mercoledì 8 dicembre 2010

Senza di loro

Possiamo farcela. Anche se la crisi si fa critica, l’euro è ricoverato alla neuro e Bruxelles sta per intimarci di dimezzare il debito pubblico, così la prossima volta sulla Mole con gli studenti ci saliranno i pensionati? Anche se La Russa vola sopra l’Afghanistan credendosi l’erede illetterato di D’Annunzio (chi fa la Duse, Santanchè?) e Bersani si arrampica sui tetti come lo spazzacamino di Mary Poppins, ma col sigaro in bocca che neanche Messner? Anche se alla Camera la Mussolini bacia sulla bocca l’indagato Cosentino, Bossi confessa «sono stato studente universitario anch’io» (fino a 40 anni, ci aveva preso gusto) e Berlusconi, dico Berlusconi, invita tutti a comportarsi con sobrietà? Sì, possiamo farcela e proverò a spiegarvi perché.

Tranne che ai tempi di Mussolini (infatti finì in tragedia), la politica italiana ha sempre affrontato i passaggi cruciali della storia allo stesso modo: ignorandoli. Nell’Ottocento il premier Depretis coccolava le pratiche sulla sua scrivania: «Ognuna di esse avrei dovuto deciderla entro 24 ore, se non volevo mandare in rovina l’Italia. Le 24 ore sono passate, la pratica è sempre lì e l’Italia va avanti lo stesso». Un secolo dopo, con le fabbriche bloccate e i terroristi a sparare per strada, i governi democristiani si occupavano di convergenze parallele. E mentre i politici rimuovevano i problemi, gli italiani li risolvevano inventandosi l’economia sommersa. Una cosa un po’ eroica e un po’ illegale: come tutto, qui da noi. Sì, la sfangheremo anche stavolta. Chissà in che modo e con chi. Ma sicuramente senza di loro.

Massimo Gramellini
La Stampa, 26/11/2010
.

Nessun commento:

Posta un commento