Ferrara 1891 - Garbagnate Milanese 1970
A Ferrara, in Via Carlo Mayr n. 110, unitamente alla famiglia Picchiatti è ricordato Annibale Zucchini:
(Testo)QUESTA CASA EDIFICATA ALLA META' DEL SECOLO XVI
FU COSTRUITA E A LUNGO ABITATA
DALL'ANTICA FAMIGLIA PICCHIATTI
BARTOLOMEO PICCHIATTI E FRANCESCO ANTONIO
SUO FIGLIO FURONO ILLUSTRI ARCHITETTI
OPEROSI ALLA CORTE DI NAPOLI NEL SECOLO XVII
IN TEMPI RECENTI IN QUESTA CASA VISSE
TUTTI GLI ANNI CREATIVI DELLA SUA VITA
FIGLIO DELLA SOLITUDINE
ANNIBALE ZUCCHINI
ARCHITETTO E SCULTORE
ULTIMO MAESTRO DELL'OFFICINA FERRARESE
MAGGIO 1974 |
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Annibale Zucchini pittore
Scritto da Carlo Bassi sulla rivistaFERRARA - VOCI DI UNA CITTA'
(n. 27 del Dicembre 2007)
Edizione Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara.
Un grande dipinto ritrovato, immagine dei sogni e delle tensioni di una generazione nell'immediato dopoguerra.
Ripensare ai mesi che seguirono al luminoso aprile del 1945, quando
finalmente pareva potessero fiorire i cento fiori dei sogni covati nei
rifugi in attesa delle bombe o, lontano, sui fronti della guerra o su
quelli delle montagne, è scoprire come fosse difficile (e come sia
ancora oggi inspiegabile), sconvolti da tanti mesi di vita precaria,
trovare un assetto mentale che potesse essere chiaramente descrivibile.
Facevamo
un giornale, Incontro, che orgogliosamente voleva parlare di politica,
arte, letteratura; ci sentivamo finalmente protagonisti del cambiamento,
volevamo guardare il mondo oltre le mura della città, uscire dalla
nebbia che aveva avvolto i nostri pensieri per tanto tempo, seguendo una
tensione al nuovo che pareva essersi spalancato davanti a noi.
Nello stesso tempo leggevamo libri che narravano la sofferenza e la fatica di vivere e su quelle pagine si modellavano i nostri pensieri più segreti, il nostro dire: Cronache di poveri amanti di Pratolini, Bubu di Montparnasse di Charles Louis Philippe, Pierrot amico mio di Queneau. La dura realtà narrata in quelle pagine diventava tedio, spleen, che trasferivamo in brani narrativi che aprivano ogni numero del giornale.
Anche Giorgio Bassani scriveva, appartato, le sue storie di poveri amanti con versi che scandivano questa intensa, irresoluta sofferenza: Sei solo ormai: in un fumo amaro sopra funeste / solitudini di acque arrossa languido il fuoco / di nostalgici incendi le solenni foreste. C'erano anche importanti riferimenti figurativi: i disegni di Giovanni Testori esposti da Taddei, la montagna di testine modellate da Annibale Zucchini pronte per essere distrutte dal furore di un insoddisfatto gesto creativo, immortalata nell'opera prima di Florestano Vancini.
Si viveva una incredibile miscela esistenziale che sconvolgeva il fare e il pensare dei giovani protagonisti di quei tempi come noi eravamo. Nel cuore di queste tensioni mi appaiono figure significative la cui memoria si fa tenerezza: Adolfo Baruffi, finissimo letterato; Bruno Pultrini, olimpico tessitore di amicizie; Giorgio Bissi, realista politico senza dubbi; Claudio Varese, il Maestro di tutti noi. Ma chi incarnava in pieno quella sofferenza come sigla della vita era Annibale Zucchini, più maturo di anni di noi, ma giovanissimo nello spirito e con una capacità straordinaria di cogliere le tensioni dei tempi.
E' in questa temperie che nasce il dipinto appena scoperto sulla parete di
una casa di via Ragno 15/A e che tutti noi abbiamo visto realizzarsi nel lento lavoro dell'artista. Zucchini, in quella stagione del suo lavoro, insieme alle "Teste" modellava statue di grandi dimensioni, "I Giganti": per spostarle negli spazi angusti del suo studio, si faceva aiutare da alcuni facchini, dei quali era diventato amico, che lavoravano al carico e scarico nei vari mercati della città.
Questi operai, comunisti duri e puri, avevano una loro cellula di partito in via Ragno, in un sottotetto, che era conosciuta come la fogna: aveva adottato il nome sommamente spregiativo, ma emblematico, che i fascisti davano ai luoghi che dovevano ‘ripulire' nelle loro scorribande contro gli avversari del regime.
Su una parete di questo luogo Zucchini avrebbe dovuto celebrare le glorie del partito comunista; glielo avevano chiesto, vincendo la sua riluttanza, i suoi amici facchini militanti della cellula. Il risultato sarà invece l'immagine, l'emblema, il simbolo dell'atmosfera che ho appena descritto. Lo scultore rivela le doti pittoriche che aveva sperimentato in anni lontani e dipinge come un affresco, nei modi dei maestri medioevali: operai che costruiscono (i temi di Ferdinand Leger), simboli del lavoro e del partito che danno il senso alla composizione e, a lato, appoggiato a una vasca, un libro: Cronache di poveri amanti, il romanzo di Pratolini.
In questo dipinto, meritevolmente recuperato dopo più di mezzo secolo dalla sua
scomparsa, e nuovamente visibile per la cortesia del signor Angelo Laterza, titolare della Osteria degli Ulivi, è concentrata l'immagine di tutta la nostra condizione esistenziale di quei tempi: il lavoro, la gioia e l'orgoglio per ‘la città che sale' (il fantastico tema di Boccioni), costruita dalla fatica dell'uomo e illuminata dal sole dell'avvenire, e la tristezza della vita, il tedio esistenziale esemplificato nella ‘figura' di un romanzo che narra di tristezza e di povertà senza riscatto, le cui pagine nutrivano le nostre attese.
Se qualcuno scriverà la storia della nostra generazione e si soffermerà su quegli anni a Ferrara, non potrà prescindere dai significati che quel dipinto contiene e comunica.
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Links correlati:
Wikipedia
Annibale Zucchini
Chi era Costui - Annibale Zucchini
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