogliono reintrodurre il nucleare non ho bisogno di spiegarle vero (piatto ricco mi ci ficco) ?

Vi prego di usare qualche filtro quando e se li ascoltate.

Eccone qualcuno:

- Argomento sicurezza:
Il nucleare di 3za generazione (quello che vogliono appiopparci come ultima) e sicuramente più sicuro di quello di Černobyl' o Three Miles Island. Sicuro forse, ma se gestito male…
E questo paese a livello di gestione o manutenzione non è che abbia un track record oltre ogni sospetto.

- Argomento indipendenza dai fornitori di energia attuali:
L'Italia non risulta essere una nazione con abbondanti riserve di uranio. I paesi che ne hanno sono volatili come quelli che ci forniscono gas e petrolio oggi.

- Argomento: lo finanzia anche Bill Gates:
Bill sta investendo soldi nella 4 generazione attesa prima del 2030, non quella tradizionale che ci vogliono mettere nella nostra backyard. http://en.wikipedia.org/wiki/Generation_IV_reactor

- Argomento: il nucleare ci vuole perché avremo sempre più bisogno di più energia.
Questa stride un poco contro il 20-20-20 dove uno dei 20 sta per 20% di consumi in meno e il comune buonsenso: Senza neanche sforzi micidiali ho ridotto del 40% il mio consumo. Lampadine (-80%) TV (-30%) Lavatrice (-20%) Computer (-50%) in 3 anni.
Auto: da 8l/100km a 4.5l/100km
Costo riscaldamento condominio da 55000€ a 27000€
Certo bisogna darsi na mossa ma il 20-20-20 può esserci già oggi.
E non parlo di quel fratello che gode come un riccio davanti al contatore del Enel che gli accredita invece di addebitare.

Quello che non sentirete negli spot sarà:

- Quanto uranio abbiamo ancora? Si parla di 40anni.
- Dove buttiamo le scorie? Occhio che qui dicono che li bruciano come nei 4gen ma è tecnologia inesplorata.
- La rete elettrica sarà in grado di gestire il tutto? Qui entrano in gioco anche quei due o tre disperati che hanno investito sul solare e eolico. Nella grande Germania l'eolico ha sovraccaricato la rete che è andata a pallino. In Germania.

Potrei anche parlare del Total CO2 Footprint di una centrale nucleare.

Attenzione: Potrebbero argomentare anche con questo:


E su quello li starei ad ascoltare. Ma non credo lo menzionino.

Paolo Zellner

Passion is not maybe.
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mercoledì 5 maggio 2010

Peperoncino

Per la salute basta un po’ di piccante. Il peperoncino fa dimagrire e toglie il dolore

Il peperoncino aiuta a dimagrire, stimolando il metabolismo. Non solo. Allevia  il dolore, perché nell'organismo umano c'è una sostanza responsabile del meccanismo che accende i sintomi dolorosi, simile alla capsaicina contenuta proprio nel peperoncino. I risultati di due ricerche che dimostrano ulteriori proprietà benefiche della spezia
I cibi piccanti fanno bene a chi ha problemi di peso e di dolore. Aggiungere il peperoncino a ciò che mangiamo aiuta infatti a  dimagrire. Il segreto è nascosto in una sostanza, contenuta soprattutto in quelli dolci, che stimola il metabolismo. Il peperoncino era già da tempo sospettato di possedere 'virtù dimagranti perché fa riscaldare il corpo aiutandolo a bruciare calorie.

Nell’analisi i ricercatori dell'università della California a Los Angeles hanno testato le proprietà di una sostanza, presente in molti peperoni e peperoncini dolci, la diidro capsiato (Dtc), che è analoga alla capsaicina (che rende piccanti i peperoncini) ma meno piccante. I test sono stati condotti su 34 persone con problemi di sovrappeso che hanno consumato un pasto liquido ipocalorico per 28 giorni. Metà dei partecipanti hanno assunto una pillola contenente Dct, altri una pillola placebo. Alla fine del test è risultato che chi aveva ingerito la pillola con Dtc aveva avuto ogni giorno un dispendio maggiore di energia e quindi di calorie (fino al doppio) rispetto a chi aveva assunto il placebo. Ma attenzione, avvertono i ricercatori, per dimagrire non vuol dire cominciare a mangiare smisuratamente peperoncino, "chi ha partecipato al test conduceva a anche una dieta ipocalorica controllata".

Ma la novità che riguarda la spezia non è l’unica. A quanto pare il peperoncino potrebbe essere contenuta la 'chiave' per alleviare il dolore. E' quanto sostengono, in uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Investigation, i ricercatori della University of Texas di San Antonio, negli Usa, che hanno scoperto nell'organismo umano una sostanza responsabile del meccanismo che accende i sintomi dolorosi, simile alla capsaicina contenuta nel peperoncino.

