Carpi 20/8/1859
Assisi 20/2/1937
A Ferrara, in via Montebello 33, una lapide ricorda Giovanni Grosoli Pironi:
(Testo)
IL SENATORE GIOVANNI GROSOLI PIRONI
NATO A CARPI IL 29 AGOSTO 1859
DECEDUTO IN POVERTÁ AD ASSISI
IL 20 FEBBRAIO 1937
QUI SVOLSE GENEROSA E INDEFESSA ATTIVITA
PER L'INGRESSO DEI CATTOLICI
NELLA VITA PUBBLICA DEL PAESE
DALLA TORMENTOSA VIGILIA
ALLA CONCILIAZIONE FRA CHIESA E STATO
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LA GIUNTA DIOCESANA DI AZIONE CATTOLICA
E I SUPERSTITI AMICI E DISCEPOLI
RICONOSCENTI
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16 NOVEMBRE 1963
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Anche nel più grande museo all'aperto d'Italia
è presente la scheda di Giovanni Grosoli Pironi.
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Per saperne di più:
- Giovanni Grosoli Pironi
- Scheda senatore GROSOLI Giovanni
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Articolo pubblicato su
FERRARA - VOCI DI UNA CITTA'
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Un collateralismo ingombrante
Scritto da Romeo Sgarbanti
Giovanni Grosoli, promotore del Centro Nazionale Italiano (1924-1930)
Il
senatore Giovanni Grosoli diede vita il 12 agosto 1924 in Bologna al
Centro Nazionale Italiano, in affiancamento a Mussolini, vedendo nel
fascismo la possibilità di una rinascita religiosa dell'Italia e
l'uscita da una situazione di disordine sociale. Il fascismo gli
sembrava una soluzione tutto sommato accettabile. Egli era, inoltre,
contrario alla politica di opposizione al fascismo del Partito Popolare,
valutandola nociva agli interessi cattolici.
Acutamente Carlo Arturo Jemolo commentò: «Per chi conosca il mondo
cattolico, non è dubbio che, se Grosoli, Santucci, Crispolti hanno
lasciato il partito, è che hanno avuto la certezza di attuare il
pensiero non espresso, di prevenire il desiderio di Pio XI». Invero, la
Santa Sede, intuendo la tendenza inarrestabile di un partito ormai
avviato a diventare regime, con partiti all'opposizione impotenti a
modificare il corso degli eventi, avvertiva il disagio della presenza
del Partito Popolare che, pur formato prevalentemente da cattolici, non
era mai stato delegato il ruolo di tutelare gli interessi cattolici,
tanto meno nella condizione di una vita pubblica ormai dominata dal
fascismo. Il Card. Gasparri, da Segretario di Stato, si lasciò guidare
dal realismo: evitare l'esistenza di un solo partito di ispirazione
cristiana all'opposizione, affiancandolo con un movimento politico di
cattolici che, ponendosi su un piano collaborativo, riuscissero a
influenzare le direttive su questioni di carattere religioso. Il
Grosoli, dunque, nel promuovere il C.N.I. assecondò un'esigenza vitale
della Chiesa in quel momento storico, pur sapendo che la Santa Sede
avrebbe trattato il C.N.I. con distacco, ritenendo tutti i cattolici
impegnati nell'agone politico tenuti ad assumersi la paternità dei
propri comportamenti.
Rispetto al Grosoli occorre temperare le
interpretazioni sul clerico-fascismo: non tutto è applicabile alla
lettera. Egli non condivise mai il fascismo come ideologia, i. Non si
confuse mai politicamente con il fascismo, pur guidando un movimento in
posizione collaterale. Tutta la sua vita fu impegnata ad infrangere
l'isolamento in cui i cattolici, attivi nella loro professione di fede,
erano tenuti nel Paese. Egli non modificò la sua linea nemmeno di fronte
al fascismo.
Si può addebitargli un'erronea valutazione del
fascismo. Ma in questo fraintendimento della potenziale natura del
fascismo non fu solo. Statisti sperimentati quali Giolitti, Orlando,
Salandra ed intellettuali non di secondo piano, come Croce, intesero il
fascismo come un fenomeno transitorio che, restaurato l'ordine sociale,
avrebbe saputo rispettare le istituzioni liberali, rientrando nell'alveo
della legalità. Inoltre il fascismo non rivelò subito il suo vero
volto, anzi inizialmente si era presentato come restauratore dello Stato
liberale. Il Grosoli, pubblicamente stimato per la sua integrità
morale, con un seguito ancora autonomo dal fascismo nelle valutazioni
morali e nel giudizio politico, faceva ombra alla logica
dell'assolutismo politico fascista.
L'intervenuta instabilità di
banche cattoliche, compreso il "Piccolo Credito" di Ferrara, entrate in
difficoltà per immobilizzi in investimenti eccessivi, che avevano
privato queste banche della loro liquidità, si prestò per una
definitiva liquidazione economica e politica di un collateralismo
divenuto ingombrante. Fu sufficiente il mancato intervento della Banca
d'Italia per mettere fuori gioco il grosolismo, la spina dorsale del
C.N.I. Nell'anno medesimo della Conciliazione il Grosoli, spogliato di
tutto, si autoesiliò in Assisi, ospite di un convento di Suore
Francescane stimmatine, che gestivano un orfanotrofio in passato da lui
beneficato.
L'anno successivo, nel luglio del 1930, il C.N.I. decretò il proprio scioglimento.
Pubblicato nel
Num. 27 - Dicembre 2007
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