Nato a Ferrara nel 1921, morto a Cantiano (Pesaro) il 17 maggio 1944, studente, Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria.
Di nota famiglia ferrarese, per seguire le orme del padre, eminente avvocato, si era iscritto alla Facoltà di Legge. Nel 1941 il giovane Tumiati decise di arruolarsi volontario. Mandato in Nordafrica, tornò in Italia nel febbraio del 1942, per seguire a Bologna un corso per allievi ufficiali. Promosso sottotenente fu assegnato al 32° Reggimento carristi. Fu sorpreso dall'armistizio mentre, con il suo reparto, si trovava a Cantiano, nella zona montana tra l'Appennino centrosettentrionale e il mare Adriatico. Il sottotenente si diede alla macchia, seguito da un gruppo di suoi carristi e ben presto divenne, con il nome di Francino, comandante del distaccamento "Pisacane" della Brigata Garibaldi "Pesaro". Per otto mesi guidò i suoi partigiani in azioni audacissime contro i nazifascisti. Nel maggio del 1944, durante un massiccio rastrellamento, Francino fu catturato dai tedeschi e sottoposto ad un processo sommario. Sollecitato a tradire i suoi compagni in cambio della propria salvezza, rifiutò ogni compromesso e fu immediatamente fucilato.
Tratto da: http://www.anpi.it/donne-e-uomini/francesco-tumiati
Francesco Tumiati, nasce a Ferrara il 25 maggio 1921.
Terzo di quattro fratelli, proviene da una famiglia borghese, colta e di tendenze liberali. Suo padre Leopoldo, noto avvocato e preside della Facoltà di Legge della locale Università, fu deputato nazional-liberale nell’ultima legislatura pre-fascista.
Al piccolo Francesco viene impartita un’educazione ispirata all’austerità ed al rigore morale. Ironico e anticonformista, amante della letteratura, nel 1930 viene inviato a studiare nello stesso Collegio Fiorentino che già aveva ospitato il padre e gli zii.
Con la proclamazione dell’Impero nel 1936, il padre Leopoldo abbandona la sua avversione al regime, ma il giovane Francesco, pur con in tasca la tessera del partito, continua a manifestare sempre una sua propria libertà intelletuale derivante anche da una vivace intelligenza.
Terzo di quattro fratelli, proviene da una famiglia borghese, colta e di tendenze liberali. Suo padre Leopoldo, noto avvocato e preside della Facoltà di Legge della locale Università, fu deputato nazional-liberale nell’ultima legislatura pre-fascista.
Al piccolo Francesco viene impartita un’educazione ispirata all’austerità ed al rigore morale. Ironico e anticonformista, amante della letteratura, nel 1930 viene inviato a studiare nello stesso Collegio Fiorentino che già aveva ospitato il padre e gli zii.
Con la proclamazione dell’Impero nel 1936, il padre Leopoldo abbandona la sua avversione al regime, ma il giovane Francesco, pur con in tasca la tessera del partito, continua a manifestare sempre una sua propria libertà intelletuale derivante anche da una vivace intelligenza.
Partito volontario nella Seconda Guerra Mondiale, Tumiati viene inviato a combattere sul Fronte Libico e, al rientro in Patria, nel settembre 1942 presta servizio col grado di Sottotenente di Fanteria Carrista a Verona.
Dopo un travagliato periodo di riflessione, susseguito all’8 settembre 1943, matura la scelta di adesione attiva alla Resistenza.
Nella stessa famiglia, intanto, il fratello Gaetano, fatto prigioniero in Africa e prigioniero degli americani negli Stati Uniti, dopo sofferta decisione sceglie di non collaborare con gli alleati, finendo nel campo di concentramento di Hereford, in Texas.
Intanto in Italia Francesco, lascia Ferrara per unirsi ai gruppi Partigiani costituisi nell’Appennino dell’Italia centrale.
Verso la fine del 1943, con alcuni amici, tra cui un giovane seminarista, raggiunge le Marche, dove inizialmente trova una situazione di forte disorganizzazione e confusione, con gente in fuga dalle città e militari allo sbando che cercano con ogni mezzo di tornare alle proprie case.
Dopo un primo periodo di peregrinazione tra le parrocchie di Peglio e dell’Orsaiola nella zona di Urbania, lasciato in seguito dai due compagni che fanno ritorno a Ferrara, entra presto in contatto con altri giovani partigiani che andavano organizzandosi nel nascente movimento resistenziale.
La sera spesso, visita povere famiglie contadine con cui si intrattiene a discorrere al focolare e si avvicina a quel mondo per lui nuovo con grande spirito di solidarietà.
Subito dopo il tragico bombardamento di Urbania del gennaio 1944, Tumiati accorre in città per prestare aiuto alla popolazione impegnandosi, senza badare alla fatica e al pericolo di essere arrestato come renitente, nella rimozione delle macerie, nel disseppellimento dei corpi, nell’assistenza e trasporto dei feriti.
Entrato nei nuclei che compongono la V Brigata Garibaldi, prende parte distinguendosi per il coraggio e la determinazione al combattimento del 25 marzo 1944 in cui le forze della Resistenza presso Cantiano respingono clamorosamente consistenti truppe nazifasciste impiegate in un’ampia azione di antiguerriglia. Durante le azioni militari all’interno del suo gruppo composto da un consistente nucleo di ex-prigionieri jugoslavi tra cui il partigiano sloveno “Poldo” (Leopold Verbovsek), si distingue per valore e efficacia.