La sostanza ''naturale'' e' chiamata TRPV1, viene rilasciata in seguito alle lesioni e si lega ai recettori del dolore. Adesso, gli studiosi hanno trovato il modo di impedire alla capsaicina di legarsi ai recettori del dolore, aprendo la strada alla sperimentazione di nuovi farmaci in grado di bloccare la produzione della TRPV1 e, di conseguenza, contrastare il dolore cronico. ''Lo studio ha dimostrato l'esistenza di una serie di molecole endogene - spiega Kenneth Hargreaves, ricercatore dell'Universita' del Texas -, simili alla capsaicina, che vengono rilasciate in seguito ad una ferita''.
(Aprile 29, 2010)

lunedì 3 maggio 2010

A dieta senza calorie


di Giovanni Sabato
La chiave per perdere peso non è il valore calorico dei cibi. Ma il
metabolismo degli zuccheri insieme all'andamento della glicemia. Ecco cosa
portare in tavola. 
Colloquio con Cara Ebbeling.

Le calorie non esistono? 
Sembra una provocazione ma è, invece, una questione
aperta sul tavolo dei maggiori specialisti di nutrizione. Perché, se da un lato
è ovvio che non si possono ingurgitare migliaia di calorie e sperare di perdere
peso, dall'altro gli esperti ormai sanno che esse non sono tutto nel
determinare quanto una dieta ci permetta di dimagrire. Il contenuto calorico è
un concetto fisico, che rende conto solo in modo grossolano di come il cibo
influenza il bilancio energetico dell'organismo. Altri aspetti contano
altrettanto, se non di più.
Primo fra tutti, la capacità del pasto di far crescere i livelli di glucosio
nel sangue. Una capacità espressa in due numeri: l'indice glicemico, che in
pratica indica la velocità con cui i carboidrati in un dato cibo sono
assorbiti, e il carico glicemico, che tiene conto anche della quantità
effettiva di carboidrati racchiusi in una dose ordinaria dell'alimento. Le
carote, ad esempio, hanno un alto indice glicemico perché i loro carboidrati
sono assorbiti in fretta; ma poiché ne contengono pochissimi, hanno un carico
glicemico basso.
Gli alimenti ricchi di carboidrati e con alto indice glicemico sono quelli a
cui prestare più attenzione, perché innalzano rapidamente i livelli di glucosio
portandoli a picchi che, se ripetuti pasto dopo pasto, scompaginano i nostri
meccanismi regolativi.

Allora, come costruire la nostra alimentazione per
perdere peso? 
Lo abbiamo chiesto a Cara Ebbeling, endocrinologa della Harvard
Medical School di Boston, ospite a Roma della Fondazione Paolo Sorbini in
occasione del convegno 'Science in Nutrition 2010'.

Perché il carico glicemico è così importante?
"La tradizionale classificazione dei carboidrati, in zuccheri semplici e amidi
complessi, dal punto di vista nutrizionale è obsoleta. Ci sono amidi che
vengono assorbiti alla stessa velocità degli zuccheri. Molti effetti del cibo
sul metabolismo energetico non dipendono solo dalle calorie, ma anche dal picco
di zucchero nel sangue. Ad esempio, due gruppi di ratti hanno ricevuto diete
identiche per quantità di carboidrati, proteine e grassi, e quindi introito
energetico, e in dosi tali da mantenere uguale il peso medio. Il tipo di
carboidrati, e quindi il carico glicemico, era però diverso. Ebbene, quelli con
alto carico glicemico, pur a parità di peso corporeo, avevano una massa grassa
molto maggiore".

Questo cosa comporta?
"La nostra tesi è che un alto carico glicemico altera gli equilibri
fisiologici, indirizzando l'uso dei carburanti metabolici verso
l'immagazzinamento anziché il consumo, perché provoca un picco di ormoni come
l'insulina che favoriscono il deposito degli zuccheri, e frena quelli come il
glucagone che ne stimolano il consumo. Questo, oltre a favorire di per sé
l'ingrassamento, altera la regolazione della sazietà inducendo a mangiare di
più. Abbiamo visto che i bambini nelle ore successive a una colazione a basso
carico glicemico mangiavano meno. E negli adolescenti l'intervallo tra i pasti
era più lungo. Va detto però che la relazione fra carico glicemico e peso
corporeo non è così netta come le altre".