Il suo gruppo opera con una certa autonomia all’interno della V Brigata Garibaldi, e si rende protagonista di numerose azioni, tra le quali si segnala ad esempio l’assalto alla caserma dei C.C. di Acqualagna sede anche della milizia fascista.
Presto però, Tumiati decide di riprendere stabili contatti con il comando della V Brigata Garibaldi. Il suo gruppo viene riaccolto tra le fila di quest’ultima, e aggregato al 1° Battaglione, con la denominazione di Distaccamento “Giannetto Dini”, in memoria del giovane partigiano fanese da poco fucilato. A capo di quella formazione, da tutti conosciuto come il “comandante Francino”, partecipa all’assalto alla Caserma dei C.C. di Cagli.
Durante il rastrellamento del maggio 1944 nella zona umbro-marchigiana dell’Appennino tra Cantiano e Città di Castello, il suo distaccamento ebbe l’ordine di sganciarsi e ritrovarsi solo successivamente nella zona prevista.
Malgrado ancora fosse presente un’intensa attività nemica Tumiati decide di riprendere l’azione finendo catturato da militi della Repubblica Sociale in località San Polo nei pressi di Cantiano. Viene fucilato il 17 maggio 1944, presso il cimitero di Cantiano assieme a due partigiani jugoslavi.
L’intensa vicenda umana e civile del giovane comandante “Francesco” è narrata, anche con ricchezza di documentazione personale, nel volume scritto dal fratello Gaetano Tumiati dal titolo “Morire per vivere : vita e lettere di Francesco Tumiati Medaglia d'Oro della Resistenza”, con prefazione di Giovanni Conso, Ferrara, Corbo 1995.
Dopo un travagliato periodo di riflessione, susseguito all’8 settembre 1943, matura la scelta di adesione attiva alla Resistenza.
Nella stessa famiglia, intanto, il fratello Gaetano, fatto prigioniero in Africa e prigioniero degli americani negli Stati Uniti, dopo sofferta decisione sceglie di non collaborare con gli alleati, finendo nel campo di concentramento di Hereford, in Texas.
Intanto in Italia Francesco, lascia Ferrara per unirsi ai gruppi Partigiani costituisi nell’Appennino dell’Italia centrale.
Verso la fine del 1943, con alcuni amici, tra cui un giovane seminarista, raggiunge le Marche, dove inizialmente trova una situazione di forte disorganizzazione e confusione, con gente in fuga dalle città e militari allo sbando che cercano con ogni mezzo di tornare alle proprie case.
Dopo un primo periodo di peregrinazione tra le parrocchie di Peglio e dell’Orsaiola nella zona di Urbania, lasciato in seguito dai due compagni che fanno ritorno a Ferrara, entra presto in contatto con altri giovani partigiani che andavano organizzandosi nel nascente movimento resistenziale.
La sera spesso, visita povere famiglie contadine con cui si intrattiene a discorrere al focolare e si avvicina a quel mondo per lui nuovo con grande spirito di solidarietà.
Subito dopo il tragico bombardamento di Urbania del gennaio 1944, Tumiati accorre in città per prestare aiuto alla popolazione impegnandosi, senza badare alla fatica e al pericolo di essere arrestato come renitente, nella rimozione delle macerie, nel disseppellimento dei corpi, nell’assistenza e trasporto dei feriti.
Entrato nei nuclei che compongono la V Brigata Garibaldi, prende parte distinguendosi per il coraggio e la determinazione al combattimento del 25 marzo 1944 in cui le forze della Resistenza presso Cantiano respingono clamorosamente consistenti truppe nazifasciste impiegate in un’ampia azione di antiguerriglia. Durante le azioni militari all’interno del suo gruppo composto da un consistente nucleo di ex-prigionieri jugoslavi tra cui il partigiano sloveno “Poldo” (Leopold Verbovsek), si distingue per valore e efficacia.
Il suo gruppo opera con una certa autonomia all’interno della V Brigata Garibaldi, e si rende protagonista di numerose azioni, tra le quali si segnala ad esempio l’assalto alla caserma dei C.C. di Acqualagna sede anche della milizia fascista.
Presto però, Tumiati decide di riprendere stabili contatti con il comando della V Brigata Garibaldi. Il suo gruppo viene riaccolto tra le fila di quest’ultima, e aggregato al 1° Battaglione, con la denominazione di Distaccamento “Giannetto Dini”, in memoria del giovane partigiano fanese da poco fucilato. A capo di quella formazione, da tutti conosciuto come il “comandante Francino”, partecipa all’assalto alla Caserma dei C.C. di Cagli.
Durante il rastrellamento del maggio 1944 nella zona umbro-marchigiana dell’Appennino tra Cantiano e Città di Castello, il suo distaccamento ebbe l’ordine di sganciarsi e ritrovarsi solo successivamente nella zona prevista.
Malgrado ancora fosse presente un’intensa attività nemica Tumiati decide di riprendere l’azione finendo catturato da militi della Repubblica Sociale in località San Polo nei pressi di Cantiano. Viene fucilato il 17 maggio 1944, presso il cimitero di Cantiano assieme a due partigiani jugoslavi.
L’intensa vicenda umana e civile del giovane comandante “Francesco” è narrata, anche con ricchezza di documentazione personale, nel volume scritto dal fratello Gaetano Tumiati dal titolo “Morire per vivere : vita e lettere di Francesco Tumiati Medaglia d'Oro della Resistenza”, con prefazione di Giovanni Conso, Ferrara, Corbo 1995.
Tratto da: http://www.portalememorie.it/CMDirector.aspx?id=1245
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