Come mai?
"Far seguire una dieta è più complicato che dare una pillola, e in genere si
imputano i risultati incoerenti al fatto che i pazienti non la rispettano bene.
Certo, però c'è anche la possibilità che la risposta differisca tra i vari
soggetti a seconda delle differenze fisiologiche. Perciò abbiamo condotto uno
studio per confrontare una dieta a basso carico glicemico con una povera di
grassi, con carico glicemico medio. Il protocollo era stringente: le istruzioni
erano standardizzate, tutto ciò che facevano gli operatori era documentato,
anche filmato, e tenevamo riunioni serrate per verificare che tutto procedesse
a dovere e sciogliere così i dubbi. Inoltre, abbiamo verificato come cambiavano
i risultati in base alla risposta insulinica dei soggetti, uno dei parametri
che media gli effetti del carico glicemico".

Con quale esito?
"Nell'insieme i due regimi hanno prodotto benefici simili sul peso e sul
grasso corporeo. Nei soli soggetti che dopo il pasto avevano una massiccia
secrezione di insulina, però, la dieta a basso carico glicemico era molto più
efficace. Sembra quindi che il carico glicemico conti soprattutto per chi ha
una risposta insulinica elevata"
In definitiva, qual è il messaggio su cosa fare e cosa no a tavola?
"Io invito a diffidare delle tante informazioni contraddittorie sul cibo
miracoloso o velenoso di turno, e attenersi alle regole generali per
un'alimentazione con un indice glicemico moderato. Gli scettici sostengono che
l'indice glicemico è troppo complicato da calcolare per essere pratico; ad
esempio varia a seconda della provenienza di un frutto, o cresce con la cottura
della pasta. Ma in realtà i concetti base sono semplici e si possono tradurre
in pochi messaggi chiari: mangiare frutta, verdura, legumi; ridurre gli snack
altamente raffinati o zuccherini, cui vanno preferiti cibi integrali e il meno
lavorati possibile; ed evitare le bibite dolci, una delle cose in assoluto più
importanti nei bambini. Poi, naturalmente, chi ha bisogno di una dieta
importante deve rivolgersi agli specialisti che ormai, almeno negli Usa, hanno
ben presente che le calorie sono importanti, ma altrettanto lo è la loro fonte.
Le ultime rilevazioni dei Centers for Disease Control dicono che negli Usa la
crescita di peso della popolazione si sta arrestando.

L'epidemia di obesità è alla fine?
"Non sono convinta che non sia un artefatto statistico, dovuto al modo in cui
si calcola l'indice di peso corporeo. Se davvero si fosse toccato un tetto,
potrebbe essere un segno che le campagne preventive cominciano a funzionare. Ma
anche così, resta fuori discussione che ci siano molti obesi che hanno bisogno
di qualche intervento, se non vogliamo pagare un pedaggio sempre più alto in
termini di salute pubblica".
È un problema che si autoalimenta: si ipotizza che madri obese tendano a
produrre figli propensi all'obesità.
"L'ipotesi è che l'obesità materna aumenti il trasferimento di nutrienti
attraverso la placenta, inducendo già nel feto quei cambiamenti del metabolismo
energetico, dell'appetito o di altri meccanismi fisiologici che favoriscono
l'aumento di peso. Se fosse confermata, sarebbe un fenomenale meccanismo di
trasmissione intergenerazionale in grado di sostenere e accelerare l'epidemia
di obesità anche in assenza degli altri fattori".

Quanto conta in questa epidemia quello che avete chiamato l''ambiente
tossico'?
"Molto. Contano la struttura e i ritmi delle città che favoriscono una vita
sedentaria, gli spostamenti in auto che scoraggiano la vita all'aperto. Come il
tempo passato alla tv, specie dai bambini che non si muovono e si ingozzano di
merendine e bibite, perché inondati da pubblicità di cibi e bevande fuorvianti
e potenzialmente dannose. E pesa l'abitudine ai pasti fuori casa, specie nei
fast food, o consumati in casa al volo, spesso meno sani di quelli preparati in
cucina e mangiati a tavola".

Lei ha studiato anche i conflitti d'interesse: cosa ha scoperto?
"Esaminando oltre un centinaio di studi su bibite analcoliche abbiamo
verificato che anche in campo nutrizionale vale quanto è già noto per i
farmaci. Le ricerche finanziate da società sul mercato alimentare avevano da
quattro a otto volte più probabilità di quelle non sponsorizzate di concludere
che il prodotto ha il beneficio auspicato, o che non ha gli effetti avversi
temuti. Gli studi possono essere progettati in modo tendenzioso, o
semplicemente i risultati sfavorevoli non sono pubblicati. Per avere
informazioni affidabili occorrono quindi più studi indipendenti".



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